samanta
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martedì 25 giugno 2019
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mercanteggiate con il tempo...
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Wayne Roberts è un regista alle prime armi Arrivederci professore è il suo secondo film di cui ha scritto anche la scenggiatura, l'inesperienza si vede sia nella trama che non approfondisce tematiche appena evidenziate e da un montaggio a dir poco frettoloso, ad esempio nel discorso finale il protagonista parla al brindisi con un bicchiere di vino rosso in mano, prosegue con un diverso bicchiere vuoto e lo conclude con un bicchiere pieno di champagne, d'accordo che non era il caso di fare un piano sequenza però bisogna cercare di essere attenti sia nelle riprese che nel montaggio.
Richard cinquantenne (Johnny Depp) è un professore di letteratura in un'università del New England, vive in un'ambiente molto sofisticato (Wasp dicono in USA).
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Wayne Roberts è un regista alle prime armi Arrivederci professore è il suo secondo film di cui ha scritto anche la scenggiatura, l'inesperienza si vede sia nella trama che non approfondisce tematiche appena evidenziate e da un montaggio a dir poco frettoloso, ad esempio nel discorso finale il protagonista parla al brindisi con un bicchiere di vino rosso in mano, prosegue con un diverso bicchiere vuoto e lo conclude con un bicchiere pieno di champagne, d'accordo che non era il caso di fare un piano sequenza però bisogna cercare di essere attenti sia nelle riprese che nel montaggio.
Richard cinquantenne (Johnny Depp) è un professore di letteratura in un'università del New England, vive in un'ambiente molto sofisticato (Wasp dicono in USA). è sposato con Veronica (Rosemarie DeWitt la sorella di Seb in La La Land)) scultrice nota e ha una figlia Claire (Zoey Deutch). Richard inizia male la giornata con il medico che gli dice che ha un tumore alla fase terminale che gli concede solo 6 mesi di vita e la conclude la sera con la figlia ribelle che annuncia di essere lesbica suscitando le ire della moglie che, a sua volta, rivela al marito di tradirlo con Harry che oltre a essere il Rettore di Richard ha anche il vantaggio di avere 3 palle (nonché di comprare per l'Università le sue sculture). Sorge quindi in lui una ribellione cercando di recuperare gli anni grigi della sua vita, bevendo a dismisura, facendo sesso (con la cameriera di un ristorante e con un suo studente che gli fonisce "l'erba"), ma stiamo tranquilli il suo anticonformismo è un politically scorrect nell'ambito rassicurante del politically correct e le sue battute sulle femministe (definite femmine disordinate) e i gay sono poi rimangiate. nel prosieguo della trama, anche se è tutto piuttosto prevedibile.
Il film ha il pregio di affrontare un tema importante la morte, inevitabile per tutti, e che diventa un evento incombente per chi ha una diagnosi di vita di 6 mesi. C'è il rimpianto per una vita che è trascorsa senza che tu te ne accorgessi, nel predicozzo che fa agli studenti Richard afferma "non vivete nella mediocrità", ma se vivere è ubriacarsi, farsi canne o avere un rapporto orale con un uomo è un pò poco, certamente il suo ammonimento approfittate del tempo che passa "come un volo di uccello", ricorda S. Paolo "redimentes tempus" (mercanteggiate con il tempo), ogni secondo è prezioso e i rimpianti non sostituiscono quello che è perduto, ma il tema non è sviluppato in modo adeguato. Appare superficiale il rapporto con la moglie, anche se alla fine lei gli dice che l'ama, sembra però tutto convenzionale, se fosse così perché lo avrebbe tradito con un uomo dal carattere grigio e limitato? Così il rapporto con la figlia che lui recupera definendola eccezionale e bravissima, ma di lei non sappiamo nulla se non che ha una relazione con una ragazza che la molla per un uomo. Il finale, che non descrivo, è assolutamente convenzionale anche se c'é una frase di Richard che fa pensare, a domanda dove vai risponde "non lo so devo capire ancora qualche cosa".
Il film aveva bisogna di una sceneggiatura che fosse un pò più brillante e veramente anticonformista e di una regia con più sostanza e attenzione. La recitazione dei vari attori non è particolarmente significativa, anche se Johnny Depp merita un discorso a parte: è uno dei migliori attori di Hollywood che era un pò uscito di scena per vari motivi sia sentimentali che finanziari (praticamente è fallito spendeva più di 20 milioni di dollari al mese), nel film la sua recitazione è sicuramente di buon livello, ma appare sottotono rispetto a quanto eravamo abituati da un attore del suo calibro.
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angelo umana
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domenica 30 giugno 2019
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la mortalità da tener presente (mò me lo segno)
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“Vegliate dunque perché non sapete né il giorno né l'ora” fu detto in altro campo, ed il bello di vivere è sapere che la morte verrà ma chissà quando, abbiamo tempo, forse mai, intanto viviamo e tutto faremo andare come và oggi, dominiamo le cose (…?), intanto vediamo la morte e funerali altrui. A sapere il giorno e l'ora forse vivremmo come si sarebbe sempre voluto. Quanto a Richard (Johnny Depp), professore universitario nel pieno dei suoi brillanti 50 anni, viene diagnosticato un cancro che gli lascia 6 mesi di vita, o 12 al massimo, gli succede un senso di annichilimento, poi l'urlo di protesta, ma un bagno di ribellione nello stagno coi vestiti addosso non basta.
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“Vegliate dunque perché non sapete né il giorno né l'ora” fu detto in altro campo, ed il bello di vivere è sapere che la morte verrà ma chissà quando, abbiamo tempo, forse mai, intanto viviamo e tutto faremo andare come và oggi, dominiamo le cose (…?), intanto vediamo la morte e funerali altrui. A sapere il giorno e l'ora forse vivremmo come si sarebbe sempre voluto. Quanto a Richard (Johnny Depp), professore universitario nel pieno dei suoi brillanti 50 anni, viene diagnosticato un cancro che gli lascia 6 mesi di vita, o 12 al massimo, gli succede un senso di annichilimento, poi l'urlo di protesta, ma un bagno di ribellione nello stagno coi vestiti addosso non basta. Decide di vivere liberamente il tempo che gli resta, fuori dall'”ordine costituito” e dalla compassatezza professorale, il contegno del ruolo non conta più, come nel caso di molti che invece galleggiano sulla vita senza vivere. Perciò ci rivelerà che è sbagliato non apprezzare la mortalità, se l'avessimo sempre presente vivremmo più appieno e che il dovere più importante è una vita ricca di esperienze. Ogni fottuto respiro và festeggiato. Non arrendetevi alla mediocrità.
Coi suoi allievi diventa un simil-despota, caccia via dalla classe tutti coloro che non rispondono a certi (incomprensibili) parametri. Con la decina di studenti che gli resta sovverte l'organizzazione delle lezioni, che non sono più lezioni scolastiche, quanto più lezioni di vita sparate qua e là, come di chi ha capito tutto e rivela saccente il vero senso delle cose, tra “lezioni” in giardino, pub canne e sesso. Capta naturalmente la relatività delle cose, ne coglie il giusto peso, la sua notizia personale fa sembrare leggera la rivelazione della figlia, di amare un'amica di amore saffico, riuniti a tavola e con la moglie che trasecola. Eppure gli resta il tempo e la ricerca dell'occasione per vendicarsi con la moglie, a lei si rivolge sprezzante ed al suo amante, un regolamento di conti rivelatorio e fatto pubblicamente in extremis.
C'è spazio nel film, meno male, per mettere in rilievo la bontà di certi rapporti, con l'amico Peter ad esempio, che Richard stesso consola, non essendo propenso lui malato a ricevere compassione. O con la figlia a cui, sola altra persona, rivela il suo destino. Dolce e accorato il saluto tra lei sull'uscio di casa e il padre, che parte in auto e col suo cane, diretto chissà dove, verso un suicidio probabilmente.
Interessanti le note lette di un vero critico cinematografico (sconosciuto), qui ricopiate: “la scuola come fucina da liberare dal giogo delle convenzioni … (Richard) toglie il velo della finzione sulla sua vita pubblica e privata... è il primo a riscrivere le regole, a non piegarsi davanti all'autorità, per spingere poi i suoi allievi a ritrovare la propria voce... esprimersi con il cuore, secondo le proprie passioni... rinascita e liberazione... opporsi all'uniformità del pensiero e vivere i propri giorni tra il politicamente scorretto e la dolcezza dei sentimenti ritrovati”.
Vien da chiedersi perché mai Richard abbia compreso tutto questo solo quando ha vicina la propria morte, anche prima è possibile! Non si capisce poi se i suoi ragazzi abbiano fatto propri questi insegnamenti, al film importano i pronunciamenti del protagonista. L'impressione sul film, scoppiettante di eventi e di massime forse letterarie, è che non basti un Johnny Depp a renderlo memorabile. Gli americani si dànno spesso all'epopea, ma questo hanno e questo ci servono, spesso, non sempre per fortuna.
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antonella
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venerdì 5 luglio 2019
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inutile tributo al tema
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Assolutamente un tributo artistico trascurabile nel panorama cinematografico culturale, per non parlare di quello umanistico/esperenziale. Chiunque abbia avuto, per sua sfortuna, un confronto reale con il delicatissimo tema trattato, non può che riscontrare con amarezza l’inattendibilità della trama, l’inconsistenza psicologica dei personaggi, la spettacolarizzazione stessa della mortalita’ umana.
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Assolutamente un tributo artistico trascurabile nel panorama cinematografico culturale, per non parlare di quello umanistico/esperenziale. Chiunque abbia avuto, per sua sfortuna, un confronto reale con il delicatissimo tema trattato, non può che riscontrare con amarezza l’inattendibilità della trama, l’inconsistenza psicologica dei personaggi, la spettacolarizzazione stessa della mortalita’ umana. L’apparente saggezza del protagonista dentro una prematura ed inaspettata terminalita’ di vita, si riduce in una qualche caratterizzazione macchiettistica del Se’, per poi “evolvere” in uno stadio decisionale solipsistico dove la profondità dello scambio umano si risolve in rapporti sessuali occasionali colti al volo per fare incetta di vita; in dichiarate ed assolte incomprensioni relazionali di coppia, senza nessuna necessità di trasformazione; in abbracci amicali o genitoriali scambiati per poco tempo, in un dichiarato taboo che la tenerezza crei ancora più dolore anziché scioglierlo; in fughe dal reale, alla ricerca di un “chissà che” fuori di se, eliminando una volta per tutte la possibilità di costruire dentro di se’ una solidità emotiva adulta che lasci in eredità saggezze ed aiuti concreti a chi resterà dopo in vita. Se la mortalità dovesse rappresentare solo questo triste e macchiettistico epilogo di giorni vuoti, temo davvero si farebbe bene scegliere di farsi accompagnare unicamente da un adorabile cagnolino nel percorso degli ultimi giorni. Di sicuro gli animali conservano per istinto all’accettazione di un reciproco scambio vita/morte. Scambio che alla cultura occidentale sfugge completamente e che dunque limita il regista, dentro quell’immenso dolore, a negare ogni parte reale d’incontro su tema.
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eugenio
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lunedì 8 luglio 2019
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epigono non riuscito
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Ricevere una notizia ferale, un cancro che ci avvisa che l’arcobaleno della vita è prossimo, può lasciar sconvolti ma al tempo stesso, lasciarci riflettere, comprendere come quell’esistenza sinora condotta con irreprensibilità debba essere portata a termine sino in fondo perchè niente sarà più come prima.
E quindi, “facciamo quello che non si deve fare", inneggiando alla vita e non pensando alla fine prossima perchè non è mai troppo tardi.
Il film di Rob Reiner con Jack Nicholson e Dustin Hoffman, non c’entra nulla anche se Wayne Roberts, autore di Katie Says Goodbye, nel suo ultimo lavoro al cinema: Arrivederci professore, sembra essersi ispirato molto a quel genere di cancer-movie che ha caratterizzato molta cinematografia passata
Protagonista è Johnny Depp che svestiti i panni del pirata dei caraibi, si ritrova a impersonare un routinario accademico del New England, che scopre, appunto, all’inizio del film di avere un tumore e essere prossimo alla fine dei suoi giorni.
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Ricevere una notizia ferale, un cancro che ci avvisa che l’arcobaleno della vita è prossimo, può lasciar sconvolti ma al tempo stesso, lasciarci riflettere, comprendere come quell’esistenza sinora condotta con irreprensibilità debba essere portata a termine sino in fondo perchè niente sarà più come prima.
E quindi, “facciamo quello che non si deve fare", inneggiando alla vita e non pensando alla fine prossima perchè non è mai troppo tardi.
Il film di Rob Reiner con Jack Nicholson e Dustin Hoffman, non c’entra nulla anche se Wayne Roberts, autore di Katie Says Goodbye, nel suo ultimo lavoro al cinema: Arrivederci professore, sembra essersi ispirato molto a quel genere di cancer-movie che ha caratterizzato molta cinematografia passata
Protagonista è Johnny Depp che svestiti i panni del pirata dei caraibi, si ritrova a impersonare un routinario accademico del New England, che scopre, appunto, all’inizio del film di avere un tumore e essere prossimo alla fine dei suoi giorni. Al posto di cercar di salvarsi in qualche modo con terapie o altre cure che potrebbero prolungare, pur se per pochi giorni, una fine certa, rompe ogni convenzione sociale, invitando i suoi studenti a riscoprire la vita e soprattutto rimettendo in discussione il proprio sistema di valori e i rapporti familiari: quelli con una moglie che ha una tresca con il rettore dell’università, cosa di cui è ben conscio e di una figlia lesbica che non sa gestire.
In sei capitoli con un’appendice da romanzo ottocentesco, Wayne Roberts, inanella una serie di atti d’accusa nei confronti di una società bigotta e conformista facendo recitare al suo professore istanze di puro nichilismo, permeate da un’ironia pungente oltre il politicamente corretto (vedi l’anti-me-too al bar con i superstiti degli iscritti al suo corso di letteratura dopo la sua filippica), anticulturale e dispotico.
I riferimenti sono illustri: basta andare alla memoria a esattamente trent’anni fa in cui il grande Robin Williams in Seize the day, L’attimo fuggente invitava i suoi studenti ad agire secondo il loro intelletto, senza fare uso di condizionamenti, dogmi o fittizie imposizioni. Qualcosa di simile avviene in Arrivederci professore ma il taglio è decisamente più superficiale e assai poco profondo, traducendosi in un epigono fuori luogo dove Johnny Depp lasciandosi andare a diversi eccessi tra cui droghe leggere, sesso e alcool, non riesce a cogliere quella drammaticità che renderebbe plausibile la tragedia di un uomo votato al suo destino.
Conseguentemente ciò che resta di questo film è un insieme di tanti siparietti incollati dal gigionismo di un (ex) divo hollywoodiano che trasmette mai quella necessaria empatia al suo personaggio finendo per risultare kitsch e grottesco nei confronti di una società a cui apparteneva fino alla ferale notizia.
Certo ci sono alcune scene simpatiche come il rabbioso rapporto con la moglie e la sbronza con l’amico (interpretato da un bravo Danny Houston) ma il sarcasmo caustico di fondo non incide mai, scevro da ogni possibile rinascita. Quella di un attore che non si rassegna alla perdita; quella di un regista cui va dato atto di non indugiar sulla retorica di fondo, anche se nelle sue profondità non si cela un filone d’oro ma semplice pirite.
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enzo70
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venerdì 18 settembre 2020
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le verità di un uomo che muore
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Un cancro ai polmoni a cinquanta anni è una sentenza di morte che difficilmente ammette appello; e Richard un professore di letteratura inglese ritiene che sia del tutto superfluo blandire la sostanza della sua malattia con la forma di una chemioterapia. E che nei pochi mei che gli restano da vivere la cosa migliore sia semplicemente vivere, libero dagli stereotipi, dai condizionamenti sociali, alla ricerca di una blanda felicità. E così insegna solo a chi vuole imparare e lo fa con forza, rabbia, attribuendo alla stessa letteratura un valore assoluto, di irruenta vitalità. Il rapporto con la moglie, consumato da anni di bugie e tradimenti, diventa diretto, come quello con l’amico Peter, l’unico che sappia della malattia.
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Un cancro ai polmoni a cinquanta anni è una sentenza di morte che difficilmente ammette appello; e Richard un professore di letteratura inglese ritiene che sia del tutto superfluo blandire la sostanza della sua malattia con la forma di una chemioterapia. E che nei pochi mei che gli restano da vivere la cosa migliore sia semplicemente vivere, libero dagli stereotipi, dai condizionamenti sociali, alla ricerca di una blanda felicità. E così insegna solo a chi vuole imparare e lo fa con forza, rabbia, attribuendo alla stessa letteratura un valore assoluto, di irruenta vitalità. Il rapporto con la moglie, consumato da anni di bugie e tradimenti, diventa diretto, come quello con l’amico Peter, l’unico che sappia della malattia. E poi l’amore assoluto per la figlia Olivia, una ragazzina omosessuale, che grazie al padre riesce a vivere con serenità la sua condizione. Ma la morte è imminente e la serenità è solo un attimo fuggente. Johnny Deep interpreta una parte complessa, quella di un uomo che muore con la consueta bravura.
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adam
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domenica 23 giugno 2019
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in due parole: cinico e immaturo
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Una vita di rimpianti, ma forse senza neanche troppi, il protagonista Richard Brown che nel percorso per la sua dipartita deve incontrare validi avversari, primi tra tutti ipocrisia e mediocrità con cui è quotidianamente a contatto, così decide di affrontarli duramente e senza riserve con un approccio infantile e decisamente insofferente. Nel suo rapporto con l'insegnamento fulcro cardine assieme a quello famigliare, inizialmente cerca di riprendere in chiave più più aggressiva l'idea del "vecchio saggio" molto celebre in "L'attimo fuggente", dopo lo scontro del primo capitolo con gli studenti inizia ad avere un atteggiamento più personale e relativamente paritario così da creare una sorta di rapporto, ovviamente, sempre con quel pizzico di arroganza e malizia nei confronti di qualche personaggio che tende almeno all'inizio ad avere un atteggiamento antisociale.
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Una vita di rimpianti, ma forse senza neanche troppi, il protagonista Richard Brown che nel percorso per la sua dipartita deve incontrare validi avversari, primi tra tutti ipocrisia e mediocrità con cui è quotidianamente a contatto, così decide di affrontarli duramente e senza riserve con un approccio infantile e decisamente insofferente. Nel suo rapporto con l'insegnamento fulcro cardine assieme a quello famigliare, inizialmente cerca di riprendere in chiave più più aggressiva l'idea del "vecchio saggio" molto celebre in "L'attimo fuggente", dopo lo scontro del primo capitolo con gli studenti inizia ad avere un atteggiamento più personale e relativamente paritario così da creare una sorta di rapporto, ovviamente, sempre con quel pizzico di arroganza e malizia nei confronti di qualche personaggio che tende almeno all'inizio ad avere un atteggiamento antisociale. Trova dunque in loro uno strumento attraverso cui matabolizzare e filosofare su concetti di vita, morte e rimpianto ai quali lui stesso inizia un approccio per la prima volta. Più i capitoli passano maggiore è l'intensità che la storia deve esprimere dato l'avvicinamento del climax narritivo e così ci si avvicina da un contesto più distante e filosofico-esistenziale per dare maggiore spazio al rapporto famigliare dove troverà il più grande avversario dell'intera vicenda, il tanto rimandato addio con la figlia. Dunque il racconto alla sua conclusione prende la piega tanto attesa e temuta dove Richard professore di lettere troverà le parole per raccontare se stesso e salutare tutti.
Nonostante una scena finale un pò clichè il film tiene testa ad un argomento difficile dove il pericolo di essere stucchevole è dietro l'angolo.
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