pataffio
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sabato 6 gennaio 2024
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non ho mai riso e pensavo fosse un fil comico
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Posso dire di non aver capito il senso, dalla presentazione pensavo fosse un fil comico, ma non lo è e in quanto fil drammatico non ha nessun patos. Un problema di scrittura di reggia o di montaggio? Sicuramente emerge il bel lavoro delle maestranze ma molte volte non se ne sente la cura e la continuità.
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pataffio
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sabato 6 gennaio 2024
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vorrebbe ma non ce la fa
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Mi dispiace per lo sforzo ma non ho mai riso, ne pianto. Bella la fotografia.
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lizzy
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mercoledì 25 gennaio 2023
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eccezionale! veramente!
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Dissento da qiualunque commento negativo e passo a dire subito la mia onde suggellare, con le mie parole, l'apprezzamento immediato fin dai primi fotogrammi di questa opera ispirata che (e finalmente, direi!) ci riporta al "bel cinema che fu".
Sebbene sia inevitabile l'accostamento a quel di Brancaleoniana memoria, complice il rampollo di Brancaleone da Norcia medesimo, io propendo per un gemellaggio più virato verso le gesta degnamente poetate (e ottimanente disegnate) di Magnus e Romanini, quella fantasmagorica "Compagnia della Forca" tanto cara a quelle (quelli) come me.
Sicuramente qua non c'è il viaggio del Norcino: il drappello di disgraziati ha una ben precisa meta che raggiunge quasi subito e non vaga qua e la incappando in pazzesche (dis)avventure.
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Dissento da qiualunque commento negativo e passo a dire subito la mia onde suggellare, con le mie parole, l'apprezzamento immediato fin dai primi fotogrammi di questa opera ispirata che (e finalmente, direi!) ci riporta al "bel cinema che fu".
Sebbene sia inevitabile l'accostamento a quel di Brancaleoniana memoria, complice il rampollo di Brancaleone da Norcia medesimo, io propendo per un gemellaggio più virato verso le gesta degnamente poetate (e ottimanente disegnate) di Magnus e Romanini, quella fantasmagorica "Compagnia della Forca" tanto cara a quelle (quelli) come me.
Sicuramente qua non c'è il viaggio del Norcino: il drappello di disgraziati ha una ben precisa meta che raggiunge quasi subito e non vaga qua e la incappando in pazzesche (dis)avventure.
E malgrado manchino qua pezzi da novanta come il Volontè, Enrico Maria Salerno, il Pisacane, o bellezze immortali ed intriganti come la Buccella o la Spaak, basterebbe il solo Alessandro Gassman, qui forse nella sua migliore interpretazione di sempre (da Oscar, direi, per quanto è perfetta!) a suonare la grancassa.
Ma certo il Tirabassi e Mastrandrea non sono da meno e ci insegnano che se ben guidati due animali da cinepresa come loro possono anche farci dimenticare per un po' certe stelle d'oltreoceano.
Lo stesso Marconte è una gradita sorpresa: sicuramente "la parte della vita" per il (mica tanto) prode Musella/Berlocchio che merita una riconferma in un obbligatorio seguito.
Si, perchè adesso che abbiamo "assaggiato il sapore" non è possibile che il tutto si finisca con la vil fuga del tapino.
E se mancheranno, invero, le presenze del Belcapo e di Migone (magari qualche "flashback" dentro al sequel???), sicuramente chi di dovere non farà fatica a trascinare sul carro dei gloriosi perdenti gente come, che so, Albanese, Haber, Aldo Baglio, tutti adattissimi anzichenò alla singolar storia.
Infatti "Il Pataffio" è ben lungi da discutibili messe in scena tipo "Amici miei: come tutto ebbe inizio" o fesserie del genere e merita un posto principale di tutto rispetto nell'annuario del cinema Italiano , oltre che, come già fu per il Brancaleone, un degno secondo tempo che ci illumini sul triste fato del Marconte e dell'infingardo monaco, ben degno compare di sventure e disgrazie del Berlocchio.
Finalmente un bel film (non troppo) leggero, ben fatto, magistralmente diretto ed ottimamente interpretato fino dall'ultima comparsa presente.
Amen.
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ale56
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lunedì 29 agosto 2022
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un mediovevo che ha il sapore della contemporaneità
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Il Pataffio è un film molto originale, forse unico tra i film italiani. Si muove tra registri diversi: comico ,drammatico, sociale ma racconta anche degli aspetti più profondi dell’umano. Il richiamo è al cinema di una volta, ma io rivedo più Pasolini che Monicelli… Nessuno sembra salvarsi, in un vortice che prima fa sorridere e poi ti spiazza, ti sorprende. Commuove.Tutti i personaggi hanno una loro storia, di sorprendente contemporaneità. Attori bravissimi, giocano con una lingua inventata bellissima. Non ho letto il libro, ma lo comprerò.
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etmarin
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domenica 28 agosto 2022
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pensavo di vedere un bel film visto il cast....ma sono uscito a metà del primo tempo
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Credevo che i Cassamortari fosse il peggior film degli ultimi mesi....invece no! È questo! Nonostante il cast si tutto rispetto e la recitazione sicuramente di buon livello di alcuni attori, il film è deludente per la trama per la volgarità di cui è infarcito e per l'assenza di situazioni comiche. A metà del film (nel momento in cui il protagonista si esibitto in alcuni peti sono uscito ...non ce la facevo piu') anche se altre persone in sala sono uscite prima di me. Inguardabile!
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mauriziodalessio
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venerdì 26 agosto 2022
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patasberleffo
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II PATAFFIO un film di Francesco Lagi IT. 2022
Il racconto è tratto dal libro di Luigi Malerba che appunto narra di una storia fantastica e grottesca, a tratti favolistica , ambientata nel Medioevo dei cavalieri dell’arme e amori in una Italia stracciona e povera dei borghi con una popolazione contadina alla fame e i signori feudatari e dei castelli ricchi e e ben nutriti.
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II PATAFFIO un film di Francesco Lagi IT. 2022
Il racconto è tratto dal libro di Luigi Malerba che appunto narra di una storia fantastica e grottesca, a tratti favolistica , ambientata nel Medioevo dei cavalieri dell’arme e amori in una Italia stracciona e povera dei borghi con una popolazione contadina alla fame e i signori feudatari e dei castelli ricchi e e ben nutriti. Il film non è storico realistico, ma vuole reinventare quel medioevo con punte anche di comicità attraverso la storia di Berlocchio , un Marconte , neo specie nobiliare che acquisisce un feudo ,detto Tripalle sposando Bernarda figlia di un re di Montecacchione. Già dai nomi dei luoghi e dei personaggi si imposta il carattere grottesco e comico della vicenda che vede ll viaggio del Marconte e Bernarda in carrozza, verso il castello di Tripalle nuova dimora della coppia di sposi. Viaggiano con un manipolo di soldati di scorta più una sbrindellata corte composta da un frate cappuccio e un consigliere notaio detto Belcapo . Tutto il viaggio è dunque il pretesto per una serie di avventure e fatti che ricordano molto le vicende dell’armata Brancaleone e del suo manipolo di guerrieri per le crociate , film di Monicelli del ’78 . Anche Malerba per il suo Pataffio forse aveva tratto dal film Brancaleone qualche spunto per il racconto. Dunque un intreccio di legittima ispirazione tra letteratura e cinema, dove il cinema questa volta rilancia il tema narrativo del medioevo con quest’ultimo Pataffio , film del regista Francesco Lagi . Tuttavia il film ,introduce anche nuovi elementi , quali il popolo di poveri e affamati abitanti del Borgo che , per niente conquistati dal nuovo Marconte esprimono ribellione attraverso il personaggio di Migone un popolano che si trova ad essere un capopopolo di riferimento , per tutti i poveracci affamati ma anche un riferimento per i vari Marconte ,Frati e cortigiani che vorrebbero imporre il loro potere di sfruttamento sui poveri per trarre cibo e sopravvivenza. Dunque un tema insolito per questo film ,che si allontana infine dalla storia medievale, per avvicinarsi ad una metafora contemporanea ,ovvero il potere dei pochi ricchi e ben sazi sulla fame e sullo sfruttamento dei molti poveri della popolazione che abita nei borghi. Il personaggio di Migone poi rappresenta anche la ambiguità e la debolezza umana di fronte a possibili corruzioni del potere pur di sopravvivere.Dunque per alcuni aspetti, un film che offre più chiavi di lettura , attraverso sia il racconto, ma soprattutto attraverso i personaggi , tutti ben interpretati con sfumature. e caratteristiche diverse, dal Marconte Berlocchio , di Lino Musella , il bravo protagonista, alla sognante Bernarda di Viviana Cangiano , che non realizza il suo sogno, pur cantando con la sua bella voce, al frate molto poco spirituale di Alessandro Gassmann, dal consigliere Belcapo che Tirabassi rende senza sbavature, e infine al Migone efficace interpretazione di Valerio Mastrandrea , che rende il senso ultimo di tutto il film. Dunque un film interessante per niente scontato o banale, una trama narrativa non consueta che a tratti può fuorviare dal tema ,lasciando un finale in apertura, verso una malinconica fuga. (Mauridal)
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ante
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mercoledì 24 agosto 2022
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si ride (amaro) e si riflette
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Un film davvero insolito, ambientato nel passato ma che parla al nostro presente ( purtroppo)
Recitato in maniera incredibile, ci sono dentro momenti di rara poesia. Non è esattamente una commedia, diventa qualcos'altro. Ti spiazza. Si trasforma, ma non perde la sua atrmosfera. Alla fine ti commuove ma ti fa anche sorridere.
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gengi
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martedì 23 agosto 2022
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che peccato...
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Film con ottimi attori, ma con una sceneggiatura sciapa e indolente, priva di alcun senso, non riesce ad arrivare alla sufficienza.
Perso una occasione per ritrovare la comicità e il verve dell'armata Brancaleone.
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panzy
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martedì 23 agosto 2022
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non è l'' armata brancaleone
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Parte ricordando l'Armata monicelliana, ma presto vira su "brutti sporchi e cattivi" o "il Nome della Rosa". Frate Cappuccio per come si muove e parla ricorda fra' Remigio"; Migone ( Mastrandrea) ricorda Bertoldo.Se ci si aspetta di ridere soltanto si resta delusi: non che le battute e sutuazioni che strappano il riso manchino, anzi, ma è la sceneggiatura e poi l'evoluzione della trama che puntano altrove. Anche l'idioma , un misto di accenti umbro marchigiani, ricorda più il ragioniere interpretato da Bernard Blier di "riusciranno i nostri eroi" che non il maccheronico medioevale di Gassmann(Vittorio & C.). La fame, la miseria e l'inganno accomunano straccioni (veri) e nobili (fasulli).
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Parte ricordando l'Armata monicelliana, ma presto vira su "brutti sporchi e cattivi" o "il Nome della Rosa". Frate Cappuccio per come si muove e parla ricorda fra' Remigio"; Migone ( Mastrandrea) ricorda Bertoldo.Se ci si aspetta di ridere soltanto si resta delusi: non che le battute e sutuazioni che strappano il riso manchino, anzi, ma è la sceneggiatura e poi l'evoluzione della trama che puntano altrove. Anche l'idioma , un misto di accenti umbro marchigiani, ricorda più il ragioniere interpretato da Bernard Blier di "riusciranno i nostri eroi" che non il maccheronico medioevale di Gassmann(Vittorio & C.). La fame, la miseria e l'inganno accomunano straccioni (veri) e nobili (fasulli). La tolleranza per l'amore "omo" tra i due gendarmi e l'esplicita richiesta da parte della sposa a volersi liberare del peso dellla verginità vogliono forse alludere ad un medioevo misero ma tollerante e aperto riguardo ai costumi sessuali, una sorta di ritorno ad uno "stato di natura" crudo e crudele. Gli attori sono tutti bravi e misurati senza alcuna sbavatura a parte, forse, Gassman un po' troppo caricaturale che a volte pare uno di quei frati tipici del trash italiano anni'70
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mr. cellophane
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lunedì 22 agosto 2022
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intenzione 10, realizzazione 1
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Sono tornato per la prima volta al cinema dopo la pandemia e - ingannato dalle valutazioni positive - ho scelto questo Il Paraffio. Purtroppo. In questo film non si ride, non si sorride e non si piange, in compenso si guarda spesso l’orologio. I personaggi alternano meschinità e atteggiamenti grotteschi senza che lo spettatore (o almeno, questo spettatore) riesca a farsene una ragione; i due vagamente interessanti – Bernarda e il consigliere del Marconte) restano sullo sfondo – gli altri sono maschere prive di spessore. La storia è prevedibile e perde d’interesse entro venti minuti. La recitazione di Gassman è ben oltre che sopra le righe, a occhio e croce è oltre l'orbita di Plutone, e verrebbe voglia di rivolgersi al suo ringhioso frate e chiedergli "Oh, ma cos'hai?".
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Sono tornato per la prima volta al cinema dopo la pandemia e - ingannato dalle valutazioni positive - ho scelto questo Il Paraffio. Purtroppo. In questo film non si ride, non si sorride e non si piange, in compenso si guarda spesso l’orologio. I personaggi alternano meschinità e atteggiamenti grotteschi senza che lo spettatore (o almeno, questo spettatore) riesca a farsene una ragione; i due vagamente interessanti – Bernarda e il consigliere del Marconte) restano sullo sfondo – gli altri sono maschere prive di spessore. La storia è prevedibile e perde d’interesse entro venti minuti. La recitazione di Gassman è ben oltre che sopra le righe, a occhio e croce è oltre l'orbita di Plutone, e verrebbe voglia di rivolgersi al suo ringhioso frate e chiedergli "Oh, ma cos'hai?".
Il riferimento – distante, irraggiungibile, schiacciante – è Brancaleone, ma quello che viene in mente è una versione triste di “Quel gran pezzo dell’Ubalda”. Il peggior film italiano che ho visto negli ultimi anni.
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