Un viaggio notturno in taxi dall’aeroporto di New York ad uno dei suoi quartieri della metropoli. Dopo qualche attimo di silenzio, tra la donna e il tassista inizia una conversazione che abbraccerà l'intero arco narrativo del film. Lui un taxista (Sean Pean), ruvido e insinuante, fino ad apparire provocatore e seducente; lei, bionda di una bellezza folgorante, sottilmente riservata e sensuale.
Raccontato può apparire banale. E’ un film, invece, che avvince, perché scava dentro le fragilità irrisolte della ragazza. Lui, il tassista, da subito diventa, per così dire, una sorta di “psicanalista da taxi”. Ha l’occhio acuto, capace di capire i clienti da dettagli minimi e ben presto la sottopone a domande dirette e stringenti, che affondano là dove nascono i problemi più profondi; lei, dapprima sorpresa e colpita dal suo acume, sta al gioco, senza sottrarsi, anzi lasciandosi andare. Tuttavia anche lei, da un certo momento, fa domande . . .
Uno di quei film appassionanti, non per la successione incalzante dei fatti, ma per la dinamica psichica che mette a nudo i problemi più intimi della ragazza. All’inizio, infatti, nel taxi in silenzio sono due volti, via via che si scoprono e nasce un avvicinamento e un calore tra loro, ne nasce o ne può nascere in noi pubblico. Diventa un film d’azione psichico, che può coinvolgere chiunque si pone domande su sé e sugli altri.
Nato come testo teatrale, scritto dalla stessa regista Christy Hall al debutto cinematografico, diviene un film a tutti gli effetti. Qui insieme alla Parola, che nel teatro è predominante, si affiancano, infatti, il montaggio delle inquadrature (campo/controcampo) di primi e primissimi piani, che consentono allo spettatore di avvicinarsi fino ad essere in estremo contatto con i sentimenti dei volti e di tutto ciò che la regista vuole evidenziare. Così non si ha nel teatro.
Il finale non è di quelli furbi, che solleticano l’applauso. E’ il finale poco prevedibile, ma più intimo, più vero, più poetico. Che fa pensare. Fa pensare anche, in quale società massificata, virtuale e solitaria viviamo e come il film ne sia un contrappunto efficace.
I due protagonisti, infine, sono bravissimi. Sean Pean energico, sicuro, spavaldo, ma con dentro un dolore latente, mentre Dakota Johnson, che rappresenta un personaggio più composito, mette in scena un volto ricco di sfumature psicologiche con naturalezza.
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antonio montefalcone
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domenica 19 gennaio 2025
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un film che scava nelle fragilità umane
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Opera prima della regista-sceneggiatrice Christy Hall (suo è il copione di ''It Ends With Us. Siamo noi a dire basta''), ''Una notte a New York'' (in originale il titolo è ''Daddio'' – variazione di ''dad'' cioè ''papà'' e ''daddy''/''paparino'', il nome usato dalla maggioranza dei bimbi americani per il padre), ''racconta dell''estinzione del contatto umano, in particolare per quanto riguarda persone che non pensano, parlano o agiscono come noi''. Nel film è proprio un perfetto sconosciuto (un taxista di lunga esperienza) a ''scuotere'' l''animo e forse la vita del suo interlocutore, una passeggera disposta a conversare con lui. La pellicola è un piacevole passo a due verbale, un dialogo veritiero e profondo sulle relazioni, reso credibile ed intenso dai bravissimi Sean Penn e Dakota Johnson, quest''ultima anche in veste di produttrice.
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Opera prima della regista-sceneggiatrice Christy Hall (suo è il copione di ''It Ends With Us. Siamo noi a dire basta''), ''Una notte a New York'' (in originale il titolo è ''Daddio'' – variazione di ''dad'' cioè ''papà'' e ''daddy''/''paparino'', il nome usato dalla maggioranza dei bimbi americani per il padre), ''racconta dell''estinzione del contatto umano, in particolare per quanto riguarda persone che non pensano, parlano o agiscono come noi''. Nel film è proprio un perfetto sconosciuto (un taxista di lunga esperienza) a ''scuotere'' l''animo e forse la vita del suo interlocutore, una passeggera disposta a conversare con lui. La pellicola è un piacevole passo a due verbale, un dialogo veritiero e profondo sulle relazioni, reso credibile ed intenso dai bravissimi Sean Penn e Dakota Johnson, quest''ultima anche in veste di produttrice. Il taxi diventa lo spazio di incontro tra due sconosciuti, che, proprio per questa assenza di legami si permettono di parlare senza filtri: sia la sceneggiatura, interessante e ben scritta, sia la messinscena (efficaci fotografia, tono e ritmo), riescono (fino) alla fine a coinvolgere lo spettatore e ad offrirgli quella giusta dose di riflessioni, tutt''altro che banali, ed emozioni cariche di vera umanità. Consigliato.
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