Anno | 2024 |
Genere | Biografico, Drammatico, Musicale, |
Produzione | USA |
Durata | 141 minuti |
Al cinema | 4 sale cinematografiche |
Regia di | James Mangold |
Attori | Timothée Chalamet, Edward Norton, Elle Fanning, Monica Barbaro, Boyd Holbrook P.J. Byrne, Scoot McNairy, Will Harrison, Joe Tippett, Dan Fogler, Charlie Tahan, Laura Kariuki, David Alan Basche, Eli Brown, Eric Berryman, Eriko Hatsune, Peter Gray Lewis, Peter Gerety, David Wenzel, James Austin Johnson, Joshua Henry, Norbert Leo Butz, Craig Geraghty, Andrew Kober, Molly Jobe, Andy Grotelueschen, Cilda Shaur, Clark Carmichael, Michael Chernus, Dave Maulbeck, Lorin Doctor, Kayli Carter, Junior Cius. |
Uscita | giovedì 23 gennaio 2025 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Walt Disney |
MYmonetro | 3,63 su 29 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 20 gennaio 2025
James Mangold racconta la vita del musicista Bob Dylan. Il film ha ottenuto 8 candidature a Premi Oscar, 3 candidature a Golden Globes, 6 candidature a BAFTA, Il film è stato premiato a National Board, 3 candidature a Critics Choice Award, 4 candidature e vinto un premio ai SAG Awards, 1 candidatura a Writers Guild Awards, 1 candidatura a Directors Guild, 1 candidatura a Producers Guild, a AFI Awards, 1 candidatura a NSFC Awards, A Complete Unknown è 33° in classifica al Box Office. lunedì 28 aprile ha incassato € 1.265,00 e registrato 560.590 presenze.
CONSIGLIATO SÌ
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1961. Al capezzale di Woody Guthrie, cantante folk in fin di vita, si presenta un ragazzo del Minnesota, Robert Zimmerman, che si fa chiamare Bob Dylan. Woody e l'amico Pete Seeger lo ascoltano suonare e capiscono di avere a che fare con un talento raro. Dylan si fa strada rapidamente nella scena newyorchese del Greenwich Village e diviene un artista folk adorato per la sua capacità di unire una musicalità innata a temi di protesta che non fanno sconti al sistema. Si lega sentimentalmente a Sylvie Russo, ma la tradisce con Joan Baez, altro talento della scena folk. Fino al 1965, anno della svolta "elettrica", in cui Dylan suona con un gruppo rock e abbandona i testi impregnati di messaggi politici in favore di un lirismo surreale tra Rimbaud e Dylan Thomas. La comunità di Greenwich Village lo considera un traditore, ma il mondo è ormai ai suoi piedi.
"Chi vorresti essere? Tutto ciò che non vogliono che io sia". Attorno a questa frase già di culto ruota tutta l'operazione di A Complete Unknown, basato sul libro di Elijah Wald "Dylan Goes Electric!" e approvato in fase di sceneggiatura da Dylan stesso.
Risolvere l'enigma Bob Dylan, tra verità e menzogna, mito e idolatria, rimane chiaramente un'impresa impossibile. Allora meglio accettare la vulgata dylaniana per come è e lavorare sulla percezione di Dylan, quella del pubblico dei primi Anni Sessanta e di noi spettatori del terzo millennio. In questo senso l'operazione di Mangold è coraggiosa: seppur non radicale quanto il trattamento di Todd Haynes in Io non sono qui - che scomponeva Dylan in personaggi multipli, interpretati da attori differenti tra loro per età o etnia di appartenenza - è quantomeno abbastanza accorta da evitare l'approccio più tradizionale alla materia biografica.
Qui il peso è tutto sulle spalle di Timothée Chalamet e il focus è solo su un preciso periodo della carriera di Dylan, quello dell'ambizioso folksinger venuto dal nulla, con una valigia piena di canzoni e idee sconvolgenti. Distaccato, arrogante e imperscrutabile, il Dylan di Chalamet è un ragazzetto bizzoso, impossibile da associare logicamente all'autore di "Masters of War" o "Like a Rolling Stone", proprio come Dylan stesso, da sempre impegnato a nascondere la sua identità nelle composizioni. Come i fan ben conoscono, e come lui stesso ha implicitamente confermato, Dylan è le sue canzoni, nelle quali interpreta il pensiero (contro)corrente della protesta o si allontana da essa per sfuggire al conformismo dell'anticonformismo e dimostrarsi sempre un passo avanti rispetto agli altri.
Di qui la scelta di Mangold, anomala per il biopic musicale classico, di privilegiare, quasi fosse un musical, l'elemento sonoro rispetto alla storia, con Chalamet che reinterpreta molti brani del repertorio dylaniano.
Il lato più strettamente biografico di A Complete Unknown risulta, di conseguenza, sacrificato in termini temporali e obbligato a semplificare all'eccesso e a introdurre qualche forzatura - ad esempio cortocircuitando l'epilogo a Newport con la presenza di Johnny Cash.
Edward Norton è straordinario nei panni di Pete Seeger, il mentore disilluso, che si rende conto da subito che Dylan lo tradirà come Giuda e che lo surclasserà quanto a talento, ma non può fare a meno di credere in lui; meno approfondite le caratterizzazioni dei personaggi femminili, con Monica Barbaro mirabile nelle performance vocali sullo stile di Joan Baez, ma non altrettanto convincente nelle scene dialogate con Dylan/Chalamet. Difetti e forzature forse inevitabili in un'operazione a così alto grado di rischio, ma in definitiva il totale di A Complete Unknown è superiore alla somma delle sue molte parti.
Bellissimo film , magistrali i protagonisti Chalamet e Monica Barbaro le cui voci , nei duetti, sono da estasi. Parliamo di Bob Dylan, come poteva non esserci la sua splendida musica??? La voce di Chalamet nei brani dylaniani è straordinaria come la rievocazione di un periodo epocale di protesta, di storia americana e del vivere del musicista.
New York 1961! Dalla pancia dell’America profonda (Duluth, Minnesota), in una ‘grande mela’ già densa di fermenti culturali giovanili, sbarca il diciannovenne Robert Allen Zimmerman (sarà il suo vero nome?): per tutti Bob Dylan. Porta con sé una chitarra, tanto talento e il mito di due folk singer del calibro di Woody Guthrie e Pete Seeger [...] Vai alla recensione »
I primi passi, non troppo indecisi, compiuti da un ventenne Bob Dylan, possono forse essere accompagnati anche da chi non ne conosce alla perfezione lo stile musicale, se non attraverso le sue hit più celebrate. La pellicola del 62enne James Mangold, che con Quando L’amore Brucia L’anima – Walk The Line (Walk The Line; 2005) era già approdato nell'impervio mondo [...] Vai alla recensione »
Bob Dylan non è solo un nome, ma un fenomeno. Un artista che ha attraversato generi diversi – dalla canzone d’autore folk al jazz, al blues e al rock – rivoluzionando la musica con la sua chitarra, prima acustica e poi elettrica. Questo film non è una semplice biografia, ma attraverso immagini della vita del cantante, il regista cerca di cogliere il lato [...] Vai alla recensione »
Il film inizia con l’arrivo a New York del giovane Bobby, Bobby e poi?, Dylan, Bobby Dylan, all’ospedale dove un amorevole Pete Seeger si prende cura dell’amico Woody (Woody Guthrie, e scusa se è poco). Il giovanotto è scontroso, un po’ supponente, allo stesso tempo ossequioso e sfrontato, modesto e arrogante, e tu ti chiedi se il ragazzo ci è o ci [...] Vai alla recensione »
Premettendo che si tratta di un film per gente che un minimo di conoscenza delle canzoni del Menestrello di Duluth deve averla,la storia è quella del dualismo tra le origini " acustiche" dell' opera dylaniana e la svolta elettrica apertamente contestata dai puristi, ossia i capi del business folk dal quale il nostro proveniva.In primo piano le figure di Pete Seeger e Woody Gutrie, [...] Vai alla recensione »
? stato detto che, poich? il caso ci ha portati a nascere attorno alla met? del XIX secolo, abbiamo avuto una fortuna pazzesca a poter conoscere i mostri sacri della musica folk, blues e rock, i cui pezzi vengono ancora trasmessi dalle radio e amati anche dai pi? giovani.Tra questi mostri sacri c?? Bob Dylan, tra l?altro premio Nobel. Il meraviglioso film di James Mangold, A Complete Unknown, un verso [...] Vai alla recensione »
Dire “è nata una star” non è sufficiente per raccontare l’esordio sulla scena musicale di una leggenda come Bob Dylan. La storia inizia proprio dal principio, Robert Zimmerman è un ragazzo che scrive canzoni e vorrebbe dimostrare il suo talento e si presenta in una stanza di ospedale cove è ricoverato Woody Guthrie che è in compagnia di Pete Seeger. [...] Vai alla recensione »
Solo chi non conosce Dylan può forse apprezzare questo disperato e fallito tentativo di rappresentare filmicamente l'icona.. Un'impresa impossibile, di fronte alla quale sinora tutti sono stati costretti a gettare la spugna. Sarebbe bastato, per fare un'eccezione, il film di Todd Haynes "I'm Not There" per porre la parola fine ai tentativi.
Sono uscito dal cinema felice , canticchiando like a rolling stone . E questo la dice tutta sul fatto che il film mi sia piaciuto anzi di più, il film è bellissimo , gli attori sono bravissimi , anche quelli delle parti laterali .La ricostruzione storica del periodo è perfetta . La musica poi non si discute una serie di capolavori , cantati tralaltro benissimo dagli attori .
Orari pomeridiani sbagliati. Complimentoni
.. mi sembra tu abbia dimostrato. Grazie per la recensione. Un film che attendo da molto
Un film che si si addentra in un territorio non facile. Dylan è un personaggio difficile, in più vivente il che complica le cose. Chalamet è Bravo e sta bene nella parte, i pezzi che si susseguono sono fantastici inoltre appaiono alcuni personaggi mitici, tuttavia la sceneggiatura ha dei punti deboli e via via che il film va avanti la direzione narrativa non appare più [...] Vai alla recensione »
Magistrale. Un ritratto intenso di Bob Dylan e degli anni ’60, un’epoca in cui il sogno americano brillava ancora con forza. Straordinarie le interpretazioni degli attori, che danno vita a una narrazione impeccabile dei primi anni di successi del cantante. Il film esplora anche le sue relazioni amorose, mostrando come le donne, proprio come il resto del mondo, fossero destinate a orbitare [...] Vai alla recensione »
ben fatto ben recitato ma troppe canzoni e poche storie
Timothee' Chalamet si mette nei panni di Bob Dylan (cantando personalmente tutti i pezzi del film) e con lui riviviamo i "mitici" anni 60 -70 di musica americana (folk); Gli incontri: toccante quello con Woody Guthrie, Pete Seeger (che sara' il suo scopritore, nonche' l'organizzatore del festival folk di Newport) Joan Baez (con cui duettera' e avra' una love story, [...] Vai alla recensione »
In Chalamet abbiamo scoperto un grande cantante mentre per il resto la storia della svolta elettrica di Dylan non prende più di tanto, perchè è troppo lontana nel tempo per poterla sentirla appieno. Resta un buona visione condita dal lirismo della poetica dei brani.
Chissà se Bob Dylan ha mai desiderato essere veramente A Complete Unknown, un completo sconosciuto, come recita il verso di una delle sue canzoni più famose, Like a rolling stone, e il nome del film biografico in uscita che James Mangold gli ha dedicato, dopo aver già raccontato, ormai venti anni fa, la storia di un'altra figura iconica della musica folk e rock statunitense, Johnny Cash, rappresentato [...] Vai alla recensione »
Cominciamo dalla cosa più importante: A complete unknown è un bel film, che merita di essere visto e che racconta un pezzo di storia della musica popolare americana che non è così conosciuto: la nascita artistica di Bob Dylan e la sua evoluzione, fino alla svolta elettrica di Newport nel 1965. La storia è quello di un giovane folk singer del Minnesota che sbarca a New York perché cerca qualcosa: [...] Vai alla recensione »
In Hard Times in New York Town, una delle sue prime composizioni rimasta nel cassetto delle registrazioni fino alla pubblicazione trentaquattro anni fa del fondamentale The Bootleg Series Volumes 1-3 (Rare & Unreleased) 1961-1991, Bob Dylan nato Robert Allen Zimmerman canta «Come you ladies and you gentlemen, a-listen to my song. Sing it to you right, but you might think it's wrong».
Il fatto che sia stato lo stesso Bob Dylan a supervisionare il biopic su sé stesso, dando il placet al regista, sceneggiatore e produttore James Mangold, fa cascare tutta l'impalcatura ribelle di Acomplete unknown. Premessa: il film non è affatto male, anche se niente di sublime. Ha il pregio di far tornare lo spettatore a casa fischiettando Blowin' in the wind, dopo aver visto un'onestissima pellicola [...] Vai alla recensione »
New York, all'alba degli anni Sessanta. È lì che arriva dal nevoso Minnesota, imbracciando una chitarra come un'arma, un ragazzo apparentemente mite, con una manciata di canzoni tradizionali folk nel repertorio e una necessità di dire e raccontare cose ancora tutte da determinare. Bob Dylan non è un mistero. O, meglio, è un mistero perché tutto quel che ha detto e ha fatto - tanto, tantissimo - vale [...] Vai alla recensione »
Bob Dylan a New York, dal 1961 al 65. L'incontro in ospedale con l'idolo Woody Guthrie (e con Pete Seeger), e subito le carte in tavola, "Song to Woody", così si scrive un pezzo folk. Dylan che se la prende, la scena folk. Dylan che nessuno riesce a prenderlo. Era qui, non c'è più, lo imparano sulla loro pelle anche le donne. Dylan come un vento che spazza le strade di New York.
I dylaniani erano pronti con il fucile puntato. Gli odiatori di Timothée Chalamet il fucile lo avevano già caricato qualche film fa (noi no, lo abbiamo amato dalla particina in "Lady Bird" di Greta Gerwig: belloccio, di mondo, sgarbato con la ragazza di provincia). Armi cariche di pregiudizi senza una ragione, se non l'impulso irresistibile di non riconoscere il talento altrui, e di venerare il Bob [...] Vai alla recensione »
«Puoi essere bello o brutto, ma non puoi essere banale». Trovate un altro come lui: che ha vinto l'Oscar, il Golden Globe e svariati Grammy. E poi un giorno pure il Nobel: e nemmeno è andato a ritirarlo. Insisto, trovate un altro come lui: capace di influenzare in modo così radicato e potente la cultura (non solo di massa) del XX secolo, ma anche di questo.
Non era facile bloccare su celluloide la personalità di uno degli artisti contemporanei più influenti ed altrettanto misteriosi della storia recente. Occorreva fare delle scelte ben precise, prediligere una direzione verso la quale convogliare gli sforzi di scrittura e amalgamare il tutto con interpreti all'altezza e la forza trainante della musica.
Il film di James Mangold, il cui titolo deriva da un verso di "Like a Rolling stone", brano chiave del film e del passaggio alla fase rock dell'ex-menestrello, segue l'arrivo del diciannovenne Bob Dylan a New York nel 1961, alla ricerca del suo eroe, un Woody Guthrie malato e semiparalizzato. Viene accolto dalla scena folk newyorkese (lo stesso Guthrie, Pete Seeger, Joan Baez) che riconosce il suo [...] Vai alla recensione »
I biopic in grado di sganciarsi da una struttura sclerotica e inflessibile sono davvero rari, al punto che, al di là del soggetto trattato, ciò che si racconta sembra sempre la stessa storia. Per chiunque, in ogni ambito. La fluidità di una vita si perde spesso nell'infinito circuito meccanicistico (o addirittura messianico) di ascesa, inopinata pausa e definitiva resurrezione (oppure caduta rovinosa, [...] Vai alla recensione »
Forse alla fine la forza più evidente di "A complete unknown" ne rappresenta paradossalmente anche la sua più inevitabile debolezza. Raccontare Bob Dylan attraverso la sua musica, le sue canzoni, almeno limitatamente al periodo preso in considerazione (1961-1965, cioè fino al concerto di Newport, con la "svolta elettrica" e la contestazione), è meno rischioso che affrontare la complessità di un personaggio [...] Vai alla recensione »
È difficile bilanciare il culto inestinguibile per Bob Dylan professato da chi scrive e la sua generazione con una valutazione asettica di "A Complete Unknown" ("Un perfetto sconosciuto") che ricostruisce i quattro anni tra il 1961 e il 1965 in cui l'arruffato diciannovenne Robert Allen Zimmerman arriva nel West Village di New York dal natio Minnesota con la sua chitarra per suonare e fare visita all'idolat [...] Vai alla recensione »
Gli esordi e la parabola di Bob Dylan. L'incontro con Woody Guthrie e Joan Baez. La consacrazione. Film bello, bene interpretato e che dà l'immagine del mostro sacro di oggi quando era «a complete unknown», un perfetto sconosciuto. Tuttavia finisce per trasformarsi in un concertone, tanto gradito ai fan quanto confusionario a tratti. Troppo facile puntare in alto con repertori eccelsi.
Timothée Chalamet potrebbe sembrare un po' troppo anodi- no per interpretare un dirompente affabulatore come Bob Dylan. Eppure nel godibile e orecchiabile A complete unknown l'attore si dimostra un ottimo conduttore. Come per le migliori cover band, è la forza della musica e del suo autore a farti guadagnare la pagnotta. Ci sono così tanti Dylan - poeta, profeta, genio perduto e ritrovato - che sceglierne [...] Vai alla recensione »
A 19 anni Bob arriva a New York dal Minnesota con 2 dollari in tasca e in tre anni diventa protagonista della scena musicale folk degli anni '60. Nessuno conosce il giovane Zimmerman ma la sua fama cresce e si inserisce in un momento significativo della cultura americana. Raccontare tutto questo stata la scommessa del regista James Mangold che affrontare l'avventura umana di Bob Dylan con "A complete [...] Vai alla recensione »
Dal 1961 al 1965 nella vita di Dylan, grazie alla encomiabile mimesi di Chalamet, che riesce a spendersi fino a far dimenticare la propria aura da divo (idolo del giovane pubblico, ma non solo), in favore di un'interpretazione vibrante che vale una candidatura all'Oscar, ufficializzata ieri. Timmy - come l'ha chiamato lo stesso Dylan sui social, definendolo brillante - ci mette anima e pure voce: canta, [...] Vai alla recensione »
Un sunto dei primi cinque anni. Di cosa? Da un angolo, fondante, di arte/vita/mito secondo l'ufficiale vicenda, un ragazzo diventa Bob Dylan. Al Village acido e sporco d'epoca, in ospedale da Guthrie menomato, nel sogno di Seeger che vuole il trono per il folk, a Newport dove molla la voce-chitarra e spara rockband su quel sogno. E le donne: Joan Baez cristallina che erode la biondina italo americana, [...] Vai alla recensione »
Lo indica già il titolo: stiamo parlando di "un perfetto sconosciuto" (A Complete Unknown). È una provocazione, s'intende, perché forse il più grande di sempre è proprio Bob Dylan. Ma chi può dire di conoscerlo? Di poter capire la verità dietro alla stella? Hanno provato a rispondere Martin Scorsese, e poi Todd Haynes con Io non sono qui (sei attori per incarnare un unico personaggio, tra cui anche [...] Vai alla recensione »
Quando l'amore brucia l'anima - Walk the Line aveva vinto un Oscar, qualche Golden Globe e svariati altri premi, chissà quale sarà la sorte del nuovo film di James Mangold, quel A Complete Unknown (qui il trailer) nel quale si raccontano gli anni giovanili - e fondamentali - nella vita di Bob Dylan. Come noto, interpretato da Timothée Chalamet, affiancato da Monica Barbaro come Joan Baez, Elle Fanning, [...] Vai alla recensione »
Se dovessimo affidarci a A Complete Unknown per farci un'idea dell'impatto che la "svolta elettrica" di Bob Dylan ebbe sulla scena americana del 1965, quello che porteremmo a casa, per dirla col poeta, è che la rivoluzione più grande di un album come Highway 61 Revisited sia stata aver utilizzato il suono sgraziato di un fischietto acquistato da un ambulante per le strade di New York all'interno della [...] Vai alla recensione »
Newport Folk Festival. Sylvie sta guardando Bob Dylan mentre si esibisce con Joan Baez. Non riesce a sostenere quella loro intimità. Sta per scoppiare, si trattiene a fatica, piange e poi scappa via. Crede che la loro complicità sia assoluta mentre invece i due artisti non sono mai stati così lontani. Stacco. Durante la battuta di caccia La regola del gioco (1939) di Jean Renoir, la nobildonna Christine [...] Vai alla recensione »
Tagliamo corto, se vi piace Timothée Chalamet affrettatevi in sala, se vi piace Bob Dylan, be', potete rivedere il "trittico dylaniano" di Scorsese, The Last Waltz, No Direction Home e Rolling Thunder Revue. Se vi piace il cinema, poi, c'è I'm Not There di Todd Haynes, che col menestrello di Duluth gioca a nascondino, magistralmente. Il problema di A Complete Unknown, da giovedì sugli schermi, sta [...] Vai alla recensione »
Confessiamolo tutti, dylaniani e dylaniati: eravamo prevenuti su A complete unknown e l'idea che un giovane divo dalla faccetta cucciolosa - Timothée Chalamet - potesse interpretare il Bob Dylan dei primi anni Sessanta, e cantarne le canzoni, ci terrorizzava. Invece il film (che esce giovedì prossimo) c'è e Chalamet è bravo, ha fatto un lavoro di mimesi sul vero Dylan impressionante, dev'esserselo [...] Vai alla recensione »
A Complete Unknown di James Mangold, tratto da Dylan Goes Electric! di Elijah Wald, smaschera Bob Dylan (Timothée Chalamet) attraverso le sue canzoni: Masters of War è una serenata politica per sedurre Joan Baez; l'inno The Times They Are A-Changin' lo connette a una generazione che sembra conoscerla già a memoria; Blowin' In The Wind spiega il rapporto di riconoscenza e insofferenza con i mentori [...] Vai alla recensione »
Tra le ultime uscite, in sala dal 23 gennaio, A Complete Unknown, biopic basato sulla biografia Dylan Goes Eletric! scritta da Elijah Wald, che ripercorre la carriera di Bob Dylan, nel film interpretato da Timothée Chalamet. A Complete Unknown si presenta come un biopic sui generis, ciò si evince già dall'arco temporale della narrazione convogliato in soli cinque anni.
Per Timothée Chalamet la gioia più grande è stata ricevere i complimenti di Neil Young, e ovviamente - quelli di Bob Dylan a cui dà vita, con una performance assai studiata in A Complete Unknown, gli anni giovani del musicista, fra il 1961 e il 1964, quando completamente sconosciuto Robert Zimmerman che ha già però abbandonato il suo nome di famiglia sbarca a New York.
È il 1961, la città si muove nel solito inverno newyorkese. Dal retro di una vecchia station wagon, come un'epifania, fa la sua apparizione Robert Zimmermann (sarà il suo vero nome?). Si presenta agli avventori di un bar del Greenwich come Bobby Dylan. Arriva da Hibbing, Minnesota, un luogo che sembra partorito dalla fantasia di un cantastorie, come molte altre cose che lo riguardano.