Marco Romagna
Quinlan
Non è più il paesino natale di Katex nel quale mettersi personalmente in scena, il cinema di Hilal Baydarov. Non è più l'autobiografia della sua vecchia casa ormai in rovina, non è più la mera contemplazione dei minimi gesti del quotidiano, non è più quella stessa finestra che guarda il medesimo albero nello scorrere cristallizzato del tempo. Eppure, per quanto concentrata nello spazio di una breve inquadratura, anche nella finzione di Crane Lantern c'è ancora la madre pronta ad accorrere al suo fianco, ci sono ancora quegli stessi chiodi fissi di autoanalisi e filosofia che da sempre lo attanagliano come uomo e come artista, c'è ancora la ricerca di un cinema dal linguaggio estatico ed etereo che sia pura espressione di una condizione esistenziale, di un dolore, di un sollievo, di una redenzione, di un dubbio inestricabile, di una disperata e vibrante umanità, di una sensibilità poetica. [...]
di Marco Romagna, articolo completo (8304 caratteri spazi inclusi) su Quinlan 26 gennaio 2022
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