The Fabelmans |
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Un film di Steven Spielberg.
Con Michelle Williams, Paul Dano, Seth Rogen, Gabriel LaBelle.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 151 min.
- USA 2022.
- 01 Distribution
uscita giovedì 22 dicembre 2022.
MYMONETRO
The Fabelmans ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Steven, un uomo rimasto ragazzo
di Federico VallaFeedback: 100 |
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venerdì 17 marzo 2023 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Spielberg sembra portare sullo schermo la storia della sua vita, dal primo amore per il cinema ai traumi della giovinezza, esattamente come veniva raccontato nel documentario di Susan Lacy del 2017. L’inizio e la fine di questo film sono fondamentali. Il giovane Sammy realizza da capo, con i suoi mezzi, una delle scene più epiche del film di De Mille. Come per esorcizzare le paure e lo shock di quel disastro, di quella “magia oscura”, di quel mito, quasi un arrivo del treno alla stazione di La Ciotat. Il mito di quegli anni lo avrebbe affrontato anche Spielberg girando coi propri “moderni” mezzi il suo West Side Story. La vera sorpresa sono però i genitori. Il padre razionale, tranquillo, preciso e coi piedi per terra. La madre libera, energica, più estroversa, ma non esente da momenti di malinconia e disagio. Due diversi tipi di temperamento e di personalità in cui il giovane Sammy (Spielberg) deve destreggiarsi. Anche ognuno di noi. C’è sempre una lotta continua in noi tra simili poli emotivi. Si vede inoltre da dove derivi l’ossessione di Spielberg per uomini, donne e figure genitoriali sbagliate, imperfette e inadeguate. Dai genitori criminali di Sugarland Express fino al Roy Neary di Incontri Ravvicinati, fino al Sean Connery, padre di Indiana Jones, e al Tom Cruise de La Guerra dei Mondi. Una semplice istruzione a un giovane attore vede riflesso un profondo trauma personale che il protagonista si porterà dietro per tutta la vita. Questo è anche un film sul potere delle immagini, della gioia e della tristezza che generano, dei ricordi belli e brutti che rappresentano. Alla fine, come il Fabietto Schisa di Sorrentino, neanche Spielberg si é disunito, non ha dimenticato chi è, da dove viene e cosa lo ha formato. Se nei suoi film, dalle prime prove fino ai capolavori monumentali, vi erano tracce di questi fatti, di questi eventi segnanti, ora quei fantasmi diventano più vivi che mai. Vengono esorcizzati tramite la messa in scena così come quel treno a inizio film. E qui si passa al finale, della breve e intensa lezione di quello che era allora “il più grande regista di tutti i tempi”…L’Importanza dell’orizzonte, in alto e in basso, ma mai in mezzo. La base per la monumentalitá e l’imponenza di Spielberg stesso, il cantastorie di grandi gesta di personaggi comuni che si ritrovano a vivere fatti e avventure straordinarie. L’ultima inquadratura, quel passare da un orizzonte in mezzo a uno in basso, quasi un errore da principiante, racchiude quasi in un cameo tutto ciò che è Spielberg, un uomo che non ha smesso di essere un ragazzo o un ragazzo che non è mai diventato del tutto uomo.
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