Anno | 1969 |
Genere | Documentario |
Produzione | USA |
Durata | 60 minuti |
Regia di | Federico Fellini |
Attori | Federico Fellini, Giulietta Masina, Marcello Mastroianni, Caterina Boratto, Marina Boratto David Maumsell, Pasquale De Santis, Bernardino Zapponi, Lina Alberti. |
Tag | Da vedere 1969 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 9 luglio 2019
Finto documentario che segue Fellini dal set per Il viaggio di G. Mastorna fino ai sopralluoghi per reperire tracce di antichità e ai provini per il Satyricon.
CONSIGLIATO SÌ
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La carriera americana di Federico Fellini è rimasta una possibilità più volte accarezzata e mai decollata. Nel 1968, però, il regista accetta di farsi intervistare dalla tv americana NBC riguardo alla sua opera. Frequenta a lungo il produttore e nel frattempo pensa a come impostare le riprese: le vuole guidare lui, al punto che ne nasce un vero e proprio film, Block-notes di un regista: un dietro le quinte che è in realtà una messa in scena totale, perché realtà e immaginazione si mescolano, trascolorano l'una nell'altra, grazie alla capacità del maestro di Rimini di far prendere vita, anche solo per qualche istante, alle fantasie sepolte.
Questo quaderno di appunti, scritto con la macchina da presa, è anche il luogo in cui prende vita, per il tempo di qualche provino e di pochi ciak, Il viaggio di G. Mastorna, il più famoso film mai realizzato da Fellini, per il quale erano già state allestite le scenografie, i costumi, firmati i contratti.
Inizia proprio sul set abbandonato di Mastorna, dove fingono di vivere alcuni hippy, questo finto documentario ante litteram, ed è subito magia, esorcismo del fallimento, con Mastroianni violoncellista sferzato dalla neve che neve non è, l'elica dell'aereo che non lo ha portato fin lì, ad un passo da un altro capolavoro. Ma è solo una scena, una prova generale, che mette in cortocircuito tempi diversi e impossibili: gli anni Venti dei cinema fumosi e delle visioni infantili (di un film muto italiano inventato dallo stesso Fellini), una sequenza non montata di Le notti di Cabiria, i (finti) provini per il Satyricon, con i lavoranti del mattatoio trasformati in imperatori e gladiatori, la fantasia della corriere che si fermano alla villa di Mastroianni e lui saluta con il lancio di un bacio, trasformato nel personaggio del latin lover dal suo doppelgänger regista.
Iniziato su quello che sembrava la distesa abbandonata all'indomani del finale di 8e1/2, il blocknotes americano finisce anch'esso a suo modo con un girotondo: l'andirivieni dei candidati a figurare nel prossimo film, che occupano l'ufficio del maestro per il tempo di una confessione, di una brutta poesia o di una bella canzone. E Alvaro Vitali ragazzino che fa il fischio del merlo e il gigante che chiude il valzer del bizzarro con la sua straordinaria verità.
In mezzo, Fellini riesce a far dialogare davvero il presente della metropolitana romana con i personaggi di Roma Antica (una delle scene più belle) o Cecilia Metella con le prostitute di oggi, e a trasformare la notte del Colosseo in quella sempre desta del mistero, e un signore con un sacco in un'immagine del destino.
Il cinema spiegato alla televisione non si fa certo piccolo per entrare nel quadro ma mantiene la sua follia e la sua libertà e, anche da un breve documentario, fa udire il suo richiamo irresistibile.