maumauroma
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sabato 20 maggio 2017
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tutto quello che vuoi
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Due mondi lontani, due realta' sociali e culturali opposte, che si incontrano, si conoscono, si confrontano, fino a trovare un abbozzo di intesa nella complicita' dei sentimenti. Da una parte c'e' Alessandro e il suo gruppo di amici, dall' altra Giorgio, a cui Alessandro fa da ( improbabile ) badante. I primi sono dei coatti, che piu' coatti non si puo', della periferia romana, con il loro linguaggio elementare e volgare, la loro desolante ignoranza culturale e affettiva, la loro istintiva tendenza alla sopraffazione e alla violenza; il secondo e' un anziano poeta e scrittore, con la sua antica educazione, il suo forbito e aulico fraseggiare, le sue delicate buone maniere, le sue dolci e svagate amnesie dovute all' ineluttabilita' del trascorrere degli anni.
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Due mondi lontani, due realta' sociali e culturali opposte, che si incontrano, si conoscono, si confrontano, fino a trovare un abbozzo di intesa nella complicita' dei sentimenti. Da una parte c'e' Alessandro e il suo gruppo di amici, dall' altra Giorgio, a cui Alessandro fa da ( improbabile ) badante. I primi sono dei coatti, che piu' coatti non si puo', della periferia romana, con il loro linguaggio elementare e volgare, la loro desolante ignoranza culturale e affettiva, la loro istintiva tendenza alla sopraffazione e alla violenza; il secondo e' un anziano poeta e scrittore, con la sua antica educazione, il suo forbito e aulico fraseggiare, le sue delicate buone maniere, le sue dolci e svagate amnesie dovute all' ineluttabilita' del trascorrere degli anni. Eppure quella strana e atipica forma di dialogo, quasi di amicizia, che riuscira' a coagularsi tra di loro, consentira' a Giorgio di assorbire frammenti dell'energia vitale dei giovani, movimentando un po' i suoi ultimi giorni di vita, mentre ai ragazzi la ricchezza culturale dal poeta e il suo fascino misterioso daranno forse per la prima volta nella loro esistenza la possibilita' di affrancarsi dallo squallore del vissuto quotidiano . A quest' ultima opera di Francesco Bruni viene attribuito il genere cinematografico di commedia. A me sembra, anche se in maniera un po' azzardata, che Tutto quello che vuoi possa ricordare sotto molti aspetti certi film di fantascienza,allorche' astronauti atterrati su un pianeta sconosciuto, vengono a contatto con civilta' aliene, completamente diverse dalla loro, ma incommensurabilmente piu' evolute. L' opera di Bruni risulta tutto sommato gradevole e interessante. La sceneggiatura e' abbastanza originale, anche se spesso improbabile o addirittura inverosimile come nella fin troppo lunga scena del viaggio dei protagonisti alla ricerca di un fantomatico tesoro nascosto da Giorgio in Toscana durante la guerra. Bella e efficace la presa diretta, anche se il romanesco parlato dai ragazzi sembra sempre un po' sopra le righe. Bravi gli attori, anche se bisogna dire che la riuscita di questo film e' dovuta in massima parte alla prova di Giuliano Montaldo. per la misura della recitazione, per l'eleganza dei gesti, per la capacita' di trasmettere le sensazioni e gli stati d' animo di un anziano con una semplice increspatura del volto, con piccoli movimenti degli occhi e delle labbra, con un lieve approfondirsi delle rughe
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carloalberto
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venerdì 22 settembre 2017
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segnali dal passato per il cinema italiano
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Erano anni che non si vedeva un film italiano d’autore, che soddisfa contemporaneamente il gusto del pubblico e le esigenze della critica. Un film che diverte risvegliando neuroni cinefili ormai sopiti e provocando emozioni spontanee, che nascono dalla storia cui si assiste e alla quale a tratti si partecipa. I protagonisti sono quattro amici che passano la giornata seduti a un tavolino di un bar romano giocando a fare i duri, ma sono ancora ragazzi e anche un po’ infantili. Uno di loro (Andrea Carpenzano) ha la possibilità di guadagnare qualche soldo con un lavoro precario. Deve assistere un anziano poeta (Giuliano Montaldo) autosufficiente, ma alquanto svagato. L’incontro sarà un’occasione di riscatto da una vita superficiale e disperata, per tutti.
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Erano anni che non si vedeva un film italiano d’autore, che soddisfa contemporaneamente il gusto del pubblico e le esigenze della critica. Un film che diverte risvegliando neuroni cinefili ormai sopiti e provocando emozioni spontanee, che nascono dalla storia cui si assiste e alla quale a tratti si partecipa. I protagonisti sono quattro amici che passano la giornata seduti a un tavolino di un bar romano giocando a fare i duri, ma sono ancora ragazzi e anche un po’ infantili. Uno di loro (Andrea Carpenzano) ha la possibilità di guadagnare qualche soldo con un lavoro precario. Deve assistere un anziano poeta (Giuliano Montaldo) autosufficiente, ma alquanto svagato. L’incontro sarà un’occasione di riscatto da una vita superficiale e disperata, per tutti. I quattro giovani ricordano gli amici di Accattone che passano la giornata al bar di una assolata e desolata periferia romana di cinquant’anni prima. Nulla sembra essere cambiato. Anzi no, qualcosa è cambiato ed in peggio: la disperazione si è estesa ai quartieri piccolo borghesi trasformandosi in spaesatezza.
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alessandro
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lunedì 2 settembre 2019
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tanto divertente quanto profonda
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“Tutto quello che vuoi” è un film comico-umoristico diretto da Francesco Bruni e ispirato al romanzo “Poco più di niente” di Cosimo Calamini. La pellicola vede protagonista Alessandro (Andrea Carpenzano), ragazzo di ventidue anni, con un hobby in particolare: divertirsi con il suo gruppo di amici a importunare delle persone a caso, parlare in un volgare dialetto romano… insomma, la classica persona che noi definiremmo “ragazzo di strada”. Alessandro accetta di diventare l’accompagnatore di Giorgio (Giuliano Montaldo), vivace poeta anziano malato di alzheimer, per racimolare del denaro al fine di essere indipendente da suo padre (Antonio Gerardi), con il quale non ha affatto un buon rapporto.
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“Tutto quello che vuoi” è un film comico-umoristico diretto da Francesco Bruni e ispirato al romanzo “Poco più di niente” di Cosimo Calamini. La pellicola vede protagonista Alessandro (Andrea Carpenzano), ragazzo di ventidue anni, con un hobby in particolare: divertirsi con il suo gruppo di amici a importunare delle persone a caso, parlare in un volgare dialetto romano… insomma, la classica persona che noi definiremmo “ragazzo di strada”. Alessandro accetta di diventare l’accompagnatore di Giorgio (Giuliano Montaldo), vivace poeta anziano malato di alzheimer, per racimolare del denaro al fine di essere indipendente da suo padre (Antonio Gerardi), con il quale non ha affatto un buon rapporto. I due protagonisti provengono da due mondi completamente differenti, quasi opposti! Nonostante ciò, stringono un forte legame, aiutandosi l’un l’altro emotivamente e socialmente.
“Tutto quello che vuoi” è un film che riesce sì a divertire, senza però mai essere demenziale (come purtroppo spesso accade in buona parte delle commedie italiane odierne), ma anche a far riflettere su come persone differenti possano andare d’accordo e capirsi. Inoltre, la pellicola riesce anche trattare il tema della vecchiaia; il poeta protagonista del film è un uomo anziano, con una brutta malattia legata all’età, eppure è una persona vivace con tanta voglia di vivere. Da ciò possiamo capire che l’età non va presa per forza unicamente come un ostacolo, perché, anche se le prestazioni fisiche peggiorano, nulla può frenare la felicità di una persona, qualunque sia l’età. Da riconoscere è anche la bravura degli attori, molto calati nella parte dando perfettamente l’idea del personaggio che devono rappresentare, senza mai ricadere nello stereotipo. Interessanti sono anche la sceneggiatura, che ha ricevuto vari riconoscimenti, e la regia, nulla di eclatante, ma comunque apprezzabile. Questo film non è una classica commedia, perché è sì leggero, ma anche profondo, per cui è giusto definirlo una pellicola umoristica impegnata. Unica nota negativa è l’eccessiva lentezza del lungometraggio, che rende la visione in alcuni punti noiosa, ma non troppo.
In conclusione, “Tutto quello che vuoi” è una commedia impegnata davvero divertente, adatta sia a una serata divertente da passare in famiglia o con i propri amici, sia a chi vuole vedere un film d’intrattenimento non particolarmente memorabile, divertente, ma diverso dagli altri. Una dimostrazione di ciò che il cinema italiano, troppo spesso sottovalutato, può fare.
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lbavassano
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domenica 14 maggio 2017
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la virtù della leggerezza
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Film ad altissimo rischio, del luogo comune, nel rapporto fra il vecchio poeta e il giovane bulletto ignorante, del patetico e del ricatto dei buoni sentimenti, la malattia. Riesce però Francesco Bruni ad eludere gran parte di tali troppo facili scorciatoie, trabocchetti in realtà, grazie ad una leggerezza di tono, pur nel trattare temi importanti, che è il pregio maggiore del film. Si fa perdonare, nella parte on the road, la meno riuscita a mio parere proprio perché tende a smarrire tale leggerezza spingendo i pedali del comico e del tragico, si fa perdonare qualche riferimento di troppo all'inarrivabile "Nebraska". Resta comunque un gran piacere, proprio in riferimento allo splendido film di Alexander Payne e soprattutto all'indimenticabile interpretazione di Bruce Dern, ritrovare l'anziano maestro Giuliano Montaldo, capace di mettere un misconosciuto ai più talento di attore al servizio di uno dei più promettenti registi italiani (già affermato sceneggiatore però).
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no_data
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lunedì 29 maggio 2017
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francesco bruni e i giovani: affetto e distanza
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Il racconto di formazione è evidentemente un genere che affascina Francesco Bruni. Dopo “Scialla” lo storico sceneggiatore di Virzí, ripropone in “Tutto quello che vuoi” un altro giovane e un diverso mentore, ma il cammino procede in maniera assolutamente parallela.
Se nell’opera prima il giovane sbandato trovava il suo riferimento in un insegnante malinconicamente reclinato su sé stesso, Alessandro (Andrea Carpenzano), protagonista di “Tutto quello che vuoi”, vede la luce nella conoscenza casuale di un anziano poeta ottenebrato dall’Alzheimer (Giuliano Montaldo).
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Il racconto di formazione è evidentemente un genere che affascina Francesco Bruni. Dopo “Scialla” lo storico sceneggiatore di Virzí, ripropone in “Tutto quello che vuoi” un altro giovane e un diverso mentore, ma il cammino procede in maniera assolutamente parallela.
Se nell’opera prima il giovane sbandato trovava il suo riferimento in un insegnante malinconicamente reclinato su sé stesso, Alessandro (Andrea Carpenzano), protagonista di “Tutto quello che vuoi”, vede la luce nella conoscenza casuale di un anziano poeta ottenebrato dall’Alzheimer (Giuliano Montaldo). Insomma stessa storia, ma stavolta la vicenda è meno orchestrata, talora pretestuosa e con l’ombra di una certa letterarietà.
Bruni difatti mantiene una congenita distanza culturale con i giovani che continua a voler raccontare. Basta la scena iniziale per rendersene conto: quattro ragazzotti seduti ad un bar denunciano il loro vuoto interiore, snocciolando luoghi comuni ed un frasario tratto dal dizionario più convenzionale dello slang giovanile. Peccato che i ragazzi di vita a Trastevere non ci siano più: quelli veri pascolano in quartieri così periferici, che gli stessi romani non ne conoscono nemmeno il nome. E il deficit culturale, senz’altro ben descritto, è solo un aspetto, magari solo sintomatico, del disagio esistenziale.
Per Bruni invece il problema è solo là: basta la passione di un professore o il magico carisma di un’artista per salvarti la vita. Visione elitaria ed analisi semplificativa la sua. Chi vuole approfondire il tema dovrà cercare altrove, fra le molte pellicole anche recenti che lo hanno analizzato con maggior realismo e profondità (ad esempio “Fiore” di Claudio Giovannesi).
Ciò nonostante, tornando alla stretta materia di questo film, la strana coppia formata dal giovane teppistello e dal vecchio poeta gentiluomo funziona. Andrea Carpenzano è un bel giovane dall’aspetto pasoliniano e se la cava molto bene nel suo ruolo, ma non ha la presenza e l’incisività che Filippo Scicchitano ha sfoggiato in “Scialla”. La partecipazione emotiva che comunque viene suscitata è quindi da ascrivere essenzialmente alla sorprendente interpretazione di Giuliano Montaldo, tornato, come occasionalmente gli accade, davanti alla macchina da presa.
Bruni, che accortamente adotta un registro minimale nei dialoghi per evitare il facile rischio della retorica, non gli concede molte battute da giocarsi (per fortuna, viene da pensare, dopo aver ascoltato perle come “Le poesie si scrivono quando non si sa dove mettere l’amore”). Il regista di “L’Agnese va a morire” mette allora sullo schermo un carisma ed una carica umana personale, che si traducono nel quid ineffabile che dà luce e calore al giovane coprotagonista e ad una storia tutto sommato scialba. Cui si deve aggiungere il contributo positivo di bravi comprimari come Antonio Gerardi (il padre di Alessandro) e Donatella Finocchiaro.
Il messaggio di Bruni è indiscutibile, anzi necessario ed urgente: la cultura e, come “Tutto quello che vuoi” mostra, la memoria sono mattoni fondamentali nella costruzione dell’identità. Ma chi vuole parlare di giovani, o di certi giovani, deve essere disposto a sporcarsi le mani, entrare nei quartieri dove non batte il sole, nelle vite senza speranza; sbattere la faccia contro la crisi dei valori nella società liquida, la perduta autorevolezza della scuola, la decadenza dell’istituto genitoriale in una generazione fallata.
No, per ridare ai giovani la fiducia in un qualsiasi futuro non basta la poesia.
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