Kung Fusion

Roberto Nepoti

Un film assurdamente geniale, imperdibile per chi vuol capire i legami di sangue tra un certo modello di cinema orientale e quello di Tarantino & Co. Nella Cina prerivoluzionaria, il ladruncolo Stella aspira a entrare nella gang delle Asce, confraternita criminale di omini in cravatta e cilindro che taglieggia Shanghai. Non è coraggioso; a causa di un episodio in flashback dove, bambino, difende una piccola muta prendendole di santa ragione. Quando tenta di estorcere denaro nel miserabile "vicolo dei Porci", portandosi dietro le Asce, i gangster vengono imprevedibilmente battuti da alcuni dei poveri abitanti, maestri di kungfu in ritiro. Stella scoprirà in proprio la vera natura del maestro di arti marziali e si assumerà la difesa degli oppressi.
All'inizio sembra solo una bizzarria, ma dopo poco prende l'aspetto di un cult annunciato questo folle cartoon con personaggi in carne e ossa, coreografato dal leggendario Yuen Wo Ping ("Matrix", "Kill Bill") e che in patria ha battuto tutti i record d'incasso per una commedia.
Esonerati dalla legge di gravità, gli attori volano, s'inseguono come Willy Coyote e Bip-Bip, si battono in una ressa d'invenzioni visive sufficienti per una dozzina di film. Un solo problema.
Difficile - si comprende - dar voce a simili figurine: però il doppiaggio (dialetti regionali italiani mischiati a "cineserie" dei comici tv) fa accapponare la pelle.
Da La Repubblica, 27 maggio 2005


di Roberto Nepoti, 27 maggio 2005