L'uomo che verrà |
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Un film di Giorgio Diritti.
Con Alba Rohrwacher, Maya Sansa, Claudio Casadio, Greta Zuccheri Montanari, Stefano Bicocchi.
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Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 117 min.
- Italia 2009.
- Mikado Film
uscita venerdì 22 gennaio 2010.
MYMONETRO
L'uomo che verrà
valutazione media:
3,96
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Diritti d'autoredi Il SoraFeedback: 527 | altri commenti e recensioni di Il Sora |
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giovedì 28 gennaio 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
“Volevo far fare agli spettatori un viaggio nel 1944”. Questo ha detto Giorgio Diritti alla presentazione del suo “L’uomo che verrà”. E questo ha fatto. Possiamo dividere il film in due parti: la prima narra la guerra dalla parte di alcuni contadini bolognesi, la seconda mette gli stessi personaggi al centro della strage di Marzabotto. Fattor comune è, per l’appunto, la ricostruzione storica ricchissima di particolari anche minimi perfezionata dal dialetto bolognese che obbliga ai sottotitoli per tutta la durata del lungometraggio ma che non infastidisce, anzi è un po’ come la ciliegina sulla torta. Con queste premessa l’opera si presenta rischiosissima, potenzialmente noiosa e con il pericolo di cadere nella retorica o nella banalità. Ma il regista riconferma la sua bravura dopo il caso cinematografico del precedente “Il vento fa il suo giro” e non cade in nessuna insidia. Anzi, il risultato è un eccellente affresco storico con riflessioni per nulla banali .Ma procediamo con calma. Si presenta molto coraggiosa sin dall’inizio la scelta di prendere come punto di vista un gruppo di contadini (tra l’altro quasi tutti sono davvero tali ed imparentati con i veri protagonisti della strage). Di solito siamo stati abituati a vivere la guerra al cinema con bombardamenti cittadini, o grandi battaglie militari. Invece Diritti pone l’accento su quella parte di popolazione che durante i conflitti non è solita vedere molti soldati, alleati o nemici, e quando li incontra non li priva di pane e acqua qualsiasi sia il colore della loro divisa. E questo è un altro punto importante su cui il regista vuole farci riflettere: è inutile vedere una guerra come un confronto tra buoni e cattivi nessuno appartiene completamente ad uno schieramento né ad una altro. Tra i contadini analfabeti, lo sguardo della macchina da presa si sofferma in particolare su una bambina di otto anni che non parla più da quando si è vista morire il suo fratellino tra le braccia ed attraverso la quale la stupidità e l’assurdità delle azioni belliche sono messe ancor più in risalto. All’inizio il film ci coglie un po’ spaesati appunto per l’insolita ambientazione, e per tutta la prima parte Diritti ci fa gradualmente affezionare a persone ma soprattutto ai luoghi della vicenda e quando nell’ultima scena ripercorriamo le scale ed entriamo nelle stanze in cui abbiamo “alloggiato” per più di un’ora e mezza e le vediamo (in realtà è la seconda volta che ci viene proposta la medesima inquadratura perché il film si apre esattamente così senza però dirci che quelli saranno i luoghi della narrazione) diroccate, disordinate, un po’ insanguinate, il cuore fa un sussulto e l’emozione, quasi come fosse quella di un lutto familiare, prevale. Insomma, Diritti fa grande un cinema che si nutre di inquadrature perfettamente bilanciate, tantissime serie riflessioni e mai di retorica. L’unico interrogativo che rimane è la scelta del titolo, l’uomo che verrà è accostato al neonato fratellino della piccola protagonista? Oppure l’uomo che verrà dovrà tenere sempre conto dei fatti commessi dall’uomo che fu ed il regista si propone come testimone di tali vicende? Non è fondamentale pretendere una risposta anche perché, usciti dalla sala con il cuore a mille e gli occhi appagati, Diritti ci lascia molte e più importanti questioni su cui riflettere. Speriamo che abbia più risonanza del film che lo precede . Lo meriterebbe.
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