angelo umana
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mercoledì 8 aprile 2020
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gli abbracci mancati
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Mia figlia la vedrò?: questo chiede la giovane futura madre Elisa al medico che in un'ecografia le rivela che la bimba sta bene ma che lei ha un tumore. E suona come la domanda più struggente che una mamma può fare, sapendo di doversene andare e non veder crescere la figlia che ha in grembo. E' film tratto da una storia vera, un'eredità pesante lasciata da una madre (Elisa Girotto nella realtà del fatto) che morirà dando alla luce la figlia: 18 Regali, uno per ogni compleanno fino al 18esimo. Feste di compleanno post mortem di mamma, che ad Anna cominceranno a pesare già da bambina: il padre s'impegna a organizzarle i ritrovi di parenti e compagni, questi accessoriati di genitori, lei invece deve mostrarsi compiaciuta.
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Mia figlia la vedrò?: questo chiede la giovane futura madre Elisa al medico che in un'ecografia le rivela che la bimba sta bene ma che lei ha un tumore. E suona come la domanda più struggente che una mamma può fare, sapendo di doversene andare e non veder crescere la figlia che ha in grembo. E' film tratto da una storia vera, un'eredità pesante lasciata da una madre (Elisa Girotto nella realtà del fatto) che morirà dando alla luce la figlia: 18 Regali, uno per ogni compleanno fino al 18esimo. Feste di compleanno post mortem di mamma, che ad Anna cominceranno a pesare già da bambina: il padre s'impegna a organizzarle i ritrovi di parenti e compagni, questi accessoriati di genitori, lei invece deve mostrarsi compiaciuta... senza la mamma ma col suo regalo, un orpello da dover festeggiare perché così si fa. Ben presto le fanno schifo pure i matrimoni tutti belli e sorridenti, le ricorrenze celebrative quando è altro che manca.
Il film però ha realizzato o fatto immaginare la messa in pratica di un sogno che chi ha perso un genitore può avere: vedere la vita dei suoi prima di nascere. Con uno strano incidente Anna, forse in coma (?), li vede giovani, l'attesa di lei, dal concepimento reso urgente dal desiderio in un garage fino all'ecografia e la morte. Ma c'è l'immaginazione di vederli assieme e lei è con loro, già grande, è estranea ai suoi ma che "corteggia" Elisa per lavorare con lei in una specie di centro per l'impiego, e abitare poi con loro perché in questa rappresentazione la "trovatella" Anna non ha genitori.
Toccante che la sceneggiatura (vi ha collaborato Alessio Vincenzotto, il marito della vera protagonista della storia) ci abbia voluto mettere la frase che qualsiasi mamma in quelle condizioni direbbe: cosa farai quando non ci sarò più? Una bella storia e un film interessante: soddisfa il sogno di sentire il calore degli abbracci non avuti. Senza lacrime gratuite ma 'nevertheless', direbbe un inglese, commovente. Tratto dal commento di un critico cinematografico: "Vittoria Puccini (Elisa) metodica e determinata, Benedetta Porcaroli (Anna) delusa e arrabbiata" e, appropriatissimo, “dall'atteggiamento strafottente”, dice un altro commentatore.
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eugenio
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domenica 2 febbraio 2020
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l’amore senza tempo
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E’ un film toccante, basato su una storia vera, straziante ma non per questo colmo di speranza.
La cronaca ci consegna alla storia la vicenda risalente al 2017 di Elisa Girotto, malata terminale che consapevole di non aver più molto da vivere, decide di utilizzare quegli ultimi momenti prima di cedere alla malattia, per preparare alla figlia che aspetta in grembo, diciotto regali, uno per ogni compleanno che non potrà vivere assieme lei.
Questa l’ispirazione con cui nasce 18 regali di Francesco Amato protagonisti una coppia sorpredente, Vittoria Puccini e Edoardo Leo. L’idea del cineasta è intigere la matrice melodrammatica, con una vena surreale alla what if da Sliding Doors.
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E’ un film toccante, basato su una storia vera, straziante ma non per questo colmo di speranza.
La cronaca ci consegna alla storia la vicenda risalente al 2017 di Elisa Girotto, malata terminale che consapevole di non aver più molto da vivere, decide di utilizzare quegli ultimi momenti prima di cedere alla malattia, per preparare alla figlia che aspetta in grembo, diciotto regali, uno per ogni compleanno che non potrà vivere assieme lei.
Questa l’ispirazione con cui nasce 18 regali di Francesco Amato protagonisti una coppia sorpredente, Vittoria Puccini e Edoardo Leo. L’idea del cineasta è intigere la matrice melodrammatica, con una vena surreale alla what if da Sliding Doors. Ovvero: cosa sarebbe successo se Anna, la figlia di Elisa, avesse conosciuto la madre che anno dopo anno, gli consegnava quei regali senza un incontro, una carezza, un abbraccio, uno sguardo?
Il cinema può riuscire a vincere la barriera del tempo restituendoci un frammento di un’esistenza tra madre e figlia che, per quanto non goduto nella realtà risult, sicuramente verosimile nella finzione grazie a un terzetto di attori convinvente e straordinariamente empatico.
In un contesto quasi universale da villette “americane” ordinate e pulite con una lunga strada in mezzo, come i paesi di una volta, vive appunto Elisa (Vittoria Puccini) con il compagno Alessio (Edoardo Leo). Sono una coppia affiatata: lei conduce con pragmatismo una agenzia del lavoro, lui è allenatore un pò con la testa tra le nuvole. Lei è molto precisa, apparentemente algida, cura ogni cosa in dettaglio, pianificando e prevenendo ogni imprevisto; lui, è più sognatore con poco senso pratico, tra calcio e nuoto. Elisa non potrà purtroppo pianificare la malattia, quel tumore da cui non c’è cura e che sconvolgerà per sempre la propria vita, considerando il suo stato interessante. Nascerà Anna ed Elisa brevemente sparirà.
Anno dopo anno, vediamo la bambina crescere, ricevere i regali della madre morta tra l’affetto del padre, dei compagni e dei nonni ma via via che la consapevolezza diventerà certezza, complice un atteggiamento scostante e ribelle, il giorno del diciottesimo compleanno, la sera dell’ultimo regalo, Anna, esasperata da questo rito macabro, quasi una maledizione ai suoi occhi, fugge. Piove, è buio e in una sorta di piega temporale, si scontrerà proprio con una macchina guidata da una donna incinta.
Dall’iniziale urto e confusione, Anna capirà presto che quella donna dai modi gentili e dal grande savoir-faire, altri non è che Elisa, la madre che non ha mai conosciuto. Non solo. Finirà nel lontano 2001, in una sorta di extra-dimensione quasi avulsa dal tempo, in un limbo tra sogno e realtà nel quale definirà per sempre quell’incontro impossibile, riuscendo a capire chi realmente fosse quella madre apprensiva e il significato di quei regali.
Con la collaborazione alla sceneggiatura del Alessio Vincezotto, marito della (vera) Elisa Girotto, Francesco Amato, già regista di Cosimo e Nicole e di quella bella commedia che fu Lasciati andare con il bravo Toni Servillo, si cala nel realismo magico per tracciare in fondo, una storia d’amore, un inno alla vita e soprattutto alla consapevolezza di una matura quanto lenta elaborazione del lutto della figlia Anna (dal volto di una ribelle Beneddetta Porcaroli).
In questo non luogo, Elisa e Anna si frequentano, capiscono entrambe, di aver bisogno l’una dell’altra vinto l’iniziale sospetto, proprio in occasione della scoperta della grave malattia a poche settimane dal parto. Vediamo quindi le fasi di un dinamico rapporto tra adolescente e madre, permeato dalla figura del (futuro) marito Alessio, le bugie di lei, le visite negli ospedali, le terapie inutili, la comprensione, la scelta di scrivere, riportare un diario per lasciar alla figlia frammenti vita vissuta senza sapere che li sta vivendo proprio insieme a lei.
Insomma, tra commedia e tragedia, in un delicato quanto difficile connubio tra due stili completamente opposti che permettono di allentare la tensione in momenti in cui cerchi il fazzoletto perchè ti è entrato qualcosa nell’occhio, 18 regali restituisce uno spaccato sensibile del grande amore che tutti abbiamo vissuto, della dolcezza di una madre accogliente, della sincerità verisimile delle azioni senza sbavature con finezza semplice ma compiuta.
E pazienza per la metafora dell’acqua, elemento di vita, che unisce sino all’ultimo le due donne: una mentre partorisce e l’altra mentre si tuffa in piscina. Il film è capace di emozionare, lo scopo principale, del resto, di due ore trascorse al cinema.
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enzo70
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giovedì 3 settembre 2020
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film potente sull''eterna lotta tra dolore e amore
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La vita è amore e dolore e 18 regali, potente film tratto da una storia vera, ne è una sintesi perfetta. Una donna giovane, bella, innamorata di un uomo gentile aspetta un figlio. Ma nei meandri della vita, nei suoi strani bivi, durante un controllo il viso di un medico è un referto, una sentenza di condanna, a morte, per la giovane Elisa. Che riuscirà a dare alla luce la piccola Anna e alla quale lascerà 18 regali, uno per ogni compleanno che la porterà alla maggiore età. Le difficoltà della bambina di accettare una vita senza madre non riescono ad essere superate dall’amore che le garantisce il padre. Poi un incidente consentirà alle due donne, madre e figlia, di incontrarsi, di parlarsi, di confrontarsi.
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La vita è amore e dolore e 18 regali, potente film tratto da una storia vera, ne è una sintesi perfetta. Una donna giovane, bella, innamorata di un uomo gentile aspetta un figlio. Ma nei meandri della vita, nei suoi strani bivi, durante un controllo il viso di un medico è un referto, una sentenza di condanna, a morte, per la giovane Elisa. Che riuscirà a dare alla luce la piccola Anna e alla quale lascerà 18 regali, uno per ogni compleanno che la porterà alla maggiore età. Le difficoltà della bambina di accettare una vita senza madre non riescono ad essere superate dall’amore che le garantisce il padre. Poi un incidente consentirà alle due donne, madre e figlia, di incontrarsi, di parlarsi, di confrontarsi. Non è un film strappalacrime, nonostante sia un film emozionante; 18 regali è un film che ha la forza della vita, l’unica reazione possibile alla morte. Bravi tutti gli attori, Vittoria Puccini, Benedetta Porcaroli e Edoardo Leo i protagonisti e ottima la regia di Francesco Amato. Un grande omaggio alla memoria di Elisa Girotto, la donna la cui storia ha ispirato il film.
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felicity
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giovedì 18 marzo 2021
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un film delicato… troppo delicato
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18 regali è la storia del “come sarebbe andata se”; di una madre e una figlia che incrociano i loro occhi in sala parto, e che poi si separano per sempre.
La sceneggiatura sceglie l’escamotage della manipolazione temporale; allontanandosi dal realismo (e dalla fedeltà alla storia di riferimento), l’intreccio si apriva a infinite possibilità di snodo. Possibilità non sfruttate. Il film procede per una strada convenzionale, il rapporto tra madre e figlia si articola in fasi prevedibili. I dialoghi hanno un buon ritmo, ma sono per lo più didascalici. Alcuni momenti, poi, sono infarciti di cliché: il padre che riprende la figlia ribelle, facendole notare che per lui è stato difficile crescerla da solo; la madre che si augura che la figlia cresca bella dentro.
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18 regali è la storia del “come sarebbe andata se”; di una madre e una figlia che incrociano i loro occhi in sala parto, e che poi si separano per sempre.
La sceneggiatura sceglie l’escamotage della manipolazione temporale; allontanandosi dal realismo (e dalla fedeltà alla storia di riferimento), l’intreccio si apriva a infinite possibilità di snodo. Possibilità non sfruttate. Il film procede per una strada convenzionale, il rapporto tra madre e figlia si articola in fasi prevedibili. I dialoghi hanno un buon ritmo, ma sono per lo più didascalici. Alcuni momenti, poi, sono infarciti di cliché: il padre che riprende la figlia ribelle, facendole notare che per lui è stato difficile crescerla da solo; la madre che si augura che la figlia cresca bella dentro. La sceneggiatura di 18 regali riempie tutti i vuoti. Non ci sono respiri tra una parola e l’altra, non c’è spazio per lo spettatore per creare qualcosa. Tutto è descritto.
Stesso discorso per la regia: curata sì, ma tutta in appoggio. All’inizio del film, ogni cosa è eccessivamente “rosa”: l’atmosfera della casa di Elisa e Alessio, con tanto di manicaretti in primo piano; Elisa vestita di bianco e rosa; la musica che fa tanto idillio familiare. Tutti elementi che dovrebbero rendere brusco il cambiamento di stato, quando irrompe la notizia della malattia; e invece l’impatto emozionale risulta un po’ scaricato. In questo film mancano i contrasti. Il montaggio rende accessibili i diversi stati d’animo dei personaggi, attraverso primi piani e piani medi; un piano sequenza e alcune inquadrature dall’alto smorzano un andamento registico tradizionale. La colonna sonora si integra col film, ma non è degna di nota. I personaggi sono bidimensionali, sebbene si inseriscano nell’intreccio efficacemente.
Maneggiare una materia come quella di 18 regali è rischioso, e si percepisce quanto il regista abbia voluto essere cauto: scadere nella melassa era facile e Amato ha aggirato l’ostacolo. Alla fine di questa conclusione di 18 regali, dobbiamo sottolineare come la sceneggiatura e la regia siano troppo volutamente rispettose. Un film di questo tipo ha il chiaro scopo di ricordare al pubblico “cosa conta davvero nella vita”; il rischio è che lo spettatore rifletta quando esce dalla sala, finché non incrocia il primo automobilista che non rispetta uno stop. Le interpretazioni sono complessivamente buone: Vittoria Puccini (forse il volto più rassicurante tra le attrici italiane di oggi) è brava ma non stupisce; Edoardo Leo si cala molto bene nei panni del suo personaggio, che non compie però un’evoluzione tangibile nel corso del film. Benedetta Porcaroli invece, dopo un inizio non brillante, si riscatta nella seconda parte del film.
18 regali scuote, ma non profondamente. E avrebbe potuto farlo. Le lacrime vengono giù, ma dalla sala si va via addolorati e poco feriti: la sensazione è che quel dolore possa andare via in fretta, e con esso la riflessione a cui dovrebbe portare una storia del genere. A commuovere è la storia più che il film in sé. Detto ciò, il risultato è un omaggio gradevole a una storia ingiusta e molto tenera, che meritava di essere raccontata; il film non è pretenzioso e mantiene un buon ritmo dall’inizio alla fine. Ma tutto, dal detto al non detto, resta in superficie. La natura surreale di un incontro madre/figlia apriva le porte a qualsiasi direzione narrativa; invece lo sviluppo è convenzionale. Un film delicato… troppo delicato.
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cicciovictor
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domenica 12 gennaio 2020
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eccellente
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sicuramente, il sogno di tutti i bambini orfani, quello di vivere con il genitore che non c'è più, almeno con la fantasia. In questo caso, ancora più toccante, si tratta degli ultimi mesi della mamma. Molto, molto ben rappresentato. Con personaggi di contorno (Carla, stupenda nel suo stile e nella recita della attrice) che aumentano ancora di più la bellezza del film. Qualcosa di più mi sarei aspettato da Marco Messeri, che ho visto fare di meglio in altri film e su personaggi analoghi. Non so se l'idea dei 18 regali sia una invenzione dello sceneggiatore o la reale volontà della signora Girotti (non ho letto nulla di cosa già scritto per questo film).
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sicuramente, il sogno di tutti i bambini orfani, quello di vivere con il genitore che non c'è più, almeno con la fantasia. In questo caso, ancora più toccante, si tratta degli ultimi mesi della mamma. Molto, molto ben rappresentato. Con personaggi di contorno (Carla, stupenda nel suo stile e nella recita della attrice) che aumentano ancora di più la bellezza del film. Qualcosa di più mi sarei aspettato da Marco Messeri, che ho visto fare di meglio in altri film e su personaggi analoghi. Non so se l'idea dei 18 regali sia una invenzione dello sceneggiatore o la reale volontà della signora Girotti (non ho letto nulla di cosa già scritto per questo film). Nel primo caso, lode allo sceneggiatore. Nel secondo caso, allora è perfetta la frase del padre detta alla figlia diciottenne che lo rimprovera di non essersi trovato una nuova compagna "Non c'è nessuna migliore di lei"
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