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                L’ottavo (e forse) ultimo episodio della celebre saga spy-thriller di “Mission: Impossible” (arrivata al cinema ben 30 anni fa), ricapitola la puntata precedente e al contempo l’intera serie, e riesce a far sposare atmosfere plumbee e crepuscolari con la vena più spettacolare e adrenalinica dell’action puro ed estremo.La missione stavolta è sempre più impossibile, l’Entità sempre più senziente, la sua minaccia di portata globale, e (inutile ribadirlo) gli stunt folli a cui ci ha ormai abituato Tom Cruise episodio dopo episodio sempre più pericolosi e mozzafiato, sorprendenti e tensivi (qui, Ethan nella sequenza del sottomarino russo nelle profondità oceaniche, o appeso a un biplano in volo nei cieli del Sudafrica).
 “Mission Impossible”è e resterà sempre Tom Cruise: la saga può fermarsi anche qui, ma Ethan Hunt non potrà avere eredi.
 Abilità, resistenza fisica e coraggio del protagonista/attore a parte; la pellicola fa leva ancora una volta sulla lotta contro il Tempo, sull’uso dell’intelligenza, sull’astuzia e sulla forza del gioco di squadra, come ruoli e armi vincenti per tentare di sconfiggere un nemico temibile, onnipresente e invisibile che manipola la (percezione della) realtà e rischia veramente di portare alla fine non solo la vita di Ethan Hunt, ma anche quella dell’intero genere umano (lo spettro inquietante dell’apocalisse per un progresso tecnologico fuori controllo).
 La pellicola sa portare il virtuosismo tecnico al servizio della narrazione e del trattamento tematico.
 Il ritmo del film è incalzante; la trama lineare, interessante e ricca di momenti coinvolgenti; la regia dinamica; la messinscena di grande impatto; e l’introspezione psicologica dei personaggi efficace ed emozionante (tutto il cast è funzionale).
 Lodevoli anche la fotografia (ad esaltare set e ambienti estremi), e l’immancabile colonna sonora. Ammirevole il senso finale, in cui i precedenti capitoli dell’epopea vengono assorbiti in un unico e spettacolare atto, e in una risoluzione che ben coniuga l'epica al dramma.
 Al netto di qualche eccesso didascalico, verboso, e di alcuni passaggi narrativi poco convincenti; nel complesso quest’opera la si può definire riuscita: in sostanza non è soltanto una delle migliori della serie, in sé auto-celebrativa, citazionistica e commovente; ma ancheuna godibile esperienza cinematografica affascinante, avvincente ed immersiva (da vedere assolutamente in IMAX), che conclude degnamente l’intera saga. Voto (in decimi):  7 / 7.50
 
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