simo
|
sabato 31 marzo 2018
|
una lezione per le "madri"
|
|
|
|
Ho trovato in questo film una dolcissima descrizione della vera maternità ed un elogio della povertà come valore e via verso la felicità. I bambini non hanno bisogno di cose ma di vero amore materno, di essere amati per quello che sono senza assurde pretese di successo, ed i bambini amano i loro genitori per quello che sono, non necessariamente per la loro ricchezza che spesso li allontana. Un bambino responsabilizzato dalla povertà è libero e felice in qualunque condizione si trovi, con l'unica condizione che gli adulti non facciano loro violenza. A mio parere, halley è la mamma perfetta anche se non riesce ad uscire dalla povertà, anche i suoi estremi tentativi per guadagnare del denaro non sembrano così gravi come quello degli assistenti sociali di toglierle la amata Moonie.
[+]
Ho trovato in questo film una dolcissima descrizione della vera maternità ed un elogio della povertà come valore e via verso la felicità. I bambini non hanno bisogno di cose ma di vero amore materno, di essere amati per quello che sono senza assurde pretese di successo, ed i bambini amano i loro genitori per quello che sono, non necessariamente per la loro ricchezza che spesso li allontana. Un bambino responsabilizzato dalla povertà è libero e felice in qualunque condizione si trovi, con l'unica condizione che gli adulti non facciano loro violenza. A mio parere, halley è la mamma perfetta anche se non riesce ad uscire dalla povertà, anche i suoi estremi tentativi per guadagnare del denaro non sembrano così gravi come quello degli assistenti sociali di toglierle la amata Moonie. Simonetta
[-]
|
|
[+] lascia un commento a simo »
[ - ] lascia un commento a simo »
|
|
d'accordo? |
|
tmpsvita
|
venerdì 30 marzo 2018
|
una vita difficile negli di un bambino
|
|
|
|
È difficile riuscire a spiegare con le parole cosa questo "The Florida Project" faccia provare allo spettatore anche perché è difficile riuscire ad identificare e riconoscere immediatamente queste emozioni.
In anzitutto si tratta di un film visivamente bellissimo, grazie alla splendida fotografia ingiustamente snobbata agli Oscar di questo anno, i suoi colori estremamente vivi, forti, innaturali, accesi raffigurano il tutto come se si trattasse di un sogno, di un cartone animato, proprio come un bambino, con la sua estrema fantasia e la sua irrefrenabile voglia di giocare e vivere, vede il mondo, bello o brutto che sia, circostante.
E questa sensazione di sentirsi bambino e di provare le emozioni che un bambino proverebbe, se fosse il protagonista di tutti gli eventi narrati in questo film, la si prova in ogni istante grazie ad una regia molto intelligente e capace che buona parte delle riprese le gira dal punto di vista di un bambino, quindi con inquadrature relativamente basse proprio ad altezza bambino; ma soprattutto grazie alla straordinaria sceneggiatura che, oltre ad essere molto originale, è anche perfettamente credibile: ogni battuta, dialogo che viene pronunciato da un bambino, quindi la maggior parte di essi, è così naturale da sembrare quasi improvvisati, perché un bambino non avrebbe mai potuto dirli diversamente e non si sarebbe mai comportato ed atteggiato diversamente da come i piccoli protagonisti fanno in questo film; inoltre ogni personaggio viene caratterizzato in maniera impeccabile, tanto che lo spettatore riesce ad immedesimarsi totalmente in ognuno di essi.
[+]
È difficile riuscire a spiegare con le parole cosa questo "The Florida Project" faccia provare allo spettatore anche perché è difficile riuscire ad identificare e riconoscere immediatamente queste emozioni.
In anzitutto si tratta di un film visivamente bellissimo, grazie alla splendida fotografia ingiustamente snobbata agli Oscar di questo anno, i suoi colori estremamente vivi, forti, innaturali, accesi raffigurano il tutto come se si trattasse di un sogno, di un cartone animato, proprio come un bambino, con la sua estrema fantasia e la sua irrefrenabile voglia di giocare e vivere, vede il mondo, bello o brutto che sia, circostante.
E questa sensazione di sentirsi bambino e di provare le emozioni che un bambino proverebbe, se fosse il protagonista di tutti gli eventi narrati in questo film, la si prova in ogni istante grazie ad una regia molto intelligente e capace che buona parte delle riprese le gira dal punto di vista di un bambino, quindi con inquadrature relativamente basse proprio ad altezza bambino; ma soprattutto grazie alla straordinaria sceneggiatura che, oltre ad essere molto originale, è anche perfettamente credibile: ogni battuta, dialogo che viene pronunciato da un bambino, quindi la maggior parte di essi, è così naturale da sembrare quasi improvvisati, perché un bambino non avrebbe mai potuto dirli diversamente e non si sarebbe mai comportato ed atteggiato diversamente da come i piccoli protagonisti fanno in questo film; inoltre ogni personaggio viene caratterizzato in maniera impeccabile, tanto che lo spettatore riesce ad immedesimarsi totalmente in ognuno di essi.
Questo risultato è merito anche delle splendide interpretazioni dei succitati, soprattutto quella della giovane, anzi giovanissima protagonista Brooklynn Prince, che ha saputo dare prova del suo grande talento nonostante la sua età.
Bravissimo anche Willem Dafoe che con questo film si aggiudica la sua terza nomination agli Oscar, dopo quella del 2001 e quella del 1987.
Il film si conclude con un finale veramente particolarmente che mi aveva un po' disorientato all'inizio ma, dopo averci riflettuto un attimo durante i titoli di coda, non posso che definirlo un finale perfetto.
Insomma la A24 continua a sfornare ottimi film, talvolta dei veri e propri capolavori, e dopo questo ed altri che rientrano tra i migliori film di quest'anno (2017) non ha fatto altro che confermare la sua qualità e disponibilità verso film che altrimenti non vedrebbero mai la luce, spero che continui su questa strada, quella giusta.
Voto: 8,5/10
[-]
|
|
[+] lascia un commento a tmpsvita »
[ - ] lascia un commento a tmpsvita »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
venerdì 30 marzo 2018
|
un mondo come una favola apparente
|
|
|
|
Come vivono la propria infanzia i bambini? Sognando e facendo volare la fantasia in mondi immaginari e fantastici. Ed è quello che fa la piccola protagonista di "Un Sogno Chiamato Florida" che vive con una giovanissima mamma (del padre non si ha notizia) la quale vive alla giornata, arranggiandosi. Al fine di mantenere se stessa e la figlioletta, infatti, questa mamma-ragazza si procura il denaro nei più disparati e moralmente poco edificanti modi possibili: o vendendo profumi scadenti o merce rubata all'ingresso di hotels di lusso o, addirittura, vendendo il proprio corpo nella squallida stanza del motel in cui vive con la bimba, confinando la piccola in bagno a giocare.
[+]
Come vivono la propria infanzia i bambini? Sognando e facendo volare la fantasia in mondi immaginari e fantastici. Ed è quello che fa la piccola protagonista di "Un Sogno Chiamato Florida" che vive con una giovanissima mamma (del padre non si ha notizia) la quale vive alla giornata, arranggiandosi. Al fine di mantenere se stessa e la figlioletta, infatti, questa mamma-ragazza si procura il denaro nei più disparati e moralmente poco edificanti modi possibili: o vendendo profumi scadenti o merce rubata all'ingresso di hotels di lusso o, addirittura, vendendo il proprio corpo nella squallida stanza del motel in cui vive con la bimba, confinando la piccola in bagno a giocare. La bambina trascorre le giornate serena giocando e facendo dispetti in giro insieme ad altri bimbi suoi coetanei che vivono più o meno nelle sue stesse condizioni, finchè la situazione precipita notevolmente e alla giovane mamma viene tolta la custodia della figlia che dovrà così andare in affido presso una famiglia a lei più adatta ....
"Un Sogno Chiamato Florida" è un film sull'infanzia, sull'innocenza e sulla precarietà di questo breve periodo di felicità ed 'ignoranza' che i bambini trascorrono i primi anni della loro esistenza. La piccola protagonista (interpretata, peraltro, da una bambina molto spontanea ed espressiva), viene, infatti, ritratta felice ed incosciente dello squallore della situazione familiare ed ambientale in cui vive: ha una mamma che, seppure le voglia molto bene, per una serie di circostanze non è assolutamente in grado di crescere ed educare la propria figlia che incoscientemente lascia libera di scorazzare per le strade e per i dintorni del motel in cui vivono, incurante di eventuali pericoli. Il dramma di questo film è proprio questo: l'inadeguatezza dell'ambiente familiare in cui crescono molti bambini e l'insufficienza del sentimento d'amore, sia pure sincero e profondo, che lega un genitore ed un figlio. Nella superficialità e nei colori accesi di un mondo che assomiglia più ad un baraccone, nel caso specifico quello dello scenario della Florida, esistono dei drammi quotidiani di una gravità e di uno squallore con cui, purtroppo, poi bisogna fare i conti.
Insomma, un film assai realistico, seppure fortunatamente raffigurante una condizione estrema, e di forte impatto emotivo ma nello stesso tempo anche poetico e sognatore se lo si guarda con gli stessi occhi della bimba innocente protagonista.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
zarar
|
giovedì 29 marzo 2018
|
dov'è il sogno?
|
|
|
|
Un bel film sulla vitalità, la capacità di adattamento e la resilienza dei bambini anche in situazioni che a noi appaiono senza orizzonti e senza speranza. Un affetto, un grande margine di libertà e la felice complicità di uno o più amici possono creare un miracoloso equilibrio (finché dura). Mooneee Halley, la sua sbandata, graziosa, squattrinata mamma-ragazzina, tutta tatuaggi, magliette aderenti e minishort, passano l’estate in un motel di quart’ordine rosa confetto ai margini del gigantesco Disney World Resort, che si staglia sullo sfondo con il suo grande ingresso in forma di castello delle fate. Un mondo di sogni di cartapesta per turisti che si prolunga all’esterno in un composito mix tutto americano: grandi alberghi poco lontano da squallidi motel, giganteschi negozi di souvenir e anonimi cubi di cartongesso per fast food, edifici di lusso e case a schiera abbandonate in rovina, prati verdi pettinati accanto a terreni incolti, solcati da grandi strade che sembrano venire dal nulla e andare verso il nulla.
[+]
Un bel film sulla vitalità, la capacità di adattamento e la resilienza dei bambini anche in situazioni che a noi appaiono senza orizzonti e senza speranza. Un affetto, un grande margine di libertà e la felice complicità di uno o più amici possono creare un miracoloso equilibrio (finché dura). Mooneee Halley, la sua sbandata, graziosa, squattrinata mamma-ragazzina, tutta tatuaggi, magliette aderenti e minishort, passano l’estate in un motel di quart’ordine rosa confetto ai margini del gigantesco Disney World Resort, che si staglia sullo sfondo con il suo grande ingresso in forma di castello delle fate. Un mondo di sogni di cartapesta per turisti che si prolunga all’esterno in un composito mix tutto americano: grandi alberghi poco lontano da squallidi motel, giganteschi negozi di souvenir e anonimi cubi di cartongesso per fast food, edifici di lusso e case a schiera abbandonate in rovina, prati verdi pettinati accanto a terreni incolti, solcati da grandi strade che sembrano venire dal nulla e andare verso il nulla. Un angolo d’America di cartapesta, in cui turisti ricchi sono di passaggio, mentre figure marginali cercano in squallidi motel una residenza che li sottragga almeno temporaneamente ad una condizione di homeless. Halley non ha nulla di una persona adulta e responsabile, vive di espedienti ai margini della legalità e – messa alle strette dal bisogno - finisce anche per prostituirsi. Ma, sfrontata e irresponsabile com’è, resta una mamma affettuosa per Moonee, anche se non fa molto per cambiare, e, data la sua situazione, è in perenne allarme nella prospettiva che i servizi sociali possano allontanarla da lei. E dunque Moonee, sei anni o giù di lì, non è una bambina infelice. E’ lei, fantasiosa, audace , spericolata, curiosa, sfrontata e sempre pronta a ricominciare, l’eroina di questo film. Si muove con sicurezza in quel mondo di innaturali colori pastello, di kitsch teatrale, appendice povera ai margini del resort Disney in cui non avrebbe mai i soldi per entrare. Si è fatta piccoli amici e – libera come l’aria - parte con loro ogni mattina per un’avventura nuova, possibilmente pericolosa, gesti di sfida, birbonate piccole e grandi, attraverso le quali trasforma in un grande gioco lo squallore che la circonda. Erede di tanti personaggi bambini, letterari e non, che le somigliano, Moonee riesce miracolosamente a vivere la sua infanzia ed è lo spettatore a soffrire, perché tutto intorno a lei cospira a rendere disperata la sua impresa. La stessa consapevolezza che ha Bobby, il manager del motel, altro personaggio-chiave del film. Willem Dafoe disegna questo ruolo con grande intensità. Bobby è spicciativo, burbero e silenzioso, però osserva, comprende, e nasconde male dietro ad un viso segnato e apparentemente impassibile l’amarezza che la povera umanità che ha davanti gli ispira. Non aspettatevi un lieto fine, anzi, non aspettatevi una fine tout court. I personaggi ci coinvolgono, ma quello di cui si sente un po’ la mancanza - anche se forse è proprio ciò che il regista vuole - è il climax di una ‘storia’ che si sviluppa e si compie. Il film può contare tuttavia su ottime interpretazioni, prima fra tutti quella di una straordinaria Brooklyn Princenel ruolo di Moonee, su un felice contrasto di caratteri e su uno studio estremamente efficace dell’inquadratura, del colore, del gioco tra primi piani e sfondo che tutti insieme disegnano spietatamente la triste America del regista Baker. Tre stelle e mezzo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a zarar »
[ - ] lascia un commento a zarar »
|
|
d'accordo? |
|
kaipy
|
giovedì 29 marzo 2018
|
bellissimo
|
|
|
|
Un film davvero bello: la semplicità con cui il tempo scorre, colori e personaggi indimenticabili.
Il giudizio morale resta fuori quando ci si rende conto che non siamo nella posizione di giudicare nessuno, solo di tifare per loro, per gli ultimi, per quelli che si adattano, per quelli che si ribellano, per quelli che in silenzio vigilano.
|
|
[+] lascia un commento a kaipy »
[ - ] lascia un commento a kaipy »
|
|
d'accordo? |
|
ediesedgwick
|
martedì 27 marzo 2018
|
non scherziamo. pessimo
|
|
|
|
Operetta a-morale d'impronta squisitamente indie, uno di quei film spazzatura, in crosta di Sundance. Non mi dilungherò stavolta, non c'è niente da definire più di tanto. E' un diorama bambinesco della vitaccia sboccata e puberale della perfieria della Florida, con tanto di pedofili rimbambiti che gironzolano nei giardinetti (probabilmente la scena che ha fatto invaghire gli Oscar di Dafoe, capirai), cioé una roba che può prediligere solo quella critica-progresso americana che si accontenta sempre delle peggio cretinate. Una pallosissima, inguardabile ora e mezza stridula e concitata di cazzeggio dei bambinetti e rispettive, raccomandabili tutrici.
[+]
Operetta a-morale d'impronta squisitamente indie, uno di quei film spazzatura, in crosta di Sundance. Non mi dilungherò stavolta, non c'è niente da definire più di tanto. E' un diorama bambinesco della vitaccia sboccata e puberale della perfieria della Florida, con tanto di pedofili rimbambiti che gironzolano nei giardinetti (probabilmente la scena che ha fatto invaghire gli Oscar di Dafoe, capirai), cioé una roba che può prediligere solo quella critica-progresso americana che si accontenta sempre delle peggio cretinate. Una pallosissima, inguardabile ora e mezza stridula e concitata di cazzeggio dei bambinetti e rispettive, raccomandabili tutrici. La "recitazione" (per così dire, non si offendano gli attori quelli veri) della protagonista è una cosa indifendibile, per gradire, senza scuse la più scipita, legnosa, fastidiosa, puerile, superficiale, insignificante che si possa apprezzare in un film da qualcosa come dieci anni (dai tempi di Liv Tyler e neanche paragonabile, per intenderci) ma mi ha sorpreso la giustificazione dell'ambiente, del modo di concepire una frattura di realtà eccetera... beh no, non c'entra il personaggio solo perché lo è altrettanto, sguaiato, borderline, quello che sia, non può essere una scusante. E' tutto veramente ma veramente orripilante, non so come faccia qualcuno a dire che è ben recitato (ma cosa avete negli occhi?) - letteralmente la stessissima, irritantissima espressione da teenager scorbutica, ribelle, zoticissima stampata in faccia dall'inizio alla fine, che rispecchia perfettamente l'insulsaggine delle intenzioni di uno squallore divertito. Sarà pure presa diretta, nuda, spiccicata dalla strada, ma ore di smorfie e sbraiti lamentosi monofacciali non sono né recitazione né un estratto suburbano, al di là che si debba imputare a una scelta di "neorealismo" made in usa, come qualcuno ha detto (un complimentone superfluo, fate il favore). Mi ha colpito quello, la sufficienza, dacché il film in sé e per sé mi ha lasciato meno di zero, è come il chewing gum nei capelli o l'assorbente stampigliato sul vetro della residence (che gran trovata, degna di un capolavoro), infantile come pochi. Il tempo darà ragione a chiunque per caso ci abbia solo visto un modo di imbrattare la nozione di cinema per tutta grazia di un trovatello di 'regista' (anche qui è dura metterla così) figlio di Sundance. Forse a questo punto vedo che mi tratto fin troppo bene in quanto films, perché vorrei riavere indietro la visione devoluta a questa scemenza strillante di ricognizione di quel degrado dei sobborghi bifolchi, appestati dalla mala-educazione trasparente d'innocenza, a pennello nel finale, che scende come una pezza sulle patetiche ragioni del film.
Voto: 3.5 / 10
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ediesedgwick »
[ - ] lascia un commento a ediesedgwick »
|
|
d'accordo? |
|
marcoed93
|
lunedì 26 marzo 2018
|
the florida project e il vuoto delle promesse
|
|
|
|
Trama
Parlare della trama ? ce la si può sbrigare facile; mi è sufficiente rimandare al commento reale di una signora prima del mio ingresso in sala : “non credo ti piacerà, è un film su una madre che fuma tutto il giorno e dei figli scoppiati che urlano e basta”. Sembra un po' superficiale no? Sfido chiunque a non pensarlo, salvo poi assistere alla proiezione e rendersi conto che non è solo il miglior riassunto che si possa fare della trama, ma la miglior descrizione della trama stessa, per intero.
[+]
Trama
Parlare della trama ? ce la si può sbrigare facile; mi è sufficiente rimandare al commento reale di una signora prima del mio ingresso in sala : “non credo ti piacerà, è un film su una madre che fuma tutto il giorno e dei figli scoppiati che urlano e basta”. Sembra un po' superficiale no? Sfido chiunque a non pensarlo, salvo poi assistere alla proiezione e rendersi conto che non è solo il miglior riassunto che si possa fare della trama, ma la miglior descrizione della trama stessa, per intero.
Colorare il nulla
Quindi in fin dei conti avrei potuto essere totalmente d'accordo con quella signora, salvo una differenza di tono nell'accompagnare il commento, l'avessi fatto io; un tono che in lei era annoiato e ammonitorio, insomma, voleva dire che era una puttanata. mentre io potrei dire le stesse esatte parole con la stessa enfasi dei bambini che urlano per tutto il film; perché sono convinto che 130 anni di storia di cinema abbiano dimostrato che non deve sempre esserci bisogno di trama, di continue situazioni e intrecci e sopratutto di spiegazioni e logica. Sono convinto che si possa girare un film sul niente, fotografando il vuoto, colorando il nulla, per entrare in un piano comunicativo più alto, che utilizza il mezzo stesso per comunicare, attraverso inquadrature, fotografia e montaggio, ricreando quadri che parlano da soli.
Cos'è la Florida ?
Premettiamo comunque che aldilà del segone fatto sopra non si sta parlando di un film di Buñuel o di Bergman, si parla in realtà di un opera profondamente reale, quasi fotografica nella rappresentazione dell'immobilità del luogo e della vita che attraversano i protagonisti, con tutte le loro storie sopra le righe e le loro situazioni grottesche; e sono proprio loro, i protagonisti, ad essere l'elemento più reale del film : esseri erranti, sporchi, non necessariamente fotogenici, spesso insopportabili, illusi e nonostante tutto tenaci nel continuare a strisciare in mezzo al sudiciume delle loro condizioni. Il film non scrive dei protagonisti, li fotografa; per comunicare, forse, qualcosa di più grande, qualcosa che suggerisce il titolo stesso : “Un sogno chiamato florida” o “The Florida project”. Ma cos'è questo sogno, questo progetto ? è un entità : un ombra che aleggia a stretto contatto con i protagonisti, così vicina eppure così inafferrabile, è DISNEYWORLD.
Il sorriso beffardo
Disneyworld non è solo un luogo fisico, un castello delle favole; è un ideale, un sogno, la cartolina per chiunque immagini la Florida senza viverla; mentre chi la abita attraversa da sveglio il proprio sogno, passeggiando tra enormi negozi ed edifici chiamati “regno, castello magico, mondo, dono”, all'ombra di una gigantesca insegna con un mago sorridente e il suo sorriso beffardo, non riuscendo a percepire il tranello : quel sogno è solo una pubblicità.
Eppure, in tutto questo contesto la critica (se esiste), non è la solita minestra riscaldata sul diavolo consumista, perché le ambizioni dei protagonisti sono in realtà gli unici squarci di serenità : vestiti nuovi, tv, cibo, un gelato. L'errore per una volta non è del desiderio plastico, organico, ma del mondo; e della sua promessa che va aldilà di quello che può davvero offrire.
Il finale
Tra quelli che vedranno il film sarà un finale (intendo sopratutto l'ultima scena) discusso : spiazzante per alcuni, strano per altri, una merda per molti. Arrivi a quel punto e ti aspetti nonostante tutto che succeda qualcosa che tutti vorrebbero a livello narrativo, tipo un colpo di scena. In realtà è un ottima conclusione, che con uno stile ipercinetico (che riprende quello di alcune sequenze di Tangerine, precedente lavoro del regista) non dà né una precisa idea di dramma, ne una precisa idea di ironia; è un po' la fusione di entrambe, in una fuga che nel momento peggiore è l'unica possibile.
[-]
[+] il potere della meraviglia che abita l'infanzia
(di antoniomontefalcone)
[ - ] il potere della meraviglia che abita l'infanzia
|
|
[+] lascia un commento a marcoed93 »
[ - ] lascia un commento a marcoed93 »
|
|
d'accordo? |
|
goldy
|
domenica 25 marzo 2018
|
l'altra faccia dell'america
|
|
|
|
La povertà non è tutta uguale ma tra le esistenti quella americana è la più riprovevole. Perché voluta, perché creata da un sistema economico sostenuto da leggi inaccettabili. Il tenace rifiuto a una qualsiasi proposta di welfare che invece caratterizza l’Europa, si fonda sulla convinzione che è il singolo che deve fare ricorso alle proprie risorse nel costruire il proprio destino in linea con la tradizione degli uomini che hanno conquistato il West e su questa convinzione si basa anche la difesa del possesso delle armi. .
Parlare di povertà diffusa nel paese più ricco del mondo ha davvero dell’incredibile e solo chi ha attraversato gli Stati Uniti la scopre con sgomento.
[+]
La povertà non è tutta uguale ma tra le esistenti quella americana è la più riprovevole. Perché voluta, perché creata da un sistema economico sostenuto da leggi inaccettabili. Il tenace rifiuto a una qualsiasi proposta di welfare che invece caratterizza l’Europa, si fonda sulla convinzione che è il singolo che deve fare ricorso alle proprie risorse nel costruire il proprio destino in linea con la tradizione degli uomini che hanno conquistato il West e su questa convinzione si basa anche la difesa del possesso delle armi. .
Parlare di povertà diffusa nel paese più ricco del mondo ha davvero dell’incredibile e solo chi ha attraversato gli Stati Uniti la scopre con sgomento. Il cinema di Hollywood infatti se ne è sempre ben guardato dal dare spazio a problematiche sociali che affliggono il paese preferendo storie edificanti con inevitabile happy end. .E’ infatti un regista indipendente quello che ci propone il primo film che descrive la desolante condizione nella quale vivono più di 4 milioni di famiglie senza padri.
Una società, quella americana che crea sacche di povertà e, miseria morale a cui è sicuramente impedita qualsiasi via di fuga e di riscatto.
LaFlorida è per gli americani la terra promessa dove recarsi per godere del clima mite e per l’immaginario favolistico creato dai temi della Disney, mpensabile quindi ambientare il tema del degrado e della povertà in questo luogo fatato. Ed è invece proprio lì che il regista intende tirare il suo pugno allo stomaco alla pingue quanto immutabile borghesia USA. E lo fa con leggerezza ricorrendo al punto di vista dei bambini.
Senza riferimenti familiari positivi, lasciati liberi di scorazzare in assoluta libertà danno sfogo a tutte le loro fantasie di gioco quasi tutte riprovevoli. Senza una guida che ne fissi i limiti cresceranno perpetuando comportamenti difficili da sradicare e che li condannano a vite senza via di fuga e di riscatto. Così la libertà meravigliosa di cui godono che potrebbe rappresentare un’alternativa ai bambini cresciuti nelle nostre città modello “polli di allevamento” si trasforma in uno stile anarchico che li porterà sicuramente a sbattere. E qui si tratta dei loro bambini bianchi nati negli States, non neri o latinos, a essere oppressi da un sistema che crea povertà inconsulta. Il regista non da soluzioni, punta solo il dito e parla soprattutto ai propri connazionali confezionando un film di facile lettura e inequivocabile comprensibilità. La rabbia montante e il tasso di indignazione non diminuiscono grazie a un ambiente punteggiato da architetture sognanti e la disperazione per la sorte di Mooney e degli altri compagni di gioco ha il sopravvento. IL senso di impotenza per l’impossibilità di intravedere una speranza è definitiva e la certezza di assistere a una situazione così disperata non lascia spazio per apprezzamenti di tipo estetico.
Solo il manager dello squallido Motel, Daniel Dafoe oppone una fragile barriera al cinismo cieco e sordo di stato che ancora conserva un sentire empatico che stranamente non si è cancellato in lui. Un filo di speranza per un' America che ha bisogno di uscire da una paralisi centenaria non solo per il benessere dei propri cittadini ma per il mondo intero.
[-]
[+] falsità
(di mitchell71)
[ - ] falsità
[+] evidenza della povertà
(di goldy)
[ - ] evidenza della povertà
|
|
[+] lascia un commento a goldy »
[ - ] lascia un commento a goldy »
|
|
d'accordo? |
|
vanessa zarastro
|
sabato 24 marzo 2018
|
peanuts all’inferno
|
|
|
|
Il film rappresenta il mondo attuale visto attraverso gli occhi dei bambini. Questa operazione ricorda i pionieri del cinema e i grandi scrittori; ad esempio D.W. Griffith quando girava in esterno portava sempre con sé una copia di “David Copperfield” di Charles Dickens. Ma ricorda anche il mondo di Charles M. Schulz con “Peanuts”, solo che lì erano bravi bambini della middle-class negli anni del boom economico, ognuno con le sue nevrosi (c’era l’esplosione della psicoanalisi nel mondo occidentale) nel quartiere di Charlie Brown negli anni ‘60. Lì però l’habitat suburbano era tutto sintetizzato da pochi elementi: il dosso del baseball, la cuccia di Snoopy, il banchetto da psicoanalista di Lucy, il pianoforte di Shröder e così via.
[+]
Il film rappresenta il mondo attuale visto attraverso gli occhi dei bambini. Questa operazione ricorda i pionieri del cinema e i grandi scrittori; ad esempio D.W. Griffith quando girava in esterno portava sempre con sé una copia di “David Copperfield” di Charles Dickens. Ma ricorda anche il mondo di Charles M. Schulz con “Peanuts”, solo che lì erano bravi bambini della middle-class negli anni del boom economico, ognuno con le sue nevrosi (c’era l’esplosione della psicoanalisi nel mondo occidentale) nel quartiere di Charlie Brown negli anni ‘60. Lì però l’habitat suburbano era tutto sintetizzato da pochi elementi: il dosso del baseball, la cuccia di Snoopy, il banchetto da psicoanalista di Lucy, il pianoforte di Shröder e così via. Il punto di vista era sempre ad altezza di bambino. Qui in The Florid Project - in originale – i bambini sono figli di under lumpen, di misfits, di drop-out, di sfigati che si arrabattano, in una realtà degradata, per mettere insieme quattro soldi. Donne tatuate, piercing ovunque, canne a gogo, o fanno le cameriere o rubacchiano oppure si prostituiscono saltuariamente per riuscire a pagare l’affitto nella casa-albergo color lilla, il Magic-Castle, Inn & Suites.
Siamo in Florida vicino ai parchi tematici di Disneyword Orlando, il cui primo insediamento è del 1971, secondo solo a Disneyland Los Angeles che è del 1955. È estate e Moonee, una ragazzina pestifera di sei anni figlia di Halley, trascina i suoi amichetti Scooty, Dicky e Jancey, in una serie di bravate combinando un disastro dopo l’altro: una serie di canaglie odierne. Il manager Bobby, ma anche handy-man dell’Hotel, è interpretato magistralmente da Willem Dafoe, che tra il rigore e il permissivismo cerca di aiutare, per quanto gli è possibile, questa sfortunata umanità.
Tipico del mondo di Sean Baker è mettere in scena la marginalità, così come ha fatto nei film precedenti, in Tangerine del 2015 e in Starlet del 2012. In Un sogno chiamato Florida, sono rappresentate o madri single, o nonne che tengono i nipotini, o padri single: sembra che la coppia sia un istituzione desueta. L’uso di persone prese dalla strada (o da istagram) integra quello degli attori principali e ha fatto associare il film da alcuni critici al neo-realismo. Ma a mio avviso lo stile del film è più iperrealista, nel colore delle case abbandonate ricorda la città di Edward Mani di Forbice di Tim Burton, nello straniamento delle inquadrature, nell’indugiare sullo squallore dell’area con i suoi chioschi e di alcune immagini surreali come il continuo sorvolare di elicotteri su un prato incolto, nelle improvvise piogge tropicali e nei soggetti anche banali di vita quotidiana. L'iperrealismo si era manifestato come corrente artistica alla fine degli anni Sessanta negli Stati Uniti. Nell'universo iperrealista, come in quello di Wenders, convergono figure oggettuali, mezzi di comunicazione e paesaggi urbani in cui la macchina da presa si muove tra scene di vita e situazioni metropolitane senza dare giudizi, semplicemente registrando ed indugiando in lunghe carrellate su oggetti, insegne e situazioni urbane degradate con uno stile supervisivo e anaffettivo. Elementi essenziali del linguaggio figurativo iperrealista, sia in pittura sia in cinematografia, sono un'osservazione fotografica dell'oggetto, uno stile freddo e il più possibile oggettivo, una grande attenzione ai dettagli, un assoluto distacco psicologico dall'oggetto con la conseguente eliminazione delle scelte personali e soggettive, un'impressione complessiva di una specie di “presenza dell'assenza”.
Un sogno chiamato Florida è stato presentato alla Quinzaine di Cannes del 2017 e all’ultimo Torino Film Festival.
[-]
[+] elicotteri
(di mitchell71)
[ - ] elicotteri
|
|
[+] lascia un commento a vanessa zarastro »
[ - ] lascia un commento a vanessa zarastro »
|
|
d'accordo? |
|
diveboy
|
sabato 24 marzo 2018
|
che film... !!
|
|
|
|
Venerdì sera in un cinema "affollato" da una manciata di spettatori, assistiamo alla proiezione in un clima simile alla Corazzata Potemkin di Fantoziana memoria. Sullo schermo scorrono immagini (bella fotografia), di vita vuota di persone vuote in non-luoghi vuoti di un america vuota. Il tutto condito dalle stridule grida assordanti di una microscopica tribù di bambinelli fuori controllo. Istruttivo (forse) per chi pensa che gli USA siano solo il glamour delle riviste patinate. Per chi conosce la verità. .. una bojata pazzesca! 1 stella, solo per la bella fotografia.
|
|
[+] lascia un commento a diveboy »
[ - ] lascia un commento a diveboy »
|
|
d'accordo? |
|
|