Anno | 2010 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Cile, Francia |
Durata | 84 minuti |
Regia di | Matías Bize |
Attori | Santiago Cabrera, Blanca Lewin, Francisca Cárdenas, Pedro del Carril, Diego Fontecilla Matías Jara, Luz Jiménez, Sebastián Layseca, Juan Pablo Miranda, Victor Montero, María Gracia Omegna, Alicia Rodríguez, Antonia Zegers. |
MYmonetro | 2,84 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 28 agosto 2013
CONSIGLIATO SÌ
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Prima di trasferirsi definitivamente a Berlino, Andres decide di partecipare a una festa a casa di amici. Sono dieci anni che manca dal Cile, anni in cui ha girato il mondo per scrivere guide turistiche. Durante le ultime ore che lo separano dalla partenza, si intrattiene coi vecchi amici e con relativi parenti e assieme a loro ripercorre sogni infranti, speranze disilluse e amori tormentati.
Se i ventenni vivono il mondo come un oceano sconfinato e senza orizzonte, i trentenni lo vivono invece come un acquario, dopo aver scoperto quella barriera invisibile che separa i sogni giovanili dalla disillusione della maturità. All'interno dell'acquario dei trentenni de La vida de los peces si avverte quindi Il grande freddo della nostalgia e degli amori che non muoiono. L'acquario in questione è quello della casa dove si svolge la festa dell'ultima notte di rimpatriata per Andres: negli ottanta minuti del film, seguiamo in tempo reale il suo passare di stanza in stanza, di piano in piano, di porta in porta, per conversare con un vecchio e nuovo volto e ricomporre pezzo dopo pezzo i tormenti del giovane scrittore. Ogni personaggio con cui si intrattiene lo espone allo sguardo di una differente generazione (i coetanei sposati o incinti, i ragazzini alle prese coi videogiochi, le adolescenti trasgressive) e alla presa di consapevolezza del fatto di essere rimasto, fra fusi orari e jet lag, a dieci anni prima. In una notte e in una serie di dialoghi vediamo quindi riemergere i fantasmi del passato di Andrei e le crepe del suo cuore nostalgico. Ma, alla fine, nonostante l'intensità degli interpreti, la sensazione è quella di assistere ad un film visto attraverso la teca di un acquario, senza che l'intensità e le emozioni narrate riescano ad abbattere il vetro.