Agente 007, missione Goldfinger |
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Un film di Guy Hamilton.
Con Sean Connery, Honor Blackman, Gert Fröbe, Shirley Eaton, Tania Mallet, Harold Sakata.
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Titolo originale Goldfinger.
Avventura,
durata 108 min.
- Gran Bretagna 1964.
MYMONETRO
Agente 007, missione Goldfinger
valutazione media:
4,67
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il più eccitante Bond della seriedi Paolo 67Feedback: 9827 | altri commenti e recensioni di Paolo 67 |
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giovedì 10 novembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'originalità di questo film è l'innesto della regia secca e umoristica di Guy Hamilton che non intacca la formula della serie ma ne conferisce un carattere più scanzonato che permette di accettare punte di cinismo sorprendente. Il film non lesina sui gadgets tecnologici e forse è addirittura meno erotico dei precedenti, meno serio nel tono, con un Bond rimproverato dal capo dell'ufficio equipaggiamento ("Q") disegnato dal regista con maggiore autorità. Lo sceneggiatore Richard Maibaum, abile come pochi nel difficile compito di ridurre un testo per un film, scrive un capolavoro che alcuni ritengono ancora migliore del testo fleminghiano, soprattutto per la messa a fuoco dei personaggi principali, come l'ambigua Pussy Galore (nome dalla traduzione letterale imbarazzante che inaugura l'ironia anche nel nome dei personaggi bondiani), la ragazza che finisce dipinta d'oro nella breve ma incisiva parte di Shirley Eaton, anche lei come tutte le donne del film non semplici oggetti ma soggetti che usano l'uomo per il loro piacere come lui fa con loro e naturalmente Goldfinger, interpretato dal bravo Gert Frobe, attore comico che costutuisce un cattivo forte, di cui Bond (contravvenendo a una delle regole dei normali film d'azione) rimane prigioniero per gran parte del film. Una delle ragioni del successo di Bond è la natura complessa del personaggio principale, la sua filosofia, anche per alcuni aspetti non troppo politicamente corretta (come il modo con cui "risveglia l'istinto materno" in Pussy in una scena ingirabile oggi -come anche una nel successivo "Thunderball"-), insieme conservatrice e libera, ecologista e moderna, cavalleresca e spietata, infantilmente ludica e intelligentemente adulta (anche se c'è chi ha rilevato questi film stupidi, ma quello che conta in un film è crederci quando lo si vede, anche se è totalmente opera di fantasia). La colonna sonora firmata da John Barry è uno degli esempi massimi di capacità di adattamento della musica alle situazioni e alle sensazioni di ogni scena, mentre il montaggio di Peter Hunt, cui i registi cominciavano a delegare alcune riprese, sfida il riconoscere gli inserti girati apposta per i raccordi delle scene tanto sono abilmente inseriti. La fotografia di Ted Moore, particolarmente appagante per la sua chiarezza brillante e la corposità dei colori e soprattutto le scenografie geniali di Ken Adam concorrono in maniera considerevole ad uno smalto che, almeno in superficie, nessun altro film di 007 può eguagliare. I film di James Bond hanno dimostrato che l'insieme di tanti talenti (tra i quali naturalmente non si possono non citare i produttori Harry Saltzman e Albert R. Broccoli) può valere di più della somma dei singoli. Sul filo di un'emozione di una trama che permette di portare al calor bianco alcune delle situazioni tipiche del Bond-film (e della Bond-vita), sono da citare per bellezza almeno la partita di golf, l'inseguimento tra le Alpi svizzere e la scena finale a Fort Knox, oltre a naturalmente il più famoso tentativo di evirazione della storia del cinema, in una scena che è il culmine dell'ironia, della crudeltà, dell'astrazione tecnologica che costituiscono il fascino inquietante e terribile del film che Fellini identificava come recepimento del messaggio dell'umanità contemporanea ("senti il fruscio allarmante di un mondo di coleotteri"). Forse il film di Bond che più ha puntato sull'evasione totale, sviluppando una possibilità un po' riduttiva ma smagliante delle potenzialità della cinematografia dell'agente segreto. Il moralismo di Fleming (in questa storia il cattivo - e folle- Goldfinger non ha sfumature, è monolitico come un lingotto d'oro) è chiaro: la violazione del Primo Comandamento costa il prezzo più alto. Il successo del film segnò un'epoca, inaugurando la Bond-mania in un mito che sarebbe diventato ancora più grande su scala planetaria con il film successivo (il Natale del 1965 fu quello cui tutti ricordano portare qualcosa di Bond). Anche se il passaggio a una pure estremamente ben congegnata tonitruante macchina da spettacolo ha sacrificato la vena più autentica del libro. In fondo, un film che ha lo spirito, il tessuto e la sensualità della moda di "Playboy" e l'artificio di un cocktail con il luccichio dei fosfati che pare costituiscano il segreto del celeberrimo Martini. Cioè un piacevole divertimento spensierato, quello che è il film.
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