
Roberto Capucci invita il pubblico ad abbracciare la goffa irruenza dei personaggi della sua storia. Dall'8 ottobre su Netflix.
di Paola Casella
Fin dal titolo, questo film scritto (con Paola Mammini) e diretto da Roberto Capucci si confronta con il rapporto complicato fra un fratello e una sorella, non molto frequentato dal cinema italiano (e internazionale) e invece ricco di possibilità narrative perché in gioco, oltre alle consuete dinamiche famigliari, c'è la differenza di genere.
La scelta degli interpreti è qui fondamentale, perché Capucci si è affidato a due attori sanguigni come Alessandro Preziosi e Claudia Pandolfi, e perché Preziosi ha una indiscutibile fisicità da maschio alfa mentre Pandolfi, che sa essere estremamente femminile in senso tradizionale, sa all'occorrenza comunicare il rifiuto della delicatezza muliebre e della sensualità più ovvia.
Mio fratello, mia sorella affronta anche il tema dell'assunzione delle responsabilità, non solo dei ruoli assegnati e dei compiti legati a quei ruoli, ma anche delle proprie scelte di vita.
Capucci gestisce molto bene la direzione degli attori, tutti in grande forma, soprattutto Preziosi e Pandolfi, anche se la rivelazione è Francesco Cavallo (già visto ne La scuola cattolica) nel ruolo difficile di Sebastiano. Meno fluida e credibile è la sceneggiatura, che spesso ritiene necessario spiegare e sottolineare ciò che è già chiarissimo, quando un lavoro in sottrazione gioverebbe molto alla delicatezza dell'insieme.