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Quando ho saputo che la Marvel aveva deciso di dare il ben servito a Raimi, Maguire & co. per dare il via ad un reboot di Spider Man, la prima cosa che ho pensato è stata: "Ancora?! Si ricomincia da capo un'altra volta?!".
Poi ho letto alcune dichiarazioni del regista del nuovo Spider Man, ho saputo che ad interpretare Peter Parker sarebbe stato quel giovane che avevo apprezzato in The Social Network, e allora ho aspettato con curiosità l'uscita del film.
In effetti, mi sembrava una buona idea quella immergere Spider Man in un contesto più realistico: Peter Parker visto come ragazzo dei nostri tempi, tra Mp3 e salti con lo skateboard, e con un rapporto più ribelle verso la sua famiglia.
Peccato che, dopo aver visto il film questa sera, queste buone intenzioni non si siano rivelate sufficienti a fare di The Amazing Spider Man un buon film, e nemmeno un film discreto.
Il ritmo della narrazione è a dir poco lento (e lo sta scrivendo un amante di pellicole come Il pianista sull'oceano e Il curioso caso di Benjamin Button...), le scene d'azione sono risolte con una rapidità tale da far pensare che il regista volesse tornare il più velocemente possibile alla relazione tra Peter e Gwen. Peccato che proprio in questa stia il principale punto debole: qui, infatti, il film diventa davvero una storiella per bambini, fatta di dialoghetti insulsi e soprattutto colpevole di una recitazione, da parte dei due attori principali, davvero scadente: un polpettone di sorrisetti preconfezionati e linguaggio non verbale così mediocre da far sembrare i protagonisti di Twilight degli attoroni...
Ma soprattutto, quello che manca a questa nuova incarnazione di un super-eroe così mitico è la "passione": i combattimenti con il lucertolone, ad esempio, sembrano avvenire senza sforzo da parte del nostro eroe, e senza neanche un briciolo di timore. Anzi, Spider Man sembra quasi divertito mentre lo affronta tra i corridoi della scuola. La stessa cosa vale anche per Peter Parker, così interessato a strappare un bacetto a Gwen da ignorare completamente gli squarci sul suo petto, che la fidanzatina pretende di medicare distrattamente con qualche carezzina.
Insomma, i film di Sam Raimi erano senz'altro più patinati e più "fumettosi", ma il Peter Parker di Tobey Maguire era, alla fine dei conti, più umano, più vulnerabile, più credibile.
Il viso carino di Andrew Garfield, invece, non riesce a veicolare alcuna emozione realistica, fallendo così l'obiettivo principale del film, almeno nelle parole del regista.
Il risultato è un Uomo Ragno per il quale è difficile fare il tifo, perché gli manca quel minimo di sofferenza che rende i super-eroi così tragicamente umani.
Infine, malgrado sia apprezzabile il tentativo di utilizzare meno computer grafica per i voli plastici dell'uomo in calzamaglia tra i grattacieli di New York, le scene d'azione non sono sufficientemente spettacolari da far dimenticare la noia che pervade per tutto il resto del film.
Peccato: all'uscita dalla sala la sensazione è di una notevole delusione, mentre mi ritrovo a ripensare alla domanda iniziale: "Perché? Che bisogno c'era di ricominciare dall'inizio?"...
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