flyanto
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venerdì 27 gennaio 2017
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tante vite "spezzate" ed altrettante "rinascite"
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"Riparare i Viventi", tradotto letteralmente dal titolo originale francese del film, può significare sia "aggiustare" che "proteggere" gli esseri umani viventi ed entrambi i verbi si adattano perfettamente alla storia presentata in questa pellicola.
La scena del film si apre nella città di Le Havre e praticamente a notte fonda o in un'alba ancora senza la luce del sole e vi è un gruppo di tre ragazzi che, appassionati di surf, si recano in spiaggia a cavalcare le onde. Quando stanno ritornando a casa alla guida del proprio furgoncino, per un colpo di sonno essi hanno un serio incidente stradale in cui uno di loro, poichè senza cintura, riporta serie lesioni al cervello a tal punto che, una volta giunto in ospedale, viene dichiarato dai medici come morto.
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"Riparare i Viventi", tradotto letteralmente dal titolo originale francese del film, può significare sia "aggiustare" che "proteggere" gli esseri umani viventi ed entrambi i verbi si adattano perfettamente alla storia presentata in questa pellicola.
La scena del film si apre nella città di Le Havre e praticamente a notte fonda o in un'alba ancora senza la luce del sole e vi è un gruppo di tre ragazzi che, appassionati di surf, si recano in spiaggia a cavalcare le onde. Quando stanno ritornando a casa alla guida del proprio furgoncino, per un colpo di sonno essi hanno un serio incidente stradale in cui uno di loro, poichè senza cintura, riporta serie lesioni al cervello a tal punto che, una volta giunto in ospedale, viene dichiarato dai medici come morto. I suoi genitori, ovviamente affranti alla terribile notizia, devono a questo punto prendere la difficile e seria decisione se donare o meno gli organi ancora intatti del ragazzo, quali il cuore e i reni. Optato per la soluzione affermativa, la scena si sposta nella città di Parigi dove c'è una mamma di due ragazzi adolescenti che ha bisogno urgentemente di un trapianto al cuore e quello del suddetto ragazzo parrebbe fare proprio al suo caso .....
La regista Katell Quillevere nel girare "Riparare i Viventi", tratto direttamente dall'omonimo romanzo di Maylis de Kerangal, affronta in maniera diretta il tema riguardante la donazione degli organi. Quello che però rende molto toccante questa pellicola, oltre ovviamente all'argomento in generale già di per sè alquanto "particolare" ed altamente delicato, è la presentazione stessa che ella fa di ogni singolo personaggio o, più precisamente, nucleo familiare, che in qualche modo risulta legato alla situazione del trapianto degli organi vitali. Iniziando a mostrare sullo schermo la vita quotidiana e spensierata del protagonista di appena 17 anni, dopo il suo decesso, l'atmosfera diventa ovviamente più drammatica con lo spostamento della scena sui suoi familiari distrutti dal dolore e profondamente indecisi sul dover prendere o meno una decisione molto importante e particolare in brevissimo tempo. A seguire, dopo aver mostrato anche alcune situazioni particolari e personali del corpo medico che quotidianamente ha a che fare con tali situazioni estreme, La Quillevere poi sposta la scena in un nuovo nucleo familiare e, precisamente, in quello privato di una donna con due figli e varie problematiche personali, bisognosa urgentemente del trapianto al cuore, sino a quella finale dell'equipe medica che dovrà affrontare la delicata e difficile operazione
del trapianto. Insomma, in un susseguirsi continuo di quadri che fanno posto uno all'altro presentando via via le differenti, ma collegate tra loro, situazioni, il film dispiega la vicenda, immergendo, appunto, in ogni singola e particolare situazione, lo spettatore che sempre di più si coinvolge e si rende partecipe ai vari drammi rappresentati. Questa "tecnica" senza alcun dubbio dà maggior valore al film rendendolo più efficace nel suo significato e non rilegandolo in un contesto banale, per quanto assai toccante e serio, e già ampiamente sfruttato in precedenza.
Consigliabile, sebbene non allegro.
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m.d.c
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mercoledì 10 gennaio 2018
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la riparazione dei corpi
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La riparazione dei corpi esige che qualcuno muoia perché qualcun altro viva.Un' equivalenza sottile, inconcepibile e necessaria. A ricordarlo, con miracolosa misura, è questo prezioso film passato ingiustamente sotto traccia sui nostri schermi. Lo scenario è quello della provincia francese più impalpabile, del mare fuori stagione, di un Ospedale dove l'esperienza quotidiana dei medici si misura sulle sofferte trepidazioni di pazienti e familiari. In questo contesto si materializza la vicenda coerente e allo stesso tempo implacabile di un adolescente vittima di un incidente stradale e dei personaggi richiamati, per ragioni affettive o professionali, al suo capezzale.
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La riparazione dei corpi esige che qualcuno muoia perché qualcun altro viva.Un' equivalenza sottile, inconcepibile e necessaria. A ricordarlo, con miracolosa misura, è questo prezioso film passato ingiustamente sotto traccia sui nostri schermi. Lo scenario è quello della provincia francese più impalpabile, del mare fuori stagione, di un Ospedale dove l'esperienza quotidiana dei medici si misura sulle sofferte trepidazioni di pazienti e familiari. In questo contesto si materializza la vicenda coerente e allo stesso tempo implacabile di un adolescente vittima di un incidente stradale e dei personaggi richiamati, per ragioni affettive o professionali, al suo capezzale. Da qui la girandola dei protagonisti( il giovane surfista in coma e i suoi genitori, passando per il medico che suggerisce l'espianto degli organi e l'attraente infermiera sola fino alla paziente in attesa di trapianto) che forma un quadro tesissimo, coerente e increspato di esistenze in bilico, tutte o quasi toccate dai riflessi della tragedia, dagli echi del rimpianto e dall'impossibilità di misurarne fino in fondo gli effetti. Nella sua limpidezza la messinscena propone così un intenso affresco di anime e corpi alla deriva, sospinti dalla corrente come suggerisce l' azzurro abissale del mare che invade spesso le inquadrature confondendosi al rosso vischioso della carne incisa in sala operatoria. Se il corpo è tutto ciò che di noi si riflette all'esterno è altrettanto indiscutibile che, sotto lo spessore della pelle e i muscoli, si agita qualcos'altro come sembra mostrare l'ultima luminosa inquadratura. Forse, l'insondabile profondità dell'esistenza. Matteo De Chiara
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