
Titolo originale | L'homme d'argile |
Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Francia |
Durata | 94 minuti |
Al cinema | 2 sale cinematografiche |
Regia di | Anaïs Tellenne |
Attori | Raphaël Thierry, Emmanuelle Devos, Marie-Christine Orry, Mireille Pitot Alexis Louis Lucas, Cesare Capitani, Zoran Boukherma, Ludovic Boukherma, Natasha Cashman. |
Uscita | giovedì 13 febbraio 2025 |
Tag | Da vedere 2023 |
Distribuzione | Satine Film |
MYmonetro | 3,71 su 14 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 12 febbraio 2025
L'incontro di due personaggi completamente agli antipodi ma similmente meravigliosi e intriganti. In Italia al Box Office L'uomo di argilla ha incassato 30,3 mila euro .
CONSIGLIATO SÌ
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Raphaël, non più giovane e con un occhio solo, lavora come custode di un castello nobiliare nel nord della Francia vivendo con la madre nella casa di servizio della grande dimora. L'arrivo in piena notte dell'unica proprietaria del castello, l'artista Garance, sconvolge la vita di Raphae¨l: tormentata e affascinante, Garance convince l'uomo a posare per una grande scultura d'argilla e così facendo libera in lui l'animo del sognatore, avvicinandosi per la prima volta in vita sua all'amore e al piacere.
L'opera prima di Anaïs Tellenne, presentata nel 2023 nella sezione Orizzonti Extra della Mostra di Venezia, svela il lato sconosciuto di un'opera d'arte: l'origine del suo soggetto, la vita nascosta dietro la materia plastica modellata.
Raphaël, il protagonista del film, ha il fisico inconfondibile dell'interprete (e qui anche autore del soggetto) Raphaël Thiéry, che già Pietro Marcello in Le vele scarlatte aveva ripreso come una figura da fiaba nera: un orco dall'animo gentile, condannato a generare timore («Voglio che mi fai paura» gli dice all'inizio la postina Samia, con la quale allestisce grottesche scene di dominazione sessuale), ma animato da sogni di bellezza e creatività (suona la cornamusa in una band di musica tradizionale e la notte compone una sua melodia triste e bellissima).
In un ambiente aristocratico e decadente che ricorda i film di Otar Iosseliani (Caccia alle farfalle, Addio terraferma), la regista è brava a creare un'atmosfera fiabesca e fuori dal mondo, con la pioggia o il vento ad accompagnare l'ingresso in scena o gli umori dei personaggi e il chiaro di luna a scontornarne le figure sullo sfondo. Dentro una cornice sia pittorica sia letteraria (a cui comunque l'ironia dello sguardo della servitù, e soprattutto dell'anziana madre di Raphaël, toglie un possibile eccesso di elegia) il rapporto fra servo e padrona tra Raphaël e Garance (interpretata da Emmanuelle Devos, al solito algida e dolce insieme) si trasforma nella relazione tra un'artista e il suo modello e, almeno nei sogni del custode, in quella ancora più intima tra un uomo e una donna innamorati.
Chi c'è dietro la statua del sognatore che Garance alla fine realizza? Un innamorato illuso o un uomo che grazie all'arte ha saputo liberarsi? E quindi, seguendo il ragionamento che in modo fin troppo esplicito la sceneggiatura suggerisce nel finale, chi è la musa di chi in L'uomo d'argilla? Il rozzo servitore che ispira la scultura all'artista concettuale o la donna tormentata e geniale che insegna al sognatore a realizzare almeno per un attimo i suoi sogni?
In fondo, Garance e Raphaël non sono così distanti, almeno fisicamente: lui è segnato dalla sua menomazione, lei, sfidando i preconcetti della società patriarcale, in passato si è fatta tatuare sulla pelle i tagli di carne dei macellai e si è distesa dentro un bancone alimentare.
Sono entrambi corpi, dunque, entrambi forme superficiali: lui il villano un po' tonto, lei la ricca decadente. Solo nel reciproco incontro, mentre alle loro spalle il paesaggio "parla" (splendida la camminata notturna nella campagna e significativo che proprio lei, scolpendo il volto di lui, lo definisca «un paesaggio»), Garance e Raphaël diventano qualcosa d'altro, di diverso: non necessariamente di autentico (in fondo tra loro non potrà mai esserci nulla, troppa è la distanza sociale che li divide), ma di unico e irripetibile. Come un'opera d'arte da osservare bene, superando l'impressione del primo sguardo e soffermandosi sulle pieghe del materiale. Umano, nel caso del film.
Orbo da un occhio, imponente ma sgraziato, Raphaël (l'attore Thiéry, visto in «Le vele scarlatte» e «Povere creature!») è il manutentore di un maniero francese disabitato. Le sue giornate sono lavorativamente metodiche, ma si concede scappatelle nei boschi con l'eccentrica postina e suona con perizia la cornamusa in un gruppo di musica tradizionale.
Una scultrice torna nel castello di famiglia per suicidarsi ma a strapparla dal drammatico progetto è l'arte e un insolito modello: il mostruoso custode del maniero. Il filo rosso che lega l'artista alla sua «musa», il senso di arte, amore e vita sono i temi di un film che mette in scena sequenze poetiche tanto suggestive quanto eccellenti. Guai perderlo.
L'uomo di argilla è Raphaël (Raphaël Thiéry), cinquantotto anni vissuti accanto ad una madre molto anziana ma dalla battuta pungente, nella modesta casa all'interno del giardino della lussuosa villa con piscina che è stipendiato per custodire. Ha un'amicizia sessuale con Samia, la postina di zona, con la quale fa delle scampagnate erotiche nei boschi, suona la cornamusa nel gruppo del paese col quale [...] Vai alla recensione »
Presentato all'80esima Mostra di Venezia, L'uomo di argilla non ha avuto il destino che meritava. Malgrado i numerosi premi del pubblico vinti in vari festival internazionali (incluso quello coreano di Busan), il debutto nel lungometraggio di Anaïs Tellenne è passato quasi inosservato: perché troppo diverso dai soliti film, originale e poetico per attirare le masse nelle sale cittadine.
L'uomo di Argilla (L'homme d'argille, Francia e Belgio, 2023, 94') si direbbe una delle molte varianti, anche cinematografiche, di La Bella e la Bestia. Nel film di Anaïs Tellenne e del cosceneggiatore Raphaël Thiéry c'è il castello isolato e misterioso di Charles Perrault. C'è la Bestia, il custode Raphaël (lo stesso Thiéry), con una benda sull'occhio destro e un corpo sgraziato che allude a quello [...] Vai alla recensione »
In un luogo rurale non precisato della Francia, Raphaël, un uomo corpulento dall'aspetto poco rassicurante, vive con la madre in una minuscola abitazione adiacente ad una magione disabitata della quale sono i custodi. Le sue giornate trascorrono monotone; finché, durante una notte tempestosa, l'ereditiera Garance, un'artista contemporanea, fa d'improvviso rientro nella casa di famiglia e inevitabilmente [...] Vai alla recensione »
Raphaël, sessant'anni, un occhio solo sul viso e l'aspetto di un soggetto di Francis Bacon, è il custode di un maniero disabitato. È un uomo dolce che accetta di giocare a fare il cattivo per divertire la postina e che esercita una calma olimpica con la vecchia madre despota con cui vive. Al suo arrivo Garance, un'artista in crisi che ha ereditato il castello, posa gli occhi su questo timido custode [...] Vai alla recensione »
Due creature che tutto divide. Un ca stello come quelli delle fiabe. Un film che non sbaglia una scena, portandoci in una dimensione fantastica e insieme più vera del vero dove ogni ambiente, ogni dettaglio, ogni snodo illumina più a fondo i sentimenti dei personaggi - e quelli degli spettatori. Variazione sul tema della Bella e la Bestia, ma anche di Pigmalione e Galatea, l'esordio della francese [...] Vai alla recensione »
Raphaël, custode di una villa disabitata, vive una vita routinaria solo ravvivata dalla passione per la cornamusa. Ma una notte Garance (Emmanuelle Devos) riprende possesso della tenuta. L'esordio di Anaïs Tellenne è costruito su e con il suo protagonista Raphaël Thiéry: vita, carattere, fisicità. Come per l'artista Garance (un incrocio tra Sophie Calle, Marina Abramovic e Orlan), anche per la regista, [...] Vai alla recensione »
È la liberazione di un universo cristallizzato, quello che racconta Anaïs Tellenne in questo bell'esordio registico, presentato alla Mostra di Venezia 2023 in Orizzonti Extra: un mondo che trova la sua sintesi esteriore nelle arti figurative, come quel paesaggio dipinto su cui lentamente si apre la vicenda, o quei soprammobili contenuti nella casa di Raphael (un gigantesco - in tutti i sensi - Raphaël [...] Vai alla recensione »
È dagli «Orizzonti» che arrivano ancora una volta, come negli anni passati - al di là di immagini tronfie, altisonanti (il suono, lo stridio dei soldi, delle ricche produzioni) o irretite in narrazioni anodine come quella di Coppola, anche se, a dire la verità, resistono alcune splendide visioni del concorso principale, l'abisso dell'immaginazione: Costanzo, Bonello, Kröger -, alcuni dei film più [...] Vai alla recensione »
Artista, opera e soggetto. È tutta una questione di sguardi. Ma cosa resta dello sguardo dell'artista che si è posato sul soggetto? Cosa si nasconde dietro un'opera d'arte? Sono queste le domande che si pone Anaïs Tellenne, al suo primo lungometraggio da regista. L'homme d'argile racconta la storia di Raphae¨l (Raphaël Thiéry), un uomo con un occhio solo e dalla statura imponente che lavora come custode [...] Vai alla recensione »
L'homme d'argille (The Dreamer), presentato all'interno della categoria Orizzonti - Extra, è l'ultima fatica della regista parigina Anaïs Tellenne. Raphae¨l, un uomo con un occhio solo, è il custode di un'immensa villa in cui, però, non vive nessuno. Insieme alla madre anziana, anche lei in passato dipendente della ricca magione, vive all'interno della proprietà.