enzo70
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mercoledì 1 novembre 2023
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scorsese racconta una storia americana
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Martin Scorsese, con un cast spaziale, Leonardo Di Caprio e Robert De Niro su tutti, porta sul grande schermo la storia degli Osage che pagarono a carissimo prezzo la scoperta del petrolio nelle loro terre. Infatti, il popolo degli Osage divenne improvvisamente ricchissimo, ma quella stessa ricchezza scatenò la consueta avidità dei bianchi. Robert De Niro interpreta il ruolo del cattivo, ma cattivo davvero, un uomo che non esita a commissionare stragi ed omicidi per portare a casa un risultato molto semplice: impossessarsi del tesoro degli Osage. Leonardo Di Caprio, bravo come al solito, interpreta il ruolo di Ernest, un uomo meschino disponibile a qualsiasi bugia e doppio gioco.
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Martin Scorsese, con un cast spaziale, Leonardo Di Caprio e Robert De Niro su tutti, porta sul grande schermo la storia degli Osage che pagarono a carissimo prezzo la scoperta del petrolio nelle loro terre. Infatti, il popolo degli Osage divenne improvvisamente ricchissimo, ma quella stessa ricchezza scatenò la consueta avidità dei bianchi. Robert De Niro interpreta il ruolo del cattivo, ma cattivo davvero, un uomo che non esita a commissionare stragi ed omicidi per portare a casa un risultato molto semplice: impossessarsi del tesoro degli Osage. Leonardo Di Caprio, bravo come al solito, interpreta il ruolo di Ernest, un uomo meschino disponibile a qualsiasi bugia e doppio gioco. Per la trama ci fermiamo qui, perché il film va visto, possibilmente al cinema, anche se… Tre ore e mezzo di proiezione sono troppe, il film è inutilmente lungo, il primo tempo difficilissimo da seguire, privo di spunti, piatto. Al cinema diversi spettatori, impaziententi, hanno abbandonato la sala. Nel finale, nell’ultima ora, il fil prende il ritmo di Scorsese e diventa appassionante, anche per il chiaro significato politico. Ma la domanda sull’opportunità di proporre un film così lungo è, onestamente, legittima. Non un capolavoro e nemmeno uno dei migliori film di Scorsese. Ma un film, comunque, da andare a vedere.
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johnny1988
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lunedì 6 novembre 2023
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non è un paese per gli osage
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L'ultima fatica di Scorsese dà alla luce la trasposizione de "Gli assassini della terra rossa" di David Grann, un romanzo che narra le cronache del popolo degli Osage, vittima della cupidigia dei coloni statunitensi.
Martin Scorsese, immortale, dopo quattro anni di attesa, torna alla cinepresa e dirige - non tutti se lo aspettavano alla sua età - un'opera fresca e lucida sui delitti e le pene della Storia Americana, senza l'umorismo pioneristico degli anni '90, che dava voce e corpo ai gangsters della metropoli urbana, certo, ma con un accanimento quasi filologico e surreale nel descrivere lo sciacallaggio tossico con cui i coloni hanno spogliato gli Osage dei loro beni e delle loro terre.
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L'ultima fatica di Scorsese dà alla luce la trasposizione de "Gli assassini della terra rossa" di David Grann, un romanzo che narra le cronache del popolo degli Osage, vittima della cupidigia dei coloni statunitensi.
Martin Scorsese, immortale, dopo quattro anni di attesa, torna alla cinepresa e dirige - non tutti se lo aspettavano alla sua età - un'opera fresca e lucida sui delitti e le pene della Storia Americana, senza l'umorismo pioneristico degli anni '90, che dava voce e corpo ai gangsters della metropoli urbana, certo, ma con un accanimento quasi filologico e surreale nel descrivere lo sciacallaggio tossico con cui i coloni hanno spogliato gli Osage dei loro beni e delle loro terre.
Non parrà mai superata la questione della colpa dell'invasione dei bianchi ai danni degli indiani, e forse per questo il film si presenta al mondo con un tempismo quasi angosciante quanto ironico, se si pensa che proprio in questo ultimo mese si consuma non troppo lontano dall'Occidente uno scenario di guerra e di sopraffazione fra i più efferati e brutali della Storia recente che potrebbe inevitabilmente farci scivolare in una nuova epoca buia.
A qualcuno non piacerà il film, forse abituato a un filone più contemporaneo e a un tipo di montaggio più frenetico, ma d'altra parte va obiettato che l'intreccio, così complesso e intrigante, fa dimenticare il ritmo poco sostenuto a favore dell'immersione totale.
Magari il film non convincerà tutti anche perché la dose massiccia dell'uso estetico ricercato dei movimenti di camera, davvero complessi talvolta, come quelli nei corridoi e i vicoli stretti, sembrano con un certo compiacimento sostituirsi al messaggio tragico della storia, ma Scorsese è anche questo. Non sarebbe lui, d'altronde. Sarebbe come chiedere a Massimo Bottura di non impiattare.
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[+] interessante e raffinata pellicola di scorsese
(di antonio montefalcone)
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figliounico
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sabato 27 gennaio 2024
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il tempo vola, ma era necessario?
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Con De Niro e DiCaprio il tempo vola, ma è proprio vero che con la vecchiaia si diventa logorroici e Scorsese non fa eccezione alla regola. Il regista che nella sua carriera ha realizzato capolavori, che è superfluo citare, che duravano intorno alle due ore, a ottant’anni si dilunga per tre ore e mezza nella trasposizione di un saggio di David Grann su un fatto di cronaca nera che ebbe per protagonisti una banda di criminali che a inizi novecento prese di mira una comunità di nativi americani, la nazione degli Osage, arricchitisi improvvisamente con la scoperta del petrolio nelle proprie terre. La domanda in questi casi è se si poteva tagliare qualcosa in più in fase di montaggio. Sebbene il film sia interessante per la denuncia dell’ennesimo episodio di razzismo e di sfruttamento ai danni dei nativi, uno dei tanti di cui è costellata la storia del Paese a stelle e strisce, e risulti piacevole e scorrevole grazie ad un cast formidabile, non coinvolge più di tanto, forse per l’assenza di un personaggio empatico.
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Con De Niro e DiCaprio il tempo vola, ma è proprio vero che con la vecchiaia si diventa logorroici e Scorsese non fa eccezione alla regola. Il regista che nella sua carriera ha realizzato capolavori, che è superfluo citare, che duravano intorno alle due ore, a ottant’anni si dilunga per tre ore e mezza nella trasposizione di un saggio di David Grann su un fatto di cronaca nera che ebbe per protagonisti una banda di criminali che a inizi novecento prese di mira una comunità di nativi americani, la nazione degli Osage, arricchitisi improvvisamente con la scoperta del petrolio nelle proprie terre. La domanda in questi casi è se si poteva tagliare qualcosa in più in fase di montaggio. Sebbene il film sia interessante per la denuncia dell’ennesimo episodio di razzismo e di sfruttamento ai danni dei nativi, uno dei tanti di cui è costellata la storia del Paese a stelle e strisce, e risulti piacevole e scorrevole grazie ad un cast formidabile, non coinvolge più di tanto, forse per l’assenza di un personaggio empatico. Non può risultare simpatico l’odioso William Hale, l’allevatore di bestiame e vicesceriffo che si presenta ipocritamente come l’amico degli Osage e che invece agisce come un mafioso per impossessarsi dei loro diritti eliminandoli a uno a uno, ma nemmeno Ernest Burkhart, il nipote del vecchio Hale tornato a casa dalla prima guerra mondiale per mettersi al soldo del vecchio diventando un cinico esecutore dei suoi progetti criminali, interpretato da un DiCaprio truccato alla maniera di Brando ne’ Il Padrino e probabilmente costretto a recitare per tutto il tempo con un batuffolo di ovatta in bocca.
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felicity
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mercoledì 28 febbraio 2024
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un western dostoevskiano
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Killers of the flower Moon è un pugno in faccia. Il film parte lento, ma percepisci l'ansia in ogni scena, l'angoscia, la paura, è come se stesse prendendo la rincorsa verso qualcosa e questo qualcosa è l'orrore, la violenza, lo schifo. E uso la parola schifo di proposito, perché è la sensazione che ti suscitano i personaggi, quasi tutti, tranne Molly. Il film racconta di un genocidio taciuto a lungo, quello degli Osage, e lo fa lasciandoti sbirciare dentro l'anima di chi lo ha compiuto. Qui c'è il male nudo e crudo e ci sono gli esecutori del male, quelli che si voltano dall'altra parte, quelli che sanno, ma non dicono e che, a volte, agiscono, nascosti dall'omertà del gruppo.
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Killers of the flower Moon è un pugno in faccia. Il film parte lento, ma percepisci l'ansia in ogni scena, l'angoscia, la paura, è come se stesse prendendo la rincorsa verso qualcosa e questo qualcosa è l'orrore, la violenza, lo schifo. E uso la parola schifo di proposito, perché è la sensazione che ti suscitano i personaggi, quasi tutti, tranne Molly. Il film racconta di un genocidio taciuto a lungo, quello degli Osage, e lo fa lasciandoti sbirciare dentro l'anima di chi lo ha compiuto. Qui c'è il male nudo e crudo e ci sono gli esecutori del male, quelli che si voltano dall'altra parte, quelli che sanno, ma non dicono e che, a volte, agiscono, nascosti dall'omertà del gruppo. Cosa conta in questo mondo? Che domande! Il denaro. I soldi, il petrolio, la terra. Per avere denaro e potere si può passare sopra a tutto. L'amicizia è subordinata al soldo, l'amore anche, tutta la vita è in funzione di questo principio: fare più soldi. Avere più potere. "Lui è il mio migliore amico, lo devo tenere al sicuro. Se sopravvive per altri tot mesi, intasco l'assicurazione sulla vita." Ogni inquadratura ti dice: guarda che schifo, "li vedi i lupi?"
Tre ore a passa che volano via come il vento, con una orchestrazione magnifica. Non una nota fuori posto, niente che sia mai di troppo o di poco, nessun compiacimento, tutto perfettamente incastrato ad arte, chirugico ma senza freddezza. Bob De Niro in uno stato di grazia come non si vedeva da anni.
Di Caprio Faraonico. Gladstone incredibile nel suo lavorare quasi ed esclusivamente con lo sguardo. Plemons che nei suoi 15 minuti totali in scena ti regala un personaggio che non ti si stacca più di dosso.
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ivan il matto
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domenica 15 settembre 2024
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una saga per gli osage
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[21/10/2023, 10:16] RENATO: Restano i due mostri sacri newyorkesi, bob de niro e Martin Scorsese, 80 anni il primo e 81 il secondo, un sodalizio Cominciato 50 anni fa con "mean streets" che continua a sfornare pietre miliari, magari faticoso da seguire, della storia del cinema, dopo il già monumentale "the irishman"..e parlando di italo americani troviamo già qui un loro degno erede, guardate l'espressione che assume Di Caprio quando torna dalla guerra da banalotto sottomesso senza speranza, oppure quella quando lo sorprendiamo fra carceri e improbabili pentimenti, quasi un Marlon Brando dei tempi migliori...come si dice "frequentando lo zoppo.
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[21/10/2023, 10:16] RENATO: Restano i due mostri sacri newyorkesi, bob de niro e Martin Scorsese, 80 anni il primo e 81 il secondo, un sodalizio Cominciato 50 anni fa con "mean streets" che continua a sfornare pietre miliari, magari faticoso da seguire, della storia del cinema, dopo il già monumentale "the irishman"..e parlando di italo americani troviamo già qui un loro degno erede, guardate l'espressione che assume Di Caprio quando torna dalla guerra da banalotto sottomesso senza speranza, oppure quella quando lo sorprendiamo fra carceri e improbabili pentimenti, quasi un Marlon Brando dei tempi migliori...come si dice "frequentando lo zoppo.....
[21/10/2023, 10:16] RENATO: E' una saga quella di cui ci vuole parlare Scorsese nel suo ultimo fluviale "killers of the flower moon", la saga della 'nazione degli Osage', indiani d'America trascinati a forza in quei luoghi dell'Oklahoma dove il petrolio, scoperto circa un secolo fa, li rese la tribù, costretta in una riserva, più ricca e benestante degli USA. Lo capiamo dall'introduzione che è un omaggio in b/n s quei nativi americani; dalla colonna sonora, un blues deliziosamente sporco all'inizio, poi un suono di derivazione etnico-tribale che segue tutta la narrazione lenta e misurata (si spiegano così i 206' dell'opera), che predilige sempre il punto di vista degli Osage. Lo stesso sottofinale, geniale e radiofonico, con Scorsese in persona intenso ed ispirato, avvalora l'ipotesi della saga. Assistiamo così all'ennesima "nascita di una nazione" (gli Usa), selvaggia, priva si scupoli, già vista nel "gigante" o " il petroliere", dove, in nome della ricchezza facile garantita d'alloro nero, viene perpetrato ogni genere di nefandezze. Così il cinema assolve ancora una volta alla sua funzione di risarcimento verso la "nazione indiana" come da "soldato blu" a "balla coi lupi" avevamo imparato.
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mauridal
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venerdì 3 novembre 2023
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l''impero del male
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Quando il presidente degli USA Reagan, volle definire l’impero del male , come uno Stato che vuole dominare sugli altri popoli apportando guerra e morte , miseria e sofferenze , riferendosi alla Urss che ai tempi esisteva , ma in maniera indiretta si riferiva a tutti quelli che operavano un dominio guerrafondaio, sui popoli pacifici e inermi, allora possiamo comprendere come quella definizione oggi è valida per molti Stati , detti democratici e liberali ma in contrapposizione con altri popoli ,meno potenti e organizzati.
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Quando il presidente degli USA Reagan, volle definire l’impero del male , come uno Stato che vuole dominare sugli altri popoli apportando guerra e morte , miseria e sofferenze , riferendosi alla Urss che ai tempi esisteva , ma in maniera indiretta si riferiva a tutti quelli che operavano un dominio guerrafondaio, sui popoli pacifici e inermi, allora possiamo comprendere come quella definizione oggi è valida per molti Stati , detti democratici e liberali ma in contrapposizione con altri popoli ,meno potenti e organizzati. L’impero del male è uno stereotipo, che definisce bene il tema del film di Scorsese dove si racconta negli anni 20 della situazione di un popolo di nativi pellerossa trasferiti in Oklahoma, che subiscono una decimazione, con vari mezzi, dagli omicidi, alle morti improvvise per malattie o incidenti. Questa storia realmente accaduta si riferisce al popolo Osage americani di origine pellerossa, che per occupare un territorio ricco di petrolio , furono presi di mira dai potentati economici, le compagnie petrolifere che decisero di eliminarli con ogni mezzo pur di entrare in possesso dei territori che intanto avevano in concessione legalmente dal governo Usa .Dunque un vero imperialismo , economico, che usa violenza e morte per raggiungere uno scopo. Scorsese ripesca la storia forse per rendere giustizia al popolo Osange con cui oggi ha stretto amicizia e collaborazione per realizzare il film. Molti interpreti infatti sono autentici uomini e donne di origine Osange anche con episodi e scene che riprendono aspetti della loro cultura . Un film dai vari livelli di lettura e dalle storie intrecciate, i protagonisti De Niro e Di Caprio, interpreti di due ambigue figure , Hele e Ernest , dove De Niro interpreta il padrino gangster il vecchio Hele, americano che a tutti i costi vuole il possesso dei ricchi terreni, e Di Caprio il giovane reduce di guerra, che si trova ad affrontare una storia imposta dallo zio Hele , ovvero sposare una donna nativa, Osange, per ereditare le sue proprietà che in gergo devono restare in famiglia , ovviamente tra zio e nipote americani. Una storia che potrebbe sembrare inverosimile per tutti i personaggi coinvolti, e un intero popolo che viene colpito poco per volta , ma intanto una storia vera, e nonostante i tempi e gli scopi differenti anche oggi nella civiltà contemporanea degli stati liberi e democratici si attuano delitti e prevaricazioni contro popoli inermi, con la sola colpa di stanziare in territori non di loro proprietà. Il film evidentemente si riferisce a quel periodo e quella storia precisa, ma il tema di fondo è che un certo imperialismo del male è sempre esistito. I due personaggi interpretati da De Niro e Di Caprio sono al meglio della resa cinematografica, ai fini della storia narrata , tuttavia una svolta importante è il personaggio di Molly la sposa voluta inizialmente per interesse da Ernest, poi amata in contraddizione con il suo animo incerto e debole , Molly interpretata dalla ottima attrice Lily Gladstone, offre l’unico spunto di vera umanità e dolcezza di una donna che pur appartenendo ad altra cultura , concede il proprio amore all’uomo che pure la ama con mille contraddizioni, e infine la sacrifica agli ordini dello zio despota e autoritario. La donna si salva , ma la coppia finisce di esistere in nome di una realtà malefica e nemica. Infine tra tutti i personaggi DiCaprio rende bene con una insolita faccia un personaggio incredulo e irrisolto, De Niro, conferma la sua capacità di imporre la sua presenza di attore in ogni scena, e dunque la regia di Scorsese , che con i suoi attori di sempre , e un linguaggio di cinema a lui consono di un realismo ben articolato, riesce a realizzare un film epico e che sicuramente entra nella storia del cinema internazionale. ( Mauridal)
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jonnylogan
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martedì 12 dicembre 2023
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seppellite il mio cuore a woundeed knee
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Martin Scorsese trae dall’omonimo romanzo storico firmato da David Grann, edito in Italia con il titolo Gli assassini della terra Rossa (Killers of the Flower Moon - ed.Corbaccio; 2017), la sceneggiatura per un giallo intrecciato con le usanze di una delle tribù native fra le meno note: La Osage Nation, arricchitasi grazie alla scoperta di giacimenti petroliferi situati sui propri terreni. Da queste premesse si snoda un thriller storico che trae linfa vitale anche dalla nascita, e storia, degli Stati Uniti contemporanei, nazione che negli anni '20 era ancora alla ricerca di un'identità che andasse oltre la vita di frontiera e la prevaricazione, mascherata da amicizia, fra due etnie, quella bianca e quella dei nativi, in apparenza capaci di coesistere amichevolmente, al punto di creare famiglie miste.
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Martin Scorsese trae dall’omonimo romanzo storico firmato da David Grann, edito in Italia con il titolo Gli assassini della terra Rossa (Killers of the Flower Moon - ed.Corbaccio; 2017), la sceneggiatura per un giallo intrecciato con le usanze di una delle tribù native fra le meno note: La Osage Nation, arricchitasi grazie alla scoperta di giacimenti petroliferi situati sui propri terreni. Da queste premesse si snoda un thriller storico che trae linfa vitale anche dalla nascita, e storia, degli Stati Uniti contemporanei, nazione che negli anni '20 era ancora alla ricerca di un'identità che andasse oltre la vita di frontiera e la prevaricazione, mascherata da amicizia, fra due etnie, quella bianca e quella dei nativi, in apparenza capaci di coesistere amichevolmente, al punto di creare famiglie miste. Famiglie che se da un lato erano percepite come una forma di vicinanza, dall'altra erano viste come un modo per ereditare ricchezze e possedimenti dai legittimi proprietari.
La narrazione ha in Robert De Niro il magistrale interprete del locale vice sceriffo William Hale, soprannominato da tutti "il Re", amico dei nativi, ma con ben altre mire e con un fare che ricorda nemmeno troppo velatamente il comportamento che lo stesso De Niro aveva saputo esibire nel corso de Il Padrino - Parte II (The Godfather Part II; 1974), ma rispetto al giovane Vito Corleone Billy Hale non può vantare il medesimo senso di pudore e apparente giustizia. E Leonardo Di Caprio, nel ruolo di Ernest Burkhart, giovane nipote di William, reduce di guerra arrivato in Oklahoma per vivere assieme al fratello e allo zio. Ernest diventerà quasi subito il braccio armato, non certo involontario, di uno sterminio inizialmente silenzioso. Uno sterminio in cui zio e nipote daranno vita a un'associazione a delinquere capace prima di unirli per poi vederli divisi su posizioni contrapposte.
Blockbuster curato in ogni piccolo dettaglio capace di riprendere, costumi, locations e somiglianza fra cast e reali protagonisti, per dare vita a una pellicola che, come nel caso dell'ultimo sforzo di Scorsese (The Irishman; 2019), varca ampiamente le tre ore di durata che ne rappresentano il limite, perché capaci di destabilizzare lo spettatore.
Film che quindi piacerà a chi apprezza le vicende storiche imbevute di drammaticità con due fra i protagonisti più iconici del cinema sia di Scorsese, sia mondiali di ieri (De Niro) che di oggi (DiCaprio). Apprezzata meno da chi non riesce a vedere pellicole dalla durata eccessiva.
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giovanni morandi
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martedì 31 ottobre 2023
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avidita'' e cattiveria del sistema americano.
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Killers of the Flower Moon è un grande affresco, (il romanzo di Grann che romanzo non è ma il racconto di una storia vera), che parte da una serie di delitti, per poi illuminare le dinamiche dietro i comportamenti criminali, e il lato oscuro dell'animo umano, che li razionalizza come "affari". Ma il senso di impunità e di autolegittimazione non è solo quello dei protagonisti di questa storia: è quello che ha consentito ad ogni sistema di potere di fare il bello e il cattivo tempo, ritenendosi dalla parte giusta della storia, e, nel caso specifico, è una critica sostanziale, un vecchio tema sempre molto presente nel mondo di Scorsese, (già a partire da Taxi Driver) del sistema nordamericano.
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Killers of the Flower Moon è un grande affresco, (il romanzo di Grann che romanzo non è ma il racconto di una storia vera), che parte da una serie di delitti, per poi illuminare le dinamiche dietro i comportamenti criminali, e il lato oscuro dell'animo umano, che li razionalizza come "affari". Ma il senso di impunità e di autolegittimazione non è solo quello dei protagonisti di questa storia: è quello che ha consentito ad ogni sistema di potere di fare il bello e il cattivo tempo, ritenendosi dalla parte giusta della storia, e, nel caso specifico, è una critica sostanziale, un vecchio tema sempre molto presente nel mondo di Scorsese, (già a partire da Taxi Driver) del sistema nordamericano.
Il film che qualcuno ha criticato, non tanto per il soggetto o la trama, ma per la sua "eccessiva" lunghezza.
Ma a loro vorrei ricordare quanto sono stati premiati grandi capolavori del passato, da Via col Vento a Ben Hur o al Padrino e a C'era una Volta in America (solo per citarne qualcuno...), poi, occorre considerare che alla base della pellicola c'è la "cronaca" di una storia vera, nel raccontare la quale, sarebbe sbagliato "omettere" tutti i particolari. Naturalmente, io rispetto le impressioni di ognuno.
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fabio silvestre
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sabato 9 dicembre 2023
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5 stelle solo ai duetti de niro/di caprio
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il film merita le 5 stelle solo ed esclusivamente per i diversi duetti tra lo zio Robert De Niro e il nipote Leonardo di Caprio che valgono il prezzo del biglietto. La storia degli Osage - con la improvvisa ricchezza dovuta alle loro terre ricche di petrolio e gli omicidi che turbarono l'intera comunità - è interessante ma il regista Martin Scorsese rende il racconto cinematografico eccessivamente ed inutilmente lungo soprattutto nella prima parte; poteva tagliare il film di almeno 60 minuti. Voto: 7/10.
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