lbavassano
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mercoledì 1 gennaio 2020
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la verità e l'immagine
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Film di grande forza visiva, che nel rapporto fra immagine e verità, nel loro inseguirsi e inevitabile tradirsi, trova una delle proprie, non secondarie, ragioni d'essere. Film al femminile, che, in confronto al precedente "Diamante nero", forse anche grazie alla distanza temporale dell'ambientazione acquista la giusta durezza. Ottime interpreti.
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davide peretti
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domenica 29 dicembre 2019
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di autentico c'è solo il prezzo del biglietto
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Film finto e artefatto, un “vorrei ma non posso” con trama piatta e assolutamente banale (premiata a Cannes!?), con attori impacciati e scelti male, completamente privo di un briciolo di pathos. Si salva solo una compiaciuta fotografia (qualche interessante riferimento alla pittura di Chardin), ma ovviamente non basta..
PS: da pittore mi permetto di giudicare il quadro realizzato più novecentesco che settecentesco
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cinephilo
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venerdì 27 dicembre 2019
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uno dei migliori film dell'anno
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Visto ieri al cinema con amici, questo piccolo gioiellino della Scianma è il terzo miglior film dell'anno. Un lento viaggio per due donne alla scoperta della propria sessualità con tutta la bellezza della selvaggia penisola bretone a fare da sfondo e una fotografia da urlo. Voto personale : 9/10.
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no_data
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lunedì 23 dicembre 2019
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la disparità cambia pelle e muta nella grazia
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Intenso, profondo, poetico, elegante, erotico, attuale (nonostante l'ambientazione d'epoca), in altre parole uno dei film migliori dell'anno, un capolavoro.
La regista francese Céline Sciamma, con questo lavoro ha fatto centro; rilegge la tragedia di Orfeo ed Euridice e dal nobile pretesto la filiazione che ne deriva risulta parimenti preziosa.
Le immagini iniziali rimandano immediatamente a Lezioni di Piano e in un frangente anche a Mission solo che muta il paesaggio essendo ambientato nella incantevole Bretagna.
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Intenso, profondo, poetico, elegante, erotico, attuale (nonostante l'ambientazione d'epoca), in altre parole uno dei film migliori dell'anno, un capolavoro.
La regista francese Céline Sciamma, con questo lavoro ha fatto centro; rilegge la tragedia di Orfeo ed Euridice e dal nobile pretesto la filiazione che ne deriva risulta parimenti preziosa.
Le immagini iniziali rimandano immediatamente a Lezioni di Piano e in un frangente anche a Mission solo che muta il paesaggio essendo ambientato nella incantevole Bretagna.
All'ultimo Festival di Cannes ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura; l'ho trovato decisamente e nettamente superiore a Parasite, il film vincitore.
A volerlo riassumere in poche righe il film ci racconta una intensa e al contempo impossibile storia d'amore, tra la nobile Héloise e la pittrice Marianne, impossibile per quell'epoca storica, Francia del XVIII secolo. A parte il rapporto tra le due protagoniste il film mette a nudo nervi tutt'oggi ancora scoperti, il suddetto rapporto tra due persone dello stesso sesso, nonché la scarsa presenza femminile nelle arti, le enormi difficoltà che deve affrontare una donna sola che vuole abortire; ma non è ancora tutto perché nei dialoghi prende forma anche una sorta di indagine psicologica ante litteram oppure assistiamo a una scena stupenda dove attorno ad un fuoco si riuniscono le donne del paese, coloro che venivano etichettate come streghe. E poi la delicatezza di un ricamo della "protagonista laterale" ovvero la giovane serva che scopriremo avere un ruolo decisivo nel far trovare la giusta connessione al potenziale amore tra le due donne.
È un racconto denso di significati e rimandi, potente nei concetti e seducente nelle immagini eppure la regista è riuscita nella mirabile operazione di evitare di pasticciare il tutto con la misura ovvero senza dilatare inutilmente le sequenze chiave. Evitata l'esasperazione, il meccanismo gira alla perfezione. Barocco nell'architettura, minimalista nell'esposizione. A tutti gli effetti un'opera d'arte di elevatissimo valore.
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goldy
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sabato 21 dicembre 2019
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un modllo di perfezione
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Esteticamente è un modello di perfezione; l'interno della villa, il mare con la scogliera, la lontananza dal mondo, sè stesse come come esclusiva preoccupazione di vita, la bellezza delle protagoniste che rivaleggiano con la perfezione dell'ambiente. La sessualità vissuta alla pari e a confezionare il tutto Vivaldi. Cosa chiedere di più dalla alla vita? Qualche indugio inb meno alla staticità della storia forse gli avrebbe giovato, o forse va bene così.
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vanessa zarastro
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domenica 16 giugno 2019
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lente emozioni
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Il film “Portrait of a Lady on Fire” ha ottenuto il premio per la migliore sceneggiatura a Céline Sciamma, oltre al Queer Palm, al Festival di Cannes 2019. Lo sguardo femminile della regista è delicato e attento, non tralascia alcun dettaglio della villa, grande ma spartana, dove la vicenda ha luogo. Siamo nel 1770 in un’isola sulla costa normanna, dove approda Marianne (interpretata da Noémie Merlant), una giovane pittrice figlia d’arte, che deve fare un ritratto a Héloïse (un’intensa Adéle Haenel), senza però farsene accorgere. La ragazza, uscita da pochissimo dal convento, deve andare in sposa a un nobile italiano, destinatario del ritratto, che non conosce affatto.
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Il film “Portrait of a Lady on Fire” ha ottenuto il premio per la migliore sceneggiatura a Céline Sciamma, oltre al Queer Palm, al Festival di Cannes 2019. Lo sguardo femminile della regista è delicato e attento, non tralascia alcun dettaglio della villa, grande ma spartana, dove la vicenda ha luogo. Siamo nel 1770 in un’isola sulla costa normanna, dove approda Marianne (interpretata da Noémie Merlant), una giovane pittrice figlia d’arte, che deve fare un ritratto a Héloïse (un’intensa Adéle Haenel), senza però farsene accorgere. La ragazza, uscita da pochissimo dal convento, deve andare in sposa a un nobile italiano, destinatario del ritratto, che non conosce affatto. Héloïse pertanto è molto contrariata perché non ha la possibilità di scegliere, lei che ama solo la musica e cantare in chiesa. E pensare che conosce solo la musica per organo! La sorella più grande – era lei che sarebbe dovuta andare in sposa – era appena morta accidentalmente cadendo (ma probabilmente buttandosi…) dalle alte scogliere.
Nella villa si trova anche la contessa (Valeria Golino), madre di Héloïse, che va e viene e l’unica donna di servizio (Luàna Bajrami)che lavora lì già da tre anni.
Così Marianne si finge dama di compagnia, e accompagna Héloïse nelle passeggiate. La scruta di nascosto cercando di memorizzarne ogni dettaglio, dai lobi delle orecchie alle nocche delle mani. La sera a casa inizia a dipingerla a memoria. Ma in questo rapporto in crescendo nasce man mano qualcosa: curiosità reciproca, confronto, desiderio? Ne nasce innanzitutto una relazione di complicità e comprensione reciproca che si trasformerà in un forte legame affettivo.
Lo scenario mostrato dalla regista è un “coro di donne” – come quelle che cantano nella festa paesana - dove vigono la collaborazione e la solidarietà. Di notevole impatto è la scena dell’aborto, a opera di una mammana, di Sophie sdraiata sul letto tra due bambini piccolissimi.
Un film di sentimenti al femminile dunque dove le riprese, ad eccezione delle immagini di scogliere, sono tutte nell’interno della casa dove le donne, per definizione, sono destinate a vivere. Un film di sole donne, mentre gli uomini sono fuori, di là, da un’altra parte.
In effetti una volta era così - fino a mezzo secolo fa - le scuole dalle suore e il convento erano i mondi tutti al femminile dove, specialmente le adolescenti, poi giovani ragazze, crescevano e vivevano le proprie pulsioni sessuali ed emotive.
Un ruolo importante nella vicenda lo svolge la musica come fonte di grande emozione, ed è citato in particolare Vivaldi – la regista è di padre italiano e spesso fa riferimento all’Italia – con le sue Quattro Stagioni.
La prima parte del film è coinvolgente ed è diretto quasi fosse un thriller, lo si segue con suspense, che però purtroppo svanisce nella seconda parte dove il lentissimo scorrere dei giorni di amore dichiarato, non riesce ad entusiasmare più di tanto.
Comunque, dopo aver visto recentemente tutti film sull’amore omosessuale maschile (“Rocketman”, “Dolor y gloria” The marriage”) qui, nella rappresentazione dell’amore saffico si apprezza la mano leggera di Céline Sciamma che preferisce alludere più che mostrare, rendendo espliciti i sentimenti con estrema naturalezza e sensibilità. La regista, che è anche sceneggiatrice, è al suo quarto lungometraggio, tutti concentrati sulla ricerca di un’identità sessuale.
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