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martin
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martedì 14 ottobre 2025
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come pane non lievitato
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Avevo adorato Mignon è partita della stessa regista, qui non ci siamo proprio, il film è un troppo pieno di personaggi, avvenimenti e ciò lo rende piatto e insipido, nonostante il cast di livello; i continui flash back disorientano e diventano il vero protagonista del film, le storie che si intrecciano sono come spaghetti scotti, li mandi giù perché aspetti il secondo (tempo) e speri che sia meglio, invano. Moretti addirittura moretteggia nella scena del tennis, a ribadire la sua disarmonia con il film, la storia d'amore mancata passa tra le righe, travolta dal fiume di avvenimenti e il film ci lascia come ci trova, un sapore di libro raccontato, di pane non lievitato.
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battpi
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mercoledì 1 ottobre 2025
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"epica quotidiana" con attori all''altezza
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La trama del libro a cui il film si ispira è una mezza condanna per la sua trasposizione cinematografica: il protagonista vive una vita di rinuncia che ha un che di epico, ma è un'epica fatta da un susseguirsi di episodi sobri, di chiarimenti che non chiariscono, di sguardi che vorrebbero parlare e si limitano a guardare: le scene di azione, di movimento, sono spunti decisivi ma il racconto si sofferma su altro. Diciamo pure: una trama che raccontata in modo lineare sarebbe stata insulsa, e che invece la Archibugi rende coinvolgente grazie al continuo alternarsi di piani temporali, che a volte può risultare forzato ma sicuramente coinvolge lo spettatore, dato che serve non ad allontanarsi dalla storia, ma viceversa ad entrare in sintonia con i ricordi e i flashback del protagonista.
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La trama del libro a cui il film si ispira è una mezza condanna per la sua trasposizione cinematografica: il protagonista vive una vita di rinuncia che ha un che di epico, ma è un'epica fatta da un susseguirsi di episodi sobri, di chiarimenti che non chiariscono, di sguardi che vorrebbero parlare e si limitano a guardare: le scene di azione, di movimento, sono spunti decisivi ma il racconto si sofferma su altro. Diciamo pure: una trama che raccontata in modo lineare sarebbe stata insulsa, e che invece la Archibugi rende coinvolgente grazie al continuo alternarsi di piani temporali, che a volte può risultare forzato ma sicuramente coinvolge lo spettatore, dato che serve non ad allontanarsi dalla storia, ma viceversa ad entrare in sintonia con i ricordi e i flashback del protagonista. Probabilmente saggia anche la scelta di ridurre, rispetto al romanzo, lo spazio dedicato alla nipote, figura più buonista e con meno pathos - ciò significa perdere parte del messaggio sociale raccontato dal libro, ma non è detto che anche questo non sia un bene.
Favino recita divinamente, riuscendo a non far pesare mai neanche le scene più lunghe, e a dare spessore a questa figura di martire (talvolta) felice. Il fatto che la storia si sviluppi in modo volutamente un po' opprimente e vincolato non impedisce la presenza di almeno un paio di colpi di scena genuinamente inattesi e rivelatori. Anche le figure che rischierebbero di risultare eccentriche al punto da essere stonate, non fosse altro che per la presenza di attori poco disposti a farsi plasmare (Ceccherini e Moretti), riescono in realtà a risultare umane e abbastanza credibili.
Resta una storia con alcuni passaggi forzati o incerti, soprattutto tra il protagonista, la moglie e la figlia, ma in cui non si può fare nessun grande rimprovero né alla regista né al cast, e anzi si può lodare la delicatezza con cui si affronta le difficoltà umane, dando loro spessore e riuscendo a ottenere scene che perlopiù colpiscono senza stuccare.
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antonino
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mercoledì 25 settembre 2024
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narrazione che pensa
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A mio parere bellissimo film, una narrazione non narrata, può sembrare paradossale ma a volte l'unico modo per poter trasmettere un racconto è lasciare spazio al non-detto. Esattamente come dice l'analista, il vuoto si trasmette e non è importante colmarlo ma sforzarsi di farlo perchè tale sforzo coincide con la vita stessa. Qui vengono trasmesse le rabbie dei genitori in perenne conflitto, il malessere che sfocia nel suicidio, l'amore provato ma mai avuto, il dolore della perdita di una figlia e tanto altro. Tutto questo, io credo, nessuno può avere la pretesa di poterlo raccontare, ma nel modo più delicato e incisivo possibile, come in questo film, può solo "essere".
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zelig62
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sabato 14 settembre 2024
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pessimo
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Racconto confuso, dialoghi incomprensibili, pessimo esempio di cinema italiano.
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frankc
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venerdì 13 settembre 2024
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dai!
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senza fare troppe storie, almeno tre stelle mi sembrano il minimo.
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giovedì 12 settembre 2024
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si è così
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Mi è piaciuto molto il tuo commento al film, che condivido appieno e mi sento in sintonia Dove posso leggerti in futuro?
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fabrizio
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giovedì 12 settembre 2024
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un film intenso
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Gioco sottile fra testo e contesto.
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rosmersholm
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giovedì 12 settembre 2024
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il quartierino
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Un film fatto tra gli amici del quartierino romano, dove il montaggio tenta di tenere a galla una sceneggiatura penosa e la solita mediocre regia della Archibugi. Favino imbarazzato, Moretti imbarazzante, la Smutniak una grande attrice sempre nel posto sbagliato.
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domenica 8 settembre 2024
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ma è necessario scrivere "difficile"?
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Ma perché lei non è in grado di farsi capire? Ormai ho deciso di non leggere più le sue elucubrazioni.
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luciano sibio
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lunedì 1 aprile 2024
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abbandono totale della "consecutio temporum"
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Essere riuscito a seguire la storia e ad immedesimarsi in essa nonostante l'abbandono totale della "consecutio temporum" nelle sequenze direi che va a pieno merito della regia anche se, non avendo letto il libro a base delle sceneggiatura, non so quanto ciò sia voluto proprio dalla Archibugi o meno . E' comunque un tentativo ben riuscito di privilegiare una lettura contenutistica della storia stessa a una lettura realistica di essa . Il messaggio che traspare si potrebbe riassumere nella considerazione che la vita non ha di per sè un contenuto ben definito ma è la continua ricerca di esso nel rapporto con i propri cari e con il proprio partner e quando lo si capisce si trova quell'equilibrio che ci permette di trovare in serenità quell'aggancio assolutamente laico con l'ultramondano.
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Essere riuscito a seguire la storia e ad immedesimarsi in essa nonostante l'abbandono totale della "consecutio temporum" nelle sequenze direi che va a pieno merito della regia anche se, non avendo letto il libro a base delle sceneggiatura, non so quanto ciò sia voluto proprio dalla Archibugi o meno . E' comunque un tentativo ben riuscito di privilegiare una lettura contenutistica della storia stessa a una lettura realistica di essa . Il messaggio che traspare si potrebbe riassumere nella considerazione che la vita non ha di per sè un contenuto ben definito ma è la continua ricerca di esso nel rapporto con i propri cari e con il proprio partner e quando lo si capisce si trova quell'equilibrio che ci permette di trovare in serenità quell'aggancio assolutamente laico con l'ultramondano.
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