carloalberto
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venerdì 2 ottobre 2020
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tra fassbinder e tarantino
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Opera schizofrenica ed ambigua di Fatih Akın, regista tedesco di origini turche, sia per le influenze artistiche dissonanti, Fassbinder e Tarantino, sia per la disarmonia degli elementi simbolici diffusi in un contesto realistico con un impianto narrativo quasi documentaristico, per i riferimenti cronachistici all’ondata di violenza e di attentati che insanguinò la Germania sul finire del secolo scorso ad opera di gruppi estremistici di destra. Alcune inquadrature di Diane Kruger, in primo piano, ricordano, per il volto altrettanto naturalmente drammatico, nei suoi tratti spigolosi illuminati da due occhi spiritati, la Veronika Voss interpretata da Rosel Zech, così come la suddivisione in capitoli e la fame di rivalsa rinviano all’epopea vendicativa dell’eroina di Kill Bill.
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Opera schizofrenica ed ambigua di Fatih Akın, regista tedesco di origini turche, sia per le influenze artistiche dissonanti, Fassbinder e Tarantino, sia per la disarmonia degli elementi simbolici diffusi in un contesto realistico con un impianto narrativo quasi documentaristico, per i riferimenti cronachistici all’ondata di violenza e di attentati che insanguinò la Germania sul finire del secolo scorso ad opera di gruppi estremistici di destra. Alcune inquadrature di Diane Kruger, in primo piano, ricordano, per il volto altrettanto naturalmente drammatico, nei suoi tratti spigolosi illuminati da due occhi spiritati, la Veronika Voss interpretata da Rosel Zech, così come la suddivisione in capitoli e la fame di rivalsa rinviano all’epopea vendicativa dell’eroina di Kill Bill.
L’eterogeneità degli stili cui si ispira la regia si riverbera anche nella commistione di generi diversi, che si alternano, senza riuscire mai a fondersi, in tre parti distinte che si susseguono, dall’iniziale dramma del dolore assoluto della madre per la perdita del figlio, al legal thriller, con gli ampi resoconti dei dibattiti processuali, fino all’azione pura della protagonista, che si trasforma in investigatrice solitaria, simile agli eroi già visti delle vendette familiari alla Taken.
Innumerevoli sono gli spunti simbolici che si ritrovano quasi nascosti tra le pieghe del racconto, fino all’esplosione esplicita dell’immagine finale.Risulta suggestivo il gioco di specchi tra il quadro cubista, raffigurante grandi finestre vuote, che si aprono in freddi palazzoni, e la vetrata dello studio dell’avvocato, che evocano, duplicandosi in un rimando reciproco, l’indifferenza della società tedesca per la tragedia umana che ha colpito la protagonista, collocata, isolata, nell’angolo della stanza in cui le due immagini convergono, così come un quadro modernista, appeso alla parete della casa,raffigurante due maggioloni fermi sul ciglio di una strada, come in panne, simboleggia le contraddizioni di una società che inseguendo il benessere economico ha dimenticato gli orrori del passato. Nell’ultima sequenza, le fiamme che si estendono dal camper, trasformato in una pira funeraria, all’albero, restano, come tutto il film, ambiguamente indecise tra la rappresentazione simbolica della catarsi liberatoria, ottenuta con il sacrificio individuale della propria vita, che si allarga all’intera società tedesca, o, in una opposta visione, l’annuncio di un conflitto interrazziale che minaccia di estendersi da un piccolo contesto al mondo intero.
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felicity
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martedì 19 marzo 2019
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un revenge movie imbelle e infido
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Oltre la notte non è certo un film imperdibile.
Tuttavia è un film che si pone questioni delicate e tutt'altro che secondarie, tematizzando la possibilità di uno stato di guerra e rappresentandolo da una prospettiva fuori genere che se non altro ha il pregio della provocazione non gratuita.
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flaw54
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venerdì 6 aprile 2018
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bel film
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Film teso, forte duro, ottimamente recitato, sicuramente uno dei migliori della stagione, ma come al solito poco pubblicizzato. Diane Kruger bravissima in un ruolo difficile, quello di una donna tedesca sposata ad un ex galeotto curdo, alla quale vengono uccisi marito e figlio in un attentato di stampo filonazista. Rimbruttita, in parte tossica, innamorata, in lotta tra vendetta e autodistruzione recita una parte degna dell' oscar. Un film da vedere e meno male che alcune sale fiorentine riescono ancora a mantenere in cartellone opere come queste, di fronte al proliferare di multisale ,comode anche utili per il cinema, ma che rifiutano film di questo genere.
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maumauroma
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domenica 1 aprile 2018
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oltre la notte
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A Katja, in un attentato presso uno studio di commercialisti ad Amburgo, hanno ucciso il marito Nuri, di origine curda e il figlioletto Rocco. Nuri non era certo uno stinco di santo, avendo alle spalle parecchi precedenti per spaccio di droga e molti anni di carcere passati nelle prigioni tedesche, ma certamente era stato un marito affettuoso e un padre esemplare. All' inizio delle indagini gli inquirenti tedeschi sono convinti che i colpevoli siano da ricercare nell'ambito del terrorismo di matrice turco musulmana. Ma ecco che grazie alle testimonianze della stessa Katja e a una serie di prove inequivocabili, viene incolpata del fatto e arrestata una coppia di giovani neonazisti germanici.
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A Katja, in un attentato presso uno studio di commercialisti ad Amburgo, hanno ucciso il marito Nuri, di origine curda e il figlioletto Rocco. Nuri non era certo uno stinco di santo, avendo alle spalle parecchi precedenti per spaccio di droga e molti anni di carcere passati nelle prigioni tedesche, ma certamente era stato un marito affettuoso e un padre esemplare. All' inizio delle indagini gli inquirenti tedeschi sono convinti che i colpevoli siano da ricercare nell'ambito del terrorismo di matrice turco musulmana. Ma ecco che grazie alle testimonianze della stessa Katja e a una serie di prove inequivocabili, viene incolpata del fatto e arrestata una coppia di giovani neonazisti germanici. Durante il processo si verra' a scoprire che l 'attentato era stato organizzato e sovvenzionato da un uomo appartenente al partito di estrema destra ellenico , un losco personaggio gestore di un albergo in Grecia. Nonostante le prove schiaccianti pero' ,sia per l'abilita' dell' avvocato difensore dei terroristi, sia per un discutibile, eccessivo garantismo dei giudici, al termine del dibattimento i due terroristi vengono sorprendentemente assolti. A Katja non resteranno allora che due soluzioni per limare la sua disperazione e soddisfare la sua sete di giustizia : attendere, magari per anni, gli altri gradi del giudizio processuale, o decidere per una drammatica, e quasi inevitabile, scelta alternativa
Il bel film di denuncia di Fatih Akin si scompone in tre capitoli, molto diversi tra loro per taglio registico e sapore narrativo, ma tutti caratterizzati da rara tensione ed efficacia. Nel primo capitolo, in una Amburgo livida e tormentata da una pioggia incessante, viene affrontata la difficile elaborazione del lutto di Katja, il complesso rapporto che si viene a creare con i suoi genitori e con quelli di Nuri, i dubbi che nutrono verso di lei i poliziotti, dopo che erano state rinvenute nella sua casa alcune dosi di cocaina. Nel secondo capitolo assistiamo alle difficili , spietate e in alcuni tratti verbalmente insostenibili fasi del processo, alle fredde relazioni medico legali e allo scontro giuridico tra un esperto, duro e determinato avvocato difensore dei terroristi, e un debole e vagamente ambiguo legale della vedova. Infine nell' ultima parte l' azione si sposta in una Grecia insolita, dal cielo e dal mare perennemente grigi e plumbei.E sara' li' che si consumera' la tragedia conclusiva.
In Oltre la notte il regista tedesco di origine turca conferma la sua bravura. Di rara efficacia i primi piani che spende sugli sguardi di una bravissima Diane Kruger, quasi per vivisezionare la sua disperazione e il suo dolore. Mentre il ritmo del montaggio varia sapiente a seconda delle circostanze: movimentato e angoscioso all'inizio, caratterizzato da molte riprese con macchina a spalla; lento e deframmentato durante le fredde fasi del processo; veloce e incalzante nel tragico finale, ricco di angosciosa suspence. E si puo' perdonare la presenza di alcune sbavature: un goffo tentativo di suicidio, la improbabile preparazione di una bomba artigianale, qualche sigaretta di troppo consumata tra le labbra dell'attrice tedesca. Bella, essenziale e efficace la colonna sonora
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vincenzoambriola
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sabato 31 marzo 2018
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un'alba dorata
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Oltre la notte c'è l'alba. Strano titolo per una vicenda in cui compare da protagonista il partito filonazista greco Alba dorata. La storia è semplice: un attentato, un padre e un figlio muoiono, la moglie vuole giustizia. Ma per le imperscrutabili ragioni che spesso salvano gli imputati, in nome di un'equità basata sul dubbio, la giustizia non arriva. Film duro, con profondi addentellati nella cronaca tedesca di anni ancora recenti, con una spasmodica attenzione al personale punto di vista di chi perde i suoi cari e vive momenti difficili, in famiglia e nella società. Colpisce la totale assenza di un'analisi dei colpevoli, della loro vita e delle ragioni che li hanno spinti a un atto così brutale e vigliacco.
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Oltre la notte c'è l'alba. Strano titolo per una vicenda in cui compare da protagonista il partito filonazista greco Alba dorata. La storia è semplice: un attentato, un padre e un figlio muoiono, la moglie vuole giustizia. Ma per le imperscrutabili ragioni che spesso salvano gli imputati, in nome di un'equità basata sul dubbio, la giustizia non arriva. Film duro, con profondi addentellati nella cronaca tedesca di anni ancora recenti, con una spasmodica attenzione al personale punto di vista di chi perde i suoi cari e vive momenti difficili, in famiglia e nella società. Colpisce la totale assenza di un'analisi dei colpevoli, della loro vita e delle ragioni che li hanno spinti a un atto così brutale e vigliacco. Sarebbe stato utile capirli o, almeno, conoscerli. Ma invece sono solo il male, che si sa che esiste ma che non si può toccare, perché toccandolo se ne è contagiati, parlandone si rischia di farne apologia. E allora non resta che pensare che oltre la notte, appunto, c'è l'alba, un'alba dorata.
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maramaldo
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venerdì 23 marzo 2018
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segno dei tempi...
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... che consentono a Fatih Akin l'audacia di informare dei rischi che corrono i Curdi, in Germania. Nelle circostanze trascura la plurisecolare simpatia che i Tedeschi, buoni e cattivi, nutrirono per gli Ottomani e i popoli anatolici - i Turchi - fino ad integrarne a milioni.
Oltre la Notte, fuga a due voci. Una racconta. Akin a suo agio in bozzetti folkloristici e identikit etnici. Non solo, per caratterizzare i colpevoli e il "testimone" greco ricorre alla fisiognomica di Lombroso. L'altra voce, sovrastante, Katja. Diane Kruger che rinuncia alla bellezza, incompatibile con la brutta crudezza dalla vicenda. In compenso, mette impegno e bravura nel delineare un personaggio, anch'esso segno dei tempi.
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... che consentono a Fatih Akin l'audacia di informare dei rischi che corrono i Curdi, in Germania. Nelle circostanze trascura la plurisecolare simpatia che i Tedeschi, buoni e cattivi, nutrirono per gli Ottomani e i popoli anatolici - i Turchi - fino ad integrarne a milioni.
Oltre la Notte, fuga a due voci. Una racconta. Akin a suo agio in bozzetti folkloristici e identikit etnici. Non solo, per caratterizzare i colpevoli e il "testimone" greco ricorre alla fisiognomica di Lombroso. L'altra voce, sovrastante, Katja. Diane Kruger che rinuncia alla bellezza, incompatibile con la brutta crudezza dalla vicenda. In compenso, mette impegno e bravura nel delineare un personaggio, anch'esso segno dei tempi. In Katja emerge un vissuto ai margini dell'autocoscienza e dell'autostima, nella decorazione primitiva della pelle si suppone un essere semplice. La Kruger l'accompagna nella china di un cupio dissolvi, agevolato dalla droga. Si compenetra della desolazione di una donna colpita a morte negli scopi che la nobilitivano e la facevano "vivere", essere compagna, essere madre.
Eine echte Deutsche per Fatih che se ne intende. Non partecipa alla Gemutlichkeit con la gente di suo marito. Non condivide la coesione con la comunità, il legame col gruppo familiare che sono la forza di individui altrimenti deboli e indifesi.
C'è un film dentro il film, l'episodio "Giustizia" ossia il processo ai due bricoleur assassini. Vi si adombra una qualche indulgenza. A rigore, da noi i mentecatti bombaroli l'avrebbero fatta franca, magari in Cassazione. Qui un concetto appare estraneo: il garantismo, galateo della giustizia. Giustizia? Diventa spesso una faccenda complicata come l'astrusa concezione hegeliana: il colpevole ha diritto alla pena. Che vorrà dir mai? Più comprensibile la "vendetta". Non priva di una sua sacralità. Lo rammenta Akin, c'è nella Bibbia.
Non c'è spazio per discussioni del genere in quella Katja che nella sua rabbia disperata pèrsegue il disegno di un annientamento sanguinoso. Tuttavia, succede qualcosa che modifica il copione. La vista di un uccello che si posa, ignaro di un incombente pericolo mortale. Creatura inconsapevole, irresponsabile dunque. Katja ne scorge l'affinità sua e di quelli che intende sopprimere. Comprende che eliminare esseri insignificanti significa ricacciarli , come quell'uccello, da dove sono arrivati, aus dem Nichts. Cambierà idea...?
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udiego
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venerdì 23 marzo 2018
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oltre la notte
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Fatih Akin, regista tedesco di origini turche, che da sempre si occupa di raccontare storie di immigrati, con “Oltre la Notte” porta al cinema una storia di dolore, sofferenza e rabbia. Tutti questi sentimenti si concentrano nel personaggio di Katja, che, in un attimo, passa dall’avere una vita “normale” e felice a vedersi crollare il mondo addosso, perdendo in un lampo le due persone che ama più di ogni altra cosa, portatele via da un atto vile e meschino, pieno di odio e senza alcuna vergogna.
Il regista struttura il suo lavoro in tre capitoli che rappresentano i tre stati d’animo principali che accompagneranno Katja nel suo percorso dopo i tragici fatti di cui vi abbiamo parlato.
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Fatih Akin, regista tedesco di origini turche, che da sempre si occupa di raccontare storie di immigrati, con “Oltre la Notte” porta al cinema una storia di dolore, sofferenza e rabbia. Tutti questi sentimenti si concentrano nel personaggio di Katja, che, in un attimo, passa dall’avere una vita “normale” e felice a vedersi crollare il mondo addosso, perdendo in un lampo le due persone che ama più di ogni altra cosa, portatele via da un atto vile e meschino, pieno di odio e senza alcuna vergogna.
Il regista struttura il suo lavoro in tre capitoli che rappresentano i tre stati d’animo principali che accompagneranno Katja nel suo percorso dopo i tragici fatti di cui vi abbiamo parlato. In un primo momento, come è normale che sia, troviamo il dolore, l’incapacità di accettare ciò che è successo ed, in parallelo, l’urgenza di capire il perché. Poi arriva la rabbia, poiché sapere chi ha commesso un atto del genere e non poterlo dimostrare per via di una giustizia che ha tempi non compatibili con la sete di verità è devastante e non può che distruggere dall’interno chi vive queste situazioni. Infine troviamo la voglia di vendetta, che, tuttavia, lentamente si trasforma e che grazie alla consapevolezza dei sentimenti vissuti con le persone amate, regala un po’ più di pace. Una pace che non porterà mai al perdono, ma che allevierá anche se solo in parte, questo immenso dolore.
Il tutto è ben rappresentato e sorretto da una sceneggiatura capace di empatizzare con lo spettatore, soprattutto per la prima parte dell’opera. Purtroppo il film fatica a mantenersi sugli stessi livelli per tutta la sua durata, e l’impianto narrativo tende un pò a sgonfiarsi nelle battute finali. Tutto comuque ruota attorno al personaggio di Katja, magistralmente interpretato da una Diane Kruger immensa, che ci regala la più grande interpretazione della sua carriera. Per concludere Akin con questo film vuole portare davanti agli occhi del mondo uno scenario politico e sociale complesso, che, soprattutto dai primi anni 2000, caratterizza la cosmopolita Germania, ma che resta ancora oggi di grandissima attualità in tutta Europa: il fenomeno dell’immigrazione, l’integrazione possibile e la rinascita delle ideologie neonaziste.
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[+] complimenti
(di jackbeauregard)
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[+] un'opera con vari registri, ma molto semplicistica
(di antoniomontefalcone)
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flyanto
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mercoledì 21 marzo 2018
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una donna annientata
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Il regista turco Fatih Akin ritorna alla grande nelle sale cinematografiche con il suo ultimo film "Oltre la Notte" in cui, ancora una volta, affronta una tematica sociale e, precisamente, quella dell'intolleranza razziale da parte di gruppi neo-nazisti sorti recentemente in Germania contro le minoranze etniche qui residenti.
La protagonista (Diane Kruger) è una giovane donna sposata ad un uomo di origine turca da cui ha avuto un bambino.
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Il regista turco Fatih Akin ritorna alla grande nelle sale cinematografiche con il suo ultimo film "Oltre la Notte" in cui, ancora una volta, affronta una tematica sociale e, precisamente, quella dell'intolleranza razziale da parte di gruppi neo-nazisti sorti recentemente in Germania contro le minoranze etniche qui residenti.
La protagonista (Diane Kruger) è una giovane donna sposata ad un uomo di origine turca da cui ha avuto un bambino. La relazione matrimoniale è felice ed armoniosa sino a quando improvvisamente, a causa di un attacco con una bomba proprio davanti all'agenzia dove lavora il consorte, vengono uccisi il marito ed il figlioletto. Alla donna ovviamente crolla tutta la propria esistenza e psicologicamente diventa molto fragile ma, fiduciosa di ottenere giustizia nel corso del processo contro la coppia di terroristi che ha commesso la suddetta strage, ella cerca di farsi interiormente forza. Le sue aspettative, però, verranno presto deluse e la donna, ferita ed addolorata più che mai, decide di vendicarsi da sola.....
Un film drammatico e molto intenso, con un crescendo sempre maggiore di dolore sino al finale estremo spietato, crudo e quanto mai tragico. Registicamente ben girato da Fatih Akin, "Oltre la Notte" risulta perfetto in tutte le sue parti: senza sbavature o troppe lungaggini è racchiuso in una tempistica ideale in cui si evolve l'intera vicenda e le tre parti (capitoli) in cui esso è diviso ne scandiscono i tre punti salienti. Inoltre, gran parte del suo valore è costituito dall'ottima intepretazione dell'attrice Diane Kruger nella parte della protagonista distrutta dal dolore a cui meritatamente è andata la Palma D'Oro come miglior attrice all'ultimo Festival del Cinema a Cannes. Fatih Akin qui affronta ancora una volta le serie e gravi problematiche concernenti le minoranze etniche residenti in Germania prese di mira negli ultimi decenni da ristretti gruppi neo-nazisti che inneggiano alla purezza della razza. Da turco quale è la sua origine il regista è molto sensibile a tali realtà e a tali problematiche e, acutamente nelle sue pellicole osserva e racconta la sempre difficile integrazione e convivenza in Germania della sua etnia ivi stabilitasii. E vi riesce magnificamente e, si può addirittura azzardare a dire, che è sin dai tempi de "La Sposa Turca" che Akin non si è mai così drammaticamente addentrato nelle questioni riguardanti la propria popolazione.
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jackbeauregard
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martedì 20 marzo 2018
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con tutta la rabbia, con tutto l'amore
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Al di là di tutta la vicenda, di fatti ispirati ad accadimenti reali, delle tematiche messe in campo, della tragedia, dei dissidi familiari pregressi che emergono, della giustizia che fallisce, dei precedenti penali, dei neo-nazisti, delle loro complicità internazionali (il tutto messo in scena magnificamente), al di là di tutto questo c'è solo lei, Diane Kruger, bravissima e bellissima, lei e tutta la rabbia e tutto l'amore di una donna ferita in modo irreversibile.
Non c'è una scena o una sequenza in tutto il film dove non domini la sua presenza, col suo viso, spigoloso, tagliente e furente durante il processo, disperato, straziato e inconsolabile nella tragedia, malinconico e rassegnato nel ricordo dei momenti felici.
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Al di là di tutta la vicenda, di fatti ispirati ad accadimenti reali, delle tematiche messe in campo, della tragedia, dei dissidi familiari pregressi che emergono, della giustizia che fallisce, dei precedenti penali, dei neo-nazisti, delle loro complicità internazionali (il tutto messo in scena magnificamente), al di là di tutto questo c'è solo lei, Diane Kruger, bravissima e bellissima, lei e tutta la rabbia e tutto l'amore di una donna ferita in modo irreversibile.
Non c'è una scena o una sequenza in tutto il film dove non domini la sua presenza, col suo viso, spigoloso, tagliente e furente durante il processo, disperato, straziato e inconsolabile nella tragedia, malinconico e rassegnato nel ricordo dei momenti felici. Ma il suo sguardo non è mai quello di un vinto, la determinazione e la rabbia (pari forse solo all'immenso amore perduto) la rendono simile a un eroe omerico, che seppur tormentata fino all'ultimo istante dai dubbi, deve portare a compimento il proprio destino.
Un film duro, estremamente attuale, ma soprattutto un film di parte. Un film dalla parte di chi è vittima dell'odio che, come spesso la storia ci ha insegnato, non fa altro che generare altro odio.
Da non perdere
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(di maramaldo)
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p.zabi
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lunedì 19 marzo 2018
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una tragedia contemporanea e antica
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La vita e la morte. Ovvero la famiglia, la giustizia e il mare. Ovvero la Germania, il quartiere turco/curdo, i neonazisti, alba dorata, e la Grecia. La vita trionfa, la giustizia non esiste, e la morte compone i dissidi. Sono gli ingredienti di OLTRE LA NOTTE, il nuovo film del turco/tedesco FATIH AKIN, dopo il geniale LA SPOSA TURCA e il noioso SOUL KITCHEN. Oltre la notte è un signor film, un film solido, quadrato, ben composto, un film della maturità, che coniuga il senso della famiglia di Soul Kitchen con il senso del ritmo di La Sposa Turca. Una vera tragedia dei nostri giorni, una tragedia nel senso originale, classico del termine, una rappresentazione drammatica che purifica gli spettatori, attraverso la catarsi che si realizza sulla scena e che segna il trionfo della giustizia, di quella divina, poichè quella terrena, e lo sappiamo bene dall'Antigone, non esiste.
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La vita e la morte. Ovvero la famiglia, la giustizia e il mare. Ovvero la Germania, il quartiere turco/curdo, i neonazisti, alba dorata, e la Grecia. La vita trionfa, la giustizia non esiste, e la morte compone i dissidi. Sono gli ingredienti di OLTRE LA NOTTE, il nuovo film del turco/tedesco FATIH AKIN, dopo il geniale LA SPOSA TURCA e il noioso SOUL KITCHEN. Oltre la notte è un signor film, un film solido, quadrato, ben composto, un film della maturità, che coniuga il senso della famiglia di Soul Kitchen con il senso del ritmo di La Sposa Turca. Una vera tragedia dei nostri giorni, una tragedia nel senso originale, classico del termine, una rappresentazione drammatica che purifica gli spettatori, attraverso la catarsi che si realizza sulla scena e che segna il trionfo della giustizia, di quella divina, poichè quella terrena, e lo sappiamo bene dall'Antigone, non esiste. Fatih Akim è invecchiato, e si scopre regista misurato, drammatico e geniale, capace di forgiare un'opera molto affine a quella, Julieta, del suo contemporaneo Almodovar: due tragedie contemporanee e antichissime insieme. Bravissima Diane Kruger, giustamente premiata a Cannes. Meraviglioso il finale, drammatico e catartico, a sorpresa.
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