felicity
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martedì 6 aprile 2021
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surreale e ammaliante
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A Ghost Story, ammaliante e bizzarro oggetto filmico destinato a lasciare sconcertati e al contempo affascinati.
Ancor prima di essere una storia di fantasmi – meglio, di un fantasma, nella quale, peraltro, di orrore non ve ne è nemmeno l’ombra –, A Ghost Story si presenta innanzitutto come un ipnotico (melo)dramma dedicato al profondo (e al contempo sempre più relativo) rapporto fra amore e tempo, un racconto di sofferenza durante e oltre la vita capace di unire il cinema filosofico-cerebrale di Richard Linklater alle dilatazioni atmosferiche di Gus Van Sant. Protagonisti di questa piccola grande epopea sono C (Casey Affleck) e M (Rooney Mara), una coppia come tante da poco trasferitasi in una casa di periferia e legata da un complicato ma profondo affetto, il quale s’infrange nel momento in cui l’uomo muore in seguito a un incidente stradale.
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A Ghost Story, ammaliante e bizzarro oggetto filmico destinato a lasciare sconcertati e al contempo affascinati.
Ancor prima di essere una storia di fantasmi – meglio, di un fantasma, nella quale, peraltro, di orrore non ve ne è nemmeno l’ombra –, A Ghost Story si presenta innanzitutto come un ipnotico (melo)dramma dedicato al profondo (e al contempo sempre più relativo) rapporto fra amore e tempo, un racconto di sofferenza durante e oltre la vita capace di unire il cinema filosofico-cerebrale di Richard Linklater alle dilatazioni atmosferiche di Gus Van Sant. Protagonisti di questa piccola grande epopea sono C (Casey Affleck) e M (Rooney Mara), una coppia come tante da poco trasferitasi in una casa di periferia e legata da un complicato ma profondo affetto, il quale s’infrange nel momento in cui l’uomo muore in seguito a un incidente stradale.
Deciso tuttavia a non “passare oltre”, C ritorna alla propria dimora sotto forma di fantasma in piena regola, con tanto di lenzuolo bianco d’ordinanza e buchi per gli occhi, costretto (come il Buce Willis di Il sesto senso) a osservare impotente la propria compagna tentare di rifarsi una vita, mentre (come la Nicole Kidman di The Others) si trova a dover convivere con i nuovi inquilini/intrusi.
Gran parte del fascino di A Ghost Story risiede in un ammaliante impianto estetico, nel quale lente panoramiche esplorative e tableaux vivants densi di stasi si alternano a un montaggio sincopato che ben illustra la relatività del tempo che passa inesorabile, il tutto corredato da un insolito formato 4:3 dai bordi arrotondati che comprime lo sguardo all’interno di un universo eminentemente visuale (il buon vecchio “cinema puro” hitchcockiano) dominato dal silenzio, un mondo fatto solo d’immagine nel quale la parola sembra non trovare posto.
Se, come afferma Haneke, la sceneggiatura deve essere scarna come un osso al quale sono gli attori a dover ancorare la propria polpa, allora il lavoro compiuto dalla coppia di protagonisti appare qualcosa di davvero sublime.
Forte di un epilogo fra i più complessi e commoventi che il cinema abbia mai prodotto, A Ghost Story è tutto questo e molto di più, un mondo surreale e ammaliante.
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dandy
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mercoledì 24 febbraio 2021
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bù.
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Un bizzarro prodotto fuori dalle mode odierne,che ripropone la figura del fantasma nella sua forma più classica,col lenzuolo e i buchi per gli occhi.La storia si svolge in maniera circolare,e privilegiando momenti sospesi e dilatati,riflette in maniera straniante e impassibile sullo scorrere del tempo e la sua ripetizione ciclica(il discorso del ragazzo alla festa),il perdurare delle memorie nei ricordi materiali e l'indifferenza dei vivi nei confronti dei morti.Si va con impassibilità dal melò all'horror alla fantascienza,con sottile ironia malinconica(i dialoghi assenti e sottotitolati tra il protagonista e il fantasma nella casa accanto,unico altro spirito presente in tutto il film)e la casa diviene man mano un'unità di spazio attraverso la quale si passa dal presente al futuro al passato e dove il protagonista deve fare i conti con la medesima alienazione circostante.
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Un bizzarro prodotto fuori dalle mode odierne,che ripropone la figura del fantasma nella sua forma più classica,col lenzuolo e i buchi per gli occhi.La storia si svolge in maniera circolare,e privilegiando momenti sospesi e dilatati,riflette in maniera straniante e impassibile sullo scorrere del tempo e la sua ripetizione ciclica(il discorso del ragazzo alla festa),il perdurare delle memorie nei ricordi materiali e l'indifferenza dei vivi nei confronti dei morti.Si va con impassibilità dal melò all'horror alla fantascienza,con sottile ironia malinconica(i dialoghi assenti e sottotitolati tra il protagonista e il fantasma nella casa accanto,unico altro spirito presente in tutto il film)e la casa diviene man mano un'unità di spazio attraverso la quale si passa dal presente al futuro al passato e dove il protagonista deve fare i conti con la medesima alienazione circostante.Un piccolo esperimento che richiede pazenza,ma personale e coraggioso nell'andare totalmente contro i gusti del pubblico(che infatti lo ha rifiutato,mentre la critica ha apprezzato assai).
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sigfreud
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giovedì 16 luglio 2020
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la presunzione fatta film
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È incredibile a quali livelli di presunzione si possa arrivare quando si è troppo presi da sé stessi e dalle proprie autoreferenziali percezioni artistiche. Bastasse girare in 4:3 - e per completare l'opera con i quattro angoli arrotondati, forse per scimmiottare i bei tempi della TV in 4:3 o chissà per quale altra ragione - per essere grandi intellettuali, lo saremmo tutti. Nel mestiere di regista occorre invece non soltanto aver qualcosa da dire ma possedere pure un minimo di talento per sapere come farlo.
Ci si accontenterebbe qui, se non della seconda, almeno della prima qualità. Invece, il nulla più disarmante. Scene, o per meglio dire, fermi immagine, di due o tre minuti, di cui non si vede alcuna utilità, si ripetono costantemente nel corso del film.
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È incredibile a quali livelli di presunzione si possa arrivare quando si è troppo presi da sé stessi e dalle proprie autoreferenziali percezioni artistiche. Bastasse girare in 4:3 - e per completare l'opera con i quattro angoli arrotondati, forse per scimmiottare i bei tempi della TV in 4:3 o chissà per quale altra ragione - per essere grandi intellettuali, lo saremmo tutti. Nel mestiere di regista occorre invece non soltanto aver qualcosa da dire ma possedere pure un minimo di talento per sapere come farlo.
Ci si accontenterebbe qui, se non della seconda, almeno della prima qualità. Invece, il nulla più disarmante. Scene, o per meglio dire, fermi immagine, di due o tre minuti, di cui non si vede alcuna utilità, si ripetono costantemente nel corso del film. Ma la lentezza non può bastare a compensare l'assenza di contenuti significativi, esalta piuttosto la banalità di concetti noti ai più: che da morti, aggirandoci inespressivi e coperti da un lenzuolo bianco con i buchi per gli occhi per i luoghi vissuti nella dimensione terrena, usciremo dalla presente percezione temporale; e che è meglio essere vivi che essere morti. Mediate gente, meditate.
Senza esagerazione, un'ora e mezza che poteva tranquillamente essere ridotta a un cortometraggio di 15 minuti.
Quel che resta - dopo uno sforzo, credete, non da poco, per arrivare alla fine - è il rimpianto di aver malamente investito un'ora e mezza del proprio tempo e un pizzico di nervosismo per essersi fatti convincere alla visione da critiche incomprensibilmente positive.
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onufrio
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domenica 31 maggio 2020
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cosa c'era scritto nel bigliettino?
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La storia d'amore tra C (Affleck) ed M (Mara) verrà bruscamente interrotta da un'incidente mortale che coinvolge C. Se il corpo è andato, l'anima inquieta rimane, coperto da un lenzuolo, il fantasma di C ritorna a casa ad osservare la vita di M. Ritmi lenti e tanti, troppi, silenzi, una lentezza che fa da contraltare al trascorrere inesorabile del tempo. Il fantasma rimane sempre nello stesso posto e vedrà nuova gente vivere quella casa, sino ad una fase ciclica, un ritorno al passato che non si può modificare nè capire forse. Opera mistica, un pò troppo ambiziosa, che pone tanti quesiti ma poche valide risposte.
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bobetto
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martedì 26 maggio 2020
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bobetto
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martedì 26 maggio 2020
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incommentabile
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Sinceramente, nel rispetto delle opinioni di ognuno (e ci mancherebbe altro), classificare questo film come "opera d'autore" mi sembra, al minimo, un'inutile forzatura.
Il film è di una lentezza esasperante, le sequenze sembrano essere volontariamente portate all'esasperazione: il regista deve aver pensato di cambiare scena, o semplicemente far accadere qualcosa, nell'esatto momento in cui lo spettatore è sfiancato fisicamente (vedi scena dell'attacco bulimico o della camera mortuaria); manca di qualsiasi forma di dialogo; non c'è alcuna forma di credibilità in alcune scene, come ad esempio il dialogo fra i fantasmi, o come la calma mostrata dalla signora che parla spagnolo (chissà perchè mai non è stata doppiata) nel rassettare la casa dopo il misterioso attacco "fantasmico".
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Sinceramente, nel rispetto delle opinioni di ognuno (e ci mancherebbe altro), classificare questo film come "opera d'autore" mi sembra, al minimo, un'inutile forzatura.
Il film è di una lentezza esasperante, le sequenze sembrano essere volontariamente portate all'esasperazione: il regista deve aver pensato di cambiare scena, o semplicemente far accadere qualcosa, nell'esatto momento in cui lo spettatore è sfiancato fisicamente (vedi scena dell'attacco bulimico o della camera mortuaria); manca di qualsiasi forma di dialogo; non c'è alcuna forma di credibilità in alcune scene, come ad esempio il dialogo fra i fantasmi, o come la calma mostrata dalla signora che parla spagnolo (chissà perchè mai non è stata doppiata) nel rassettare la casa dopo il misterioso attacco "fantasmico".
La trama, già di per se ampiamente affrontata da un'altra centinaia di film prima di questo, è estremamente debole e la realizzazione in alcuni tratti comica come la scelta della rappresentazione del fantasma come neanche il peggior Scooby Doo avrebbe osato.
Osceno tutto, finanche nella scelta della "colonna sonora" che avrebbe dovuto richiamare il grande amore.
ATTENZIONE SPOILER: potrei non aver capito io il finale (ma sinceramente non credo), ma credo ci sia un errore in quanto, almeno la prima volta in cui sentono il rumore al pianoforte durante la notte, il fantasma non ci dovrebbe essere....ma tanto, una volta arrivati al finale, il giudizio era già ampiamente impetuoso.
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taniainnamorati
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venerdì 22 maggio 2020
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una commedia spassosa
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...peccato che il film sia classificato come drammatico. Immaginatevi la scena: regista, sceneggiastore, produttore e il resto della crew, un po' sbronzi. Il regista chiede: ma come lo volemo fa sto fantasma? E giù idee roboanti e costosissime: effetti, luci, ologrammi. Il produttore, barcollante per l'alcool, propone, posando l'ennesimo bicchiere: Ma che effetti... mettemoje n'ber lenzolo in testa co du buci! Silenzio... Facce che si scrutano... Sempre più seri. "c'est genial!" urla il regista, rigorosamente in francese, dopo essere stato colto da un'epifania, "che lenzuolo sia"... Tutti i membri della troupe adoranti non possono che lodare la scelta audace, tranne il produttore che, biascicante, cerca di spiegare che era una cazzata, detta tanto per dire.
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...peccato che il film sia classificato come drammatico. Immaginatevi la scena: regista, sceneggiastore, produttore e il resto della crew, un po' sbronzi. Il regista chiede: ma come lo volemo fa sto fantasma? E giù idee roboanti e costosissime: effetti, luci, ologrammi. Il produttore, barcollante per l'alcool, propone, posando l'ennesimo bicchiere: Ma che effetti... mettemoje n'ber lenzolo in testa co du buci! Silenzio... Facce che si scrutano... Sempre più seri. "c'est genial!" urla il regista, rigorosamente in francese, dopo essere stato colto da un'epifania, "che lenzuolo sia"... Tutti i membri della troupe adoranti non possono che lodare la scelta audace, tranne il produttore che, biascicante, cerca di spiegare che era una cazzata, detta tanto per dire...
Risultato: costo del film, 10.000 euro scarsi, incassi 2000. Non si hanno notizie del cachet di Casey Affleck, a cui era stato detto che avrebbe fatto solo un cameo.
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flaviahenke
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mercoledì 4 marzo 2020
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una storia fantasma
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A Ghost Story di David Lowery è un film decisamente particolare e fuori dagli schemi, sin dalla scelta del frame rate: 1:1 con gli angoli smussati. In un primo momento sembra ricalcare la scia del famoso "Ghost" del 1990: una giovane coppia di innamorati sta iniziando a costruire la propria vita insieme quando, improvvisamente, lui muore; tuttavia non accetta di morire, non "varca la soglia dell'aldilà" e decide di tornare dalla sua amata, sotto forma di fantasma. Poi, però, il film cambia. Interessantissimo l'uso del lungo piano sequenza per mostrare l'elaborazione del lutto da parte di M (Rooney Mara), che divora quasi un'intera torta, per poi correre in bagno a vomitare. La simmetria, i lenti movimenti di macchina, la scelta di rappresentare il fantasma nel modo più infantile - un lenzuolo con dei buchi sugli occhi - sono tutti elementi che contribuiscono a rendere questo film esteticamente impeccabile.
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A Ghost Story di David Lowery è un film decisamente particolare e fuori dagli schemi, sin dalla scelta del frame rate: 1:1 con gli angoli smussati. In un primo momento sembra ricalcare la scia del famoso "Ghost" del 1990: una giovane coppia di innamorati sta iniziando a costruire la propria vita insieme quando, improvvisamente, lui muore; tuttavia non accetta di morire, non "varca la soglia dell'aldilà" e decide di tornare dalla sua amata, sotto forma di fantasma. Poi, però, il film cambia. Interessantissimo l'uso del lungo piano sequenza per mostrare l'elaborazione del lutto da parte di M (Rooney Mara), che divora quasi un'intera torta, per poi correre in bagno a vomitare. La simmetria, i lenti movimenti di macchina, la scelta di rappresentare il fantasma nel modo più infantile - un lenzuolo con dei buchi sugli occhi - sono tutti elementi che contribuiscono a rendere questo film esteticamente impeccabile. La regia di Lowery si adatta perfettamente alla delicatezza di questa storia. Tuttavia la storia stessa è un fantasma: non esiste. Non c'è una vera trama. L'amore che il fantasma prova per M appare ingiustificato, in quanto fin dalle prime inquadrature la relazione tra i due non è forte, non permette allo spettatore di empatizzare con i personaggi. Inoltre M elabora il lutto fin troppo velocemente, sembra quasi indifferente alla morte del suo fidanzato, ci mette pochissimo a scordarsi di lui e cambiare casa. Lascia però un bigliettino incastonato nelle assi del muro. E il fantasma cercherà per tutto il tempo di prenderlo, per leggerlo. Arriva una nuova famiglia nella casa. Il fantasma sembra prenderla bene. Sembra quasi affezionarsi a essa. Ma a quanto pare non è così: improvvisamente si arrabbia e decide di manifestare la sua presenza, inducendo la famiglia ad andarsene. Ma non lo fa subito: lo fa dopo mesi. E quei mesi sono totalmente inutili ai fini della storia, in quanto non raccontano assolutamente nulla. Lo stesso vale per i successivi inquilini della casa: non sappiamo chi siano, sappiamo solo che stanno dando una festa, alla quale partecipano numerose persone, tra cui il nostro fantasma. Anche la festa è totalmente inutile, se non per un unico monologo da parte di un personaggio totalmente random che non rivedremo mai più, che però dice l'unica cosa sensata all'interno del film, l'unico filo conduttore della trama: tutto è ciclico. Tutti noi moriremo. E poi la Terra morirà. Se gli esseri umani ci saranno riusciti, probabilmente si saranno spostati su un altro pianeta, dove avranno ricominciato da zero. Avranno lentamente ricostruito un mondo, e tutto sarà tornato di nuovo come ora. Ma prima o poi anche il mondo finirà, perché l'universo alla fine risucchierà sé stesso e scomparirà. E infatti, successivamente, la casa in cui vive il fantasma verrà demolita. Lui se ne andrà. Andrà in città, vivrà per un po' in un edificio in costruzione, che diventerà un ufficio, poi si getterà giù dal palazzo. E si ritrova nel passato, o nel futuro, quando gli esseri umani avranno ricominciato daccapo. E infine di nuovo in casa. E qui tornerà M, con... lui, prima di morire. Il fantasma rivedrà sé stesso insieme a M, e poi rivedrà M affrontare il lutto della sua morte, e rivedrà sé stesso come fantasma. Di nuovo, e all'infinito. Almeno fin quando, finalmente, riuscirà a leggere il famoso bigliettino lasciato da M all'interno delle assi del muro. E allora, così come l'universo, risucchierà sé stesso e scomparirà. Tutto questo è molto bello. Poetico. Allegorico. Se non fosse che è completamente slegato dalla prima parte del film, dove vediamo semplicemente una persona completamente apatica che muore, e un'altra persona completamente apatica che non reagisce alla sua morte. Per un'ora non succede niente. E per la successiva mezz'ora l'intero mondo muore, risorge, ricrea sé stesso, si autodistrugge e scompare. Come se Lowery, che di questo film è anche lo sceneggiatore, avesse deciso di intraprendere una strada, per poi, improvvisamente, cambiare idea e decidere di percorrerne un'altra, quando ormai però era già troppo tardi. E questo è un vero peccato, perché "A Ghost Story" aveva tutte le premesse per raccontare in modo delicato ed emozionante la storia di un fantasma. E invece... è una storia fantasma.
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claudios2
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lunedì 31 dicembre 2018
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noiosooo! aiuto!
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Film senza praticamente contenuto. non emoziona. non coinvolge. è un puro esercizio stilistico del regista, ai nostri danni. piani sequenza? ma se devono essere così noiosi, meglio che non ci siano. a che pro farci vedere per un buon quarto d'ora la vedova che tira su col naso e mangia forsennatamente la torta? e il povero casey affleck costretto a recitare per (quasi) tutto il film con i llenzuolone con due buchi? film ridicolo. sconsigliatissimo.
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sirenesoong
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lunedì 24 dicembre 2018
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lento e vuoto
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Questo è un film lento, molto lento, che potete guardare facendo altre cose (come pulire casa con l'aspirapolvere).
Un film che ha veramente poco da dire.
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