Taxi Driver |
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Un film di Martin Scorsese.
Con Jodie Foster, Robert De Niro, Cybill Shepherd, Peter Boyle, Harvey Keitel.
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Titolo originale Taxi Driver.
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 113 min.
- USA 1976.
MYMONETRO
Taxi Driver
valutazione media:
4,14
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Taxi driver- Giustizia privatadi danilodacFeedback: 3276 | altri commenti e recensioni di danilodac |
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domenica 28 marzo 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Negli inferni urbani della “grande mela” dominano la violenza e il caos, generatori di un microcosmo malsano e alla deriva. Travis, antieroe scorsesiano per eccellenza, oppresso dal passato e dall’esperienza vissuta in Vietnam, guidando il taxì di notte se ne accorge e vuole provvedere “a modo suo”. Nei suoi viaggi notturni emerge la visione di un mondo schiacciato dalla presenza del male, dell’avidità di denaro, della paura e dell’indifferenza. Nel narrare questa storia di solitudine e di amore (verso il prossimo) represso, Scorsese approda in un territorio che conosce come le proprie tasche, evitando qualsiasi compiacimento o sentimentalismo. Ogni buona intenzione iniziale sfocia in un’aggressività che sembra un passo obbligato in una società che non ha tempo per la comprensione e il dialogo. Tutto e tutti percorrono la loro strada, seppur sbagliata. Scritto da Paul Schrader, abituale collaboratore di Scorsese, è anche un ottimo esempio del cinema violento degli anni 70. Girato in 35 mm (fotografia di Michael Chapman), è, dal punto di vista estetico, un’opera d’arte; un certificato che proclama il talento visivo di un autore che ha sempre considerato le immagini come la colonna portante di un film. Eccezionali e funzionali musiche di Bernard Herrmann, celebre musicista di Hitchcock, che accompagnano momenti nostalgici o terribili, misteriosi o deliranti, non essendo mai invadenti. Non è cosa da poco affascinare e coinvolgere lo spettatore con un personaggio principale così introverso, misterioso, sotto le righe, con soprassalti di dura violenza; Scorsese e il suo sceneggiatore ci sono riusciti. Ma anche De Niro, la sua è un’interpretazione d’antologia, ricca di sfumature, ellittica ed elusiva. Lo sguardo attraverso cui il regista mostra e descrive New York è lucido e distaccato, con un’assidua presenza di squallide ambientazioni. Palma d’oro al Festival di Cannes 1976.
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