“Quando ti fanno così male, è possibile guarire?”Questa la domanda che il personaggio principale si pone in una delle scene più drammatiche, ed è in qualche modo il tema centrale del film. Il film è la storia di una rinascita e di una rivincita morale, non solo del protagonista ma anche dei vari personaggi che gli gravitano attorno, ognuno con un passato a dir poco doloroso da dimenticare.
Quoyle (un grandissimo Kevin Spacey) è un perdente nato, vittima predestinata di un fato impietoso, imbranato, inetto, privo di spina dorsale e di autostima, incapace di ribellarsi a soprusi e sfruttamento. Perde la testa completamente per una donna egoista e profittatrice, che lo tradisce senza ritegno, ma che lui continua a considerare un angelo, e la sposa senza pensarci un attimo. Rimasto solo dopo la morte della moglie, che prima di morire lo aveva abbandonato per un altro uomo, dopo aver cercato di vendere la loro bambina per un pugno di dollari, decide di lasciarsi tutto alle spalle e trasferirsi al nord, nei luoghi di origine della propria famiglia, insieme ad una vecchia zia che cercherà di aiutarlo a tirar su la figlia.
Qui trova lavoro nel quotidiano locale, e per la prima volta nella sua vita sente di essere apprezzato e comincia a ritrovare fiducia in se stesso. Ascoltando le leggende del posto, scopre il misterioso passato della sua famiglia, ed apprende direttamente dalla zia sconcertanti segreti che la riguardano personalmente, e che ne hanno dolorosamente influenzato la vita. Capisce così che alla sofferenza si può reagire.
C’è anche spazio per un nuovo amore, una donna del posto che si presenta come vedova, ma che in realtà è stata abbandonata dal marito con un figlio disabile, e non ha quindi più voglia di fidarsi degli uomini.
Entrambi hanno la loro buona dose di insicurezze e di paure, che rendono difficile riprovare ad amare, ma lentamente, insieme, impareranno che il dolore si può dimenticare e superare; dopo una violenta tempesta che spazza via completamente la vecchia casa di Quoyle, scopriranno che quel che resta non è desolazione, ma un panorama mozzafiato, e capiranno che è ora di cancellare definitivamente il passato e di guardare al futuro.
Kevin Spacey interpreta meravigliosamente quest’uomo insicuro e fragile in tutte le sue sfumature, esprimendone illusioni e delusioni, incertezze e paure, fino alla riscoperta del coraggio e della propria dignità. Lo affianca Judy Dench, altrettanto convincente, nel ruolo della zia, disillusa e amareggiata dalla vita, ma ciò nonostante portatrice di una straordinaria voglia di lottare. Julianne Moore, relegata in un ruolo di secondo piano, lascia comunque il segno.
Da segnalare un'irriconoscibile Cate Blanchett che si allontana con maestria dalla consueta recitazione diafana e sommessa, per sorprenderci incredibilmente nel ruolo di una moglie e madre assolutamente orrenda.
Il regista, non nuovo a trasposizioni di opere letterarie, ha il dono di scegliere storie semplici ma mai banali, da Buon compleanno Mr. Grape a Chocolat, passando per Le regole della casa del sidro, sino al più recente Hachiko, realizzando sempre film coinvolgenti e piacevoli, anche grazie alla scelta di interpreti particolarmente sensibili, che rendono indimenticabili i loro personaggi facendoci soffrire, gioire, e sperare insieme a loro.
E anche questa pellicola non fa eccezione: una storia semplice, ma inconsueta, per un film forse non entusiasmante ma neppure noioso.
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