Titolo originale | Mi país imaginario |
Anno | 2022 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Cile |
Durata | 83 minuti |
Regia di | Patricio Guzmán |
Uscita | lunedì 11 settembre 2023 |
Tag | Da vedere 2022 |
Distribuzione | ZaLab, I Wonder Pictures |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,25 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 8 settembre 2023
La storia recente del Cile che portato alla riscrittura della costituzione. In Italia al Box Office Cile - Il mio Paese Immaginario ha incassato nelle prime 10 settimane di programmazione 18 mila euro e 9,8 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Nel maggio del 2019 Patricio Guzmán ha presentato al festival di Cannes La cordigliera dei sogni, sognando ad alta voce, in coda al documentario, che il suo paese d'origine, Il Cile, potesse ritrovare il suo passato glorioso e l'allegria perduta. Quel passato che era stato brutalmente ucciso ancora giovanissimo dal golpe di stato militare che aveva deposto il presidente Allende, e che Guzmán aveva documentato nella sua trilogia più famosa. Nell'ottobre dello stesso 2019 qualcosa di enorme accade di nuovo in Cile, dopo tanti anni. Un movimento di massa nuovo, apartitico e senza leader di sorta, porta in piazza un milione e mezzo di persone. Giovani, soprattutto, ma non solo. Domandano rispetto dei diritti umani, sostegno dallo Stato, in una parola democrazia. È la seconda rivoluzione cilena e, per il regista, la realizzazione inaspettata di un desiderio profondo.
Per raccontare gli eventi dell'autunno del 2019 a Santiago, e ciò a cui hanno portato, c'erano tanti modi possibili e tante, tantissime immagini a disposizione. Patricio Guzmán decide di leggerli da una prospettiva ben precisa, quella femminile.
Cile - Il mio Paese immaginario alterna alle immagini della protesta prima, della violentissima repressione da parte dell'esercito poi, e infine dell'assemblea costituente che ha portato alla riscrittura della costituzione nazionale, solo e soltanto interviste alle donne che sono state protagoniste o attente osservatrici di questo percorso. Manifestanti, giornaliste, psicologhe, artiste, dottoresse, politologhe esperte o giovani politiche delle nuova leva.
Ma non è tutto. Attraverso le loro narrazioni, il regista pone la questione delle donne a monte e a valle di tutto ciò che è avvenuto e sta avvenendo, suggerendo che la condizione di povertà ed urgente necessità delle madri in Cile sia stata tra le micce più incendiarie della protesta popolare, a tutti i livelli sociali, dalle università alle baraccopoli, che la loro rabbia abbia motivato e raccolto le tante anime del movimento, e che non ci sia un destinatario più urgente e centrale delle donne, nello scacchiere sociale, cui il nuovo corso politico dovrà guardare e rispondere.
Con un secondo obiettivo, di ridotta focale ma non minor importanza, Cile - Il mio Paese immaginario guarda anche al mondo di chi documenta i cambiamenti sociali. Le videocamere dei reporter e della controinformazione hanno infatti avuto un ruolo cruciale nell'antipropaganda cilena, ma sono anche diventate bersaglio della risposta militare, col risultato che centinaia di persone hanno perso un occhio. Poi l'immagine dell'occhio bendato è diventata a sua volta simbolo di protesta collettiva, in un circolo drammatico ma virtuoso che fa parte delle tante storie nella Storia che questo documentario lascia intravedere.
as a foreigner to watch the documentary for Chile, I feel so related, it touched deep down to my heart. Instead of trying to make the people patriotic as most political documentary intended to do, I think this documentary is for everyone in the world. It depicts liberty , tenacity, the perseverance for right vividly.
La battaglia del Cile, in tre parti (1975-1979), è una pietra miliare del cinema politico di ogni tempo e latitudine. La firmò Patricio Guzmán, tra i più validi eredi del geniale Chris Marker. Ma dopo il capolavoro Nostalgia della luce (2010) Guzmán è stato sempre meno capace di imprimere una scrittura markeriana ai suoi documentari, ovvero un tessuto di rime interne prodotto dal montaggio e dall'eloquenza [...] Vai alla recensione »
In La cordigliera dei sogni, la prospettiva di Patricio Guzmán sul Cile non era molto ottimista. Si respirava l'aria pesante dei conflitti sociali. Una perdita della gioia. Mi país imaginario ribalta tutto e racconta di una nuova stagione di speranza, che parte proprio da lì, dalle proteste di piazza di quel 2019. Il punto non è più dunque il lavoro sulle rimozioni del passato, ma la registrazione [...] Vai alla recensione »
C'è qualcosa di sorprendente nel modo in cui a ogni nuovo capitolo della storia del Cile Patricio Guzmán ne riesce a mettere a fuoco il presente a partire da quel trauma che ha segnato il Paese e il suo vissuto, e che è divenuto il centro intorno al quale lavora la sua poetica di cineasta: il golpe dei militari, l'assassinio di Allende, gli anni della dittatura.
Sono stati anni rivoluzionari quelli del Cile degli ultimi tempi. Anni di collettivi e di ruggente indignazione, anni di lotta e di scontri in piazza, di violenza, di battaglie. Anni di fuoco insomma, e Patricio Guzmán non poteva di certo esimersi dal raccontarceli, volgendo il suo sguardo pieno di ammirazione verso questa nuovo Paese infuocato. Ed è proprio dalle fiamme che inizia il documentario [...] Vai alla recensione »
È un film semplice Mi país imaginario del cineasta cileno Patricio Guzmán, presentato tra le séances spéciales a Cannes 75. Molto più semplice - verrebbe quasi da dire basico - a confronto con ciò cui ci ha abituato. Non ci sono le riflessioni filosofico-storico-politiche che da Allende risalgono fino alla Cordigliera delle Ande, come ad esempio accadeva nel precedente La cordigliera dei sogni.