Questo lungometraggio malgrado venga definito un film, a mio parere, assomiglia molto ad un docufilm. Esso ricostruisce un fatto storicamente avvenuto: la tragica vicenda di Norma Cossetto, figlia di un dirigente locale del Partito Nazionale Fascista che era stato anche podestà (sindaco) del comune di Visinada in Istria e che nel 1943 era un ufficiale delle camicie nere di stanza a Trieste.
Dal punto di vista cinematografico è un buon lavoro. Molto bravi gli attori, buono l'impianto narrativo, eccellente la fotografia, dialoghi ben congegnati, fedeli i costumi e le ambientazioni. Forse un po' esagerato in certe scene l'uso del chiaroscuro e delle riprese in controluce. Due ore e mezzo di pellicola scorrevoli che fanno calare lo spettatore nelle drammatiche circostanze in cui agiscono i personaggi e lo coinvolgono emotivamente nell'atmosfera di incertezza, di intimidazione e di terrore vissuta dalla popolazione di lingua italiana al confine orientale negli anni tragici del secondo conflitto mondiale: una sfaccettatura dei tanti orrori della guerra.
Ma e c'è un ma, come docufilm mi dispiace è fuorviante ed è una memoria zoppa. Esso, pur ricostruendo fedelmente un fatto realmente accaduto, finisce con l'evocare soltanto l'efferata crudeltà dei partigiani titoisti "sbucati dal nulla" e poco lascia intendere su quanto successo negli anni che precedono l'assassinio della povera Norma Cossetto e di tanti altri italiani. Nulla trapela sulla cattiva gestione da parte dello Stato italiano dei territori della Venezia Giulia, dell'Istria e della Dalmazia, annessi al termine del primo conflitto mondiale, abitati da sempre da popolazioni miste, nei quali fu imposta l'italianizzazione forzata dei residenti sloveni e croati attuando ogni sorta di angherie, violenze, vessazioni e deportazioni. Nulla trapela sull'invasione del Regno di Jugoslavia, nel 1941, da parte della Germania e dell'Italia, dove l'aggressione italo-tedesca si intrecciò con l'esasperazione della guerra civile e delle contrapposizioni etniche e dove le truppe di occupazione italiane reagirono alla resistenza iugoslava con brutale durezza: rastrellamenti, villaggi incendiati, esecuzioni sommarie, internamento di migliaia di civili.
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marillo
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domenica 25 novembre 2018
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una parte della storia, ben raccontata
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Caro Piki1948, questo film ha raccontato un momento storico ben preciso e lo ha fatto con precisione, efficacia, ma soprattutto con una costruzione filmica di grande livello. Qui si dovrebbe fermare la Sua valutazione. Che ci siano state violenze ed atrocità da parte fascista nessuno lo nega, il periodo precedente trapela in più punti anche in questa pellicola (italianizzazione forzata, gli errori del fascismo, ecc.), ma quella storia... è un altro film. Film sul fascismo e sul nazismo ne sono stati realizzati tantissimi, il pregio di questa pellicola è togliere l'assordante silenzio che copriva le nefandezze compite dai "buoni", rappresentare ciò che in 75 anni non si aveva avuto il coraggio di ammettere, tutto il resto che lei racconta è vero e senza dubbi per nessuno.
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Caro Piki1948, questo film ha raccontato un momento storico ben preciso e lo ha fatto con precisione, efficacia, ma soprattutto con una costruzione filmica di grande livello. Qui si dovrebbe fermare la Sua valutazione. Che ci siano state violenze ed atrocità da parte fascista nessuno lo nega, il periodo precedente trapela in più punti anche in questa pellicola (italianizzazione forzata, gli errori del fascismo, ecc.), ma quella storia... è un altro film. Film sul fascismo e sul nazismo ne sono stati realizzati tantissimi, il pregio di questa pellicola è togliere l'assordante silenzio che copriva le nefandezze compite dai "buoni", rappresentare ciò che in 75 anni non si aveva avuto il coraggio di ammettere, tutto il resto che lei racconta è vero e senza dubbi per nessuno. La sua valutazione dell'opera cinematografica aderisce al livello pregevole dell'opera, peccato Lei si sia lasciato andare una valutazione (nel punteggio) che si riferisce, invece, a ciò che non fa parte di questa pellicola ma ha fatto o farà parte di altre. La memoria non va tolta, ne' ai vinti ne' ai vincitori, ma soprattutto, non va tolta alle popolazioni inermi, di un colore o di un altro, che soffrirono gli orrori della guerra anche a guerra ormai finita.
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