enzo70
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mercoledì 21 dicembre 2022
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pif coglie nel segno un''altra volta
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Pif utilizza Fabio De Luigi come fosse un fattorino di Amazon o un corriere di Just eat per dare un messaggio importante su quanto sta accadendo nel mondo del lavoro. Ma grande merito a Pif e a De Luigi per aver proposto un film così, semplicemente, disarmante. De Luigi interpreta Arturo Giammareresi, un uomo di quasi cinquanta anni che perde il lavoro per una riorganizzazione interna; frutto di un algoritmo che lui stesso aveva scritto. Ma Arturo ha voglia di lavorare, è ancora giovane, il mercato del lavoro gli garantirà sicuramente il ruolo che gli spetta. E, invece, Arturo scopre che per quel mercato lui è vecchio e l’unica offerta che gli arriva è quella di Fuuber.
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Pif utilizza Fabio De Luigi come fosse un fattorino di Amazon o un corriere di Just eat per dare un messaggio importante su quanto sta accadendo nel mondo del lavoro. Ma grande merito a Pif e a De Luigi per aver proposto un film così, semplicemente, disarmante. De Luigi interpreta Arturo Giammareresi, un uomo di quasi cinquanta anni che perde il lavoro per una riorganizzazione interna; frutto di un algoritmo che lui stesso aveva scritto. Ma Arturo ha voglia di lavorare, è ancora giovane, il mercato del lavoro gli garantirà sicuramente il ruolo che gli spetta. E, invece, Arturo scopre che per quel mercato lui è vecchio e l’unica offerta che gli arriva è quella di Fuuber. Un’applicazione come Justeat o ubereat in cui il proprietario si presenta come un benefattore che ha trovato il modo per rendere migliore le sorti dell’umanità. Arturo ci prova, compra lo zaino per le consegne e scorrazza per Roma per consegne sempre molto difficili ma che gli consentirebbero di scalare le posizioni previste dall’algoritmo. L’unica consolazione è Stella, un ologramma che viene offerto in prova da un’altra applicazione che poi diventerà a pagamento. La vita di Arturo, di Stella, e dello stesso Pif che incarna un professore universitario precario costretto ad arrotondare facendo l’hater è caratterizzata da questi algoritmi che sono semplici programmi informatici deputati unicamente a massimizzare gli utili dei giganti del web. Distruggendo vite, tradizioni e cultura. Noi come stronzi stiamo rimanendo a guardare, è proprio così, entusiasti di modelli che ci levano la vita e che ci siamo fatti piacere. Grandissimo Pif.
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tess
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sabato 10 dicembre 2022
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non comprendo
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Personalmente non comprendo proprio perché qualcuno decida di fare un film del genere. Non mi è per nulla piaciuto, né l’ho trovato divertente. che messaggio vuole lasciare? Per me sconsigliatissimo
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martedì 29 novembre 2022
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recensione film "e noi come stronzi rimanemmo a guardare"
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Quanta verità nel film e quanta verità, anche se non tutta, nella recensione. Questo futuro è molto più vicino di quello che si possa immaginare e parte da molto più lontano di quello che possa Lei immaginare. Posso parlare, per esempio, della sua carta di identità, dove di vero e reale ci sono solo la foto, la firma e l'impronta digitale, mentre è falso il COGNOME NOME (scritto così, tutto MAIUSCOLO è riferito ad una "PERSONA GIURIDICA" cioè ad una maschera giuridica - "persona" dal latino = maschera - quindi a qualche cosa che non esiste, ma è comunemente accettato); potrei parlare del atto di nascita, dove non risulta nato un essere umano, ma un "bene", un "capitale umano dotato di vere gambe e braccia" (così è denominato un bimbo nato alla S.
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Quanta verità nel film e quanta verità, anche se non tutta, nella recensione. Questo futuro è molto più vicino di quello che si possa immaginare e parte da molto più lontano di quello che possa Lei immaginare. Posso parlare, per esempio, della sua carta di identità, dove di vero e reale ci sono solo la foto, la firma e l'impronta digitale, mentre è falso il COGNOME NOME (scritto così, tutto MAIUSCOLO è riferito ad una "PERSONA GIURIDICA" cioè ad una maschera giuridica - "persona" dal latino = maschera - quindi a qualche cosa che non esiste, ma è comunemente accettato); potrei parlare del atto di nascita, dove non risulta nato un essere umano, ma un "bene", un "capitale umano dotato di vere gambe e braccia" (così è denominato un bimbo nato alla S.E.C. e regolato in U.C.C), dove non sono citati il padre e la madre, ma un "dichiarante" e una "puerpera" (che legalmente non è la madre); ... e molto altro ancora ... questo è il presente! il futuro, se non si sveglierà una massa critica sarà peggiore di quello visto nel film. Quando Jeanpierre (Giampiero) dice:"...arriverà il peggio, ma molto peggio, ma molto molto peggio ..." ha perfettamente ragione. Che sia questo il messaggio di avvertimento del film? Cordialità roberto uomo vivo
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jonnylogan
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martedì 1 novembre 2022
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più fuber per tutti
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In un futuro non troppo lontano app e algroitmi decreteranno le scelte della nostra vita e quindi anche quelle della nostra professione. Lo sa bene Arturo, manager di una multinazionale nella quale ha introdotto un algoritmo destinato a capire chi sia superfluo all’azienda.
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In un futuro non troppo lontano app e algroitmi decreteranno le scelte della nostra vita e quindi anche quelle della nostra professione. Lo sa bene Arturo, manager di una multinazionale nella quale ha introdotto un algoritmo destinato a capire chi sia superfluo all’azienda. Sarà proprio l’algoritmo a decretare il licenziamento di Arturo e l’inizio di una vita da rider piena di precarietà economica e affettiva.
In un futuro degno delle perversioni di George Orwell le applicazioni per i cellulari, le zone cittadine eco-friendly e gli ologrammi che sostituiranno persone e relazioni in carne e ossa, saranno il pane quotidiano con il quale dovremo sfamarci. Unica eccezione a queste novità imposte dalla digitalizzazione, l’uso di rider, umani e sottopagati, per la consegna di cibi a domicilio.
Basandosi sul Candido, romanzo di Guido Maria Brera, dirigente d’azienda e autore de I Diavoli, romanzo autobiografico trasformatosi nella serie omonima targata SKY, Pif alla sua terza opera, dopo aver trattato i problemi della mafia, fa la morale alla nostra contemporaneità facendoci immergere nella vita di un ex dirigente di successo e di mezza età che si ritrova improvvisamente senza lavoro e con problemi economici quasi impossibili da risolvere. Vittima, lui come tutti, di scelte irrazionali decretate da algoritmi punitivi per cui non ci sono molte spiegazioni plausibili. Protagonista indiscusso Fabio De Luigi, nel ruolo di Arturo, affiancato dallo stesso Pif nella parte di un coinquilino con cui dividere le spese di una casa acquistata per compiacere una fidanzata pronta a lasciarlo causa le scelte pressoché insindacabili di una app. Pellicola che si beve tutta d’un sorso e che se vista per le iperboli fin troppo attuali: l’uso esasperato delle app, l’affidarsi ai computer. La frenesia con la quale ci muoviamo e con la quale vogliamo tutto e subito, può strapparci più di una riflessione sempre però declinata con un sorriso estremamente amaro. De Luigi estremamente convincente e abile nell’incarnare l’uomo medio caduto in disgrazia. Pif anch’egli perfetto non solo in regia, ma anche come complemento del protagonista.
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mimmo fvcg
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mercoledì 14 settembre 2022
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pif , il nulla assoluto
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Povero pif con la sua ironia stupida , sciocca , insensata, ottusa , balorda , gira un film insulso, vuoto , becero , meriterebbe zero stelle , anzi meno 5 stelle, povero cinema Italiano come si e' ridotto ad avere come regista una nullita' come pif
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marce84
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sabato 6 agosto 2022
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un futuro distopico non troppo lontano
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Arturo Giammaresi è un manager che viene licenziato a causa dell’algoritmo da lui stesso creato e che viene lasciato dalla fidanzata a causa di un’app che giudica le compatibilità. Scartato da un sistema che esclude gli over 40 dalla ricerca di un nuovo lavoro, ad Arturo non rimane che diventare un rider della multinazionale Fuber. Tra ritmi disumani, algoritmi che penalizzano chi non si adegua al sistema e slogan filosofico – motivazionali che nascondono la realtà dello sfruttamento, ad Arturo non resta che provare l’ultima trovata tecnologica: un’ologramma che incarna la persona di cui si ha necessità in quel momento.
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Arturo Giammaresi è un manager che viene licenziato a causa dell’algoritmo da lui stesso creato e che viene lasciato dalla fidanzata a causa di un’app che giudica le compatibilità. Scartato da un sistema che esclude gli over 40 dalla ricerca di un nuovo lavoro, ad Arturo non rimane che diventare un rider della multinazionale Fuber. Tra ritmi disumani, algoritmi che penalizzano chi non si adegua al sistema e slogan filosofico – motivazionali che nascondono la realtà dello sfruttamento, ad Arturo non resta che provare l’ultima trovata tecnologica: un’ologramma che incarna la persona di cui si ha necessità in quel momento. La ragazza si chiama Stella ed è l’unica luce in un mondo che va a rotoli, peccato però che dopo la settimana gratuita, non possa permettersi di rinnovarla.
Ambientato in un futuro distopico non troppo lontano, è il terzo film da regista di Piefrancesco Diliberto, in arte Pif. Il film ha il merito e il coraggio di trattare tematiche molto attuali, rese ancora più urgenti dalla pandemia: la spersonalizzazione, il distacco sociale, l’abuso di app che ci facilitano solo apparentemente la vita. Ma soprattutto è una grande riflessione sullo sfruttamento sociale che ci vede complici di scelte che pensiamo siano distanti da noi, quando in realtà tutti ci siamo dentro. Un mondo che ci imbonisce di slogan filosofici e che ci attrae come qualcosa di luccicante, ma che nasconde non troppo celatamente una perdita di umanità in cui noi tutti ci troviamo coinvolti direttamente o indirettamente. Una commedia amara che fa sorridere e riflettere e che ha il merito di affrontare un genere, il sci-fi, piuttosto inedito nel panorama italiano. Uno dei punti di forza del film è l’interpretazione di Fabio De Luigi, ormai affrancatosi solamente dal solito ruolo e abile anche nell’interpretare questo tipo di disperata ma autentica umanità. Meno riuscito invece il ruolo di Pif, troppo piatto e che non aggiunge molto alla storia.
Il titolo prende il nome da una frase di Andrea Camilleri: non sappiamo con chi ce l’avesse il padre di Montalbano, ma sappiamo benissimo a chi si riferisce Pif
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blumarius
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giovedì 23 giugno 2022
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film necessario
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non c'è via d'uscita dalla direzione del futuro digitale, sono state oltrepassate le soglie di non ritorno. E Pif descrive nel migliore dei modi ciò che ci aspetta, come monito da non ignorare. Il film è riuscitissimo, anche grazie al cast che è completamente indovinato. Molto potente il finale.
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rene''''''''52
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lunedì 30 maggio 2022
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il grande algoritmo
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Il titolo del film (che poi verrà spiegato alla fine) non m'ispirava per niente ma poi guardando tra gli interpreti ho visto che c'era Fabio De Luigi, un attore che mi piace tantissimo per la sua aria bonacciona, simpatica, per il suo gradevole sarcasmo, per il suo essere un anti-personaggio, come fosse il collega della scrivania accanto. Quando poi ho scoperto che c'era anche Pif e che addirittura era il regista non ho avuto più esitazioni. Amo molto anche questo regista/attore che ha sempre avuto il dono di toccare argomenti alquanto drammatici con un tocco di leggerezza e ironia che attraverso la sua particolare voce narrante hanno suscitato sempre ilarità rendendo assolutamente gradevoli le sue commedie seppure i temi trattati come in 'La mafia uccide solo d'estate' oppure 'In guerra per amore' erano tutt'altro che umoristici.
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Il titolo del film (che poi verrà spiegato alla fine) non m'ispirava per niente ma poi guardando tra gli interpreti ho visto che c'era Fabio De Luigi, un attore che mi piace tantissimo per la sua aria bonacciona, simpatica, per il suo gradevole sarcasmo, per il suo essere un anti-personaggio, come fosse il collega della scrivania accanto. Quando poi ho scoperto che c'era anche Pif e che addirittura era il regista non ho avuto più esitazioni. Amo molto anche questo regista/attore che ha sempre avuto il dono di toccare argomenti alquanto drammatici con un tocco di leggerezza e ironia che attraverso la sua particolare voce narrante hanno suscitato sempre ilarità rendendo assolutamente gradevoli le sue commedie seppure i temi trattati come in 'La mafia uccide solo d'estate' oppure 'In guerra per amore' erano tutt'altro che umoristici.
Qui abbandona la sua narrazione e ci presenta uno scenario alquanto inquietante: un mondo governato dagli algoritmi, una sorta di Grande Fratello Orwelliano nel quale le 'app' sostituiscono sempre di più gli uomini e i rapporti umani e anche il buon De Luigi perde la sua consueta bonarietà per ridursi ad un perdente sconfitto e amareggiato. Non mancano in alcuni punti i riferimenti alle tragicomiche vicissitudini di Fantozzi (come nel volo low low coast) ma in sostanza si ride molto meno rispetto agli altri film di Pif (sottolineando ancora una volta che i suoi intenti nelle sue opere sono tutt'altro che comici). L'Amore, quello con la A maiuscola, salverà ancora tutto? Forse, magari forse no e il finale è un pugno nello stomaco.
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martedì 15 febbraio 2022
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lo ho adorato
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Grazie Paola, ho adorato questo film e come sempre mi trovo d'accordo con la tua disamina.
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felicity
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lunedì 20 dicembre 2021
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un film coraggioso
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E noi come stronzi rimanemmo a guardare è una commedia drammatica dalle forti riflessioni. Partorito dalla mente intelligente e eclettica di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif e presentato alla Festa del cinema di Roma 2021, questo film presenta spunti non troppo distaccati dalla realtà in cui viviamo, alternando momenti di comicità a momenti drammatici, non tanto per le sequenze ma per la rappresentazione di quella realtà distopica che però, in parte, ci rappresenta.
Con un insolito Fabio De Luigi nel ruolo del protagonista un po’ sfortunato, una Ilenia Pastorelli che sembra riecheggiare gli anni sessanta e un Pif alla regia, ma anche nel ruolo di un personaggio secondario importante, E noi come stronzi rimanemmo a guardare è un prodotto insolito per essere italiano che segue, molto più rispetto che alle precedenti opere di Pif, la falsa riga delle opere anglosassoni di questo tipo.
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E noi come stronzi rimanemmo a guardare è una commedia drammatica dalle forti riflessioni. Partorito dalla mente intelligente e eclettica di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif e presentato alla Festa del cinema di Roma 2021, questo film presenta spunti non troppo distaccati dalla realtà in cui viviamo, alternando momenti di comicità a momenti drammatici, non tanto per le sequenze ma per la rappresentazione di quella realtà distopica che però, in parte, ci rappresenta.
Con un insolito Fabio De Luigi nel ruolo del protagonista un po’ sfortunato, una Ilenia Pastorelli che sembra riecheggiare gli anni sessanta e un Pif alla regia, ma anche nel ruolo di un personaggio secondario importante, E noi come stronzi rimanemmo a guardare è un prodotto insolito per essere italiano che segue, molto più rispetto che alle precedenti opere di Pif, la falsa riga delle opere anglosassoni di questo tipo.
Quello che però rende ancor più dinamico l’insieme del prodotto sono le tematiche: una commedia drammatica dai tratti distopici come finora, almeno in Italia, non si era mai vista, che affronta problematiche che dall’esterno possono sembrare surreali ma che, se si analizzano con occhio e spirito critico, si possono ben ricondurre a tematiche molto attuali e delle quali siamo vittime inconsapevoli. O forse no.
Insomma, E noi come stronzi rimanemmo a guardare è un film davvero coraggioso sia per il modo in cui è stato affrontato da Pif, che da regista fa sempre un ottimo lavoro, sia per la narrazione delle vicende, che prendono lo spettatore e lo trascinano in profonde riflessioni sulla quotidianità della società in cui vive. Molto suggestivo anche l’abbattimento della quarta parete verso il finale del film con annessa riflessione che tende ad annullare tutta la comicità apportata fino a qualche istante precedente.
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