giorgio
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giovedì 29 gennaio 2009
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congegno comico perfetto
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Il film risulta un congegno comico perfetto: tutto scatta al momento giusto, la progressione degli equivoci è non solo esilarante, ma è credibile e ben congegnata narrativamente, tutti i personaggi ed i caratteri funzionano. Impagabile è la rappresentazione satirica del narcisimo femminile: della Signora che denuncia Benigni come mostro (dopo sedicente attacco con 'motosega), della poliziotta che fa di tutto per provocare sessualmente Benigni senza riuscirci: quasi a dire che, in fondo, queste donne (in sè poco attraenti e di presumibile bassa auto-stima sessuale) si sarebbero sentite quantomeno lusingate dall'attirare l'attenzione del 'mostro' (pur sempre uomo ...). Impagabile il 'climax' di suggestione collettiva nell'inseguimento finale (col gioelliere, creditore insoddisfatto di Benigni, che, nella folla che insegue Benigni, vede altri creditori truffati).
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Il film risulta un congegno comico perfetto: tutto scatta al momento giusto, la progressione degli equivoci è non solo esilarante, ma è credibile e ben congegnata narrativamente, tutti i personaggi ed i caratteri funzionano. Impagabile è la rappresentazione satirica del narcisimo femminile: della Signora che denuncia Benigni come mostro (dopo sedicente attacco con 'motosega), della poliziotta che fa di tutto per provocare sessualmente Benigni senza riuscirci: quasi a dire che, in fondo, queste donne (in sè poco attraenti e di presumibile bassa auto-stima sessuale) si sarebbero sentite quantomeno lusingate dall'attirare l'attenzione del 'mostro' (pur sempre uomo ...). Impagabile il 'climax' di suggestione collettiva nell'inseguimento finale (col gioelliere, creditore insoddisfatto di Benigni, che, nella folla che insegue Benigni, vede altri creditori truffati). Impagabile: Benigni non raggiungerà più tanta efficacia comica e tanta perfezione formale.
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(di donnacarina)
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lady libro
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martedì 28 dicembre 2010
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un film mostruosamente bellissimo!!!
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Ennesimo capolavoro del grandissimo Roberto Benigni!!!
Divertentissimo e anche molto carino!!! Il mitico Benigni è un vero maestro della regia, della comicità, della recitazione.... di tutto!!!
Lui da solo vale tutto quanto il film!!!
L'unica delusione: Nicoletta Braschi. In questo film è assai seducente, sexy e molto carina, ma non ha proprio la stoffa per la recitazione....
A parte ciò la storia è meravigliosa come tutto il resto!!!
Benigni, ci fa sempre ridere e sognare!!! Continua così!!!!
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christian luongo
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giovedì 14 agosto 2014
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forse ho veduto un altro film...
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Nessuno, neanche il "Morandini", ha posto l'accento sul fatto che "Il mostro" è una disamina minuziosa del potere pervasivo della immagine e di come venga, poi, utilizzato dai "media" per fabbricare falsa coscienza secondo i dettami di quella che Joseph Goebbels definiva "propaganda" ; e sebbene Benigni abbia dedicato un ampio stralcio del lungometraggio a questo aspetto terrificante debbo prendere, amaramente, atto che nessuno gli abbia conferito il benché minimo risalto. La contrapposizione frontale fra quel che, realmente, accade e quello che, in maniera posticcia poi, viene rappresentato alle agenti di polizia dal criminologo prof. Paride Taccone (Michel Blanc) è una splendida sintesi di come gli stessi accadimenti, sapientemente edulcorati da tagli alle sequenze, dalla sconoscenza dei presupposti e da una didascalia vocale possano trasfigurarne le interpretazioni e metamorfizzarne la percezione.
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Nessuno, neanche il "Morandini", ha posto l'accento sul fatto che "Il mostro" è una disamina minuziosa del potere pervasivo della immagine e di come venga, poi, utilizzato dai "media" per fabbricare falsa coscienza secondo i dettami di quella che Joseph Goebbels definiva "propaganda" ; e sebbene Benigni abbia dedicato un ampio stralcio del lungometraggio a questo aspetto terrificante debbo prendere, amaramente, atto che nessuno gli abbia conferito il benché minimo risalto. La contrapposizione frontale fra quel che, realmente, accade e quello che, in maniera posticcia poi, viene rappresentato alle agenti di polizia dal criminologo prof. Paride Taccone (Michel Blanc) è una splendida sintesi di come gli stessi accadimenti, sapientemente edulcorati da tagli alle sequenze, dalla sconoscenza dei presupposti e da una didascalia vocale possano trasfigurarne le interpretazioni e metamorfizzarne la percezione.
Lo spettatore ride a crepapelle specie, fra l'altro, quando Loris "punisce" il membro alla vista del seducente spettacolo della signora in leggings nel mentre, prona davanti a lui, raccoglie con noncuranza le mercanzie della sua sporta ; ride a crepapelle perché consapevole, nevvero, del fatto che in realtà il povero Loris sta cercando, disperatamente, di spegnere il mozzicone della sigaretta che, fortuitamente, un avventore del bar gli ha infilato proprio nei pantaloni.
Ma l'aspetto, davvero inquietante, è che a conti fatti il potere evocativo di quella sequenza di immagini si presta ad una manipolazione senza controllo alcuno e di questo aspetto Benigni ne è ben consapevole poiché a quello stralcio ne antepone un altro, più completo ed esaustivo, nel quale rende edotto anteriormente, per così dire, lo spettatore della reale concatenazione degli eventi.
E la risata, direi catartica, sorge spontanea ed irresistibile poiché il contrasto fra quello che è e quello che viene rappresentato stride in maniera quasi surreale.
E lo stesso, identico, approccio metodologico viene utilizzato dal prof. Taccone nel commentare, poi, anche le altre sequenze (il gatto ucciso da Sue Ellen e non da Loris quanto, piuttosto, il modo grottesco di leggere il giornale o le motivazioni per le quali il nostro malcapitato antieroe si trova, suo malgrado, ad arrampicarsi ad un balcone nel mentre la signora innaffia le piante e via discorrendo) tracciando, pertanto, una "fisionomia" di Loris completamente diversa da quella che, poi, è realmente e delineandone le caratteristiche di un "mostro".
Il lungometraggio, pertanto, si manifesta alla stregua di una violenta denuncia contro la manipolazione della verità operata dal potere - dei media, del criminologo, della polizia... poco importa, in fondo - volta alla omologazione ed alla assuefazione delle coscienze disvèlandone l'intrinseca, e connaturata, natura coercitiva.
Due soli accenni, infine, a due aspetti del film ; uno stralcio squisitamente felliniano "rubato" da Benigni al "maestro" - la scena, per intenderci, nella quale la folla assiepata sui ponteggi di uno stabile in costruzione assiste, attonita, alla fuga di Loris - e l'interpretazione di Massimo Girotti la cui presenza scenica, il cui "aplomb", la cui sobrietà ed eleganza sono, davvero, da antologia della recitazione.
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joker 91
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lunedì 14 febbraio 2011
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divertimento alla benigni
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Benigni si diverte e da sfogo alle sue espressioni più folli in questo film,la braschi è veramente sexy ed il cast è veramente all'altezza in un prodotto che si può guardare senza problemi ed senza pretese. Alcune scene sono veramente geniali ma Begnini è riuscito a fare senza ombra di dubbio di meglio
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great steven
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venerdì 13 febbraio 2015
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commedia viva e zelante targata benigni & cerami.
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IL MOSTRO (IT, 1994) diretto da ROBERTO BENIGNI. Interpretato da ROBERTO BENIGNI, NICOLETTA BRASCHI, JEAN-CLAUDE BRIALY, MICHEL BLANC, MASSIMO GIROTTI, IVANO MARESCOTTI, DOMINIQUE LAVANANT, DANILO NIGRELLI
In un appartamento alla periferia di Roma vive Loris, un buon diavolo che effettua lavori saltuari arrangiandosi come meglio può per sbarcare il lunario, studiando anche con scarsi risultati la lingua cinese presso un insegnante privato per un provino presso un’azienda che poi fallirà miseramente. Oltretutto è talmente pacioccone e sereno che non farebbe male a una mosca. Logico, dunque, che venga scambiato sfortunatamente per un assassino psicopatico che è salito agli onori della cronaca per aver seviziato e ammazzato diciannove donne.
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IL MOSTRO (IT, 1994) diretto da ROBERTO BENIGNI. Interpretato da ROBERTO BENIGNI, NICOLETTA BRASCHI, JEAN-CLAUDE BRIALY, MICHEL BLANC, MASSIMO GIROTTI, IVANO MARESCOTTI, DOMINIQUE LAVANANT, DANILO NIGRELLI
In un appartamento alla periferia di Roma vive Loris, un buon diavolo che effettua lavori saltuari arrangiandosi come meglio può per sbarcare il lunario, studiando anche con scarsi risultati la lingua cinese presso un insegnante privato per un provino presso un’azienda che poi fallirà miseramente. Oltretutto è talmente pacioccone e sereno che non farebbe male a una mosca. Logico, dunque, che venga scambiato sfortunatamente per un assassino psicopatico che è salito agli onori della cronaca per aver seviziato e ammazzato diciannove donne. Gli investigatori della polizia che indagano minuziosamente sulla sua figura decidono di pedinarlo con regolarità, e pertanto gli mettono in casa un’avvenente e coraggiosa poliziotta. Oltre che con lei, il povero e perseguitato Loris deve fare i conti con l’amministratore antipaticissimo del condominio e con lo psichiatria criminologo che investiga sul suo caso, ovviamente equivocando. Si scoprirà poi che l’autore degli omicidi è l’insegnante di cinese di Loris. Chiarito il malinteso, Loris sarà successivamente libero di proseguire la sua relazione amorosa con la poliziotta. Benigni riuscì, nel 1994, a superare il record di incassi ottenuto con il precedente Johnny Stecchino e quindi a piazzarsi nel primo e secondo posto della classifica italiana al box office. Tuttavia è un peccato che la sua bravura e il suo talento emergano solamente nelle performance televisive o a teatro, quando recita a memoria la Divina Commedia o quando sbeffeggia gli esponenti politici di centro-destra. Comunque questa pellicola non è da buttare via, tutt’altro: presenta una certa quantità di pregi che vanno analizzati con precisione e attenzione. Intanto la trama si basa sull’inganno giocato dalla duplice sfaccettatura delle apparenze che mette lo spettatore in condizione di superiorità rispetto ai personaggi e permette al pubblico di divertirsi osservando gli attori mentre prendono coscienza delle verità nascoste che lentamente affiorano in superficie. La sceneggiatura, scritta dal regista col fido Vincenzo Cerami, riesce, senza prediche né manicheismi, a far passare per credibile il discorso dei normali contro gli speciali, della diversità contro la bieca omologazione, della giustizia contro la sporca illegalità. Come attore, Benigni riconferma il suo tormentone del personaggio spaesato e disorientato che non sa mai come comportarsi in un contesto che gli appare estremamente strano, confuso e incomprensibile. Sul grande schermo, questo leitmotiv è ormai il suo marchio di fabbrica, continuamente ripetuto anche nei film successivi a Il mostro. N. Braschi non va al di là di una diligenza carina e puntigliosa, ma un pizzico di bravura ce la fa a dimostrarlo senza forzature o cadute di tono. M. Girotti, per il quale il copione ha ritagliato un piccolissimo ruolo, praticamente poco più che una comparsata, fa con eleganza e bon-ton il vecchio condomino distinto. Alcune sequenze meritano un applauso appassionato: il dialogo pazzoide ed eccentrico sui sette nani che Loris/Roberto tiene di fronte a tutti i residenti del condominio all’interno del campetto da basket; la proiezione del video in cui sembra che il protagonista uccida un gatto e tenti di sedare un’eccitazione sessuale prorompente; il tentativo ripetitivo e insistente di Jessica/Nicoletta di sedurre il presunto uccisore, mentre lui conversa con sé stesso di politica ed economia monetaria. Qualche perdita di ritmo nella seconda parte, ma l’andamento del film, complessivamente, appare fluido e scorrevole come un fiume in primavera. Abbastanza divertente, e la morale conclusiva non è del tutto scontata.
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