
Il film ripercorre la biografia di Sante Notarnicola, artista e rapinatore di banche degli anni '60. Online - grazie al Bellaria Film Festival - fino al 21 maggio.
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di Silvia Guzzo
L’interesse di Matilde Ramini per la figura di Sante Notarnicola appare evidente sin dalle prime inquadrature di Fuori tempo: la foto del passaporto della regista è infatti la prima cosa che ci viene mostrata, per poi passare ad alcune immagini d’archivio delle manifestazioni degli anni Sessanta, ritratto di un tempo “mitico” agli occhi di Ramini. L’approccio personale della regista alla storia raccontata è, in effetti, l’elemento di maggior interesse del documentario: la sua partecipazione emotiva alle vicende narrate e alla storia di Notarnicola è palpabile e arricchisce il film, che nell’andare a delineare la biografia del poeta rapinatore finisce con il raccontarci qualcosa anche di colei che ha deciso di contribuire - attraverso un ritratto audiovisivo - alla costruzione di un archivio a lui dedicato.
Entrambi “fuori tempo”, Notarnicola e Ramini emergono insieme dalla narrazione: il racconto della vita di Notarnicola è infatti filtrato dallo sguardo di Ramini, che nell’avventurarsi nella sua storia trova un modo alternativo per viaggiare in cerca della libertà e del cambiamento.
Sebbene infatti la regista non abbia potuto incontrare di persona il protagonista del suo film, grazie alla realizzazione di Fuori tempo quell’incontro - che è in realtà un incontro di ideali - riesce comunque ad avvenire, anche se indirettamente, attraverso una video-intervista del poeta risalente a pochi mesi prima della sua morte, attraverso le sue poesie e, soprattutto, attraverso i ricordi di chi lo ha conosciuto.