riccardo
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domenica 29 dicembre 2024
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propagandistico
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Film abbastanza simpatico per buttare via 113 minuti. Film senza pretese. Divertente ma andava un po' sforbiciato per togliere il superfluo. Già a metà film non si vede l'ora che finisca. Assolutamente inutili le scene di propaganda gender LGBT, idem la scena lesbo con panchina rossa nel finale.
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sabato 9 novembre 2024
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un mondo carino
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un film carino ma e un pò noioso però e interessante bello e merita un 6\10
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joe_movie
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domenica 6 ottobre 2024
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bella storia
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La storia é molto bella, Albanese e La Raffaele funzionano assieme. Mi piace l'idea di voler valorizzare l'Abruzzo che viene venduto sempre troppo poco e male rispetto ciò che meriterebbe.
Purtroppo però la fotografia non è bella, sembra quella delle soap opera. La regia é ancora peggio, veramente imbarazzante. Fegatelli ripetuti allo sfinimento, cut poco chiari...
Peccato, perchè il cast e la storia mi son piaciuti.
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fabal
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lunedì 23 settembre 2024
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un mondo, a parte gli stereotipi
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Michele insegna in una scuola elementare della periferia romana ma, stufo di restare inascoltato e ricevere minacce, chiede il trasferimento in un piccolo comune di montagna in Abruzzo. Convinto di trovare tranquillità e persone in pace con la natura troverà invece genitori rassegnati e una burocrazia minacciosa: la scuola elementare di Rupe, infatti, rischia di chiudere perché ha pochi iscritti.
L'inizio del film, che non può non ricordare Io speriamo che me la cavo, è promettente e sembra introdurre una commedia piacevole con qualche tinta impegnata. Albanese è nella parte, sulle prime spaesato, vittima di quell'idealismo da cittadino deluso: nella realtà dei fatti, però, a Rupe fa freddo, tanto freddo, e Michele nemmeno è capace ad accendere la stufa.
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Michele insegna in una scuola elementare della periferia romana ma, stufo di restare inascoltato e ricevere minacce, chiede il trasferimento in un piccolo comune di montagna in Abruzzo. Convinto di trovare tranquillità e persone in pace con la natura troverà invece genitori rassegnati e una burocrazia minacciosa: la scuola elementare di Rupe, infatti, rischia di chiudere perché ha pochi iscritti.
L'inizio del film, che non può non ricordare Io speriamo che me la cavo, è promettente e sembra introdurre una commedia piacevole con qualche tinta impegnata. Albanese è nella parte, sulle prime spaesato, vittima di quell'idealismo da cittadino deluso: nella realtà dei fatti, però, a Rupe fa freddo, tanto freddo, e Michele nemmeno è capace ad accendere la stufa. Anche gli abitanti del luogo non sono poi così caldi, e per giunta non sembrano condividere alcun amore per la terra e la natura.
Una volta affrontato il traumatico ambientamento, Un mondo a parte cambia registro e inizia una riflessione sulle problematiche della scuola, entrando a gamba tesa su burocrazia ed istituzioni.
Inizia così un secondo film con qualche pretesa di impegno, davvero poco verosimile. I dialoghi diventano schematici, densi di problematiche che gli attori ripetono con troppe forzature: la scuola che non funziona, gli stipendi troppo bassi, la responsabilità dei docenti. Più che un credibile personale scolastico, lo stuolo di personaggi sembra lo svogliato portavoce di una serie di lagne degli addetti ai lavori, tutte affrontate in modo generico e poco sentito, al limite del luogo comune. Luogo comune poi ampiamente oltrepassato quando subentrano le tematiche sessuali, messe lì giusto per far volume concettuale e trasformare Michele nell'eroe che non meritiamo né di cui abbiamo bisogno.
Anche la Raffaele, impeccabile nel suo accento abruzzese, risente di questa lagnanza dialogica che neanche viene corretta dalla sua vita extrascolastica. Anche qui la sceneggiatura non trova di meglio che ricorrere allo stereotipo del marito che va “a zoc*ole” (ripetendolo almeno sei volte) degno di un comico trash che davvero non ha bisogno di questi omaggi nel cinema italiano.
Ultimo sgradevole tratto del film è il cinismo nell'escamotage per non far chiudere la scuola: l'accoglienza utilitaristica dei profughi non fa ridere così come il falso deficit cognitivo attribuito al bambino. Se questo cinismo fosse bilanciato da una tendenza generale al black humour sarebbe forse perdonabile, ma dopo tutti questi richiami ai buoni sentimenti risulta davvero fuori luogo.
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jeanclaude17
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giovedì 5 settembre 2024
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fatico veramente a comprendere certe stroncature!
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Premetto che il film non è una commedia o almeno non una commedia leggera tendente a fare ridere, non lo definirei nemmeno drammatico perché tale definizione sarebbe molto eccessiva, direi più una commedia dolce e malinconica che ha come obiettivo quello di fare riflettere su un'Italia che giorno dopo giorno rischia di perdere la propria identità fatta anche di piccoli borghi e paesetti che, causa l'invecchiamento della popolazione e le mancate nascite, rischiano di svuotarsi ed essere abbandonati al proprio triste destino. Detto questo, il film pure se una favoletta dei buoni sentimenti con inevitabile lieto fine, scorre bene, è davvero ben fatto e molto piacevole, molto bravi gli attori a cominciare dai due interpreti principali Virginia Raffaele ed Antonio Albanese, si tenga conto del fatto che, escludendo altri 5 o 6 attori professionisti per ruoli di contorno, tutto il resto del cast è composto da gente del posto (la maggior parte proveniente da Pescasseroli) che nella vita fa altro, molto molto bravi anche i bambini cui va un grande plauso.
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Premetto che il film non è una commedia o almeno non una commedia leggera tendente a fare ridere, non lo definirei nemmeno drammatico perché tale definizione sarebbe molto eccessiva, direi più una commedia dolce e malinconica che ha come obiettivo quello di fare riflettere su un'Italia che giorno dopo giorno rischia di perdere la propria identità fatta anche di piccoli borghi e paesetti che, causa l'invecchiamento della popolazione e le mancate nascite, rischiano di svuotarsi ed essere abbandonati al proprio triste destino. Detto questo, il film pure se una favoletta dei buoni sentimenti con inevitabile lieto fine, scorre bene, è davvero ben fatto e molto piacevole, molto bravi gli attori a cominciare dai due interpreti principali Virginia Raffaele ed Antonio Albanese, si tenga conto del fatto che, escludendo altri 5 o 6 attori professionisti per ruoli di contorno, tutto il resto del cast è composto da gente del posto (la maggior parte proveniente da Pescasseroli) che nella vita fa altro, molto molto bravi anche i bambini cui va un grande plauso. Concludendo un film molto delicato, molto piacevole, adatto a chi ha della sensibilità, cosa che evidentemente è del tutto assente in coloro che hanno voluto stroncarlo.
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angelo.panzacchi
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domenica 4 agosto 2024
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veramente scarso
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"Un mondo a parte" di Riccardo Milani è stato accolto con una serie di critiche negative che evidenziano diversi problemi nel film.
Uno dei principali difetti risiede nell'eccessiva retorica e didascalismo, che tendono a ribadire concetti già chiari, sacrificando così aspetti più interessanti della trama, come la gestione quotidiana della classe da parte del protagonista, Michele, interpretato da Antonio Albanese. Questo approccio risulta piuttosto pesante e ridondante, penalizzando l'andamento narrativo del film.
Inoltre, alcune sottotrame sono giudicate superflue e mal gestite. Un esempio lampante è la breve parentesi dedicata al tentato suicidio di una ragazza, considerata una caduta di stile che trascina il film nei peggiori cliché del cinema italiano, con eccessi stilistici e una messa in scena approssimativa.
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"Un mondo a parte" di Riccardo Milani è stato accolto con una serie di critiche negative che evidenziano diversi problemi nel film.
Uno dei principali difetti risiede nell'eccessiva retorica e didascalismo, che tendono a ribadire concetti già chiari, sacrificando così aspetti più interessanti della trama, come la gestione quotidiana della classe da parte del protagonista, Michele, interpretato da Antonio Albanese. Questo approccio risulta piuttosto pesante e ridondante, penalizzando l'andamento narrativo del film.
Inoltre, alcune sottotrame sono giudicate superflue e mal gestite. Un esempio lampante è la breve parentesi dedicata al tentato suicidio di una ragazza, considerata una caduta di stile che trascina il film nei peggiori cliché del cinema italiano, con eccessi stilistici e una messa in scena approssimativa.
Nonostante le buone intenzioni del regista e il messaggio di fondo sull'importanza della comunità e dei piccoli borghi, il film non riesce a mantenere una visione obiettiva e spesso cade in un sentimentalismo esagerato che offusca la narrazione. La storia stessa, che dovrebbe celebrare la resilienza e la solidarietà dei piccoli comuni, risulta priva di profondità e di reale incisività.
In conclusione, "Un mondo a parte" si rivela un tentativo poco riuscito di combinare commedia e dramma, con una sceneggiatura debole e troppe concessioni a una retorica stantia. Nonostante la presenza di attori di talento come Antonio Albanese e Virginia Raffaele, il film non riesce a emergere dal panorama del cinema italiano con la forza necessaria per lasciare un impatto duraturo
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giordano giordani
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venerdì 19 luglio 2024
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mediocre albanese.
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Inverosimile, patetico, scontato (ad ogni scena sai già la prossima), indeciso sul versante da prendere - malincoMico o meNodrammatico- Milani scrive una sceneggiatura piena di buchi (con Michele Astori) e contrabbanda la storia di un poveraccio (ovviamente: è un insegnante, mica poteva essere reso diversamente) che si "ricicla" in uno sperduto paesino. Ma il fatto è che nemmeno con una pluriclasse di OTTO bambini riesce a insegnare. Al massimo, apprenderà come accendere una caldaia, far innamorare la Virginia (ma come? E chi lo sa: non è nemmeno chiaro perché accada e cosa scatti nella donna), salvare una giovane nelle acque ghiacciate del lago di Barrea, comprarsi finalmente scarponi adatti e piumini, visto che, sprovveduto com'è, arriva ad Opi (il vero nome del paesino) in giacca e mocassini.
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Inverosimile, patetico, scontato (ad ogni scena sai già la prossima), indeciso sul versante da prendere - malincoMico o meNodrammatico- Milani scrive una sceneggiatura piena di buchi (con Michele Astori) e contrabbanda la storia di un poveraccio (ovviamente: è un insegnante, mica poteva essere reso diversamente) che si "ricicla" in uno sperduto paesino. Ma il fatto è che nemmeno con una pluriclasse di OTTO bambini riesce a insegnare. Al massimo, apprenderà come accendere una caldaia, far innamorare la Virginia (ma come? E chi lo sa: non è nemmeno chiaro perché accada e cosa scatti nella donna), salvare una giovane nelle acque ghiacciate del lago di Barrea, comprarsi finalmente scarponi adatti e piumini, visto che, sprovveduto com'è, arriva ad Opi (il vero nome del paesino) in giacca e mocassini. In inverno, quarda caso quando le assegnazioni provvisorie vengono date ad inizio anno scolastico...Contorto. E poco serve (già, contributi, tax credit, patrocini, sponsor...) affidare ad un assicuratore, per dirne una, il ruolo di albergatore solo perché ha la faccia di nato in Abbruzzo. Cinema malato che poco ammalia e fa molto male a chi lo guarda.
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spione
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martedì 14 maggio 2024
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“la montagna lo fa!”
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Diciamocelo: fino a tre quarti il film regge grazie ad un ritmo agile, alla bravura dei due protagonisti, a qualche espediente che Milani ricava dal suo indiscutibile mestiere e al modo sinceramente affettuoso – per quanto un po’ stereotipato - con cui ci racconta il “suo” Abruzzo. Poi arriva inevitabilmente un bivio in cui bisogna scegliere se sviluppare la vicenda lungo una linea più originale e coraggiosa oppure assecondare la sensibilità e il gusto del grande pubblico.
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Diciamocelo: fino a tre quarti il film regge grazie ad un ritmo agile, alla bravura dei due protagonisti, a qualche espediente che Milani ricava dal suo indiscutibile mestiere e al modo sinceramente affettuoso – per quanto un po’ stereotipato - con cui ci racconta il “suo” Abruzzo. Poi arriva inevitabilmente un bivio in cui bisogna scegliere se sviluppare la vicenda lungo una linea più originale e coraggiosa oppure assecondare la sensibilità e il gusto del grande pubblico. E visto che Milani “tiene famiglia” (ben tre figlie!) c’è poco da sorprendersi se finisce col scegliere la via più facile, virando senza particolari imbarazzi verso l’apologo buonista (sì, odio anch’io questa parola) alla fabiofazio: buoni sentimenti, apertura e accoglienza verso i migranti, un po’ di retorica sull’importanza della scuola, qualche immagine documentaristica della fauna montana, trionfo dell’ “ammoeure” tal quale ai film americani.
Peccato, perché prima - in almeno un paio di punti - non si era fatto scrupolo di sfidare il tabù del politically correct. Ma purtroppo produzione e distribuzione hanno le loro leggi, e se vuoi incassare (com’è successo) 7 milioni di euro nelle prime 5 settimane di programmazione non ci sono molte verze da sfogliare.
In ogni caso una commedia piacevole e divertente, che tra l’altro proprio oggi ha trovato la sua consacrazione anche nella cronaca (vedi "Repubblica online" di oggi: "Francia, quattro pecore iscritte a scuola per evitare la chiusura di una classe nella Mosella”)
Encomiabile la scelta di affiancare esclusivamente interpreti locali, quasi sempre non professionisti a Virginia Raffaele e Antonio Albanese. Imperdibili l’accento sulmonese (che poi è quello materno) di lei e, ancor più, lui quando arranca sotto la tempesta di neve con i mocassini ai piedi o cerca di “appicciare” la stufa gettando i fiammiferi direttamente sui ciocchi di legno.
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maramaldo
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lunedì 6 maggio 2024
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e vola vola vola vola
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e vola lu cardillo. All'Abruzzo l'omaggio di questa stornellata, musicata nel 1922.
Un mondo a parte? Un mondo partito. Ancora un film che "ci" racconta. Ora, non siamo nè meglio nè peggio ma ci siamo un po' stancati, descritti, poi, accuscì. Per fortuna c'è un Milani allegro e svagato, obbliga a vederlo contentando il pubblico accomodante con una conclusione tenerona. Sa far pure recitare le bestie. Non sto provocando. All'inizio un lupo scruta incuriosito il goffo figuro che si dimena tra le sue nevi. Sentito un certo ragionamento, la pecora bela un suo dissenso.
Milani limita Albanese al quale si riconoscono spessore e versatilità.
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e vola lu cardillo. All'Abruzzo l'omaggio di questa stornellata, musicata nel 1922.
Un mondo a parte? Un mondo partito. Ancora un film che "ci" racconta. Ora, non siamo nè meglio nè peggio ma ci siamo un po' stancati, descritti, poi, accuscì. Per fortuna c'è un Milani allegro e svagato, obbliga a vederlo contentando il pubblico accomodante con una conclusione tenerona. Sa far pure recitare le bestie. Non sto provocando. All'inizio un lupo scruta incuriosito il goffo figuro che si dimena tra le sue nevi. Sentito un certo ragionamento, la pecora bela un suo dissenso.
Milani limita Albanese al quale si riconoscono spessore e versatilità. Piace ancora una volta fargli fare il fessacchiotto con idee poche ma confuse.
Raggio di sole la Raffaele. Padrona non spadroneggia, giuliva e sentimentale ad un tempo, ironica ma comprensiva. Da invaghirsene, per lei cambierei il ticket elettorale: Virginia for President. Viva l'Italia.
Il film, non chiedetemi su che vuole menarla. Opino basandomi sui miei pregiudizi. Molta roba, comunque. Innanzitutto, forse un rimpianto di quando funzionavano le "scuole rurali". Sparse nelle campagne desolate, servivano a tenervi fermi i villani che, inurbati, avrebbero dato fastidio. Se ne occupava tra l'altro una "Riforma" del 1922. Pensata da un pensatore compaesano di Matteo Messina Denaro. Ma chi volete tenerci nei campi? Servono trattori non bifolchi. In "villa" ci vanno i signori. I contadini sono imprenditori dell'agroalimentare che baccagliano con l'Europa. L'agriturismo è stagionale, lo dice il film: settembre, andiamo, è tempo di migrare... e di ritornare con la buona stagione.
Si lamenta la diminuzione delle nascite. La verità, dichiarata solo da sprovveduti, è che ci dispiace di sparire come "italiani" qualunque cosa significa. Avete notato il bimbetto diafano con i capelli color del lino, il moretto ricciutello? Appartiene a loro l'avvenire. Conviveranno? Manterranno le conquiste che celebriamo nelle ricorrenti rimembranze di lacrime e sangue? L'Abruzzese di una volta avrebbe detto: Amico caro, che te ne fotte, tanto non ci starai cchiù.
Milani saggiamente non tiene d'occhio gli Abruzzesi che pur vogliono dire qualcosa. Avrebbe dovuto ammettere che dànno il meglio solo cambiando aria. Eppure ce ne sono ancor oggi che dal piccolo schermo t'insegnano a vivere. Può mettervi in cattiva luce recitare La pioggia nel pineto. Un'occhiata ai libri al Vittoriale informa che il vate guerriero in ultimo pensava in... francese. "Pensava in napoletano", invece, il filosofo di Pescasseroli, oggi non lo confesserebbe volentieri. Per un cult recatevi al sito rupestre da dove partirono i progenitori di Louise Veronica Ciccone, popolana talentuosa, "chiamatemi Madonna".
Milani sa essere attuale, coglie istanze pregnanti. Ritorno alla natura, restituire quella terra al suo wildelife. Circolano tranquilli i lupi, familiarizzati con quegli umani. Certo, ululano ma è il loro talk show. Non si azzardi il pecoraio ad avvelenarli. Ammirate mamma orsa, così attenta e premurosa. Nei cieli volteggiano aquile, sparvieri, nibbi. Ma, dicevano pure: vola vola vola, e vola lu... pavone. Che volevate cantare, nel 1922?
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giajr
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sabato 4 maggio 2024
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buona l''idea, sconfortante il risultato
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Il tema della progressiva chiusura delle scuole nei piccoli centri, specialmente quelli sperduti, in cui i bambini si contano sulla punta delle dita e nei quali esiste ancora il concetto di "pluriclasse" è davvero importante; in quanti, che vivono nelle grandi città, sanno cosa sono le pluriclassi? Eccetto coloro che da bambini seguivano la nota serie televisiva "La casa nella prateria"?
Ebbene, Albanese ha toccato un problema vero, attuale, in cui gli insegnanti ed i presidi sono davvevo costretti a cooptare alunni nei paesi limitrofi o a convincere qualche genitore del posto affinché non opti per un'iscrizione "in città" del proprio figlio, magari perchè la scuola è più vicina al suo posto di lavoro.
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Il tema della progressiva chiusura delle scuole nei piccoli centri, specialmente quelli sperduti, in cui i bambini si contano sulla punta delle dita e nei quali esiste ancora il concetto di "pluriclasse" è davvero importante; in quanti, che vivono nelle grandi città, sanno cosa sono le pluriclassi? Eccetto coloro che da bambini seguivano la nota serie televisiva "La casa nella prateria"?
Ebbene, Albanese ha toccato un problema vero, attuale, in cui gli insegnanti ed i presidi sono davvevo costretti a cooptare alunni nei paesi limitrofi o a convincere qualche genitore del posto affinché non opti per un'iscrizione "in città" del proprio figlio, magari perchè la scuola è più vicina al suo posto di lavoro.
Sono vere e proprie cacce al tesoro che si ripetono ogni anno... la concorrenza in quei paesi non la si combatte grazie all'offerta formativa, affinché sia più attrattiva... è sicuramente più facile trovare un riparo nelle famiglie degli immigrati, extracomunitari, profughi alle quali non mancano certamente i figli.
In questo la pellicola di Albanese è sicuramente fedele, ma è un po' poco per costruirci un film, se non ci si lavora un po' di più con la fantasia, tanto da crearvi un prezioso corollario intorno alla questione principale, sicuramente attuale ed importante.
Qui, non si è fatto nulla di tutto questo, o per lo meno molto poco; una storiella piuttosto banale, simil favola, che ricorda, ma che nemmeno ne raggiunge il livello, i film di Renato Pozzetto degli anni '80, del tipo "Un povero ricco", "Da grande", ecc.
Nulla a che vedere con il grande "Io speriamo che me la cavo", del mitico Paolo Villaggio.
Stupisce come chi produce, scrive, dirige pellicole come questa non si accorga della pochezza della trama.
Anche le riprese esterne che in diverse occasioni vogliono richiamare aspetti naturalistici, quasi con inquadrature ed una fotografia da documentario, non sono sufficienti a salvare questa film, oggettivamente troppo, troppo spoglio ed un tantino banale e scontato.
Bravi, comunque, gli attori.
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