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Doveva essere il debutto di Martin Scorsese come regista, ma il giovane regista stava impiegando troppo tempo per fare il set-up del film e dopo una settimana è stato sosituito da Donald Volkman che a sua volta fu sostituito dallo sceneggiatore Leonard Kastle, qui al suo debutto non avendo mai in precedenza diretto nessun film, essendo un direttore d'orchestra.
Questo è un film ben realizzato in bianco e nero basato su una storia vera su di un gigolo di nome Fernandez Raymond (Tony Lo Bianco ) e la sua compagna grottescamente obesa Martha Beck (Shirley Stoler abbonata poi a ruoli di cattiva e vista anche nel film 'Pasqualino settebellezze' come comandante del lager)
Si tratta di un low-budget senza nessun divieto, con l'insolita partitura musicale di Gustav Mahler, che commenta in modo straniato questo dramma romantico.
Lo spunto è il racconto di un fatto reale, di una coppia di truffatori mal assortita flagellata da una torbida passione e da gelosie represse e manifesta al contempo che passa gradualmente dalle truffe fatte ai danni delle zitelle agli omicidi di queste. Omicidi sbrigativi, efferati e incontrollati, frutto di passioni isteriche e follia momentanea. Il film si rifà agli atti del processo e agli articoli di giornale per ricostruire i fatti, non mancando di romanzare i dialoghi e riesce a restituire uno spaccato autentico di una certa popolazione americana affranta, disillusa, sola (come solo gli abitanti delle metropoli sanno essere) e sconfitta come raramente se ne sono viste.
La sceneggiatura tesa, scritta da Kastle, segue la logica di un road movie, non diversamente dai classici americani di amour fou e di amore in fuga. I personaggi non sono ancora affascinanti o romantici come Faye Dunnaway e Warren Beatty in 'Bonnie e Clyde'. E non sono gli adolescenti confusi e alienati come Sissy Spacek e Martin Sheen in 'Badlands'. Invece, sono una coppia di mezza età, spietata e autodistruttiva, nel girone del crimine e sesso.
Girato in bianco e nero da Oliver Wood, 'I Killers della luna di miele' ha la precisione e lo stile investigativo di una denuncia. Kastle fornisce un focus strettissimo sui due protagonisti. Gli spettatori avranno un preciso senso di cosa sia la 'vita in fuga': il significato di conformità con la società, il panico al primo omicidio, gli alti e bassi di ogni escalation omicida, il fare l'amore dopo aver ucciso.
Se la macchina da presa è spesso traballante e mossa, dall'altra parte alcune dissolvenze, la fotografia realistica (anche con qualche inquadratura di microfoni) la colonna sonora anni '40 e il continuo distacco che è tenuto dai personaggi fanno del film un'opera completa e assolutamente di serie A. Nonostante la sua materia truce, il film ha umorismo e ironia in molte sequenze. Alcune delle scene di omicidio generano una tensione snervante degne di Hitchcock. L'uccisione di una vedova di con un martello, per poi essere strangolata con una calza di nylon è mostrato in gran dettaglio. Ma poichè la violenza si svolge in un particolare contesto e poichè gli assassini e le vittime sono ben delineati e ben costruiti è più straziante che la violenza con effetti speciali nei film americani mainstream. (In una scena in cui Martha colpisce alla testa una donna anziana con un martello, un preservativo contenente della glicerina e colorante rosso erano apposti alla testa della vittima. Il martello di legno di balsa aveva un punteruolo morbido che bucando il preservativo faceva uscire il liquido rosso.).
Shirley Stoler dà una performance impressionante. Lei è particolarmente buona nel trasmettere la rabbia ,a malapena controllata, di Martha, una rabbia che potrebbe esplodere in qualsiasi momento. Il giovane Tony LoBianco, che in seguito divenne un importante attore di teatro e di cinema, eccelle anche come l'immigrato dal sorriso suadente. Il cast superlativo è costituito da un gran numero di donne, ognuna recitando con impeccabile naturalismo, una su tutte l'ottima caratterista Doris Roberts, gia vista in 'A piedi nudi nel parco', 'È ricca, la sposo e l'ammazzo','Il colpo della metropolitana', e per il pubblico televisivo 'Tutti amano Raymond' di cui ha vinto molti Emmy Awards.
La realizzazione più eclatante sul film è che lo scrittore-regista Kastle non da concessioni alle facili aspettative del pubblico. E' un film coerente che ha rifiutato di fare qualsiasi compromesso commerciale per quel che riguarda l'estetica e la moralità, ed è spaventoso come Henry: pioggia di sangue (1986).
Per chi non è debole di stomaco e ama il cinema indipendente di altissimo livello: da vedere assolutamente.
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