vipera gentile
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lunedì 26 giugno 2017
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per sorridere
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Un film con un intrinseco valore morale; per niente noioso, anzi ci si ritrova a sorridere e a ridere spesso e volentieri. Racconta la vita di un ragazzo romano spiantato che accetta dietro un compenso di accompagnare un signore anziano nelle sue passeggiate pomeridiane. Tra i due nasce un sano rapporto d’amicizia e d’affetto che cresce con il tempo. La personalità ricca di valori e di sentimenti dell’uomo influenza il suo giovane accompagnatore e i suoi amici che riusciranno a imbroccare finalmente la retta via.
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brunaparolini
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martedì 16 maggio 2017
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magia nei rapporti umani
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Questo film racconta in modo eccellente che cosa possa accadere, nel tempo, in una conoscenza iniziata per caso tra un anziano signore colto e poeta, con un principio di Alzheimer, e un giovane nullafacente, senza progetti per il futuro, che dopo un’iniziale perplessità decide di dedicare, parte del suo tempo, alla cura di quest’uomo straordinario. Il sentimento d’affetto che si instaura tra i due è magico e l’esempio ne è una scena molto toccante dove l’anziano signore, a letto, chiama a sé il ragazzo e gli dice che lo vorrà sempre, sempre con lui ed è a questo punto che il giovane si lascia andare in un pianto liberatorio!! Ciò che è nato fra di loro, prescinde dalle condizioni sociali, dalla cultura, e da tanto altro; frequentarsi ha significato per entrambi apprezzare il gusto della vita.
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Questo film racconta in modo eccellente che cosa possa accadere, nel tempo, in una conoscenza iniziata per caso tra un anziano signore colto e poeta, con un principio di Alzheimer, e un giovane nullafacente, senza progetti per il futuro, che dopo un’iniziale perplessità decide di dedicare, parte del suo tempo, alla cura di quest’uomo straordinario. Il sentimento d’affetto che si instaura tra i due è magico e l’esempio ne è una scena molto toccante dove l’anziano signore, a letto, chiama a sé il ragazzo e gli dice che lo vorrà sempre, sempre con lui ed è a questo punto che il giovane si lascia andare in un pianto liberatorio!! Ciò che è nato fra di loro, prescinde dalle condizioni sociali, dalla cultura, e da tanto altro; frequentarsi ha significato per entrambi apprezzare il gusto della vita.
Un film che lascia nello spettatore tanta poesia e commozione.
Magnifico!!!
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domenica 21 maggio 2017
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l'eleganza dell'età.
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Un film sensibile elegante e che riesce con estrema delicatezza a trattare l'argomento della malattia guardandola da un punto di vista diverso, addirittura costruttivo per dei ragazzi "moderni" che sembrano non avere valori. Gli attori sono tutti bravi, il film è piacevole risultando divertente e a tratti commovente. Lo rivedrei volentieri.
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vanessa zarastro
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giovedì 25 maggio 2017
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quasi amici?
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“Tutto quello che vuoi”è un film garbato e rassicurante. Non è particolarmente originale, e del tutto prevedibile. Dopo il successo del film francese “Quasi amici” di Olivier Nakache del 2011, la tematica del rapporto tra anziano e badante va di moda; anche qui è evidenziato il contrasto tra l’educazione (all’antica, ahimè) dell’anziano Giorgio (il bravissimo Giuliano Montaldo) e la rozzezza del ragazzo Alessandro (il bravo e carino Andrea Carpenzano).
Il film è girato con un badget ridottissimo: fa da scenario l’appartamento in un villino vicino a Villa Sciarra, collegato dalla scala del Tamburino con Trastevere, che ben rispecchia la differenza tra la tipologia residenziale “signorile” di Monteverde e quella popolare trasteverina.
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“Tutto quello che vuoi”è un film garbato e rassicurante. Non è particolarmente originale, e del tutto prevedibile. Dopo il successo del film francese “Quasi amici” di Olivier Nakache del 2011, la tematica del rapporto tra anziano e badante va di moda; anche qui è evidenziato il contrasto tra l’educazione (all’antica, ahimè) dell’anziano Giorgio (il bravissimo Giuliano Montaldo) e la rozzezza del ragazzo Alessandro (il bravo e carino Andrea Carpenzano).
Il film è girato con un badget ridottissimo: fa da scenario l’appartamento in un villino vicino a Villa Sciarra, collegato dalla scala del Tamburino con Trastevere, che ben rispecchia la differenza tra la tipologia residenziale “signorile” di Monteverde e quella popolare trasteverina.
Giorgio è un poeta elegante intellettuale, nato a Pisa 85 anni fa, colpito da una forma di Alzheimer. Era stato amico di Sandro Pertini (di cui porta sempre con sé una sua foto) e aveva combattuto a fianco degli Alleati nell’ultima guerra mondiale. Alessandro, invece, è un ragazzo di 22 anni, rozzo e ignorante – l’unica cosa che legge è il “Corriere dello Sport” - che ha smesso di studiare e non ha ancora deciso cosa fare della sua vita e, nel frattempo, spaccia nel quartiere. Suo padre, stufo di vederselo ciondolare dentro casa e incapace a educarlo, gli trova il lavoro di accompagnamento del vecchio signore, diventato ormai un po’ sbadato.
Alessandro dalle prime ritrosie, poco a poco si incuriosisce delle cose strane e del mondo sconosciuto che Giorgio rappresenta: la storia, la cultura ma anche la fantasia.
Nasce e si sviluppa, in tal modo, un’amicizia transgenerazionale e interclassista grazie anche alla disponibilità di Giorgio che accoglie perfino gli amici (inseparabili e nullafacenti) di Alessandro, contento di spezzare così la solitudine causata dalla morte della moglie cinque anni prima.
Francesco Bruno è lo sceneggiatore storico di Paolo Verzì, di Mimmo Calopresti e de “Il Commissario Montalbano”, alla sua terza regia. Nel film svela lentamente come tutti i personaggi rappresentati, anche quelli secondari, e in particolare quelli più burberi o rozzi, siano in fondo persone con anime delicate. Il suo ottimismo è sicuramente un po’ eccessivo ma, il tal modo, il film ha il ruolo di risollevare gli animi degli spettatori.
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francescacorallo
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mercoledì 7 giugno 2017
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a scuola di poesia
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Storia dello strano incontro tra un giovane di oggi... scuole non concluse, disoccupato, in crisi di valori ed in rotta con un padre di cui si rifiuta tutto, dal lavoro alla nuova donna che ha il torto di aver sostituito una madre troppo poco conosciuta, con un anziano dai modi signorili, un antico poeta che del suo passato, delle sue amicizie gloriose, del suo successo, ha conservato solo scintille di ricordi... Una compagna di classe novella Beatrice ed un tesoro nascosto tra i monti... Aiutato dalla sua candida smemoratezza, tollera gentilmente il giovinastro e la sua allegra combriccola che scambia per i soldati americani che lo salvarono bambino... Il tesoro sarà dissepolto, ma a sorpresa rappresenterà qualcosa di più prezioso del previsto.
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Storia dello strano incontro tra un giovane di oggi... scuole non concluse, disoccupato, in crisi di valori ed in rotta con un padre di cui si rifiuta tutto, dal lavoro alla nuova donna che ha il torto di aver sostituito una madre troppo poco conosciuta, con un anziano dai modi signorili, un antico poeta che del suo passato, delle sue amicizie gloriose, del suo successo, ha conservato solo scintille di ricordi... Una compagna di classe novella Beatrice ed un tesoro nascosto tra i monti... Aiutato dalla sua candida smemoratezza, tollera gentilmente il giovinastro e la sua allegra combriccola che scambia per i soldati americani che lo salvarono bambino... Il tesoro sarà dissepolto, ma a sorpresa rappresenterà qualcosa di più prezioso del previsto... Solide radici per camminare a testa alta per le strade del mondo, riconciliati con i propri fantasmi e pronti ad entrare nel mondo degli adulti... Grazie alla mediazione di un "nonno" che ci ha insegnato ad amare...
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tmpsvita
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venerdì 18 agosto 2017
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un percorso introspettivo emozionante
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Era da un po' che non vedevo una pellicola italiana sarà perché non sono un amante del cinema nostrano, comunque sono davvero contento di averlo visto.
Siccome è stato accolto da numerosi commenti positivi del pubblico e recensito da critici entusiasti, le mie aspettative erano alte ma non troppo perché già dal trailer avevo capito dove il film voleva andare a parare.
Inizia subito con una regia goffa e poco chiara, inizio non molto convincente, ma con il passare del tempo si riprende e riesce pure a offrire delle inquadrature molto belle: visivamente ed emotivamente potenti.
La sceneggiatura è davvero ottima soprattutto perché risulta molto vera e riesce a rappresentare una parte della generazione di oggi in maniera abbastanza veritiera.
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Era da un po' che non vedevo una pellicola italiana sarà perché non sono un amante del cinema nostrano, comunque sono davvero contento di averlo visto.
Siccome è stato accolto da numerosi commenti positivi del pubblico e recensito da critici entusiasti, le mie aspettative erano alte ma non troppo perché già dal trailer avevo capito dove il film voleva andare a parare.
Inizia subito con una regia goffa e poco chiara, inizio non molto convincente, ma con il passare del tempo si riprende e riesce pure a offrire delle inquadrature molto belle: visivamente ed emotivamente potenti.
La sceneggiatura è davvero ottima soprattutto perché risulta molto vera e riesce a rappresentare una parte della generazione di oggi in maniera abbastanza veritiera.
Mi è piaciuto moltissimo il modo in cui il film confronta che il film fa tra una generazione, rappresentata dal vecchio poeta, e l'altra, rappresentata dai ragazzi, ovvero attraverso un oggetto che fa da metafora.
Ottima l'interpretazione di Giuliano Montaldo e molto sorprendente quella del giovane Andrea Carpenzano che dimostra di essere un attore molto promettente.
Una svolta finale che hanno scelto di intraprendere per questo film (senza spoiler) l'ho trovata troppo forzata anche se, comunque, accettabile.
In generale questo film si può definire un percorso introspettivo tra ricordi dolorosi, mancanze affettive e perle di saggezza, che riesce a divertire, commuovere ed emozionare anche se con qualche piccolo difetto.
VOTO: 7,5/10
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marionitti
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lunedì 28 agosto 2017
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non ci vuole molto per farte un buon film
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Alessandro, 22 anni, vive a Trastevere, dove cerca di far passare il tempo insieme a tre amici che, come lui, sono senza arte né parte. Dopo che i carabinieri l'hanno fermato per una piccola rissa il padre gli trova un lavoro: accompagnare nelle passeggiate un vecchio, Giorgio, con un morbo di Alzheimer in fase iniziale. L’anziano e distinto signore è stato un poeta conosciuto e stimato, ma ora vive isolato e dimenticato, passando continuamente dalla realtà e dal presente all'oblio e al passato. Tra il borgataro romano incolto e il dotto gentiluomo sembra impossibile ogni comunicazione, ma non è così. I due universi trovano un modo per convivere e ne nasce un rapporto che arricchirà entrambi.
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Alessandro, 22 anni, vive a Trastevere, dove cerca di far passare il tempo insieme a tre amici che, come lui, sono senza arte né parte. Dopo che i carabinieri l'hanno fermato per una piccola rissa il padre gli trova un lavoro: accompagnare nelle passeggiate un vecchio, Giorgio, con un morbo di Alzheimer in fase iniziale. L’anziano e distinto signore è stato un poeta conosciuto e stimato, ma ora vive isolato e dimenticato, passando continuamente dalla realtà e dal presente all'oblio e al passato. Tra il borgataro romano incolto e il dotto gentiluomo sembra impossibile ogni comunicazione, ma non è così. I due universi trovano un modo per convivere e ne nasce un rapporto che arricchirà entrambi. Il regista gioca molto bene le sue carte, restando in equilibrio tra momenti divertenti e altri in cui trovano spazio riflessioni ed emozioni. I due protagonisti sono bravi e tutto il cast li accompagna in modo efficace. Una commedia italiana sopra la media che regala quasi due ore di divertimento senza rinunciare al garbo e al buongusto. Non è poco. A riprova che la materia prima per un buon film è l'intelligenza.
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lapo10
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mercoledì 15 novembre 2017
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romanzo di formazione con improbabile (magnifico) educatore
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Alessandro e i suoi amici passano le giornate tra una bevuta e l'altra, vivendo di piccoli espedienti e fantasticando sulla dimensione ideale del proprio... televisore. Un giorno, però, il padre di Ale, uomo dalle maniere ruvide, mette il figlio alle strette trovandogli un'occupazione temporanea come badante. Il cliente pagante è Giorgio, un ottuagenario poeta malato di Alzheimer al primo stadio. Dall'incontro con Giorgio la vita del ragazzo cambia inesorabilmente. "Tutto quello che vuoi" è "romanzo di formazione" inteso come "Bildungsroman" termine che si usa per indicare il genere letterario nato a fine '700 in Germania e teorizzato nel secolo successivo. Una specie letteraria nuova nella quale il giovane protagonista fa il suo ingresso nella vita, cerca e trova esperienze di amore/amicizia, si scontra con la realtà che gli impone dolorose sconfitte prima di trovare il proprio (vero) io interiore ed il proprio posto nella società.
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Alessandro e i suoi amici passano le giornate tra una bevuta e l'altra, vivendo di piccoli espedienti e fantasticando sulla dimensione ideale del proprio... televisore. Un giorno, però, il padre di Ale, uomo dalle maniere ruvide, mette il figlio alle strette trovandogli un'occupazione temporanea come badante. Il cliente pagante è Giorgio, un ottuagenario poeta malato di Alzheimer al primo stadio. Dall'incontro con Giorgio la vita del ragazzo cambia inesorabilmente. "Tutto quello che vuoi" è "romanzo di formazione" inteso come "Bildungsroman" termine che si usa per indicare il genere letterario nato a fine '700 in Germania e teorizzato nel secolo successivo. Una specie letteraria nuova nella quale il giovane protagonista fa il suo ingresso nella vita, cerca e trova esperienze di amore/amicizia, si scontra con la realtà che gli impone dolorose sconfitte prima di trovare il proprio (vero) io interiore ed il proprio posto nella società. Il cammino di armonizzazione sociale del protagonista avviene attraverso esperienze formative e l'emancipazione culturale. Oserei dire che il regista ha ben chiaro l'importanza di questo storico, ma ancora attuale, concetto letterario di Bildungsroman (e poco importa se i grandi pensatori del '900 lo abbiano rielaborato di continuo per renderlo più vicino ai nostri giorni). Nella sceneggiatura di Bruni ci sono gli elementi tipici del romanzo di formazione come il momento di rottura dell'equilibrio iniziale (i conflitti con la famiglia), le esperienze amorose (Claudia), le prove a cui è sottoposto Alessandro e le relative difficoltà da superare (la cura di Giorgio). Non mancano gli aiutanti (Zoe) e l'antagonista (Riccardo). A rendere la sceneggiatura molto vicina al concetto di Bildungsroman è l'idea, che pian piano si fa largo nel protagonista, che per arricchire la propria persona è necessario nutrire la propria anima e la propria mente. La ricerca del "Santo Graal" disperso tra le montagne apenniniche è, essa stessa, motivo di passaggio da una condizione di pensiero egoistico/materialistico ad un nuovo pensiero morale ed il viaggio si tramuta in metafora della cultura come tesoro da ricercare e trovare. Il tesoro vero è Giorgio e la sua testa appannata. Alla fine Alessandro trova un nuovo equilibrio interiore accompagnato da una predisposizione verso rapporti sentimentali più maturi. Inoltre decide di aiutare il padre nel proprio lavoro e di benedire il nuovo status all'interno della famiglia. Magari non deciderà di riprendere gli studi e si accontenterà di un lavoro di fatica ma Alessandro amplia i propri orizzonti come nella sequenza in cui parla appassionatamente della poesia di Giorgio alla nuova amica universitaria. Bruni ironizza tristemente sulla cultura nel nostro paese. La poesia sta morendo e le nuove generazioni vivono di videogame dai quali non imparano niente. La casa del poeta è un museo nel quale gli amici di Alessandro cercano il televisore e un presunto ricco tesoro, invece che i versi scritti nelle pagine e sui muri. Un elemento interessante ed originale del film è che la figura dell'educatore sia affidata ad un anziano che nemmeno è cosciente di esercitare tale ruolo. Altrettanto notevole è l'assunto che la perdita della memoria abbia creato in Giorgio "nuova" memoria che affascina il ragazzo è gli consentirà di conoscere meglio il proprio interlocutore. Allora la cultura è morta secondo il regista? Tacciata da pressappochismo e consumismo? Bruni regala qualche speranza. Ne dà, anche, alla settima arte quando si vedono gli amici di Zoe che imbiancano una vecchia sala cinematografica in Trastevere. Chiudo ringraziando il regista che ci ha regalato un gran personaggio, forse il migliore di questo 2017 italiano, e pensando a Giuliano Montaldo che l'ha incarnato con magnifica eleganza.
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stefanocapasso
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domenica 13 gennaio 2019
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la crescità di due anime giovani
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Alessandro è un giovane di 22 anni che passe le giornate con gli amici seduto a in un bar di Trastevere, tra piccole beghe con bande rivali, la noia per un futuro senza prospettiva e la cotta per la madre di un suo amico.
Quando gli viene proposto di fare compagnia a Giorgio, un poeta ultraottantenne malato di Alzheimer, tentenna prima di accettare il lavoro, ma quando si lascerà trasportare dall’avventura scoprirà cose nuove.
Un film delicato e poetico di Francesco Bruni, dalla struttura ellittica, il protagonista e i suoi amici iniziano e finiscono seduti allo stesso bar con prospettive decisamente diverse nei due momenti. In mezzo c’è stato l’incontro con lo sconosciuto, i due protagonisti appartengono ad universi diversi e lontani ed entrambi si interrogano a modo loro sul senso della vita, sul significato che possono trarne.
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Alessandro è un giovane di 22 anni che passe le giornate con gli amici seduto a in un bar di Trastevere, tra piccole beghe con bande rivali, la noia per un futuro senza prospettiva e la cotta per la madre di un suo amico.
Quando gli viene proposto di fare compagnia a Giorgio, un poeta ultraottantenne malato di Alzheimer, tentenna prima di accettare il lavoro, ma quando si lascerà trasportare dall’avventura scoprirà cose nuove.
Un film delicato e poetico di Francesco Bruni, dalla struttura ellittica, il protagonista e i suoi amici iniziano e finiscono seduti allo stesso bar con prospettive decisamente diverse nei due momenti. In mezzo c’è stato l’incontro con lo sconosciuto, i due protagonisti appartengono ad universi diversi e lontani ed entrambi si interrogano a modo loro sul senso della vita, sul significato che possono trarne. Solo avvicinandosi e lavorando insieme sarà possibile recuperare dalla memoria un significato importante che potrà dare stimolo e conseguenza alle loro scelte. In special modo tra i due protagonisti si svilupperà una forra di accudimento filiale, dove i ruoli non sono fissi, che consentirà loro di sperimentare una posizione nuova, quella di essere “visti” dall’altro: quanto è necessario per proseguire nella vita con una nuova consapevolezza: Essenzialmente un percorso di crescita necessario per entrambi.
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great steven
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martedì 12 febbraio 2019
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la poesia abbatte le barriere dell'intemperanza.
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TUTTO QUELLO CHE VUOI (IT, 2017) diretto da FRANCESCO BRUNI. Interpretato da GIULIANO MONTALDO, ANDREA CARPENZANO, ARTURO BRUNI, EMANUELE PROPIZIO, RICCARDO VITIELLO, DONATELLA FINOCCHIARO, ANTONIO GERARDI, RAFFAELLA LEBBORONI
Alessandro è un ventiduenne trasteverino ignorante e turbolento, che ha abbandonato gli studi senza esser arrivato al diploma, inviso (reciprocamente) al burbero padre vedovo che ora s’è accompagnato con una donna di servizio slovacca, e vivacchia da vitellone sfaccendato coi tre amici in tutto e per tutto identici a lui Leo, Riccardo e Tommi. Giorgio Ghilarducci è un ottantacinquenne poeta ormai dimenticato, trasferitosi in gioventù da Pisa a Roma, nella fase iniziale di un preoccupante Alzheimer, che ha residenza in una vetusta casa e vive ormai solo nei ricordi del passato, contraddistinto dai militari americani che, durante il 2° Conflitto Mondiale, gli salvarono la vita, la prima fidanzatina Costanza, la moglie Serena e il defunto fratello Carlo.
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TUTTO QUELLO CHE VUOI (IT, 2017) diretto da FRANCESCO BRUNI. Interpretato da GIULIANO MONTALDO, ANDREA CARPENZANO, ARTURO BRUNI, EMANUELE PROPIZIO, RICCARDO VITIELLO, DONATELLA FINOCCHIARO, ANTONIO GERARDI, RAFFAELLA LEBBORONI
Alessandro è un ventiduenne trasteverino ignorante e turbolento, che ha abbandonato gli studi senza esser arrivato al diploma, inviso (reciprocamente) al burbero padre vedovo che ora s’è accompagnato con una donna di servizio slovacca, e vivacchia da vitellone sfaccendato coi tre amici in tutto e per tutto identici a lui Leo, Riccardo e Tommi. Giorgio Ghilarducci è un ottantacinquenne poeta ormai dimenticato, trasferitosi in gioventù da Pisa a Roma, nella fase iniziale di un preoccupante Alzheimer, che ha residenza in una vetusta casa e vive ormai solo nei ricordi del passato, contraddistinto dai militari americani che, durante il 2° Conflitto Mondiale, gli salvarono la vita, la prima fidanzatina Costanza, la moglie Serena e il defunto fratello Carlo. I due abitano a pochi palazzi di distanza l’uno dall’altro, ma non si conoscono: hanno l’occasione per farlo quando il padre di Alessandro lo obbliga, pena il taglio dei soldi per i tatuaggi e i gozzovigli vari, a prender posto al servizio di Giorgio, per tramite della collaboratrice domestica Laura, il quale ha bisogno d’un badante che lo porti a passeggio alcune ore al giorno per non farlo rimanere nell’aria viziata del domicilio. Alessandro accetta malvolentieri, sopportando senza troppa pazienza i continui andirivieni tra passato e presente che sono l’imperitura afflizione della mente del letterato. A un certo punto, anche i tre amici di Alessandro arrivano in casa di Giorgio, e la occupano con la loro consueta balordaggine per giocare alla Play o a poker. Tuttavia, man mano che il compito prosegue, quello che prima sembrava un incarico oneroso e avaro di soddisfazioni, si trasforma in un rapporto di reciproca stima e amicizia fra due persone estremamente differenti per età, cultura, pensieri e opinioni, ma capaci di trovare un linguaggio e un crisma comuni per conversare e aiutarsi a vicenda. In mezzo c’è anche la ricerca di un misterioso tesoro sepolto in Toscana, nella foresta montuosa pistoiese, da Giorgio stesso, alla cui notizia i quattro ragazzi si ingegnano per portare il poeta con sé in una gita scriteriata ed individuare l’ubicazione di una promettente cassa che poi rivela di contenere soltanto un paio di scarponi infangati, ai quali però il letterato sembra tenere molto. Infine il papà di Alessandro gli impone di venire a lavorar con lui, e il ragazzo è costretto a salutare l’affezionato amico anziano, ma arriva troppo tardi: Giorgio è morto. Ma il ricordo (e gli insegnamenti) di quello strampalato quanto elegante signore dai modi raffinati rimarranno per sempre nel cuore e nella testa di colui che meglio di nessun altro poteva prendersi cura di una persona tanto speciale. Alla seconda regia dopo Scialla! (2011), Bruni imperversa nella narrazione dei borghi romani svelandone le inoperosità, la quasi malavita, le esistenze dei giovanissimi (disoccupati, demotivati, violenti) e la frustrazione di ambienti che paiono non proporre prospettive allettanti, ma la realtà ad essa opposta dell’ambito culturale incarnata nella figura di Giorgio (uno splendido Montaldo, premiato col David 2018 al miglior attore non protagonista), nonostante le apparenze, non le muove contro, ma la completa. Detto diversamente, abbiamo a che fare con due strutture che si muovono su binari paralleli senza avere dapprincipio consapevolezza della vicendevole esistenza, ma al loro incontro/scontro parte una lenta ma effettiva armonizzazione. Lo stesso dicasi per gli universi maschile e femminile, che in questa pellicola ricoprono un ruolo di appagamento davvero considerevole: gli uomini o abbondano di vanità ridicola e involontaria buffoneria aggressiva – Alessandro (un Carpenzano ormai sulla via della notorietà per la sua recitazione senza veli), suo padre, il terzetto degli amici perdigiorno – o sono provvisti di metodi forbiti e signorile presenza (Montaldo), mentre le donne si mescolano in un modus operandi più variegato, passando dalla silenziosa compassione della madre adottiva di Alessandro al senso di saggia responsabilità della madre di Riccardo e sua segreta amante non consenziente (una strepitosa Finocchiaro), dalla responsabilità di una che affida mansioni da portar a termine (Lebboroni) e all’allegria giocosa e sempre più compiaciuta della bibliotecaria che aiuta il protagonista nella ricerca dei cataloghi librari quando egli deve erudirsi sulle scorribande statunitensi sull’Appennino. Nel complesso, colpiscono la morbidezza e l’accento più sorvegliante che drammatico con cui gli sceneggiatori costruiscono una plausibile storia che trova come sua morale il bisogno degli esseri umani di conoscersi, approfondirsi, amarsi, godere insieme dei momenti positivi.
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