The Harvesters

Janno è un giovane agricoltore sudafricano, figlio di una coppia di ferventi protestanti. La sua infanzia giunge ad una brusca fine quando i genitori accolgono nella loro remota fattoria Peter, un orfano tossico e manipolatore, per adottarlo. Janno dapprima offre la sua muta disponibilità, osservando senza giudicare le crisi di astinenza di Peter e la preoccupazione che impone ai suoi genitori, ma ben presto si ritrova scavalcato e impotente.

Il Sudafrica di oggi non è un paese ottimista. Disoccupazione, droga, violenza, emarginazione sono all'ordine del giorno tra la popolazione nera, ma anche i contadini afrikaner, che pur possiedono le terre, sono minacciati dalle gang criminali, dalle milizie di estremisti, dalla siccità.

La pace sociale è lontana, bianchi e neri vivono nella stessa "casa", ma non sono fratelli. Anche Janno e Peter, per quanto entrambi bianchi, sono due facce della stessa medaglia, ma ciò che li divide è più forte di ciò che li accomuna. Janno ha una famiglia, una morale e una grande fragilità, in materia di sesso e, più in generale, di identità. Peter è un orfano di strada, che sa mentire e colpire laddove trova il terreno più friabile. Sa anche lottare per sopravvivere, accontentarsi, reiventarsi. Janno invece no.

Il racconto di Etienne Kallos - a sua volta un'anima divisa in due, tra l'appartenenza europea (greca) e quella all'Africa del Sud- non appoggia soltanto sull'archetipo narrativo dell'elemento esterno che, penetrando un microcosmo chiuso, ne scardina le certezze conducendolo ad una trasformazione radicale, ma affonda le radici in territori più arcaici ancora, nel mito (spesso fratricida) di fondazione, nella collisione tra cosmo e caos.

Ambientato in un angolo isolato della provincia di Free State, The Harvesters racconta un mondo di temperature geografiche ed emotive estreme, di fede in Dio e nel duro lavoro dell'uomo ma anche di inferno sulla Terra, come dicono le immagini rossastre e fumose che compongono il film.

Janno vive su una graticola emotiva e dentro una nebbia mentale, che il giovane interprete Brent Vermeulen restituisce con intensità, spesso senza bisogno di parole. Si può pensare che la linea narrativa della sua latente omosessualità aggiunga un carico opinabile all'insieme ma il regista mantiene fermamente il timone, tenendo il film asciutto e trattenuto, mentre completa la fotografia di un mondo in cui la mascolinità è ancora un concetto monolitico, legato alla forza fisica e alla crescita di una progenie.

Nel costruire questa parabola dell'ipersensibilità, Kallos dimostra, al suo esordio, di possedere già uno stile che è una promessa per il futuro. 