Il primo giorno della mia vita |
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Un film di Paolo Genovese.
Con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Sara Serraiocco.
continua»
Commedia,
durata 121 min.
- Italia 2023.
- Medusa
uscita giovedì 26 gennaio 2023.
MYMONETRO
Il primo giorno della mia vita
valutazione media:
2,92
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Nessuno si salva da solodi pitcafFeedback: 308 | altri commenti e recensioni di pitcaf |
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lunedì 30 gennaio 2023 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A mio giudizio, forse finora il miglior film della stagione. I quattro protagonisti sono dei suicidi ai quali un angelo (Toni Servillo) offre la possibilità di rivivere da “non morti” per una settimana, durante la quale avranno modo di vedersi in spezzoni di quello che sarebbe accaduto se non fossero deceduti, e decidere alla fine se tornare indietro o meno. È vero “cinema”, c’è una storia originale ben narrata dal regista e ben interpretata dagli attori; e c’è anche il messaggio. Paolo Genovese, come scrive Flavio Natalia su Ciak, appartenendo alla ristretta squadra dei migliori registi del Paese, è consapevole delle responsabilità verso la settima arte. E, aggiungo io, anche verso gli spettatori. Come accade a quelli veramente bravi, il risultato va oltre le sue stesse intenzioni: se, come egli afferma nell’articolo di Natalia, l’idea alla base del film doveva essere contingente, connessa ai tempi, quella che ne è scaturita in realtà, è un’opera dalla forza assoluta e universale, capace di descrivere col giusto pathos una condizione potenzialmente comune a tutti, di qualunque età, sesso, paese o religione. Tutto perfetto quindi? Purtroppo no, Genovese lo definisce un film sulla felicità, un invito a fare del nostro meglio per riscoprire il senso della vita, un percorso verso la luce. E questo ha realizzato, ma solo in parte però, perché c’è una grave omissione. I quattro protagonisti hanno età diverse, problematiche diverse, situazioni familiari diverse. Cambiare la prospettiva, relativizzare, può essere una soluzione efficace, ma può anche non bastare a tutti, e comunque occorre qualcuno che ci aiuti a farlo. Questo qualcuno potrebbe essere un “angelo vivente”, una persona che incontrata in vita sarebbe bastata a coloro che devono essere aiutati ad elaborare un lutto, a difendersi dalla propria famiglia, ad accettare una sconfitta. Ma purtroppo non tutti quelli che soffrono lo fanno per un motivo preciso e più o meno identificabile, molti non sanno perché, ed ecco qui la carenza del film, la grande assente, mai neppure nominata, come se non esistesse o fosse un tabù: la “depressione”. E invece sì, essa esiste, eccome se esiste! Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità è uno dei disturbi più invalidanti al mondo con un costo sociale elevatissimo.Quel male oscuro che ti fa soffrire appena sveglio, che ti toglie speranza, desideri e voglia di vivere. Non diagnosticarla, ignorarla, scegliere di non parlarne o negarla, è come se si dicesse che è un male incurabile. E invece esistono farmaci con i quali si cura benissimo, anche se in molti c’è prevenzione e resistenza verso i cosiddetti “psicofarmaci”. Peccato, Genovese ha perso una bella occasione per affrontare in modo esaustivo un problema di tale gravità. Nessuno si salva da solo, per restare in tema cinematografico, questo è certo, ma va bene qualunque tipo di aiuto, anche se dovesse essere un medico a fornircelo.
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