great steven
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mercoledì 27 maggio 2015
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inconsueto film sui gangster d'oltreoceano.
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YAKUZA (USA, 1975) diretto da SYDNEY POLLACK. Interpretato da ROBERT MITCHUM, TAKARURA KEN, BRIAN KEITH, OKADA EIJI, KISHI KEIKO, RICHARD JORDAN
Un ex poliziotto statunitense ha trascorso diversi anni nell’arcipelago asiatico più orientale e conosce dunque molto bene tutto quel che riguarda il Giappone, compresa la Yakuza (una sorta di mafia nipponica) e il relativo codice d’onore. Laggiù ha conosciuto anche una donna di cui s’è innamorato e che gli ha dato una figlia. Quando un’associazione criminale sequestra i figli di un trafficante d’armi, quest’ultimo spedisce il suo migliore amico (l’agente in pensione, appunto) a Tokyo e lo incarica di liberare gli ostaggi.
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YAKUZA (USA, 1975) diretto da SYDNEY POLLACK. Interpretato da ROBERT MITCHUM, TAKARURA KEN, BRIAN KEITH, OKADA EIJI, KISHI KEIKO, RICHARD JORDAN
Un ex poliziotto statunitense ha trascorso diversi anni nell’arcipelago asiatico più orientale e conosce dunque molto bene tutto quel che riguarda il Giappone, compresa la Yakuza (una sorta di mafia nipponica) e il relativo codice d’onore. Laggiù ha conosciuto anche una donna di cui s’è innamorato e che gli ha dato una figlia. Quando un’associazione criminale sequestra i figli di un trafficante d’armi, quest’ultimo spedisce il suo migliore amico (l’agente in pensione, appunto) a Tokyo e lo incarica di liberare gli ostaggi. L’inviato in Giappone, facendo leva anche e soprattutto sulle proprie conoscenze nella materia militare e nazionale, riesce nell’impresa, aprendo una breccia fra i nemici e provocando involontariamente la morte di un’amica. Con quest’opus in cadenze di noir melodrammatico con ambizioni di critica politico-sociale, Pollack ha messo in piedi un film capace di sorprendere per la raccapricciante esposizione di una violenza mai fine a sé stessa che aspetta, per esplodere in tutto il suo potere, la parte finale, permettendo perciò alla tensione di accumularsi e poi sfoderare un finale che lascia di stucco per l’imprevedibilità che in quegli istanti l’intreccio coglie con apprezzabile precisione. Un R. Mitchum in stato di grazia, con una carriera alle spalle già nutrita e selezionata, che stupisce il pubblico con un individuo che accantona l’onore di un corpo militare per privilegiare, come suoi strumenti d’azione, le armi sentimentali come l’amore e l’amicizia per le quali è tuttavia disposto a rischiare moltissimo e pure ad adoperarle nella loro versione più brutale e macabra. Un’interpretazione eccellente e sublime, da premio Oscar. Insolito sguardo sulla terra nipponica, guardata con un occhio polemico specialmente nei confronti dei gangster dell’Estremo Oriente, così diversi da quelli europei e americani per un controllo flemmatico delle emozioni e un distacco sensitivo che praticamente li trasforma in assassini premeditanti in grado di ordinare omicidi mantenendo però una pazienza e una tranquillità a dir poco glaciali. Scritto da Robert Towne (lo sceneggiatore di Chinatown, uscito l’anno prima) e dai fratelli Schrader (Paul e Leonard), i quali sono riusciti con garbo infinitesimale a costruire una vicenda che sa concentrare i momenti cruciali in pochi spezzoni narrativi, consentendo alla storia di evolversi seguendo un percorso che va di pari passo con l’aumento della curiosità e che non tradisce i propri ideali di denuncia indiscriminata. Nonostante un debutto poco esaltante, il film ha poi riguadagnato terreno ed è oggi considerato un cult, dal momento che il tempo gli ha reso giustizia e che nel frattempo il favore degli spettatori è stato adeguatamente conquistato. Una delle poche pellicole gangsteristiche che non punta l’indice contro i mandanti ma al tempo stesso non rappresenta la crudeltà delle organizzazioni di stampo mafioso come un deterrente contro l’ordine costituito e i poteri comunemente riconosciuti, preferendo insistere sulla riservatezza dei personaggi e le motivazioni che li conducono a combattersi l’un l’altro pur di difendere le proprie idee e credenze. Fra le scene più toccanti e incisive, c’è l’allenamento degli shogun nella palestra gestita dal giovane addestratore. Nella versione originale vi sono alcuni dialoghi in giapponese, sottotitolati in inglese. Uscito inizialmente con una lunghezza di 123 minuti.
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davide chiappetta
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sabato 12 aprile 2014
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capolavoro yakuza
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Situato principalmente in un Giappone contemporaneo, The Yakuza mostra Robert Mitchum come Harry Kilmer - un ex combattente, un duro tutto d'un pezzo che si che dirige verso la terra del Sol Levante dopo che la figlia di un vecchio amico viene rapita da un boss mafioso spietato. Harry di conseguenza, chiede l'aiuto di un ex membro Yakuza (Takakura Ken, 'Non è più tempo d'eroi', 'Black Rain', 'Antarctica', l'attore descritto dai critici americani come 'quello che non sorride mai'), e trova anche il tempo per rintracciare una vecchia amante (Keiko Kishi) e sua figlia (Christina Kokubo). Verboso e ritmato come ci si potrebbe aspettare da un film di Sydney Pollack, The Yakuza è un efficacissimo noir che beneficia indubbiamente dalla convincente performance del grande Robert Mitchum.
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Situato principalmente in un Giappone contemporaneo, The Yakuza mostra Robert Mitchum come Harry Kilmer - un ex combattente, un duro tutto d'un pezzo che si che dirige verso la terra del Sol Levante dopo che la figlia di un vecchio amico viene rapita da un boss mafioso spietato. Harry di conseguenza, chiede l'aiuto di un ex membro Yakuza (Takakura Ken, 'Non è più tempo d'eroi', 'Black Rain', 'Antarctica', l'attore descritto dai critici americani come 'quello che non sorride mai'), e trova anche il tempo per rintracciare una vecchia amante (Keiko Kishi) e sua figlia (Christina Kokubo). Verboso e ritmato come ci si potrebbe aspettare da un film di Sydney Pollack, The Yakuza è un efficacissimo noir che beneficia indubbiamente dalla convincente performance del grande Robert Mitchum. Gran parte del film è dedicato alla lunghe sequenze di dialoghi in cui i personaggi contemplano le varie differenze culturali che esistono fra loro, roba non tanto interessante e certamente non affascinante come i sceneggiatori Paul Schrader e Robert Towne credono chiaramente che sia, specialmente da quanto dozzine di film sono passati sotto i ponti a descrivere tali argomenti. Detto questo, il film aumenta di spessore e interesse in maniera considerevole in quanto si trasforma lentamente in una storia di 'revenge' che si conclude con un finale davvero emozionante, che trova Mitchum e Ken penetrare in una roccaforte Yakuza, dove devono combattere quasi due dozzine di soldati (Mitchum, armato con un fucile e una pistola, è particolarmente cool e 'badass'). Capolavoro.
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dandy
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lunedì 7 marzo 2011
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sydney pollack san
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Noir violento e spettacolare,in cui si respira l'aria malinconica e nostalgica dei film di genere anni '40,complice la presenza dell'immenso Mitchum(ma il resto del cast non gli è da meno)e con un pizzico del coevo wuxpasian.Un inno struggente all'amicizia virile e una riflessione sulla cultura giapponese attraverso gli occhi di uno straniero.Forse l'opera più riuscita del regista,ispirato dalla storia di Leonard Schrader,che visse per anni in Giappone.Takakura interpreterà un personaggio analogo in "Black Rain" di Ridley Scott.
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lunedì 7 marzo 2011
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sydney pollack san
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Noir violento e spettacolare,in cui si respira l'aria malinconica e nostalgica dei film di genere anni '40,complice la presenza dell'immenso Mitchum(ma il resto del cast non gli è da meno)e con un pizzico del coevo wuxpasian.Un inno struggente all'amicizia virile e una riflessione sulla cultura giapponese attraverso gli occhi di uno straniero.Forse l'opera più riuscita del regista,ispirato dalla storia di Leonard Schrader,che visse per anni in Giappone.Takakura interpreterà un personaggio analogo in "Black Rain" di Ridley Scott.
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giorpost
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domenica 15 novembre 2009
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sontuoso caposaldo del cinema di pollack
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Nella cultura orientale, ed in particolare in quella giapponese, si trovanno sovente usanze che a noi occidentali possono sembrare eccessive, in taluni casi incomprensibili. Ma le tradizioni vanno comunque rispettate e nell'aver visto per la prima volta "Yakuza" (The Yakuza - USA/Giappone, 1975) ho provato esattamente questo sentimento: il rispetto.
Yakuza narra di un imprenditore americano in affari loschi con un capo-mafia nipponico con il quale non ha saputo adempiere ad un accordo relativo ad un grosso carico di armi. Questi (George Tanner/Brian Keith)si vede rapire i suoi due figli e si rivolge dunque all'amico nonchè compagno di Guerra Harry Kilmer (Robert Mitchum) per risolvere la questione in quanto Harry conosce uno yakuza di Tokyo.
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Nella cultura orientale, ed in particolare in quella giapponese, si trovanno sovente usanze che a noi occidentali possono sembrare eccessive, in taluni casi incomprensibili. Ma le tradizioni vanno comunque rispettate e nell'aver visto per la prima volta "Yakuza" (The Yakuza - USA/Giappone, 1975) ho provato esattamente questo sentimento: il rispetto.
Yakuza narra di un imprenditore americano in affari loschi con un capo-mafia nipponico con il quale non ha saputo adempiere ad un accordo relativo ad un grosso carico di armi. Questi (George Tanner/Brian Keith)si vede rapire i suoi due figli e si rivolge dunque all'amico nonchè compagno di Guerra Harry Kilmer (Robert Mitchum) per risolvere la questione in quanto Harry conosce uno yakuza di Tokyo. E qui viene svelato il triste passato di Harry, caratterizzato dalla dolce storia d'amore con la bella e misteriosa Eiko Tanaka, lasciata vent'anni prima per un patto d'onore col fratello di lei (Ken Tanaka/Ken Takakura). Ma, si sa, le strade a volte si intersecano nuovamente e difatti i due si ritrovano a Tokyo dove Harry fa di tutto per togliere dai guai l'amico e trova un'inaspettato sostegno proprio da Ken il quale deve liberarsi di un' "obbligazione" (負債, in giapponese) nei riguardi dell'ex amante della sorella.Il tutto sembra andare secondo i piani ma l'onore e l'orgoglio nella criminalità è un tratto comune ad ogni latitudine percui Ken è condannato a morte ed Harry è ricercato. A questo punto della storia scritta da Paul Schrader (Taxi Driver)veniamo a conoscenza dell'usanza tra gli yakuza di tagliarsi il mignolo per farsi perdonare una colpa e del fatto che Ken è, in realtà,il marito di Eiko. Inutile raccontare un finale scontato(da citare la morte della figlia di Eiko e Ken)ma è rilevante come un americano torni indietro per farsi perdonare allo stesso modo della tradizione niponica (tagliandosi il dito)per il fatto di aver rovinato la vita ad un uomo, Ken, che fa della moralità un perno della propria esistenza.
Ottima prova di Ken Takakura, perfetto in quei panni. Da notare come dalla sequenza della lotta con le katane nella casa del boss abbia tratto ispirazione Tarantino per il suo Kill Bill.
Mitchum al massimo della carriera, disincantato romanticone senza via di scampo da una vita che glia ha tolto l'unico vero amore mai incontrato. Un amore, però, irrealizzabile.
Grazie Sidney Pollack, ci inchiniamo a tuo cospetto, proprio come spesso si vede nel film.
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david
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lunedì 1 gennaio 2007
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capolavoro
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Ma come si può dare soltanto due stelle ad un film del genenere....???
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oiabun
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sabato 10 giugno 2006
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e takakura ken?
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Concordo pienamente con chi ritiene questo un grande film ma vorrei sottolineare oltre alle interpretazioni di Brian Keith (altro che Tre nipoti e un maggiordomo)e Robert Mitchum (sempre troppo sottovalutato) anche la presenza di un asciutto, solido, quasi roccioso Ken Takakura...la sua è una personificazione talmente credibile di uno Yakuza da alimentare il dubbio che lo sia veramente...dubbio peraltro confermato anche da alcune voci circolate in Giappone. Dopo trent'anni sono riuscito a procurarmi di nuocvo questo film e l'ho apprezzato ancora di più rispetto alla prima volta. Mitico.
[+] robert mitchum mai sottovalutato
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wurdalak
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giovedì 1 luglio 2004
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errata corrige
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L'anno di realizzazione è il '75, ed è grazie alla sceneggiatura di Paul Schrader se nel film è riscontrabile una così profonda conoscenza delle tradizioni giapponesi.
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wurdalak
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giovedì 1 luglio 2004
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quando hollywood si incontrò con la toei
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Questa coproduzione nippo-americana del 1976 rappresenta, a mio avviso, il punto più alto della cinematografia di Pollack.Questo film, oltretutto, denota in chi l'ha diretto una buona conoscenza della cultura giapponese ed un profondo rispetto per essa. I personaggi sono disegnati con autentica maestria, la sceneggiatura è solida e non scade mai nel banale e le musiche e la fotografia sono davvero stupende. Mai più dal cinema americano il tema della yakuza verrà trattato con una simile finezza e sensibilità. I due protagonisti, Robert Mitchum e Takakura Ken sanno infondere un intensità ed un umanità davvero straordinaria ai loro personaggi. Il duello finale, poi, a colpi di katana è davvero da antologia.
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Questa coproduzione nippo-americana del 1976 rappresenta, a mio avviso, il punto più alto della cinematografia di Pollack.Questo film, oltretutto, denota in chi l'ha diretto una buona conoscenza della cultura giapponese ed un profondo rispetto per essa. I personaggi sono disegnati con autentica maestria, la sceneggiatura è solida e non scade mai nel banale e le musiche e la fotografia sono davvero stupende. Mai più dal cinema americano il tema della yakuza verrà trattato con una simile finezza e sensibilità. I due protagonisti, Robert Mitchum e Takakura Ken sanno infondere un intensità ed un umanità davvero straordinaria ai loro personaggi. Il duello finale, poi, a colpi di katana è davvero da antologia. In sintesi, un opera eccezionale che ci fa rimpiangere non poco quella straordinaria stagione del cinema che furono i settanta.
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