nanobrontolo
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domenica 21 luglio 2024
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capolavoro
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Mi ha incollato al video: grazie Martone! Toni Servillo: sei un mostro sacro della recitazione! Da vedere assolutamente!
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writer58
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giovedì 15 giugno 2023
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film del 2021-prima parte- qui rido io+altri sette
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Nel 2021 s torna alla vita. Ma in modo ingannevole. Superata la fase del “tutti a casa, guai a uscire se non per fare la spesa o andare in ospedale”, ci si ritrova a camminare per le strade guardando da sopra le mascherine gli altri con sospetto, in-consapevoli portatori di malattia, in attesa di un vaccino che appare come un salvagente a un universo di naufraghi
Anche l’industria cinematografica si rimette in moto, presentando spesso proposte ralizzate subito prima o a cavallo della pandemia.
L’elenco dei film visti- e non recensiti- è abbastanza corposo. L’ho diviso in due parti.
1. Licorice pizza di Anderson (sopravvalutato e improbabile, anche se raccontato con grazia)
2.
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Nel 2021 s torna alla vita. Ma in modo ingannevole. Superata la fase del “tutti a casa, guai a uscire se non per fare la spesa o andare in ospedale”, ci si ritrova a camminare per le strade guardando da sopra le mascherine gli altri con sospetto, in-consapevoli portatori di malattia, in attesa di un vaccino che appare come un salvagente a un universo di naufraghi
Anche l’industria cinematografica si rimette in moto, presentando spesso proposte ralizzate subito prima o a cavallo della pandemia.
L’elenco dei film visti- e non recensiti- è abbastanza corposo. L’ho diviso in due parti.
1. Licorice pizza di Anderson (sopravvalutato e improbabile, anche se raccontato con grazia)
2. Spencer del regista cileno Larrain (formalmente bello, ma algido e quasi mortuario)
3. Tre piani -visto in televisione- (interessante, soprattutto perché privo dei tic autoreferenziali e narcistici che accompagnano parecchi film di Moretti)
4. E’ stata la mano di Dio (discreto “amarcord” di Sorrentino nella Napoli anni ’80, film esuberante e citazionista, ma distante dai capolavori a cui si ispira)
5. Aria ferma di Saverio Di Costanzo, un buon film, onesto e rigoroso, in cui l’ambientazione carceraria fa da cornice e contenitore allo sviluppo delle relazioni tra un ispettore di polizia e un camorrista
6. La fiera delle illusioni di Guillermo del Toro, remake di un celebre film degli anni ’40, un’opera dai colori sgargianti e scene di grande seduzione visiva, ma piuttosto squilibrata tra una prima parte più brillante e una seconda percorsa da venature dark e noir che accompagnano la rovina del protagonista
7. Madres paralelas, un film piuttosto mediocre (spiace dirlo) di Almodovar, in cui gl spunti melodrammatici non sono compensati da una narrazione debole e poco convincente.
8. Qui rido io è un ottimo film di Martone sulla figura del capocomico Scarpetta, padre naturale dei fratelli De Filippo, che ricostruisce la Napoli di inizio novecento come se fosse un gigantesco set teatrale a cielo aperto che contiene ambiti teatrali più piccoli e strutturati (il tribunale, per esempio, dove Scarpetta si produce in una performance memorabile) Un film dominato dalla figura del capocomico interpretato magistralmente da Toni Servillo, insieme patriarca, padrone e sultano, uomo di genio e di abusi, padre di numerosi figli legittimi e illegittimi avuti da almeno tre donne che hanno tra di loro rapporti di parentela. Un grande ritratto dell'Italia di inizio secolo, con il suo impasto di conformismo, trasgressione, vitalità, predominanza maschile, mode e feticci (tagliente il ritratto di D'annunzio come autore emergente pieno di sé, in procinto di diventare il Vate della nazione).
Una delle migliori proposte dell'anno.
W.
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[+] palloncini gonfi
(di samanta)
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neldot
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lunedì 22 maggio 2023
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capolavoro di martone
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Martone scrive una pagina della storia del cinema, raccontando le vicende di una delle più famose famiglie del teatro italiano a cavallo tra il XIX ed il XX secolo. Nelle vicende della famiglia Scarpetta/De Filippo si intrecciano molti personaggi noti e meno noti del panorama culturale italiano e partenopeo dell'epoca, come Gabriele D'Annunzio, Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo, Libero Bovio. Vicende all'epoca famose ma paradossalmente mai confluite in una narrazione cinematografica prima d'ora. E la storia funziona ed avvince, tutto gira come un ingranaggio perfetto, la regia, la sceneggiatura, la recitazione, le atmosfere. Un Servillo sempre più bravo, che qui conferma le sue doti di attore di livello mondiale, ed è circondato da un cast che non sfigura, eccezionali attori napoletani, quasi tutti provenienti dal mondo del teatro, che a pieno diritto scrivono questa bella pagina sulla nascita del moderno teatro popolare a Napoli ed in Italia.
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felicity
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venerdì 24 giugno 2022
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un film succulento e saporito
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Qui Rido Io trasporta sullo schermo l’epopea di Eduardo Scarpetta. Un’opera che inquadratura, dopo inquadratura, mette in scena la vita e gli amori del più importante commediografo partenopeo.
Tra compagne, amanti, colleghi, amici, nemici, figli legittimi e illegittimi, la vita di Eduardo Scarpetta è un’epifania di volti. Insomma, una famiglia molto più che allargata, anzi una vera e propria tribù. E va riconosciuto a Martone di aver azzeccato tutti gli interpreti: dai protagonisti principali ai camei. Ça va sans dire Toni Servillo è sempre una certezza. L’attore ci offre tutte le sfumature di un personaggio carismatico ed egotico, perennemente sospeso tra luci e ombre.
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Qui Rido Io trasporta sullo schermo l’epopea di Eduardo Scarpetta. Un’opera che inquadratura, dopo inquadratura, mette in scena la vita e gli amori del più importante commediografo partenopeo.
Tra compagne, amanti, colleghi, amici, nemici, figli legittimi e illegittimi, la vita di Eduardo Scarpetta è un’epifania di volti. Insomma, una famiglia molto più che allargata, anzi una vera e propria tribù. E va riconosciuto a Martone di aver azzeccato tutti gli interpreti: dai protagonisti principali ai camei. Ça va sans dire Toni Servillo è sempre una certezza. L’attore ci offre tutte le sfumature di un personaggio carismatico ed egotico, perennemente sospeso tra luci e ombre. Da applausi tutte le performance femminili. Indimenticabile il Gabriele D’Annunzio di Paolo Pierobon.
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lizzy
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domenica 27 marzo 2022
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boh!
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Sicuramente Servillo, che anche a me piace tantissimo, è (ormai) diventaato un nuovo mostro sacro dell'italico cinema.
E questo non si discute.
Ma non tutte le ciambelle riescono sempre col buco e non sempre i mostri sacri azzeccano i lavori adatti a loro.
Certo, anche in questo "Qui rido io" Servillo da sfoggio di tutta la sua potenzialità, ma è come dare ad un bambino in mano un bazooka per colpire una mosca.
Il film non mi dice nulla: è noioso.
Si, noioso.
Non fa certo ridere, ma nemmeno piangere.
Non mi fa pensare a nulla se non la esosa e partenopea tracotanza di un personaggio (lo Scarpetta) che se pur bravo sul palco nella vita ha sempre fatto acqua da tutte le parti.
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Sicuramente Servillo, che anche a me piace tantissimo, è (ormai) diventaato un nuovo mostro sacro dell'italico cinema.
E questo non si discute.
Ma non tutte le ciambelle riescono sempre col buco e non sempre i mostri sacri azzeccano i lavori adatti a loro.
Certo, anche in questo "Qui rido io" Servillo da sfoggio di tutta la sua potenzialità, ma è come dare ad un bambino in mano un bazooka per colpire una mosca.
Il film non mi dice nulla: è noioso.
Si, noioso.
Non fa certo ridere, ma nemmeno piangere.
Non mi fa pensare a nulla se non la esosa e partenopea tracotanza di un personaggio (lo Scarpetta) che se pur bravo sul palco nella vita ha sempre fatto acqua da tutte le parti.
Il suo ambiguo rapporto familiare non si confaceva certo con le prodezze pubbliche ed il suo estrinsecarsi per farsi amare ricorda tanto il Silvio di "Loro", cosa che anche il trucco non ha nascosto per nulla.
Come qualcuno ha sottolineato, poi, sicuramente la colonna sonora è poco consona, ma con i dialoghi in dialetti mescolati sembra di rivedere un classico "Montalbano" dove i siciliani di una ipotetica zona parlano in tutti i dialetti dell'isola.
Ma ad una fiction come Montalbano questo potrebbe anche perdonarsi, ad un film di Martone, e ad una interpretazione come quella di Servillo, certo no.
Insomma: prodotto godibile a metà, onesto a metà, efficace a metà.
L'ho visto, ma non lo rivedrei.
Insomma.
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eusebio55
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venerdì 11 febbraio 2022
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un film inutile
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Sarà un mio limite ma non ho compreso le intenzioni dell'autore: la ricostruzione storica che ostenta, fa a pugni con una colonna sonora che attinge al repertorio canzonettistico anni '50. Il linguaggio tra il vomerese e il casertano fa sbellicare dalle risa chi ha memoria dei suoni autentici. La mia non è nostalgia né rigore filologico, per carità, ma allora perché non usare l'italiano, piuttosto che un napoletano finto. Perché non usare il rock, piuttosto che proporre Sergio Bruni. Perché non osare davvero, piuttosto che mantenersi sulle righe di un opportunismo borghese e televisivo. Un film inutile ma anche dannoso, purtroppo, per noi napoletani. Mille volte meglio Rubini con i De Filippo, almeno lì non c'erano pretese filologiche e non c'erano finti napoletani.
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Sarà un mio limite ma non ho compreso le intenzioni dell'autore: la ricostruzione storica che ostenta, fa a pugni con una colonna sonora che attinge al repertorio canzonettistico anni '50. Il linguaggio tra il vomerese e il casertano fa sbellicare dalle risa chi ha memoria dei suoni autentici. La mia non è nostalgia né rigore filologico, per carità, ma allora perché non usare l'italiano, piuttosto che un napoletano finto. Perché non usare il rock, piuttosto che proporre Sergio Bruni. Perché non osare davvero, piuttosto che mantenersi sulle righe di un opportunismo borghese e televisivo. Un film inutile ma anche dannoso, purtroppo, per noi napoletani. Mille volte meglio Rubini con i De Filippo, almeno lì non c'erano pretese filologiche e non c'erano finti napoletani. Da vedere e ricordare come modello (da evitare).
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enzo70
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lunedì 31 gennaio 2022
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un grande omaggio di martone a eduardo scarpetta,
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Mario Martone realizza un delizioso omaggio alla memoria di Eduardo Scarpetta, grande protagonista e interprete del teatro popolare napoletano dell’inizio del secolo scorso. La parte del grande artista viene interpretata dal solito Toni Servillo, perfettamente a suo agio nella parte del capo comico, istrionico e trascinatore. E la storia va avanti, benissimo, sempre sul solco del divario tra pubblico e privato, la famiglia allargata, con tre figli mai riconosciuti. Quei ragazzi che hanno vissuto un’infanzia travagliata e sofferta rispondevano al nome di Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Ma se la madre gli ha dato il nome, il padre gli ha insegnato il mestiere, anzi come dice il piccolo Eduardo a Peppino, gli ha insegnato che il palco è l’unico strumento di libertà.
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Mario Martone realizza un delizioso omaggio alla memoria di Eduardo Scarpetta, grande protagonista e interprete del teatro popolare napoletano dell’inizio del secolo scorso. La parte del grande artista viene interpretata dal solito Toni Servillo, perfettamente a suo agio nella parte del capo comico, istrionico e trascinatore. E la storia va avanti, benissimo, sempre sul solco del divario tra pubblico e privato, la famiglia allargata, con tre figli mai riconosciuti. Quei ragazzi che hanno vissuto un’infanzia travagliata e sofferta rispondevano al nome di Eduardo, Peppino e Titina De Filippo. Ma se la madre gli ha dato il nome, il padre gli ha insegnato il mestiere, anzi come dice il piccolo Eduardo a Peppino, gli ha insegnato che il palco è l’unico strumento di libertà. Ma Eduardo Scarpetta non è stato solo l’autore del popolarissimo Felice Sciosciammocca, ma un artista complesso che cercava un riconoscimento anche a livello nazionale. Ma il tentativo di creare una parodia di un’opera di D’Annunzio, i figli di Iorio, gli costò una denuncia per plagio e un pesantissimo processo penale. E Scarpetta soffrì molto l’attacco dei suoi colleghi, Libero Bovio, Ferdinando Russo che si schierarono dalla parte di D’Annunzio. Chi conosce la storia della letteratura italiana ben sa quanto il poeta abruzzese rappresenti un incredibile caso di successo letterario costruito a tavolino, il primo incredibile episodio di marketing della letteratura. Ma bene fa Martone a testimoniare il livello dell’uomo. Comunque, un bel film che utilizza anche una straordinaria colonna sonora rappresentata dai classici della canzone napoletana.
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bernardino abate
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sabato 29 gennaio 2022
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un film che ripresenta la napoli di un tempo
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Un film che ben ripresenta la vita geniale e travagliata del grande attore teatrale Eduardo Scarpetta e della Napoli del tempo, richiamando alle simpatiche espressioni tipiche napoletane e alla musica e canzoni partenopee. Utile la traduzione in italiano.
Nota dolente: alcune scene scabrose che ne sconsigliano la sua visione al pubblico.
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luca scialo
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lunedì 10 gennaio 2022
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servillo nella sua più grande interpretazione
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Uno straordinario Toni Servillo, nella sua forse più straordinaria interpretazione per livello di difficoltà, impersona uno dei maggiori drammaturghi del teatro italiano. Dalla vita privata controversa, passata tra più donne, molti figli (tra cui i grandi De Filippo) e una fiera consapevolezza della propria arte. Parliamo di Eduardo Scarpetta, che Mario Martone ci mostra con il suo consueto taglio. Fatto di caratterizzazione dei personaggi, ed un pizzico di onirismo, ma sempre nei confini del realismo. Senza esagerazioni e banalizzazioni. Ottime le ambientazioni in una Napoli di inizio '900, come sempre teatro a cielo aperto. La pellicola fa emergere storie poco conosciute, come la causa intentata da Gabriele D'Annunzio con l'accusa di plagio.
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Uno straordinario Toni Servillo, nella sua forse più straordinaria interpretazione per livello di difficoltà, impersona uno dei maggiori drammaturghi del teatro italiano. Dalla vita privata controversa, passata tra più donne, molti figli (tra cui i grandi De Filippo) e una fiera consapevolezza della propria arte. Parliamo di Eduardo Scarpetta, che Mario Martone ci mostra con il suo consueto taglio. Fatto di caratterizzazione dei personaggi, ed un pizzico di onirismo, ma sempre nei confini del realismo. Senza esagerazioni e banalizzazioni. Ottime le ambientazioni in una Napoli di inizio '900, come sempre teatro a cielo aperto. La pellicola fa emergere storie poco conosciute, come la causa intentata da Gabriele D'Annunzio con l'accusa di plagio. Il primo caso della storia, che vide uscire vincitore Scarpetta e porre chiaramente la linea di demarcazione tra plagio e parodia. Ma anche la crisi di Scarpetta, tra il nuovo teatro che emerge, l'arte cinematografica in ascesa e il figlio Vincenzo che decide di prendere la sua strada. Come non bastasse, la figlia nata morta. Lui abituato ad avere una prole molto ampia. Il film, chissà se volutamente, si pone in un piacevole continuum con I fratelli Scarpetta, che uscirà di lì a breve. Che invece racconta dei primi passi a teatro dei grandi Eduardo, Titini e Peppino.
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donatella
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domenica 28 novembre 2021
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racconto celebrativo del teatro ma cupo e un po' disumano
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Film ben fatto anche se un po' lungo e bravissimi tutti gli attori. Racconto che vuol essere celebrativo del teatro e di una certa identità napoletana, ma cupo perché acritico rispetto alla crudeltà e profonda violenza insite nella "napoletanità" che è il focus del film. Le mostra ma si limita a farlo in modo ambiguo, rendendole in fondo accettabili come parte inevitabile della tradizione. Il personaggio di Scarpetta è esaltato nella sua grandezza teatrale ma mostrato in modo tollerante e a volte addirittura affettuoso nella sua piccolezza umana. Il personaggio del figlio Peppino, che nella sua umiliazione e sofferenza ne poteva divenire il vero contraltare, resta secondario, scavalcato presto dal fratello Eduardo che assume il comando ereditandolo dal modello del padre.
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Film ben fatto anche se un po' lungo e bravissimi tutti gli attori. Racconto che vuol essere celebrativo del teatro e di una certa identità napoletana, ma cupo perché acritico rispetto alla crudeltà e profonda violenza insite nella "napoletanità" che è il focus del film. Le mostra ma si limita a farlo in modo ambiguo, rendendole in fondo accettabili come parte inevitabile della tradizione. Il personaggio di Scarpetta è esaltato nella sua grandezza teatrale ma mostrato in modo tollerante e a volte addirittura affettuoso nella sua piccolezza umana. Il personaggio del figlio Peppino, che nella sua umiliazione e sofferenza ne poteva divenire il vero contraltare, resta secondario, scavalcato presto dal fratello Eduardo che assume il comando ereditandolo dal modello del padre. La morale del film sembra essere che tutto si salva in nome del teatro. Ma, una volta che si è voluta raccontare questa storia nella sua complessità pubblica/privata, mi sarebbe piaciuto che la violenza familiare e umiliazione e sofferenza delle donne e dei figli non fossero tranquillamente liquidate come un effetto collaterale di una tradizione culturale.
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