The Princess apre in maniera ingannevole su uno scenario idilliaco. Un lago immerso nella natura, un castello, una torre, in cima alla quale si cela una prigionia, quella della Principessa, interpretata da Joey King, tenuta sott’occhio da due guardie. Al contrario di tutte le favole qui non ci sarà nessun principe azzurro a rischiare la vita per la damigella in pericolo, bensì sarà la stessa principessa a salvare se stessa e la sua famiglia.
La narrazione è un susseguirsi di combattimenti variegati con punte di violenza inaspettate, diretti in un movimento discensionale che ricorda, in opposizione, quello ascensionale di The Raid. Gradualmente ai passaggi di livello, Joey King letteralmente perde i pezzi del suo leggiadro vestito, in un processo di spoliazione che vuole essere teorico e che parla metaforicamente dell’abbandono degli stereotipi della figura femminile nelle favole.
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The Princess apre in maniera ingannevole su uno scenario idilliaco. Un lago immerso nella natura, un castello, una torre, in cima alla quale si cela una prigionia, quella della Principessa, interpretata da Joey King, tenuta sott’occhio da due guardie. Al contrario di tutte le favole qui non ci sarà nessun principe azzurro a rischiare la vita per la damigella in pericolo, bensì sarà la stessa principessa a salvare se stessa e la sua famiglia.
La narrazione è un susseguirsi di combattimenti variegati con punte di violenza inaspettate, diretti in un movimento discensionale che ricorda, in opposizione, quello ascensionale di The Raid. Gradualmente ai passaggi di livello, Joey King letteralmente perde i pezzi del suo leggiadro vestito, in un processo di spoliazione che vuole essere teorico e che parla metaforicamente dell’abbandono degli stereotipi della figura femminile nelle favole. Quanto sia improbabile che una donna comunque esile possa affrontare e spezzare energumeni armati fino ai denti è questione di poca importanza. La rotta è indirizzata verso la trasformazione di un personaggio, che in secoli di tradizione narrativa ha rappresentato l’emblema della debolezza e dell’innocuità, in un killer mortale: per sintetizzare, Cenerentola che si trasforma in John Wick. Il film soffre di molti squilibri di ritmo e le coreografie dei combattimenti spesso imitano quelle di produzioni più famose, piani sequenza con tagli fantasma compresi. È però un tentativo coraggioso e tutto sommato godibile di trovare strade alternative, più adulte, per il fantasy fiabesco.
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