The Post |
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Un film di Steven Spielberg.
Con Meryl Streep, Tom Hanks, Sarah Paulson, Bob Odenkirk.
continua»
Titolo originale The Post.
Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 118 min.
- USA 2017.
- 01 Distribution
uscita giovedì 1 febbraio 2018.
MYMONETRO
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È la stampa bellezza! E tu puoi solo rimpiangerla
di Emiliano Morreale La Repubblica
Come Lincoln e Il ponte delle spie, anche il nuovo film di Spielberg è una rievocazione del passato americano, leggibile come metafora della politica interna attuale. La storia è nota: nel 1971 il New York Times era entrato in possesso di documenti che mostravano i retroscena del coinvolgimento degli Usa in Vietnam, ma il governo ne aveva proibito la pubblicazione. È a questo punto che entra in scena lo spregiudicato direttore del Washington Post (Tom Hanks), che sfida il divieto. Dopo qualche esitazione, lo appoggia l'editrice, Katharine Graham (Meryl Streep), che antepone le ragioni della verità ai propri rapporti personali (era buona amica di presidenti e politici, a cominciare dal segretario alla difesa McNamara). È in fondo la storia di un'ennesima perdita d'innocenza, che Spielberg racconta da maestro, sfruttando al meglio i contributi del direttore della fotografia Janusz Kaminski, della costumista Ann Roth e dei montatori Michael Kahn e Sarah Broshar. Il copione della giovane Liz Hannah è stato riscritto da Josh Singer (Il caso Spotlight, molti episodi di West Wing), e i dialoghi sembrano mettere a frutto la lezione delle serie tv. Teso dall'inizio alla fine, non esente da retorica, The Post è esattamente il film che ci si poteva aspettare dal regista su un tema simile, quasi inquadratura per inquadratura. La differenza con le molte apologie cinematografiche del giornalismo è nella sua chiave raro: i momenti visivamente più forti sono i giornali che svolazzano, il ticchettare delle macchine da scrivere, il fumo delle sigarette, le copie fresche di stampa che planano sull'asfalto bagnato, lo scorrere delle rotative. Come a codificare visivamente il rimpianto di un mondo scomparso, o quanto meno situando nel passato quell'eroismo e quella capacità d'incidere nel Paese. Ma alla fine il vero protagonista del film è l'editrice interpretata da Meryl Streep, che domina la scena quando appare, spostando il baricentro del film verso un racconto di coraggio femminile. La descrizione del mondo di soli uomini, in cui la Streep entra in punta di piedi e un po' goffa, era stato scritto pensando a una vittoria elettorale della Clinton, ma nell'anno del caso Weinstein prende un significato imprevisto. Noi fan dell'attrice ci mettiamo comodi per goderci i suoi virtuosismi, come si va all'opera aspettando le finezze del grande soprano: l'inciampare accennato, i movimenti delle mani, le esitazioni e i colpetti di tosse dell'"attrice più sopravvalutata d'America" (secondo Trump), giunta alla ventunesima nomination agli Oscar.
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