Bogdanovich torna dopo 12 anni sul grande schermo confezionando una commedia degli equivoci, leggera, senza volgarità, dal gusto delicato, anche se non perfetto.
Girata interamente nella sua New York, ritratta in maniera romantica, si avvale di un ottimo cast: svetta Owen Wilson che conferma le sue doti e in alcune sequenze ricorda la precedente esperienza di Midnight in Paris (quasi a voler rimarcare la vicinanza alle commedie di Woody Allen); la giovane escort Isabella "Izzy", aspirante attrice-squillo è interpretata da Imogen Poots, che esordì nel cinema con Valerie in V per vendetta; Will Forte veste i panni di un drammaturgo impacciato, a metà tra il suo Randy di How I Met Your Mothere il David di Nebraska; Kathryn Hahn si conferma nei ruoli comici ed insieme a Rhys Ifans, noto ai più giovani per aver interpretato il “cattivo” in The Amazing Spider-Man, forma una coppia spassosa; infine c’è Jennifer Aniston, nei panni di una stralunata psicoanalista.
La “miccia” che avvia la girandola di divertenti equivoci - a volte troppo prevedibili - che coinvolgeranno tutti i personaggi, è una battuta sul senso di felicità legato al cambiamento: «Come dare le noci a uno scoiattolo... Ma - ripete Wilson, nei panni di un importante regista teatrale - se ti rende più felice dare gli scoiattoli alle noci, va bene lo stesso». Dietro a questo tormentone (esplicito rimando al penultimo film di Lubitsch: Fra le tue braccia, 1946) ruota tutto il plot. Il ritmo è un po’ altalenante, alcune battute risultano scontate, prevedibili, altre addirittura forzate. Su tutte, la scena del tassista. Andavano invece approfonditi i ruoli del giudice ossessionato e dell'investigatore, ridotti a semplici macchiette.
La sceneggiatura fu scritta da Bogdanovich ben 15 anni fa e poi accantonata. Una volta ripresa, affidò subito all’amico Owen Wilson il ruolo principale, mentre alla Aniston avrebbe voluto affibbiare il ruolo di Delta, l’attrice-moglie tradita. Jenny però preferì raccomandare l’amica Kathryn Hahn per quella parte e lasciare per sé il ruolo della psicologa. «In sostanza – spiega il regista - incarnava una stronza totale. La cosa più simile in cui è stata coinvolta era Come ammazzare il capo… e vivere felici. Ma in quel caso aveva un ruolo più sexy». La screwball comedy con sfumature romantiche vede Wes Anderson come produttore esecutivo e perfino un simpatico cameo finale di Quentin Tarantino.
Insomma, tanti ingredienti per 90 minuti di piacevole ironia. Ma non aspettatevi risate a crepapelle. Da escort a diva del cinema il salto… dello scoiattolo è troppo lungo.
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antonio montefalcone
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giovedì 5 novembre 2015
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una commedia “ad orologeria” per bogdanovich
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“Tutto può accadere a Broadway” (“She's funny that way”) è cinefilia e anacronismo allo stato puro, ed è il tipico film di Bogdanovich: screwball comedy d’altri tempi, tutto gag e dialoghi brillanti, coincidenze e incontri inopportuni. Il plot si sviluppa a ritmo vivace, è strutturato in flashback, gioca sulla caratterizzazione dei personaggi e loro dinamiche psicologiche, punta al divertimento leggero e all’emozione, e soprattutto si focalizza sulla (con)fusione tra Arte e vita reale. La pellicola, godibile e piacevole, è una fresca commedia degli equivoci, colta, recitata da un buon cast, che omaggia Lubitsch, Broadway e la settima arte. Per questi aspetti ha molti pregi, benché non sia esente da alcuni limiti e mancanze.
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“Tutto può accadere a Broadway” (“She's funny that way”) è cinefilia e anacronismo allo stato puro, ed è il tipico film di Bogdanovich: screwball comedy d’altri tempi, tutto gag e dialoghi brillanti, coincidenze e incontri inopportuni. Il plot si sviluppa a ritmo vivace, è strutturato in flashback, gioca sulla caratterizzazione dei personaggi e loro dinamiche psicologiche, punta al divertimento leggero e all’emozione, e soprattutto si focalizza sulla (con)fusione tra Arte e vita reale. La pellicola, godibile e piacevole, è una fresca commedia degli equivoci, colta, recitata da un buon cast, che omaggia Lubitsch, Broadway e la settima arte. Per questi aspetti ha molti pregi, benché non sia esente da alcuni limiti e mancanze. Lo spettatore però resta comunque coinvolto da questa sorprendente opera che sembra attraversare il genere in questione e le sue formule codificate, per riflettere su chi siamo veramente, soprattutto nei rapporti con gli altri. Accettandoci “buffi così come siamo”…
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