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pier delmonte
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venerdì 23 dicembre 2016
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una sceneggiatura più attenta , please
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Il regista è Luca Miniero (benvenuti al sud) ma qua si fa un passo indietro, film sgangherato troppo, ridicolizzare un bambino paffutello è discutibile, l’idea di coinvolgere nel realizzare un presepe vivente l’islam bislacca. Gasmann Bisio e la Finocchiaro è sempre piavole vederli duettare o triplettare ma non basta a salvare una trama troppo sbagliata.
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aniello mario
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mercoledì 21 dicembre 2016
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un film che ti lascia ragionare
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Non c'è più religione fa riflettere sulla convivenza con le religioni. Convivere con le religioni significa abituarsi a tradizioni antiche. Un film da consigliare ai liceali e agli universitari e ai professori di religione. Il montaggio è lineare, la sceneggiatura presenta diverse battute geniali, la fotografia è un capolavoro.
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melania
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martedì 20 dicembre 2016
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il più brutto del decennio
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Probabilmente il film più brutto degli ultimi 10 anni.
Non mi fregate più.
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maramaldo
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lunedì 19 dicembre 2016
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e' natale, ragazzi, siate buoni...
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...con Miniero. Capite il dramma di Luca. Voleva "cantarle" a paesani e forestieri ma i tempi sono tristi. A far troppo gli spiritosi si rischia di non arrivare alla pensione o, quanto meno, di uscire dal circuito giusto. Se proprio ci tieni, scegli la via della leggerezza sorridente e bonaria. Come ha fatto Chauveron in Non sposate le mie figlie ( in v.o. Qu'est-ce qu'on a fait au Bon Dieu?, guarda caso). Nel film francese, però, altro tocco, altra classe. Altro...fegato, solo un esempio: la vicenda si svolge in un noto centro ben individuato, Chinon. Qui da noi, invece, si scende a Porto...buio: un nowhere che dà ad intendere essere un everywhere nel nostro Paese.
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...con Miniero. Capite il dramma di Luca. Voleva "cantarle" a paesani e forestieri ma i tempi sono tristi. A far troppo gli spiritosi si rischia di non arrivare alla pensione o, quanto meno, di uscire dal circuito giusto. Se proprio ci tieni, scegli la via della leggerezza sorridente e bonaria. Come ha fatto Chauveron in Non sposate le mie figlie ( in v.o. Qu'est-ce qu'on a fait au Bon Dieu?, guarda caso). Nel film francese, però, altro tocco, altra classe. Altro...fegato, solo un esempio: la vicenda si svolge in un noto centro ben individuato, Chinon. Qui da noi, invece, si scende a Porto...buio: un nowhere che dà ad intendere essere un everywhere nel nostro Paese. E così assistiamo ad una complicanza in una comune convivenza come capita ad una coppia o in un condominio. Non si ha l'impressione di vedere uno scontro di civiltà, un confronto di antagonismi nella visione del mondo. Probabilmente, dando un'occhiata al DNA dei due gruppi di ...Portobuiesi, si scoprirebbe che sono affini, se non addirittura apparentati.
Nonostante l'understatement, Miniero ha difficolta a piegare a scopo ricreativo alcuni risvolti di un fenomeno gigantesco dove, a parte la genetica, le contaminazioni tra le tante culture e subcolture avranno esiti che nessuno è in grado di prevedere. Oggi, come fa sperare il film, possiamo aspettarci che contrasti e attriti tra diversi costumi e credenze si mitighino. Grazie alle donne, al solito.
Il trio Bisio/Gassman/Finocchiaro s'impegna con tutto il suo mestiere a far sì che lo spettatore ogni tanto dimentichi di trovarsi dinanzi a una...come diceva Fantozzi?
Verso la fine, Miniero si arrende. Con qualche trovata dozzinale scantona e divaga tra gravidanze e rimembranze tralasciando, onestamente, gli ottimismi spensierati di maniera.
E l'Infante, tenero, che ti ammicca con quegli occhietti a fessura...? Minaccia o promessa? Niente di tutto ciò. Semplicemente monito e morale:" Non fate i razzisti, fate l'amore!"
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flyanto
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lunedì 19 dicembre 2016
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la difficoltà a trovare un bambin gesù
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Tra i cine-panettoni di quest'anno presentati in questi giorni nelle sale cinematografiche vi è anche "Non c'è più Religione" del regista Luca Miniero.
In una paese sul mare del Sud Italia si sta preparando, come ogni anno, il presepe vivente ma poichè il bambino che solitamente impersona il Gesù nella mangiatoia è divenuto ormai grande, e pure grosso per quanto riguarda la stazza, e poichè non vi sono state anche più nascite negli ultimi tempi, si presenta per la parrocchia ed il sindaco che si occupano di questa manifestazione commemorativa il Natale il problema di cercare a tutti i costi un neonato. Gli unici bambini piccoli, appena nati, sono i figli dei musulmani che nell'isola abitano in una zona loro riservata ed a questo punto, sia la suora della parrocchia che il sindaco, decidono di ricorrere all' "impiego" di un bambino musulmano, non senza però dover superare ed abbattere gli svariati pregiudizi della comunità locale nei confronti delle persone immigrate.
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Tra i cine-panettoni di quest'anno presentati in questi giorni nelle sale cinematografiche vi è anche "Non c'è più Religione" del regista Luca Miniero.
In una paese sul mare del Sud Italia si sta preparando, come ogni anno, il presepe vivente ma poichè il bambino che solitamente impersona il Gesù nella mangiatoia è divenuto ormai grande, e pure grosso per quanto riguarda la stazza, e poichè non vi sono state anche più nascite negli ultimi tempi, si presenta per la parrocchia ed il sindaco che si occupano di questa manifestazione commemorativa il Natale il problema di cercare a tutti i costi un neonato. Gli unici bambini piccoli, appena nati, sono i figli dei musulmani che nell'isola abitano in una zona loro riservata ed a questo punto, sia la suora della parrocchia che il sindaco, decidono di ricorrere all' "impiego" di un bambino musulmano, non senza però dover superare ed abbattere gli svariati pregiudizi della comunità locale nei confronti delle persone immigrate. Da qui si susseguiranno numerosi altri avvenimenti non previsti che porteranno ad un'altra soluzione totalmente diversa da quella cercata....
L'ultimo film di Miniero, se paragonato ai suoi precedenti più riusciti, quali "Benvenuti al Sud" e "Benvenuti al Nord", per citarne solo due, non regge assolutamente il confronto e risulta senza alcun dubbio inferiore nella sua riuscita complessiva. La trama, peraltro assai improbabile, si dimostra, infatti, piuttosto "tirata" nel suo corso: gli avvenimenti che man mano si succedono e vengono rappresentati sembrano essere stati ricercati esasperatamente al fine di allungare la storia ( e di conseguenza anche i dialoghi e, dunque, la sceneggiatura) e, forse, l'improbabilità della storia nasce proprio da ciò. Di conseguenza, dopo un buon e divertente inizio, la pellicola si dispiega in un racconto fantasioso, fatto di gag esilaranti, anch'esse 'forzate' sino all'esasperazione, e di luoghi comuni che sviliscono notevolmente l'opera nel suo complesso, rendendola addirittura un poco noiosa in certi episodi. Purtroppo non bastano nemmeno a risollevare il valore di questa pellicola i bravi e simpatici attori della commedia italiana, quali Claudio Bisio nella parte del sindaco e Angela Finocchiaro in quella della suora. Entrambi lavorano come sempre in sintonia, ma per la debolezza del contenuto del film, essi non gli riescono purtroppo a dare alcuna consistenza. Tralascio l'interpretazione di Alessandro Gassman che in questa occasione ha sprecato notevolmente le sue doti artistiche, assumendosi un ruolo più di "macchietta" che altro e da cui pertanto viene notevolmente penalizzato.
Trascurabile senza alcun rimpianto.
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teresa70
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lunedì 19 dicembre 2016
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mai visto film più brutto
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il film è inguardabile. Gassman Imbarazzante. Dialoghi ridicoli.
Poi non vi lamentate se non si va a vedere il cinema italiano.
Basta !
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ilamar
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sabato 17 dicembre 2016
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soldi sprecati
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Il film è brutto, indecente. Ho buttato via 7€ per nulla.
Il film vorrebbe scherzare sulla convivenza tra vari popoli, ormai all'ordine del giorno ma in realtà è solo un'accozzaglia di situazioni senza senso. Dovrebbe far ridere o almeno sorridere ma è lontanissimo dal farlo.
La povera Angela Finocchiaro c'è la mette tutta ma fallisce miseramente, poi dove si è visto che una suora gestisce un ristorante?
La storia della figlia del sindaco è buttata lì a casaccio.
Il cinema italiano poteva tranquillamente fare a meno di questa storia.
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coachfabio
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giovedì 15 dicembre 2016
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solo il mare si salva
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Tolta la bellezza naturale il film è di bassa qualità. Scontate storia e sceneggiatura.
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lorenzo colovini
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lunedì 12 dicembre 2016
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se pretendi di essere comico ma sei solo penoso
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Film totalmente sbagliato, nel ritmo, nella sceneggiatura, nella pochezza delle situazioni che vorrebbero far ridere ma non riescono neppure a fare sorridere, con picchi in negativo spaventosi (penosa in particolare la scenetta della visita del vescovo). Film davvero imbarazzante, sovente indisponente per il pressapochismo della sceneggiatura, della narrazione, dei personaggi improbabili. Davvero un disastro
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giampituo
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lunedì 12 dicembre 2016
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davvero non c'è più religione
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Non c’è più religione.
Ma davvero non c’è più religione caro Miniero. E soprattutto a voi Bisio Gassmann e Finocchiaro. Come avete avuto il coraggio di mettere in piedi uno spettacolo talmente indecente solo per fare un po’ di quattrini?
A stento sono riuscito a rimanere seduto in sala ma solo per non essere sgarbato con i miei amici che mi avevano invitato a passare due ore al cinema.
Capisco che non era possibile bissare il successo di Benvenuti ecc.ecc. ma pensare di prendere in giro il pubblico come avete fatto voi non è possibile. Oltre che offendere il pubblico, oltretutto, questa operazione porta nocumento a voi che avete fatto bene nel passato nel campo della “commedia all’italiana”.
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Non c’è più religione.
Ma davvero non c’è più religione caro Miniero. E soprattutto a voi Bisio Gassmann e Finocchiaro. Come avete avuto il coraggio di mettere in piedi uno spettacolo talmente indecente solo per fare un po’ di quattrini?
A stento sono riuscito a rimanere seduto in sala ma solo per non essere sgarbato con i miei amici che mi avevano invitato a passare due ore al cinema.
Capisco che non era possibile bissare il successo di Benvenuti ecc.ecc. ma pensare di prendere in giro il pubblico come avete fatto voi non è possibile. Oltre che offendere il pubblico, oltretutto, questa operazione porta nocumento a voi che avete fatto bene nel passato nel campo della “commedia all’italiana”.
Pensare di affrontare, pur nell’ambito della leggerezza di una commedia, un argomento cosi terribilmente serio come quello dello scontro tra popoli, culture, religioni e quello della caduta delle nascite con quattro semplificazioni, tratte dal peggio dei discorsi da bar fa rabbrividire.
E la storia del film, poi, dov’è? Non ce n’è. Le uniche cose belle sono le immagini della natura dell’isola tanto cara a Dalla e la sua canzone. Altro non c’è.
Ma la cosa che mi più fa maleè che quanto appare dal film è sicuramente noto al regista, agli sceneggiatori e attori i quali però non meritano di essere perdonati perché hanno soltanto voluto fare una operazione commerciale, per giunta modesta. Nel senso più triste della parola.
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