jonnylogan
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domenica 27 febbraio 2022
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l''arte di arrangiarsi
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Pierfrancesco Mai è un dottore di sessant’anni che lavora come guardia medica e che una notte s’imbatte in Mario, un rider trentenne, al quale domanda di consegnare una ricetta a un suo paziente. Mario si reca dal paziente ma all’uscita dalla sua abitazione viene accidentalmente investito da Pierfrancesco che gli distrugge la bicicletta. Pierfrancesco nel frattempo viene colpito da un forte mal di schiena che gli impedisce di continuare il suo servizio. I due decidono quindi di collaborare, travestendo Mario da medico e usando l’auto di Pierfrancesco per fare le consegne di cibo.
Pellicola nata in Francia nel 2018 con il titolo Docteur? diretta da Tristan Séguéla e divenuta per la distribuzione italiana Chiamate un dottore! e che per l’occasione viene riapparecchiata dal regista Torinese Guido Chiesa, alla sua terza rielaborazione consecutiva di pellicole straniere, in una commedia finto leggera come le nuvole di drago consegnate da Mario e cucita sulle spalle solide di Diego Abatantuono, nel ruolo che fu di Michel Blanc, che presta il suo fisico massiccio e la sua solita verve finto cinica per descrivere un uomo burbero e con un passato molto cupo e del quale si viene a conoscenza con il progredire della trama.
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Pierfrancesco Mai è un dottore di sessant’anni che lavora come guardia medica e che una notte s’imbatte in Mario, un rider trentenne, al quale domanda di consegnare una ricetta a un suo paziente. Mario si reca dal paziente ma all’uscita dalla sua abitazione viene accidentalmente investito da Pierfrancesco che gli distrugge la bicicletta. Pierfrancesco nel frattempo viene colpito da un forte mal di schiena che gli impedisce di continuare il suo servizio. I due decidono quindi di collaborare, travestendo Mario da medico e usando l’auto di Pierfrancesco per fare le consegne di cibo.
Pellicola nata in Francia nel 2018 con il titolo Docteur? diretta da Tristan Séguéla e divenuta per la distribuzione italiana Chiamate un dottore! e che per l’occasione viene riapparecchiata dal regista Torinese Guido Chiesa, alla sua terza rielaborazione consecutiva di pellicole straniere, in una commedia finto leggera come le nuvole di drago consegnate da Mario e cucita sulle spalle solide di Diego Abatantuono, nel ruolo che fu di Michel Blanc, che presta il suo fisico massiccio e la sua solita verve finto cinica per descrivere un uomo burbero e con un passato molto cupo e del quale si viene a conoscenza con il progredire della trama. Nel ruolo di Mario, l’ex youtuber Frank Matano la cui colpa è forse quella di essere sempre e perennemente prigioniero di un personaggio troppo sopra le righe, ma che ha l’indubbia capacità di riuscire a combinarsi alla perfezione con la disillusione nella quale è precipitato il suo contraltare grazie proprio alla capacità di Mario di creare empatia con i pazienti, una dote che Pierfrancesco ha ormai smarrito da tempo.
A visione ultimata ci si accorge di aver sorriso, più che riso, di aver forse trattenuto anche qualche lacrima liberatoria e di certo di aver passato anche del tempo a riflettere, cosa che di questi tempi non è assolutamente scontata soprattutto date le premesse iniziali.
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lizzy
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sabato 26 febbraio 2022
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inguardabile
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Non so, ultimamente il cinema italiano sta perdendo sempre più colpi e mi ritrovo sempre di più con gli ultimi "mostri sacri" rimasti che si perdono per stradine veramente ai limiti del percorribile.
Come gli ultimi Verdone, Boldi e De Sica infatti questo Abatantuono sembra completamente "bollito": un attore che non sa più che pesci pigliare e si fossilizza su battute e atteggiamenti ormai pietosi.
Che se tu ti fossilizzi su un personaggio alla Montalbano o alla 007 la cosa ha un senso, ma qua non c'è nulla della grandezza dei suddetti personaggi.
Abatantuono è sempre il cinico in aria di pentimento e si barcamena fra battute ovvie e situazioni assurde, che manco più la sua famosissima mimica facciale, che tanto lo ha contraddistinto in passato, qua arriva a buttargli un salvagente.
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Non so, ultimamente il cinema italiano sta perdendo sempre più colpi e mi ritrovo sempre di più con gli ultimi "mostri sacri" rimasti che si perdono per stradine veramente ai limiti del percorribile.
Come gli ultimi Verdone, Boldi e De Sica infatti questo Abatantuono sembra completamente "bollito": un attore che non sa più che pesci pigliare e si fossilizza su battute e atteggiamenti ormai pietosi.
Che se tu ti fossilizzi su un personaggio alla Montalbano o alla 007 la cosa ha un senso, ma qua non c'è nulla della grandezza dei suddetti personaggi.
Abatantuono è sempre il cinico in aria di pentimento e si barcamena fra battute ovvie e situazioni assurde, che manco più la sua famosissima mimica facciale, che tanto lo ha contraddistinto in passato, qua arriva a buttargli un salvagente.
Matano poi è incommentabile: non è all'altezza di fare manco da spalla a nessuno, figuriamoci ad un Abatantuono.
E il suo personaggio (non ho idea se sia così nella stesura originale) è veramente pessimo. In tutto.
Insomma: un duo non "improbabile", ma "impossibile", non solo nella vita reale, ma pure in una scrausa fiction come questa.
Capisco però che commentare un qualcosa di poco valido sia come sparare sulla croce rossa...
Qua magari chi lavora al film ci mette l'anima, magari... ma manca la base, la materia prima.
Nessuna situazione del film risulta "credibile", per quanto "credibile" possa essere un qualcosa inserito in un prodotto di fantasia.
E alla fine si resta con il solito amaro in bocca per aver perso un'ora e mezzo di vita nel qual tempo si sarebbe potuto vedere chissà cos'altro.
Improponibile. Anche solo come tappabuchi estremo.
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loland10
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mercoledì 17 novembre 2021
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duetti sornioni
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“Una notte da dottore” (2021) è il decimo lungometraggio del regista, sceneggiatore torinese Guido Chiesa.
La Colorado Film (di Salvatores e Abatantuono) produce e distribuisce un ennesimo film (remake del film francese “Docteur?” di Tristan Séguéla) per seguire una linea intrapresa più volte col regista Guido Chiesa.
Una produzione non ad altissimo costo con un’idea buona e un confronto generazionale (di età, situazioni e lavoro) non sfruttato pienamente cercando la ‘facile’ commisurazione con un pubblico ‘medio’ e una prospettiva di ‘commedia’ già vista in altre pellicole (e non solo nell’originale.
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“Una notte da dottore” (2021) è il decimo lungometraggio del regista, sceneggiatore torinese Guido Chiesa.
La Colorado Film (di Salvatores e Abatantuono) produce e distribuisce un ennesimo film (remake del film francese “Docteur?” di Tristan Séguéla) per seguire una linea intrapresa più volte col regista Guido Chiesa.
Una produzione non ad altissimo costo con un’idea buona e un confronto generazionale (di età, situazioni e lavoro) non sfruttato pienamente cercando la ‘facile’ commisurazione con un pubblico ‘medio’ e una prospettiva di ‘commedia’ già vista in altre pellicole (e non solo nell’originale.
In ogni caso un film piacevole, scorrevole,
Manca il salto per una storia di ‘approfondimenti’: il passato del dottore e la morte del figlio, la famiglia e il padre di Mario e quel ‘sociale’ che solo si intravede in superficie.
Il sorriso costante (in alcuni frangenti molto ben caratterizzato) e un certo cinismo sanno andare a braccetto abbastanza bene pur con sfumature diverse per non merito di una sceneggiatura non sempre adeguata in ogni circostanza. Le sequenze a distanza (tra il vecchio dottore e lo sprovveduto Mario) sono (in alcuni casi) riuscite. Il bambino e il rapporto col papà, la puntura e i 100 euro, il signore della festa e lo scherzo, il parto da svenire…
I momenti più simpatici sono tra il dottore e la ristoratrice: gli ordini, i piatti supercalorici e la giusta dieta per un medico: Pierfrancesco ingerisce tutto dicendo tante bugie al telefono….
Tutto in un piccolo cabotaggio di semplice e immediata scrittura. Non c’è un vero proprio percorso d’insieme tra le vite del dottore del rider. Si racconta qualcosa ma non si va oltre. Unico appiglio importante è Anna e la nipotina di Pierfrancesco: il burbero nonno si apre e ha qualcosa da raccontare anche a noi che guardiamo. Un finale leggero e senza pretese. Si legge da prima una certa atmosfera conclusiva e anche il luogo. Le riprese cittadine dall’alto paiono un gioco ‘semplicistico’ per assemblare ogni ‘visita’ notturna.
Cast:
Diego Abatantuono (Pierfrancesco Mai): sa fare sempre il suo con maestria, conosce i tempi; gigioneggia troppo ma rimane ‘simpatico’;
Frank Matano (Mario): una recitazione spigliata e spiritosa; vuole rubare la scena al ‘dottore’ e in alcuni frangenti ci riesce. Quando stacca l’auricolare col ‘dottore’ ha qualcosa da dire per farci sorridere.
Giorgia Spinelli (Anna): bella prova e convincente.
Fotografia: offuscata dal ‘buio’ artificiale di una città che ‘vive’ di notte.
Musica: un po’ ripetitiva, comunque accattivante.
Regia di Guido Chiesa, ordinaria e di mestiere; poteva osare di più.
Voto: 6/10 (**½) -cinema leggero-
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