thomas
|
sabato 28 gennaio 2023
|
grande cinema
|
|
|
|
Misurarsi cinematograficamente con temi complessi come la felicità, la speranza, la depressione, il dolore, il suicidio è molto pericoloso perché si rischia la vuota superficialità zuccherosa o, in alternativa, l’insopportabile pesantezza educativa. “Il primo giorno della mia vita” ha il merito di affrontare con forza ed efficacia temi su cui è molto facile scivolare perché non cammina, ma vola alto: la morte di una figlia, la nera depressione, il dolore per non essere amato dai propri genitori e bullizzato dagli amici, la perdita svilente della propria autostima sono situazioni che possono portare a gesti estremi, a meno che non si ricorra ad un antidoto infallibile: “la nostalgia della felicità”, un desiderio che alimenta la speranza ed aiuta ad andare avanti.
[+]
Misurarsi cinematograficamente con temi complessi come la felicità, la speranza, la depressione, il dolore, il suicidio è molto pericoloso perché si rischia la vuota superficialità zuccherosa o, in alternativa, l’insopportabile pesantezza educativa. “Il primo giorno della mia vita” ha il merito di affrontare con forza ed efficacia temi su cui è molto facile scivolare perché non cammina, ma vola alto: la morte di una figlia, la nera depressione, il dolore per non essere amato dai propri genitori e bullizzato dagli amici, la perdita svilente della propria autostima sono situazioni che possono portare a gesti estremi, a meno che non si ricorra ad un antidoto infallibile: “la nostalgia della felicità”, un desiderio che alimenta la speranza ed aiuta ad andare avanti. Ognuno di noi ha ricordi belli, la vita è fatta anche di fasi e l’errore più grande che si possa fare è ritenere che la felicità possa cristallizzarsi per sempre, ignorare che questa stupenda e seducente compagna tende a sparire e riapparire, a volte come le aggrada, senza che ce lo aspettiamo. Il dolore d’altro canto è un intruso fastidioso, in alcuni casi intollerabile, ma è destinato anch’esso a essere rimpiazzato e il film di Genovese ci dice che si può iniziare ad allontanarlo riscoprendo la bellezza intrinseca delle piccole cose sottovalutate: il caffè al mattino, una giornata al mare, una spaghettata alle vongole con gli amici, un vestito rosso, il gusto di scoprire quanto di noi c’è nelle persone che ci circondano. Perché le nostre vite sono intrecciate e ognuno di noi vive contemporaneamente nelle persone vicine a cui ha trasmesso una parte di sé che le ha cambiate, anche infinitesimamente, per sempre. Paolo Genovese sa dare il meglio di sé nelle storie concatenate di molte persone: come un chimico sa mescolare con perizia le diverse sostanze fino ad ottenerne una che le comprenda tutte, così lui sa intrecciare con mano ferma ma leggera le vite della gente comune, in maniera da costruire sapientemente un quadro di immagini in movimento capace di dimostrare quanto la mescolanza delle vite influisca su ognuna di esse. Stupenda, poi, la scena del cinema abbandonato: i protagonisti entrano in un cinema, si siedono su poltrone fatiscenti, parte la proiezione di un breve filmato che riguarda ognuno di loro, e vedono cose … Sara Serraiocco è forse in questo momento la più promettente tra le giovani attrici italiane (non a caso regge alla grande il confronto con un mostro sacro come Margherita Buy), mentre Valerio Mastrandrea con il passare dei minuti sfoggia una varietà di sfumature notevoli e raggiunge la perfezione in alcuni dialoghi con Toni Servillo. Se “Perfetti sconosciuti” è entrato nella storia del Cinema italiano perché è cinema che si fa vita ed ognuno di noi si è riconosciuto in uno di quei personaggi, “Il primo giorno della mia vita” si ritaglia anch’esso un posto di tutto rispetto per il coraggio di affrontare temi scomodi e per la qualità eccelsa con cui ha saputo affrontarli. Genovese non pensi agli incassi dei suoi film, tiri fuori ciò che ha dentro, lasci parlare la parte migliore di sé, sempre, e lascerà un’impronta indelebile nella storia del nostro Cinema.
[-]
[+] recensione straordinaria
(di nino pellino)
[ - ] recensione straordinaria
|
|
[+] lascia un commento a thomas »
[ - ] lascia un commento a thomas »
|
|
d'accordo? |
|
maopar
|
domenica 29 gennaio 2023
|
la nostalgia della felicità secondo genovese
|
|
|
|
Coraggioso Genovese nel trattare un argomento così profondamente connaturato nell'animo di ognuno di noi..
Il desiderio della felicità e il bisogno di mantenerla nel tempo...Dopo il grande successo del suo libro l'autore lo mette in scena , maestro di comunicazione persuasiva del linguaggio pubblicitario, conduce lo spettatore a riflettere su questo argomento , con racconti e immagini che devono colpire in profondità l' intimo di ognuno con una continua autocritica... se riconoscersi o se invece prendere le distanze da tali comportamenti...
Riesce molto bene a mantenere l'attenzione anche se l'argomento è difficile da sopportare e sicuramente si è portati a pensare ma chi me l'ha lo ha fatto fare a venire.
[+]
Coraggioso Genovese nel trattare un argomento così profondamente connaturato nell'animo di ognuno di noi..
Il desiderio della felicità e il bisogno di mantenerla nel tempo...Dopo il grande successo del suo libro l'autore lo mette in scena , maestro di comunicazione persuasiva del linguaggio pubblicitario, conduce lo spettatore a riflettere su questo argomento , con racconti e immagini che devono colpire in profondità l' intimo di ognuno con una continua autocritica... se riconoscersi o se invece prendere le distanze da tali comportamenti...
Riesce molto bene a mantenere l'attenzione anche se l'argomento è difficile da sopportare e sicuramente si è portati a pensare ma chi me l'ha lo ha fatto fare a venire...?
Ma Genovese conquista.. con le quattro storie raccontate che potrebbero rappresentare i quattro poli della Rosa dei venti che più sconquassano l'animo : la perdita di un figlio,la mancanza d'amore di un genitore,la mancanza di stima di sé stesso , l'assoluta convinzione che tutto è vano...
Con un fantastico Tony Servillo in una veste misteriosa di "Genio conduttore" sia dei quattro personaggi che anche dello spettatore "acchiappato" , nel labirinto dei ragionamenti esistenziali...
Quando tutto sembra perso il suicidio è la soluzione ..?
Una settimana per riflettere ...e con trovate sceniche che nella drammaticità riescono comunque a far addirittura sorridere..e che aiutano ,lo spettatore, nel ragionamento con linguaggio rapido e persuasivo..al quale siamo ormai abituati...
Si segue con piacere specialmente nel secondo tempo... dove la luce migliora...gli ambienti dell'hotel Colombia addirittura sembrano meno squallidi ...si apre qualche spiraglio di luce anche nel cuore degli spettatori..
Una conduzione "laica " del racconto
volutamente libera dalla soluzione più rapida e assoluta di tutte ...quella che un uomo di "Fede" come me possiede in dono...
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maopar »
[ - ] lascia un commento a maopar »
|
|
d'accordo? |
|
pitcaf
|
lunedì 30 gennaio 2023
|
nessuno si salva da solo
|
|
|
|
A mio giudizio, forse finora il miglior film della stagione. I quattro protagonisti sono dei suicidi ai quali un angelo (Toni Servillo) offre la possibilità di rivivere da “non morti” per una settimana, durante la quale avranno modo di vedersi in spezzoni di quello che sarebbe accaduto se non fossero deceduti, e decidere alla fine se tornare indietro o meno. È vero “cinema”, c’è una storia originale ben narrata dal regista e ben interpretata dagli attori; e c’è anche il messaggio. Paolo Genovese, come scrive Flavio Natalia su Ciak, appartenendo alla ristretta squadra dei migliori registi del Paese, è consapevole delle responsabilità verso la settima arte.
[+]
A mio giudizio, forse finora il miglior film della stagione. I quattro protagonisti sono dei suicidi ai quali un angelo (Toni Servillo) offre la possibilità di rivivere da “non morti” per una settimana, durante la quale avranno modo di vedersi in spezzoni di quello che sarebbe accaduto se non fossero deceduti, e decidere alla fine se tornare indietro o meno. È vero “cinema”, c’è una storia originale ben narrata dal regista e ben interpretata dagli attori; e c’è anche il messaggio. Paolo Genovese, come scrive Flavio Natalia su Ciak, appartenendo alla ristretta squadra dei migliori registi del Paese, è consapevole delle responsabilità verso la settima arte. E, aggiungo io, anche verso gli spettatori. Come accade a quelli veramente bravi, il risultato va oltre le sue stesse intenzioni: se, come egli afferma nell’articolo di Natalia, l’idea alla base del film doveva essere contingente, connessa ai tempi, quella che ne è scaturita in realtà, è un’opera dalla forza assoluta e universale, capace di descrivere col giusto pathos una condizione potenzialmente comune a tutti, di qualunque età, sesso, paese o religione. Tutto perfetto quindi? Purtroppo no, Genovese lo definisce un film sulla felicità, un invito a fare del nostro meglio per riscoprire il senso della vita, un percorso verso la luce. E questo ha realizzato, ma solo in parte però, perché c’è una grave omissione. I quattro protagonisti hanno età diverse, problematiche diverse, situazioni familiari diverse. Cambiare la prospettiva, relativizzare, può essere una soluzione efficace, ma può anche non bastare a tutti, e comunque occorre qualcuno che ci aiuti a farlo. Questo qualcuno potrebbe essere un “angelo vivente”, una persona che incontrata in vita sarebbe bastata a coloro che devono essere aiutati ad elaborare un lutto, a difendersi dalla propria famiglia, ad accettare una sconfitta. Ma purtroppo non tutti quelli che soffrono lo fanno per un motivo preciso e più o meno identificabile, molti non sanno perché, ed ecco qui la carenza del film, la grande assente, mai neppure nominata, come se non esistesse o fosse un tabù: la “depressione”. E invece sì, essa esiste, eccome se esiste! Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità è uno dei disturbi più invalidanti al mondo con un costo sociale elevatissimo.Quel male oscuro che ti fa soffrire appena sveglio, che ti toglie speranza, desideri e voglia di vivere. Non diagnosticarla, ignorarla, scegliere di non parlarne o negarla, è come se si dicesse che è un male incurabile. E invece esistono farmaci con i quali si cura benissimo, anche se in molti c’è prevenzione e resistenza verso i cosiddetti “psicofarmaci”. Peccato, Genovese ha perso una bella occasione per affrontare in modo esaustivo un problema di tale gravità. Nessuno si salva da solo, per restare in tema cinematografico, questo è certo, ma va bene qualunque tipo di aiuto, anche se dovesse essere un medico a fornircelo.
[-]
[+] la depressione non è nominata, ma c''è
(di mauro.t)
[ - ] la depressione non è nominata, ma c''è
|
|
[+] lascia un commento a pitcaf »
[ - ] lascia un commento a pitcaf »
|
|
d'accordo? |
|
mauro.t
|
mercoledì 22 febbraio 2023
|
il mondo è un posto estenuante.
|
|
|
|
Genovese traspone al cinema il suo romanzo. Quattro persone di età diverse hanno tentato il suicidio a Roma nello stesso giorno per differenti ragioni. Per qualcuno c’è l’incapacità di accettare una perdita dolorosissima, per un altro le carenze affettive, per altri ancora la depressione. Ma i quattro protagonisti non passano immediatamente nell’Aldilà. Vengono prelevati da un misterioso personaggio che li porta in auto in un albergo. Qui spiega loro che non sono né morti né vivi, ed hanno una settimana di tempo per confermare o cambiare la loro scelta. In questa settimana lo strano personaggio, la cui identità si svelerà solo alla fine del film, si occuperà di loro.
[+]
Genovese traspone al cinema il suo romanzo. Quattro persone di età diverse hanno tentato il suicidio a Roma nello stesso giorno per differenti ragioni. Per qualcuno c’è l’incapacità di accettare una perdita dolorosissima, per un altro le carenze affettive, per altri ancora la depressione. Ma i quattro protagonisti non passano immediatamente nell’Aldilà. Vengono prelevati da un misterioso personaggio che li porta in auto in un albergo. Qui spiega loro che non sono né morti né vivi, ed hanno una settimana di tempo per confermare o cambiare la loro scelta. In questa settimana lo strano personaggio, la cui identità si svelerà solo alla fine del film, si occuperà di loro. Un giorno li porterà sul luogo del loro suicidio e in altri li condurrà a fare semplici esperienze di gruppo, come passare insieme una giornata al mare. Ma non si limiterà a quello, svelerà anche qualcosa sui giorni immediatamente successivi al decesso e farà vedere frammenti di filmati del loro possibile futuro di viventi. Attorno ai protagonisti una città enorme e indifferente, talvolta ripresa dall’alto, alberghi abbandonati, cinema deserti.
Genovese affronta un tema difficile, delicato, sul quale potrebbero riversarsi fiumi di retorica, e inoltre ha il problema di misurarsi con precedenti illustri e ingombranti come “La vita è meravigliosa” di Capra, ma ne esce molto bene, evitando sia il luogo comune che la condanna e il pietismo. Il regista mantiene innanzitutto il rispetto del dolore e non ignora la complessità del tema. Dice Napoleone: “Sai quanto malessere si prova prima di arrivare a questo punto?” Il film indaga con sulla natura della felicità, ma si astiene dal fornire ricette facili. La felicità è di pochi momenti e la speranza è nutrita invero dal desiderio della felicità. Un ingrediente fondamentale sta nel mondo della relazione autentica e nei momenti semplici, in quei mille aspetti del dare/avere che si hanno ad ogni contatto umano. Ma anche questo, ne è consapevole Genovese, può non essere sufficiente.
Lo sviluppo della storia è sobrio, gli attori composti. I protagonisti non buttano in faccia allo spettatore la loro sofferenza, il dolore si percepisce attraverso le relazioni, quelle troncate da una morte prematura, quelle tossiche di genitori disfunzionali, quelle delle persone vicine che rimangono in lutto. Geniale la presenza del personaggio di Napoleone, motivatore di professione, che non riesce a motivare sé stesso alla vita. E lo sfogo della moglie in platea durante un incontro con un mental coach rappresenta un momento critico esplosivo sulla nostra società efficentista.
Bravi tutti gli attori, ma il più convincente è Mastrandrea nella parte di un depresso ormai irriducibile.
La frase migliore del film: “Il mondo è un posto estenuante”.
Realismo magico, poetico e rispettoso.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauro.t »
[ - ] lascia un commento a mauro.t »
|
|
d'accordo? |
|
parsifal
|
mercoledì 18 settembre 2024
|
fiaba oscura
|
|
|
|
Paolo Genovese ci regala una fiaba nera, tratta dal suo omonimo romanzo, con una narrazione che oscilla tra quella di F.Capra di “ La Vita è Meravigliosa” ed i racconti di R.Block, sul regno delle ombre. Una notte di pioggia, un uomo dall’identità sconosciuta, che non verrà mai rivelata, ( interpretato da T.Servillo) , con la sua auto si aggira nella Capitale e fa salire tre persone; Emilia ( S,Serraiocco) , giovane ex atleta divenuta paraplegica, Arianna, agente di polizia , Napoleone, uomo dall’aria apparentemente distaccata, sintetico , freddo e lucido al tempo stesso. Cosa hanno in comune costoro? Hanno tentato la Mors Voluntaria e sono stati salvati dal misterioso intervento dell’uomo in questione, la cui missione è quella di convincerli a cambiare prospettiva.
[+]
Paolo Genovese ci regala una fiaba nera, tratta dal suo omonimo romanzo, con una narrazione che oscilla tra quella di F.Capra di “ La Vita è Meravigliosa” ed i racconti di R.Block, sul regno delle ombre. Una notte di pioggia, un uomo dall’identità sconosciuta, che non verrà mai rivelata, ( interpretato da T.Servillo) , con la sua auto si aggira nella Capitale e fa salire tre persone; Emilia ( S,Serraiocco) , giovane ex atleta divenuta paraplegica, Arianna, agente di polizia , Napoleone, uomo dall’aria apparentemente distaccata, sintetico , freddo e lucido al tempo stesso. Cosa hanno in comune costoro? Hanno tentato la Mors Voluntaria e sono stati salvati dal misterioso intervento dell’uomo in questione, la cui missione è quella di convincerli a cambiare prospettiva. Li conduce in un hotel, dove incontreranno un bimbo, Daniele, anch’egli sospeso nel Tempo, dopo aver tentato il suicidio. Hanno sette giorni per ripercorrere il proprio percorso terreno, scavare dentro loro stessi, con l’aiuto della loro guida, osservare dall’esterno le reazioni dei propri cari, conoscere dei lati inediti della propria esistenza, sorprendendosi della loro sorte e talvolta di loro stessi, con risvolti inaspettati. Ma mentre ognuno di loro troverà , scavando ,delle speranze, Napoleone che per professione infonde la speranza nel prossimo, sarà più che determinato nel perseguire lo scopo che si era prefissato all’inizio della vicenda…Film che narra di un tema considerato taboo, argomento che di solito non viene mai trattato, affronta con coraggio e chirurgica determinazione alcuni attimi della vita di cui non si parla mai “ Hai idea di quanto ci voglia per arrivare fino a qui? “ dice Napoleone alla guida dell’aldilà, per fargli capire che non intende essere distolto dal suo intento. Oppure la fatidica frase “ Il mondo è un luogo estenuante, sei stanco solo per il fatto di viverci” risposta che verrà data molto dopo dall’angelo laico in un momento determinante della vicenda. C’è anche un’altra presenza nel film, con lo stesso incarico di Servillo, la splendida e bravissima Vittoria Puccini. Atmosfere cariche di tensione , mista a ventate di improvvisa spensieratezza, ottima la direzione della fotografia che immerge lo spettatore in un’atmosfera sospesa e plumbea al tempo stesso. Così è se vi pare. Notevole prova d’autore
[-]
|
|
[+] lascia un commento a parsifal »
[ - ] lascia un commento a parsifal »
|
|
d'accordo? |
|
gabriella
|
lunedì 20 febbraio 2023
|
sospesi nel tempo
|
|
|
|
Paolo Genovese affronta un tema delicato , da trattare e maneggiare con molta cura e in parte ci riesce, grazie sopratutto alla buona prova degli attori, e a una scrittura che in certi momenti tocca note si autentica commozione, in altri invece si avverte una mano meno sicura e un po' approssimativa.. Un uomo non ben identificato, recupera quattro persone che hanno deciso di farla finita, le carica nella sua station wagon e le porta in un vecchio albergo dove avranno una settimana di tempo per desistere dall’attuare l’insano proposito.
[+]
Paolo Genovese affronta un tema delicato , da trattare e maneggiare con molta cura e in parte ci riesce, grazie sopratutto alla buona prova degli attori, e a una scrittura che in certi momenti tocca note si autentica commozione, in altri invece si avverte una mano meno sicura e un po' approssimativa.. Un uomo non ben identificato, recupera quattro persone che hanno deciso di farla finita, le carica nella sua station wagon e le porta in un vecchio albergo dove avranno una settimana di tempo per desistere dall’attuare l’insano proposito. Nei sette giorni i quattro personaggi avranno modo di conoscere rispettivamente il malessere e le motivazioni dell’altro per compiere un gesto così definitivo. Arianna ha perso la figlia adolescente e convive con il dolore da molti anni e adesso che si sta attenuando teme di non meritare l’occasione di rivivere nuovamente. Emilia è una ex atleta eternamente seconda , che dopo un incidente in pedana è costretta su una sedia a rotelle alla quale si aggrappa tenacemente perché ha paura delle sfide, Daniele è un ragazzino diabetico con due genitori disfunzionali che lo obbligano a postare video su youtube nei quali si ingozza di merendine, Napoleone è una specie di guru motivazionale, l’unico che non ha un motivo specifico ma che sprofonda nell’abisso della depressione. Accompagnati da questo Clarence del duemila a spasso in una Roma cupa e grigia,fermarsi davanti le caffetterie che sprigionano l’aroma del caffè e dei cornetti appena sfornati, ascoltare musica , una gita al mare, una sosta dentro un cinema a sbirciare il futuro, possono far cambiare la prospettiva? Diciamo che il ruolo dell’angelo interpretato da Tony Servillo, attore assai carismatico,in questo contesto appare poco convinto, troppo sottotono per dare la spinta necessaria ai personaggi. Del resto la felicità è un sistema complesso e ognuno di noi la deve trovare dentro di sé, se non si riesce o non si vuole uscire dal pozzo nero profondo , nessuno può farlo al posto nostro, si può solo offrire un appiglio per la risalita alla luce, ma ci si ferma lì Il regista rimane prudente o forse rispettosamente rimane in disparte per non invadere troppo la fragilità e il dolore dei suoi protagonisti, forse per cadere nello scontato o spingere troppo sul pedale emotivo rischio altissimo in tematiche come questa, E’ un buon film, pone delle domande e delle riflessioni sul senso dellla vita e non è cosa da poco, rimane però qualcosa di irrisolto e poco approfondito, inciampa sul finale che per certi aspetti ricorda troppo “ The place” Molto intensa Margherita Buy, Mastandrea si prende la scena
[-]
|
|
[+] lascia un commento a gabriella »
[ - ] lascia un commento a gabriella »
|
|
d'accordo? |
|
rosalinda gaudiano
|
lunedì 15 maggio 2023
|
cinema, metafora e riflessione sulla vita
|
|
|
|
CINEMA, METAFORA E RIFLESSIONE SULLA VITA
Il primo giorno della mia vita
E’ nel titolo tutto il significato del film.
[+]
CINEMA, METAFORA E RIFLESSIONE SULLA VITA
Il primo giorno della mia vita
E’ nel titolo tutto il significato del film. Il primo giorno in cui la vita prende una nuova forma e…ricomincia. Quattro persone, Napoleone, Arianna, Emilia e il piccolo Daniele, vengono prese in consegna da un uomo. A queste quattro persone, che hanno deciso di farla finita con la vita, l’uomo dà un’altra possibilità per ravvedersi, e tutto deve risolversi in una settimana. L’uomo , a bordo di una vecchia volvo , porta queste persone in un albergo. Ed è lì che Napoleone, Arianna, Emilia e il piccolo Daniele, si accorgono che non possono essere persone vive, non possono lavarsi, mangiare, dormire e soprattutto non possono essere visti da nessuno, solo l’uomo può vederli e comunicare con loro. L’uomo ha un fine ben preciso ed è portarli in giro per la città, mostrare loro un’umanità che vive abitando la città, una città che offre momenti da vivere. Entrati in un cinema vuoto, l’uomo , attraverso il grande schermo, mostra ai quattro personaggi brevi video sul loro vissuto. Ed è cosi che ogni giorno, per sette giorni, l’uomo lavora sulla possibilità di restituire ai quattro il mordente per la vita. Diretto da Paolo Genovese, con una sceneggiatura scritta a quattro mani, “Il primo giorno della mia vita” è un film audace per il soggetto che tratta, il suicidio, nella sua pietosa sconfitta con la vita. Se nella prima parte Genovese mette a fuoco i personaggi con le loro miserie esistenziali, i loro sentimenti spenti, nella seconda parte il film assume una forza creativa unica. L’uomo, un bravissimo Toni Servillo, veste i panni della Possibilità, di colui che aiuta gli sfortunati nel riallaccio con la vita, nel recupero dell’afflato vitale perduto, smarrito in un dolore insopportabile, in una sconfitta mal gestita, nel bullismo subito e in una depressione insopportabile, condizioni di cui sono vittime rispettivamente Arianna, Emilia, Daniele e Napoleone. Tutto ruota sulla possibilità di (ri)desiderarla questa vita, di razionalizzarla nelle sue sfaccettature, nella felicità e nel dolore, due facce indissolubili della vita stessa, che si alternano, l’una consolatoria e l’altro implacabile. I quattro personaggi, alla fine, grazie alla convivenza durante la famosa settimana, si supportano in un confronto di vite mutilate, dove la speranza balugina nella condizione unica di saper “usare” ciò che la vita offre, anche nel cogliere un sorriso, a volte rubato al dolore. Un film profondo nella sua metafora dell’aiuto, della necessità assoluta di una mano tesa verso chi ha bisogno, per (ri)considerare la vita e non la morte. Questa fragilità umana, caratterizzata alla perfezione da Margherita Buy nel personaggio di Arianna, da Sara Serraiocco, Emilia, Gabriele Cristini, il Daniele che si ritrova genitori imperfetti, e Valerio Mastandrea, Napoleone, non vive, ma subisce una Roma buia, fosca, inondata da una pioggia battente, disperata. Genovese alla fine fa quadrare il cerchio, spostandosi fuori dalla realtà, e lo fa quasi in punta di piedi, rispettando proprio la fragilità umana nella sua interezza , mai giudicando la sua inadeguatezza alla vita stessa. Una forma di riflessione ragionata sul gesto di chi si toglie la vita, e decide della propria esistenza. Messaggio che tocca anche punti più difficili sul chi resta, che, nell’assillo devastante, si chiede il perché di quel gesto, e nel porsi infinite domande non avrà mai tutte le risposte.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rosalinda gaudiano »
[ - ] lascia un commento a rosalinda gaudiano »
|
|
d'accordo? |
|
|