Rosso Istanbul |
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Un film di Ferzan Ozpetek.
Con Halit Ergenç, Tuba Büyüküstün, Nejat Isler, Mehmet Günsür.
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Titolo originale Istanbul Kirmizisi.
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 115 min.
- Italia, Turchia 2017.
- 01 Distribution
uscita giovedì 2 marzo 2017.
MYMONETRO
Rosso Istanbul
valutazione media:
2,49
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Artificioso e inutilmente lentodi sebastiano.lorussoFeedback: 509 | altri commenti e recensioni di sebastiano.lorusso |
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lunedì 25 settembre 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Se nei primi prodotti Ozpetek potesse quantomeno vantare una qualche originalità tematica, che tuttavia non ha mancato, talvolta, di risultare troppo uguale a se stessa, "Rosso Istanbul" è l'ennesimo riproporsi degli stessi soggetti, seppur con qualche trascurabile novità, con una grossolana caduta stilistica. Il vero sbaglio è nella concezione di questa pellicola, tratta da un romanzo che non ho letto ma immagino sia decisamente entusiasmante per spingere il suo stesso autore a trarne un film. Un film in cui evidentemente il regista non ha saputo smettere di essere scrittore, cadendo in una rappresentazione eccessivamente romanzata e poco cinematografica. Il titolo è senza dubbio di grande suggestione, un'aspettativa che va completamente perduta come se il regista avesse deciso prima il nome del film per poi percorrere una strada diversa dalla sua idea iniziale, dimenticandosi di questo "rosso" che profumava di incenso e che invece si scioglie unicamente nella (pacchiana) schermata di transizione per i titoli di coda. Ma, senza lasciarsi trasportare da aspettative da botteghino, ciò che colpisce sono i dialoghi e la loro disarmante artificiosità. Se l'arte letteraria e quella cinematografica sono distinte è perche si basano su tecniche distinte. Motivo per il quale un regista non può estrarre da un (suo) romanzo frasi come "Il dolore separe le persone o le unisce per sempre" o "Non è un uomo felice - Chi di noi lo è?" e inserirle a crudo in un prodotto cinematografico. Ne nascono dialoghi innaturali e pomposi, che, con il solito sfondo ozpetekiano di amori infelici, nostalgia, solitudine e disagio, danno origine a un film inutilmente lento e in definitiva privo di un pathos genuino.
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