Più di una decina di anni fa Steven Knight ci ha consegnato un piccolo, meraviglioso film " Locke", un solo straordinario interprete a bordo di un Suv che lungo il tragitto Birmingham, Londra , deve far fronte a una serie di telefonate, film sorretto da una spettacolare costruzione narrativa e uno stupefacente Tom Hardy che riesce a dare uno spessore morale ed emotivo al personaggio lavorando di sottrazione. Parole, si tratta di parole, l'importante è come vengono dette, come arrivano allo spettatore, come riescono a connetterlo con gli interpreti in scena, ebbene, il film di Christie Hall, non riesce a far uscire i dialoghi al di fuori del taxi giallo nel tragitto dall' aeroporto JFK di New York a Manatthan , guidato da Clark ( Sean Penn) con a bordo una bella ragazza bionda ( Dakota Johnson), le emozioni rimangono imbottigliate nell’ ingorgo stradale. Certo, le inquadrature sono efficaci così come il gioco dei campi e controcampi, perfettamente alternati, gli attori sono bravi, ma il dialogo intimo e denso di cui tanto si parla è vero solo in parte, a rompere il ghiaccio con l’assorta passeggera è il loquace taxista che rivendica l’importanza di una conversazione, della potenza di uno sguardo. Verità sacrosante, non fosse che le confidenze di lei e i consigli di lui sembrano a mezza strada tra un improvvisata seduta terapeutica e dialoghi da oratorio, in pochi minuti lui intuisce tutto di lei , della sua complicata situazione sentimentale con un uomo sposato e qui si scivola nel clichè della ragazza che non avendo avuto uno straccio di rapporto con il padre, lo cerca negli uomini che frequenta, aggiungiamoci le contraddizioni dello sfrenato taxi driver che prima esorta la ragazza ad aprirsi, poi l’ammonisce di non usare mai la parola amore, e qui si apre la12 solita diatriba su cosa vogliono gli uomini e cosa le donne. In questo notturno metropolitano forse non era sempre necessario coprire i vuoti con discorsi verbosi, rivelazioni dettagliate, creando un’asfissia verbosa che necessita di respirare e purtroppo penalizza anche la scena finale., due sconosciuti che alla fine non sono più così sconosciuti, in fondo non è una novità, è risaputo che a volte è più facile raccontarsi a chi non sa niente di noi, perché non ci sarà un dopo, le probabilità di rivedersi saranno assai remote. Ritengo che sia un film tecnicamente ben fatto, ma che avrebbe meritato un raccordo emotivo più solido.
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