Arrivederci Professore

La rivincita di Johnny Depp il pirata dei sentimenti

I professori, al cinema, se sono buoni sono sempre un po'guru. Trascinatori di giovani piccole folle, fratelloni e sempre più maestri di vita che di quel che devono insegnare. Se poi insegnano poesia o letteratura, filosofia o arte, il cascame romantico è di solito a un passo. Anche se il prototipo degli insegnanti al cinema, il protagonista di Addio mr. Chips, tratto dal romanzo di James Hilton, osava in realtà tessere l'elogio delle piccole virtù, laiche e domestiche, di una vecchia Inghilterra alle soglie della seconda guerra mondiale. E per questo il suo anti-eroe era tanto più simpatico e commovente. Con Arrivederci professore, le tonalità crepuscolari di Mr. Chips si innestano invece pericolosamente su quelle dell'Attimo fuggente, il cui protagonista John Keating era, a ripensarci, quel che si dice un cattivo maestro, retorico e demagogico. Richard (Johnny Depp), docente universitario, scopre di avere il cancro e, contemporaneamente, di essere tradito dalla moglie (il che, al confronto, diventa ovviamente un problema minore). La sua reazione è di superare ogni limite, sul lavoro e nella vita, trasformandosi in un fool che dice la verità e vive fino in fondo o quasi: alcol, sesso (anche con un uomo: ma solo orale), droghe (leggere, però). E soprattutto un atteggiamento provocatorio e politicamente scorretto verso gli studenti e le materie insegnate. I pochi allievi che lo seguono nel suo percorso, ne avranno ovviamente la vita cambiata. Il procedimento è abbastanza semplice: la provocazione di Richard nei confronti del mondo è la molla che, per reazione, renderà tanto più forte la corda patetica. Gli amici e la famiglia si scopriranno, guarda un po', un rifugio per quest'uomo alla fine, le cui bravate lo rendono solo in superficie antipatico, ma in realtà molto cool e piacevolmente maledetto. Lo stile è proprio da melodramma minimale e melanconico, senza voli, cucito per giunta addosso a un Johnny Depp tutto faccette e mossette, che non ci risparmia il numero da ubriaco e il monologo strappalacrime. Non è uno scult movie, alla fine, in fondo non annoia nemmeno troppo, ma è uno di quei film che ci immagina già di vedere su un piccolo schermo, in un pomeriggio d'estate in cui per qualche motivo si è lontani dalla spiaggia, e si pensa ad altro.
Da La Repubblica, 20 giugno 2019


di Emiliano Morreale, 20 giugno 2019