Il filo nascosto |
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Un film di Paul Thomas Anderson.
Con Daniel Day-Lewis, Vicky Krieps, Lesley Manville, Sue Clark.
continua»
Titolo originale Phantom Thread.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 130 min.
- USA 2017.
- Universal Pictures
uscita giovedì 22 febbraio 2018.
MYMONETRO
Il filo nascosto
valutazione media:
3,98
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il misterioso fascino dell’eleganzadi CineLadyFeedback: 2976 | altri commenti e recensioni di CineLady |
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venerdì 23 febbraio 2018 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
In attesa della cerimonia di consegna degli Oscar, ho guardato questo film, candidato a sei premi, senza aver visto prima il trailer e conoscendo poco o niente della trama. In particolare, sapevo solo che avrebbe raccontato la storia di uno stilista nella Londra degli anni Sessanta. Mi aspettavo quindi un classico film che parlasse dell’ambiente della moda, e inizialmente è così: ci vengono introdotti ordinariamente il protagonista, Reynolds Woodcock, un personaggio quantomeno maniacale e ossessionato dalla perfezione del proprio lavoro, scapolo ma con varie relazioni alle spalle e ossessionato da una madre ormai deceduta, e il suo ambiente di lavoro, che è poi anche la casa in cui vive con un’assistente, denominata «spina nel fianco», che solo in seguito scopriremo essere sua sorella. La sua routine quotidiana subisce una svolta dopo l’incontro con Alma, una cameriera si presume di umili origini. Subito ci aspettiamo che Alma sarà eletta a nuova musa e amante di Reynolds, e in effetti è così, ma la ragazza, a differenza delle precedenti, non è disposta a ricoprire un ruolo di contorno nella vita dell’artista, e sarà disposta a tutto pur di rimanere al centro della sua attenzione.
Ed è quando lo spettatore capisce questo che il film vira di tono e la storia si trasforma in un sottile thriller psicologico, che vede al centro una sorta di duello silenzioso tra le personalità dei due protagonisti. Silenzioso perché ogni atto in questo film avviene nel segno della grazia e dell’eleganza. Come quando, durante una cena che dovrebbe essere una piacevole sorpresa, scoppia un litigio tra i due amanti, i quali sì alzano il tono della voce, ma rimangono praticamente fermi, sicuri di se stessi ma misteriosi nel loro agire. Perché, come nei propri abiti Reynolds nasconde sempre dei messaggi, tutti i personaggi del film sembrano celare nel proprio animo i loro sentimenti più profondi, come la sorella, che sempre austera ad un certo punto confessa inaspettatamente di tenere ad Alma. Al centro di una variegata gamma umana c’è Woodcock, interpretato da un ottimo Daniel Day-Lewis, che sembra piegare tutti gli altri personaggi alla sua volontà, disdegnando i costumi dell’alta società ma esigendo regole di comportamento precise da chi vive a stretto contatto con lui, come la colazione che va consumata in un ritualistico silenzio. Ma la vera forza del film è l’Alma di una sorprendente Vicky Krieps, che rispettosa si insinua nella vita dello stilista, sottomettendosi in parte alle sue regole, ma sempre con l’intento di elaborare una strategia per romperle. «Voglio conoscerlo con i mei metodi», afferma lei stessa, l’unica a percepire fin da subito che il grande Reynolds Woodcock, sotto una rigida inflessibilità, nasconde un’insospettabile fragilità, e a capire che, per diventare una parte fondamentale della sua vita, deve sfruttare questa fragilità, che emerge in maniera naturale solo sporadicamente, e sostituirsi alla salvifica ma evanescente figura materna. Le sue azioni e quelle degli altri personaggi sono messe in risalto da ambienti e costumi progettati alla perfezione, con una particolare attenzione per i dettagli esplicitata anche nelle inquadrature, mentre luci delicate e soffuse mettono in risalto espressioni appena accennate, specchio di anime misteriose che vogliono rimanere tali e giocare tra di loro a quel gioco enigmatico che è l’amore, forse a volte solo inscenato (come il matrimonio tra Barbara Rose e il ricco industriale straniero). Insomma, “Il filo nascosto” è un film che cattura lo spettatore, anzi lo imprigiona tra le sue maglie, tra i fili sottili su cui camminano i suoi personaggi, attraverso un coinvolgimento che passa sia attraverso la storia che le immagini e rende il film arte allo stato puro.
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