gabriele
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domenica 1 luglio 2007
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un film schematico, ma importante
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Il nuovo film di Giuseppe Ferrara non si discosta da tutti i suoi precedenti; con in meno, però, una recitazione e ricostruzione che si vogliono presentare accurate e filologiche, ma che invece comunicano una certa fretta e un notevole schematismo; il film, del resto, è deliberatamente a tesi, come esemplificato nelle didascalie finali: secondo le quali la stagione della lotta armata ha portato a uno spostamento a destra del paese (affermazione che non si sa se più affrettata o tendenziosa), di quella pagina tragica si tace (pudicamente?) la strage di Via Fracchia, in cui non solo il Roberto del film cade sotto i colpi dei reparti speciali, ma l'intera colonna genovese delle BR; del suicidio di Berardi, l'operaio dell'Italsider che accetta di distribuire materiali delle BR all'interno della fabbrica, non si capiscono i contorni materiali e psicologici.
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Il nuovo film di Giuseppe Ferrara non si discosta da tutti i suoi precedenti; con in meno, però, una recitazione e ricostruzione che si vogliono presentare accurate e filologiche, ma che invece comunicano una certa fretta e un notevole schematismo; il film, del resto, è deliberatamente a tesi, come esemplificato nelle didascalie finali: secondo le quali la stagione della lotta armata ha portato a uno spostamento a destra del paese (affermazione che non si sa se più affrettata o tendenziosa), di quella pagina tragica si tace (pudicamente?) la strage di Via Fracchia, in cui non solo il Roberto del film cade sotto i colpi dei reparti speciali, ma l'intera colonna genovese delle BR; del suicidio di Berardi, l'operaio dell'Italsider che accetta di distribuire materiali delle BR all'interno della fabbrica, non si capiscono i contorni materiali e psicologici. In generale, tutte le figure sono ritagliate da un album delle figurine degli anni '70 in cui l'appartenenza è molto chiara e netta, e spesso spiegata in maniera ridondante. In particolare la fisionomia politica e culturale dei brigatisti è tagliata con l'accetta (davvero Mao aveva tanto rilievo all'interno del loro bagaglio ideologico, almeno di quello della colonna genovese?).
Resta, però, il grande merito di aver restituito allo sguardo dello spettatore la figura integra di un "eroe comunista" (i cui tratti di somiglianza con Bentivoglio/Ambrosoli "eroe borghese", ucciso anche lui nel 1979, sono molto limpidi, e forse meritevoli di maggiore approfondimento), cui Massimo Ghini restituisce spessore via via crescente (uscendo finalmente dal birignao romanesco e restituendoci anche una parlata verosimilmente genovese).
Un film schematico, ma importante.
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giuseppe vitale
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venerdì 27 luglio 2007
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un buon film: coraggio, azione, lucidità politica.
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Il film descrive l'ultima fase della parabola delle vecchie brigate rosse e il coraggio di quell'uomo che mise a nudo tutti i limiti della lotta armata e che osò opporsi alle BR. Si tratta del sindacalista Guido Rossa, ucciso dalla colonna genovese il 24 gennaio del 1979. Dopo l'uccisione di Aldo Moro la sua morte segna la fine degli anni di piombo e la fine del pur grande consenso di cui le BR avevano goduto per tutti gli anni '70. Il film corre parallelo perché narra due storie: quella di Guido e quella del brigatista Riccardo Dura che gli sparò il colpo mortale al cuore. Da una parte il sindacalista, dunque, con la sua famiglia, il suo lavoro, la sua grande passione per l'alpinismo. Dall'altra il terrorista con le sue azioni di sangue e le sue decisioni sempre più efferate.
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Il film descrive l'ultima fase della parabola delle vecchie brigate rosse e il coraggio di quell'uomo che mise a nudo tutti i limiti della lotta armata e che osò opporsi alle BR. Si tratta del sindacalista Guido Rossa, ucciso dalla colonna genovese il 24 gennaio del 1979. Dopo l'uccisione di Aldo Moro la sua morte segna la fine degli anni di piombo e la fine del pur grande consenso di cui le BR avevano goduto per tutti gli anni '70. Il film corre parallelo perché narra due storie: quella di Guido e quella del brigatista Riccardo Dura che gli sparò il colpo mortale al cuore. Da una parte il sindacalista, dunque, con la sua famiglia, il suo lavoro, la sua grande passione per l'alpinismo. Dall'altra il terrorista con le sue azioni di sangue e le sue decisioni sempre più efferate. Il ponte tra le due storie è costituito dai volantini delle BR che Guido e pochi altri rinvengono in fabbrica. Il fatto è gravissimo, le BR sono all'apice e potrebbero mietere consensi negli operai dell'Italsider di Genova dove ha vissuto e lavorato Guido. Bisogna denunciarli. Ma l'unico che ha il coraggio di farlo è Guido per il quale tutte le colonne dei brigatisti avevano sentenziato la gambizzazione, salvo il colpo finale deciso da Riccardo Dura. Non a caso nelle didascalie finali viene spiegato come poi tutta la lotta armata delle BR ha contribuito allo spostamento a destra della politica italiana.
Un bel film d'azione, come nella migliore tradizione dei polizieschi degli anni '70 italiani. Girato con passione da documentarista che contraddistingue, tra le altre cose, Ferrara.
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plz
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martedì 18 maggio 2021
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i fatti sono noti, il film li ripercorre bene
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Storia tristemente nota di un eroe della classe operaia che dona la vita ai suoi ideali.
Ben recitato in una Genova operaia perfettamente realistica, tra operai, padroni, sindacati e ovviamente una terribile colonna Genovese delle BR perfettamente militarizzata e precisa nelle sue azioni.
Non so quanto ci sia di romanzato nel racconto, non credo sia neanche importante saperlo, qualcosa sarà anche stato differente, ma non importa, si sa come andrà a finire e ci si cala completamente nel personaggi, in maniera totale, tranne che nella bellissima ma scarsa come interprete, almeno qui, Anna Galliena.
In un solo film non si potevano raccontare tutti i falsi ideali della lotta armata, se ne è raccontata con classe una parte, con una conclusione che se pur indicata come verità assoluta qualcuno potrebbe non riconoscere, più che credibile, non sarà certezza? Per la produzione lo è, un film che permette di farsi un'idea personale senza travisare troppo fatti che purtroppo sono ancora noti agli adulti.
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Storia tristemente nota di un eroe della classe operaia che dona la vita ai suoi ideali.
Ben recitato in una Genova operaia perfettamente realistica, tra operai, padroni, sindacati e ovviamente una terribile colonna Genovese delle BR perfettamente militarizzata e precisa nelle sue azioni.
Non so quanto ci sia di romanzato nel racconto, non credo sia neanche importante saperlo, qualcosa sarà anche stato differente, ma non importa, si sa come andrà a finire e ci si cala completamente nel personaggi, in maniera totale, tranne che nella bellissima ma scarsa come interprete, almeno qui, Anna Galliena.
In un solo film non si potevano raccontare tutti i falsi ideali della lotta armata, se ne è raccontata con classe una parte, con una conclusione che se pur indicata come verità assoluta qualcuno potrebbe non riconoscere, più che credibile, non sarà certezza? Per la produzione lo è, un film che permette di farsi un'idea personale senza travisare troppo fatti che purtroppo sono ancora noti agli adulti.
Chissà se tra 20 anni si potrà ancora distinguere i fatti descritti dalla realtà vissuta, quando per forza di cose di molti episodi non ci saranno più testimoni diretti a dire che non era proprio così ai tempi.
Un solo appunto lo farei al trucco del protagonista, troppo posticcia la fronte alta e la barba, anche se solo per poter modificarne l'età, un elemento stonato che non ci voleva, deficitario anche sugli altri interpreti, per il resto un ottimo lavoro, davvero. Certo il periodo era quello i fatti pure, la paura tanta.
Anche i concetti espressi sono molto ben rappresentati, senza svolazzi inutili, tanta sostanza e buona regia, pochi effetti e pochi soldi.
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