Professione: reporter |
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Un film di Michelangelo Antonioni.
Con Jack Nicholson, Maria Schneider, Ian Hendry, Jenny Runacre, Angel Del Pozo.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 126 min.
- Italia 1975.
MYMONETRO
Professione: reporter
valutazione media:
3,93
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Professione registadi fedeletoFeedback: 49430 | altri commenti e recensioni di fedeleto |
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domenica 1 marzo 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
David Locke è un reporter.Trovatosi in Africa per un servizio sui guerriglieri, incontra Robertson, un trafficante d'armi.Poco dopo la loro conoscenza David trova questa persona morta nella stanza di un hotel.Sruttando la somiglianza con quest'ultimo, David decide di prendere il suo posto e cosi scambiarsi di identità. In tal modo David diventerà Robertson e viaggerà vendendo progetti di armi e conoscerà una giovane che lo aiuterà nell'avventura. Ma forse il problema diventa troppo grande , e la situazione sfugge di mano.Antonioni (blow up, l'eclisse) dopo il documentario sulla Cina torna al cinema con un film degno di attenzione. Da un soggetto di Mark Peploe e una sceneggiatura di Sannia , Antonionie Peploe, il film si incentra sul tema dell'identità e possiede decisamente connotati pirandelliani.David/Robertson è un dualismo necessario per capire l'uno.Chi è David oltre ad essere un reporter? Un uomo che vive intervistando e facendo compromessi (come gli ricorda la moglie) e lui dunque arrivato a tal punto vuole fuggire, vuole reinventarsi, un po' come fece quel Mattia Pascal.Ma David da cosa fugge principalmente? Dal nulla? (La scena della macchina ove Maria Schneider si gira) o da se stesso? Il mago africano durante l'intervista gli rivolge la macchina da presa in faccia e David si mostra , ma è imbarazzato, confuso, disorientato, David non sa come esistere.Tutto comincia per caso, la fatalità che entra nella vita del reporter per ricreare o meglio ricalcare, perché alla fine David avrà lo stesso destino di Robertson.Antonioni firma una nuova pellicola esistenzialista ove la perdita dell'identità porta alla morte dell'io, straordinaria la sequenza finale in cui l'oggetto della realtà circostante (la macchina da presa)lascia intuire la fine del soggetto.Un film a tratti personale (10 anni che il regista ferrarese non lavora in Italia) e del resto perdere l'identità è comprensibile, ma senza dubbio il pubblico ha apprezzato nuovamente lo sforzo.Nicholson magistrale, Schneider non male. Da vedere.
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